L’Aquila. Un campus studentesco “diffuso” in centro storico, composto dagli immobili ceduti al comune dell’Aquila dai privati tramite la sostituzione edilizia e gestito da una fondazione i cui soci proponenti sono Università dell’Aquila e Gssi ma di cui farà parte anche il comune.
Il progetto è stato reso pubblico da Massimo Cialente con un annuncio sul proprio profilo Facebook. Il primo cittadino ha presentato la novità della Fondazione che non sarà un nuovo soggetto giuridico ma un’evoluzione della Fondazione dell’Università dell’Aquila.
L’iter per la costituzione della nuova fondazione è già in stato avanzato: hanno già votato a favore sia il senato accademico del Gssi che quello dell’università. Per chiudere serve ancora il via libera definitivo del Miur e quello del comune. L’obiettivo è quello di mettere un punto già prima delle elezioni, per arrivare ad avere i nuovi alloggi a disposizione già alla fine dell’estate, per il nuovo anno accademico.
Si sta studiando il modo attraverso cui il comune, divenuto proprietario di questi immobili, potrà “cederli” alla neonata fondazione. Quest’ultima avrà il compito di amministrarli affittandoli, in via prioritaria, a studenti, ricercatori e dottorandi ma anche a professori e membri del personale amministrativo. Il tutto a canoni calcolati in modo da garantire la sola copertura delle spese di gestione e manutenzione.
Non saranno, dunque, alloggi pubblici come quelli gestiti dall’Adsu ma, come dice la rettrice Paola Inverardi, appartamenti compresi in “un pacchetto di residenze che noi metteremo a disposizione”.
Il senso dell’operazione non è solo quello di aumentare l’offerta di residenzialità studentesca, ma di farlo puntando e scommettendo sull’attrattività del centro storico. Gli appartamenti si trovano tutti in palazzi e edifici abbattuti e ricostruiti, come tali dotati di livelli di sicurezza antisismica e efficienza energetica elevati. Inoltre potranno contare su tutta una serie di servizi e comfort aggiuntivi, uno su tutti: la banda larga.
“Per attirare più studenti” afferma Paola Inverardi “ci vogliono case, trasporti, mense, ossia un sistema di servizi integrati per cui i fuori sede che oggi, anche per paura del terremoto, fanno i pendolari possano rimanere qui. E quello che ci propoiniamo di fare con la fondazione va esattamente in questa direzione”.