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Diario di Borgo

In viaggio… a Civitella del Tronto tra storia, natura e sapori

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Da Il Martino cartaceo n.18 del 17.9.2016

Un cucuzzolo sospeso tra mare e monti, questo borgo è capace di stupire in ogni stagione, sia quando i boschi sui fianchi dei monti s’infiammano dei colori decisi dell’estate, sia quando l’inverno spruzza di neve le tegole delle case antiche. Panorami tersi e infiniti incorniciano i resti della cerchia muraria del XIII secolo che caratterizza questa città. Il cuore del borgo poi è di notevole interesse, con un impianto urbanistico di grande suggestione risalente al Medioevo. I percorsi si snodano su livelli consecutivi cuciti da una fitta trama d’incroci, di rampe e di scale che lasciano scorgere il rincorrersi dei tetti sottostanti. Si ergono quindi le case, le chiese e i palazzi in travertino, sormontati dalle armi gentilizie del casato. La cerchia muraria, infine, di cui residuano significativi resti lungo il versante meridionale e che cinge l’agglomerato dal XIII secolo, contribuisce alla caratterizzazione di una città-fortezza concepita per la difesa a ritroso, via dopo via, sino agli inviolabili spalti del Forte, dove le case, disposte a schiera e addossate le une sulle altre, si propongono come veri e propri antemurali difensivi.

Cominciamo dunque la visita dalla Fortezza, incastonata in cima al paese come un’acropoli greca, edificata dagli spagnoli di Filippo II d’Asburgo che, a seguito di un’eroica resistenza dei civitellesi contro le truppe francesi nella seconda metà del XVI secolo, demolirono le preesistenti fortificazioni angioine e aragonesi, ormai superate dalle nuove tecniche militari d’assedio, e ricostruirono la fortezza così come ci appare oggi. Importante opera d’ingegneria militare, con i suoi 500 metri di lunghezza e 25mila metri quadri di superficie è tra le fortificazioni più grandi d’Europa. Il ponte levatoio, i bastioni, le piazze d’armi, gli alloggiamenti militari, le carceri, le polveriere, le cisterne, il palazzo del Governatore e la chiesa di San Giacomo, attirano ogni anno migliaia di visitatori. Nel 1734, dalla dominazione degli Asburgo si passò a quella dei Borbone che operarono importanti modifiche alla struttura militare e si opposero valorosamente all’assedio dei francesi nel 1806 e a quello dei piemontesi del 1861. Dopo il 1861 la Fortezza venne lasciata in abbandono, depredata e demolita dagli stessi abitanti di Civitella del Tronto. Oggi la sua struttura è completamente visitabile, grazie ad un importate intervento di restauro curato dalla Sovrintendenza de L’Aquila. La visita si sviluppa attraverso tre camminamenti coperti tra i lunghi camminamenti di ronda, i resti del Palazzo del Governatore, la Chiesa di San Giacomo e le caserme dei soldati. Notevole e suggestivo è il panorama che si gode dalla Fortezza a partire dal vecchio  incasato  sottostante, per proseguire con i massicci del Gran Sasso, della Laga, della Maiella, dei Monti Gemelli fino al Mare Adriatico. All’interno è visitabile il Museo delle Armi che si sviluppa su quattro sale dove sono conservate armi e mappe antiche connesse alle vicende storiche di Civitella. La sentinella del Regno di Napoli faceva, inoltre, da guardia al sottostante borgo, dove ci si può perdere nelle stradine, le caratteristiche “rue”, tra le quali pare vi sia la più stretta d’Italia: la cosiddetta “ruetta”.

Tra gli edifici di culto, merita una visita la collegiata di San Lorenzo della fine del XVI secolo, al cui interno custodisce notevoli dipinti del XVII secolo. Quasi contemporanea è la chiesa di San Francesco, recentemente restaurata, con la sua torre campanaria, il pregevole rosone della facciata, l’interno barocco, il coro ligneo del Quattrocento. Notevole è poi la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli è detta anche “della Scopa” per via della Confraternita che vi s’insediò, affrescata e con una scultura lignea del Cristo morto. Fuori le mura cittadine il convento di Santa Maria dei Lumi, così chiamato per i misteriosi avvistamenti di luci, eretto nella prima metà del Trecento dai francescani, con all’interno l’effige in legno policromo e dorato della Madonna e il chiostro conventuale. Tra i luoghi più amati dai turisti c’è poi il complesso abbaziale di Santa Maria di Montesanto, uno dei i primi centri benedettini d’Abruzzo e posto su un colle a coronamento del borgo. L’abbazia, forse il più suggestivo dell’intero territorio teramano,  ha rappresentato nel passato una delle abbazie benedettine più importanti della regione. La tradizione storica ne attribuisce la fondazione addirittura a San Benedetto da Norcia che, nel 452, ne avrebbe avviato  personalmente la realizzazione. Civitella è nota anche per quello che la natura è stata in grado di creare in quei luoghi: i frequenti fenomeni carsici hanno infatti dato origine, sul versante meridionale della Montagna dei Fiori, a numerose grotte ricche di stalattiti e stalagmiti delle quali la più nota è la Grotta di Sant’Angelo insieme a quella di Salomone. Affascinanti ricerche e pazienti scavi, iniziati negli anni sessanta dall’archeologo Antonio Mario Radmilli, hanno portato alla luce tracce della presenza dell’uomo in queste grotte dal neolitico ai tempi più recenti. Tutte queste caverne si sono rivelate importantissime perché hanno permesso la ricostruzione della storia dei Monti Gemelli attraverso il ritrovamento di numerosi resti preistorici come frammenti di terracotta, schegge, raschiatoi, alcune lame, ossi di orso, di stambecco, di cavallo e soprattutto ceramiche. Nelle vicinanze delle suddette grotte vi sono le suggestive Gole del Salinello, molto interessanti paesaggisticamente in modo particolare per gli amanti della natura senza dimenticare i gloriosi avanzi del castello di re Manfrino che si ergono ai piedi della parete sud della Montagna dei Fiori.

Oltre che per l’artigianato locale e le bellezze del borgo, Civitella è famosa per essere un paradiso di sapori. Salumi, formaggi, patate, legumi, olio e biscotti, ma anche tartufi neri, funghi e cinghiale, sono a disposizione dei buongustai. Da una cucina essenziale, tanto negli ingredienti quanto nelle preparazioni, proviene un piatto originale, le ceppe: maccheroni ottenuti all’inizio con un impasto di  farina e acqua, cui nel tempo si sono aggiunte le uova. Il nome fa riferimento al bastoncino, la “ceppetta”, intorno alla quale si avvolgevano piccole porzioni d’impasto per poi sfilarle in forma di maccheroni. Un buon ragù, e la magia è in tavola.

Civitella del Tronto merita certamente una visita. In qualsiasi periodo dell’anno desideriate recarvici questo delizioso borgo ai piedi delle montagne non vi deluderà. Tra le caratteristiche “ruette”, la rocca con la Fortezza, la spiritualità dei monasteri e il buon cibo, a Civitella potrete respirare la vera essenza dell’Abruzzo!

 

 

Ancona

Primo festival della “salamora” di Belevedere Ostrense

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primo festival della salamora di belvedere ostrense

La “salamora” è un’antica tradizione popolare contadina, nata a Belvedere Ostrense, che prevede di ritualizzare l’olio avanzato per preparare un condimento la cui esclusività è stata riconosciuta con un decreto regionale.

Che cos è la salamora? Abbiamo posto questa domanda alla sindaco di Belvedere Ostrense, Sara Ubertini, che ci ha accolto con gentilezza e cordialità: «nel passato, i nostri avi, che non potevano permettersi di sprecare e buttare via nulla, mettevano in un contenitore l’olio che avanzava dall’anno precedente, con del finocchietto selvatico, buccia d arancia e aglio. Il tutto veniva lasciato a macerare, dopodiché il composto veniva usato come condimento. Ancora oggi è perfetto sul coniglio in porchetta, tagliatelle, erbette strascinate e altro ancora».

Nel 2001, l’amministrazione comunale di Belvedere Ostrense, ha chiesto il riconoscimento dell’esclusività della salamora, ottenuta nel 2002, con un decreto della Regione Marche. «È da anni che pensavamo di dedicare una o più giornate alla salamora –  ci dice Anna Cerioni vicepresidente della proloco locale – ma a causa del Covid abbiamo momentaneamente messa da parte l’idea, finché circa 3 mesi fa noi della proloco, il sindaco, l’ assessore al turismo, all’agricoltura e ai lavori pubblici Luca Baldi abbiamo deciso di fare una giornata festival e, a partire dal 2022, inserirla nel cartellone degli evento di novembre, “Vecchi sapori d’autunno”, della durata di 4 giorni».

La mattinata è stata caratterizzata da incontri, convegni e degustazioni, alla presenza della Coldiretti e del consigliere regionale Giacomo Rossi, depositario di una proposta di legge regionale volta al  riconoscimento dei prodotti tipici della regione Marche, tra cui “la salamora  di belvedere ostrense”.

La serata è stata caratterizzata dalla visita guidata del centro storico  e da uno spettacoli per bambini. Non potevano poi mancare le cantine, una delle quali molto particolare, “la cantina delle pallavoliste”, dove il presidente della squadra di Volley locale, Luciano Carotti, e le sue atlete, oltre che accogliere simpaticamente e servire a tavola con classe, hanno saputo intrattenere e dare spiegazioni  sulla salamora.

Pierpaolo Mascia

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Ancona

Ancona: il salotto culturale di Andrea Ansevini e Sara Marino

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SANTA MARIA NUOVA (AN): Andrea Ansevini e Sara Marino, entrambi autori de Le Mezzelane Casa Editrice di Santa Maria Nuova nella provincia di Ancona, hanno ideato il “salotto culturale di Andrea e Sara” dove presentano libri di autori in giro per l’Italia. Andrea Ansevini ha ricevuto numerosi premi a concorsi letterari uno di questi è una menzione speciale come miglior scrittore emergente in mezzo a big nazionali. I 5 libri dello scrittore sono rappresentati dal genere poetico e fantasy come: “Poesia nel diario”, “La porta misteriosa”, “Oltre la porta”, “Vietato dormire”, mentre per gli amanti del giallo “Delitto in casa le Mezzelane”. Sara Marino, invece, è la scrittrice che rappresenta i libri :”Destino di sangue”, “La freccia del diavolo”, “Il mio demone L’ombra del demone”. Quest’anno hanno già realizzato la seconda edizione e a ottobre inizierà la terza e sempre insieme Andre Ansevini e Sara Marino hanno ideato la pollo “I libri di S.E.R.A.” dove parlano dei libri della loro casa editrice Le Mezzalane.

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Abruzzo

A Campli la quinta edizione della Farnesiana

Dal 18 al 26 luglio nella cittadina abruzzese

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Foto di Valentina Fagnani

A Campli la quinta edizione della Farnesiana.”Viaggio italiano: letteratura, montagna, culture” (18-25-26 luglio), rassegna di incontri, visite e dibattiti per indagare e valorizzare le connessioni tra l’identità culturale e paesaggistica di Campli, città d’arte e di storia, possedimento della famiglia Farnese fino al 1731, e le province e le regioni del centro Italia.

La rassegna, a cura di Roberto Ricci, Davide Francioni e Simone Gambacorta, è organizzata dall’Associazione Memoria & Progetto Onlus. Gli incontri, a ingresso gratuito e su prenotazione su borgocampli.it, si svolgeranno in piazza Vittorio Emanuele II a Campli (Teramo).

Ecco gli appuntamenti:
    Sabato 18 “Omaggio a Quinto Ercole”, tavola rotonda per il 150/o anniversario della nascita del medico, politico, migrante in Australia, con letture di brani dal romanzo “No escape” di Velia Ercole.
    Sabato 25 dibattito “I viaggi di Michele Prisco e Ennio Flaiano”. Domenica 26 “Dal borgo alla vetta”, passeggiata nella Valle degli Scoiattoli Battaglia e incontro con lo scrittore Massimiliano Ossini e presentazione del libro “Kalipè” di Veronica Marcattili.

In programma, come riporta l’Ansa, dal 18 luglio al 24 agosto nell’Auditorium di Santa Maria degli Angeli, la mostra d’arte contemporanea “Animus” con opere di Antonio Giusti, Romeo Chebak, Johnny Ngbwa e Gabriele Congiu.

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