” Siamo quello che mangiamo ” sentenziava il filosofo tedesco Feuerbach nel XIX secolo e questo vale anche per i nostri amici a 4 zampe.
Più prosaicamente, il rapporto ASSALCO – ZOOMARK 2014 stima che nel 2013 il mercato del pet food abbia movimentato a livello nazionale 1.776 milioni di euro per un totale di 548.100.000 kg di cibo per animali prodotto e venduto solo in Italia.
Ma quando ci troviamo di fronte allo scaffale del negozio con il delicato incarico di acquistare la pappa per Fido e Micio sappiamo fare la scelta giusta senza farci trasportare dalle mode e dalle immagini pubblicitarie? Vediamo insieme quali sono i capisaldi per fare una buona spesa, che non vuol dire brutalmente spendere poco ma fare il miglior acquisto in base alle nostre esigenze e quindi al rapporto qualità / prezzo: ovviamente spendere molto non vuol dire comprare un ottimo prodotto in assoluto, sarebbe troppo facile!
Un buon regime alimentare deve innanzitutto garantire la copertura integrale dei fabbisogni nutritivi. A tal fine, bisogna prendere l’abitudine non solo di guardare a lungo le confezioni prima di sceglierle ma anche di leggerle in tutte le loro parti essenziali. Se cerchiamo un alimento unico che non abbia bisogno di integrazioni deve essere riportata la dicitura ” mangime completo ” e deve essere indicata la specie (cane o gatto) e la categoria (crescita, mantenimento, anziano, ecc.), dopodiché dobbiamo passare alla lettura dell’ elenco degli ingredienti che, per legge, devono essere riportati in ordine decrescente e preferibilmente vanno scelti quelli che riportano ogni singolo alimento (ad es. mais, riso, farina di carne di pollo, polpa di bietola, lieviti) piuttosto che le categorie (ad es. cereali, carni e derivati). Infine, dulcis in fundo, dobbiamo prodigarci nella lettura del cosiddetto ” cartellino ” che in zootecnia indica la quantità percentuale sul tal quale o sulla sostanza secca di proteine, grassi, estrattivi inazotati (corrispondono ai carboidrati), fibre e ceneri (corrispondono ai minerali): incrociando questi dati con quelli degli ingredienti otteniamo un profilo migliore del valore nutrizionale del mangime. Ad esempio in un prodotto per cuccioli dovremo avere almeno un 30% di proteine di origine animale (quindi carne o pesce) e, se il nostro cane mostra segni di intolleranza alimentare ad un dato tipo di fonte proteica (ad esempio pollo) l’elenco degli ingredienti per singolo alimento piuttosto che per categoria ci permetterà di controllare. Una dieta completa deve contenere tutti e 5 i suoi costituenti essenziali ovvero proteine, lipidi, amido, fibre e vitamine perciò un’etichetta a norma di legge deve riportare nell’elenco degli ingredienti anche queste ultime titolate in ordine decrescente.
Altrettanto importante è che il cibo sia esente da rischi di ordine sanitario (intossicazioni e tossinfezioni). Al momento dell’ acquisto quindi dobbiamo controllare l’elenco, anche questo obbligatorio per legge, degli additivi: antiossidanti, coloranti, addensanti, emulsionanti, stabilizzanti, esaltatori di sapidità e aromatizzanti. Queste sostanze, che possono essere di estrazione naturale o di sintesi artificiale, sono comunque permesse dalla legge entro e non oltre un limite massimo. Però, non hanno nessun valore alimentare e possono essere cofattori di diverse reazioni infiammatorie e metaboliche soggettive ed imprevedibili, soprattutto per accumulo nel lungo termine. Di aromatizzanti, esaltatori di sapidità e coloranti si può fare tranquillamente a meno. Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti si trovano quasi esclusivamente nei cibi umidi perché servono a mantenere più a lungo nel tempo la consistenza e le proprietà organolettiche di alimenti ricchi di acqua. I conservanti (servono a rallentare il deterioramento dovuto a batteri, lieviti e muffe) e gli antiossidanti naturali (vitamina E, vitamina C, acido citrico, olio di rosmarino) o artificiali (E320, E321) si trovano in tutti i cibi che non siano come si suol dire cotti e mangiati e sono essenziali in termini di igiene perché evitano il proliferare di microrganismi patogeni durante il trasporto e la vita di scaffale del prodotto ma i cibi secchi ne contengono di meno perché sono poverissimi di acqua che è un substrato importante per ossidazioni, fermentazioni, irrancidimenti, replicazione dei germi, ecc. Ora, se ne deduce abbastanza chiaramente che le crocchette sono più indicate delle scatolette da questo punto di vista.
Per finire, la maggior parte dei consumatori, a ragion veduta, si aspetta dal suo acquisto una buona praticità di impiego: che si possa conservare anche al di fuori del frigorifero, che sia facilmente dosabile, che non richieda cottura o aggiunta di integratori, che si possa portare facilmente con sé (ad es. in viaggio, al lavoro, su un mezzo di trasporto durante uno spostamento). A tal fine sembrerebbero più indicati i mangimi completi secchi.
In conclusione, spendiamo bene i nostri soldi e cerchiamo di tutelare il benessere dei nostri beniamini: d’ora in poi occhio a etichetta e cartellino!