Quanti soldi ricevono davvero i rifugiati ospitati a Martinsicuro?
E’ in atto da alcuni mesi un programma di accoglienza di stranieri richiedenti protezione internazionale, portato avanti dalle Prefetture, con il supporto delle Questure, su input del Ministero dell’Interno. A Martinsicuro i primi arrivi si sono registrati lo scorso mese di Aprile (18 persone ospitate presso la struttura di via Alessandrini a Villa Rosa a cura e spese della Gus Italia – Società che si occupa di questa procedura nella nostra zona). Intorno alla metà dello scorso mese di Luglio ne sono arrivati altri 24 ospitati nell’edificio di via Silone attraverso regolari contratti d’affitto sottoscritti tra la Gus Italia e l’Agenzia Immobiliare di riferimento con scadenza 31 Dicembre 2014.
In questa partita il Comune di Martinsicuro non contribuisce in nessun modo, né sotto l’aspetto economico, né a livello logistico; anzi a questo proposito sarà utile sapere che lo scorso 17 Luglio ho scritto alla Prefettura ed alla Questura che, pur condividendo le ragioni umanitarie che sono alla base di questa situazione, il Sindaco li invitava a limitare al minimo il numero delle presenze a Martinsicuro.
In totale ad oggi il Comune ospita 61 persone, questi numeri sono destinati a rimanere costanti per cui, se ne vanno via una decina vengono sostituiti con altrettanti, suddivise in diverse ubicazioni:
30 presso l’hotel Nevada a Villa Rosa
15 in via I.Silone (appartamenti affittati da un’agenzia)
16 in via Alessandrini ( struttura gestita da GUS)
Ogni giorno sentiamo nei bar, nelle abitazioni private e un po’ ovunque discorsi del tipo:
“Noi italiani non abbiamo lavoro e diamo 40 euro al giorno a questi immigrati”
“Se noi rimanessimo senza un lavoro nessuno ci tutelerebbe, mentre questi rifugiati li manteniamo e loro stanno li senza fare niente.”
Frasi di questo tipo ormai sono diventate di uso comune, ripetute come un ritornello nei confronti dei migranti ospitati nel nostro comune.
Ma in realta’ quanti soldi percepiscono davvero queste persone?
Per la verità i famosi 40 euro non vengono dati direttamente ad ognuno dei rifugiati politici ma sono suddivisi in questo modo:
Circa 35 euro finiscono nelle casse delle cooperative che vengono utilizzati per l’accoglienza di ognuno di loro, cioè per dargli vitto e alloggio quotidiano e per la pulizia dello stabile dove soggiornano.
Un altra piccola quota procapite di circa 2,50 euro viene utilizzata per progetti di inserimento lavorativi e micro progetti per corsi di formazione.
Della somma complessiva solo 2,50 euro in media vengono erogati direttamente ad ogni immigrato ed utilizzati per le piccole spese quotidiane, ricariche telefoniche, sigarette, caffè o altro.
I soldi per l’accoglienza vengono presi dal fondo ordinario che il ministero dell’interno ha messo a disposizione per l’asilo, l’immigrazione e per le emergenze umanitarie.
Cresce in maniera esponenziale il numero di persone in fuga da guerre e dalle violenze che bussano alle porte dell’Italia e dell’Europa.
Dal Rapporto sulla protezione internazionale in Italia negli ultimi 6 mesi sono 64 mila le richieste di asilo politico , in Europa sono 1,8 milioni ormai il numero di rifugiati emigrati nell’ultimo anno.
Un rifugiato nel nostro comune
Raccontiamo la storia di Atef: ragazzo siriano fuggito dal suo paese e ospitato oggi in un centro di accoglienza del comune di Martinsicuro
Atef nasce nel 1991 a Aleppo in Siria da due genitori siriani, la madre medico in un ospedale della città’ e il padre uno stimato liutaio con un laboratorio ben avviato nel centro storico del loro paese.
Secondo di tre fratelli, Atef sin da piccolo frequentava la bottega del padre, dove prima per gioco e poi per passione impara la fine arte della liuteria lavorava a tempo pieno con lui.
Durante i bombardamenti che distrussero il paese, i genitori di Atef non accettarono di fuggire, sia per la professione della madre (che lavorando in ospedale prestò soccorso ai tanti feriti) sia per la testardaggine del padre che decise di non abbandonare la città e di cercare di condurre una vita il più possibile “normale” e si trovarono coinvolti in un raid e morirono sepolti dalle macerie.
Dopo questo tragico evento, i tre fratelli decisero di scappare, abbandonare il proprio paese e cercare la salvezza lontano dalla guerra, riuscendo dopo varie peripezie ad arrivare in Libano, dove viveva una loro zia. Tramite conoscenze si imbarcarono in una nave cargo che li portò in Algeria e successivamente in Italia.
Atef ci racconta che i suoi due fratelli si trovano nella provincia di Lecce al momento, sempre in un campo profughi, e che sono in buona salute.
Atef parla tre lingue e riesce a farsi capire discretamente anche in italiano. Ha molta nostalgia del suo paese e della vita che faceva nella sua citta’, ci racconta che da 15 anni suona il violino e si è diplomato al conservatorio. La sua piu’ grande aspirazione e’ quella di portare avanti il lavoro del padre e di diventare un famoso liutaio, ci parla anche della sua passione per Paganini di cui conosce ogni melodia.
Ci lascia raccomandandoci più volte di scrivere: che e’ molto riconoscente di tutto quello che l’Italia e il nostro comune sta facendo per lui! Vorrebbe in qualche modo sdebitarsi. Spera di poter tornare al piu’ presto nel suo paese per ricostruirsi una nuova vita e ricongiungersi con i suoi familiari.
“La guerra finirà solo quando i padri ameranno i propri figli più di quanto odino i propri nemici.”