Una delle più importanti guide turistiche della Capitale recita così: “Superato il Ghetto attraversate l’area Sacra di Largo di Torre Argentina, luogo in cui venne assassinato Giulio Cesare e che oggi, oltre alle numerose rovine, ospita una delle più grandi colonie feline nel cuore della città”. Del resto, anche nella famosissima commedia musicale che incarna il sentimento popolare romano e, in qualche modo, italico, “Rugantino”, ambientato nella Roma papalina del XIX secolo, è celebre la scena in cui il protagonista si rifugia in una colonia di gatti e scrocca il cibo da una dolce e solerte gattara. Ma la tradizione tutta italiana di alimentare gruppi di gatti liberi è famosa in tutto il mondo come ci dimostra il film della Disney Aristogatti, in cui il protagonista maschile è un simpatico e sveglio gattone randagio chiamato Romeo, er mejo der Colosseo: qualsiasi bimbo lo sa! Insomma, anche in questo ambito facciamo storia e perciò per l’ Italia, e di conseguenza per l’ Abruzzo, non è stato difficile stilare una normativa contro il randagismo felino, come prescritto dalle direttive europee, tanto che il legislatore ha attribuito ufficialmente il nome di gattaro a chi si prende l’incarico di gestire una colonia felina.
Ma vediamo nel dettaglio la situazione di Martinsicuro e Villa Rosa e ne parliamo con Monica Di Mascio, guardia zoofila dell’ OIPA e una delle fondatrici della sezione di Teramo.
Ciao Monica, potresti dirci quante colonie feline ci sono a Martinsicuro e Villa Rosa, quando sono state istituite, dove si trovano e quanti gatti ospitano all’ incirca?
Se consideriamo la colonia felina così come viene definita dalla normativa ossia un “gruppo di gatti in libertà che frequentano abitualmente lo stesso luogo” (Legge Regionale 18 dicembre 2013n. 47 Art. 2) allora quello che si riscontra nella realtà è che gruppi di gatti randagi più o meno grandi sono numerosissimi sul territorio e non solo quindi a Martinsicuro. Tuttavia quelle istituite o meglio riconosciute dal Comune, in questo caso di Martinsicuro, sono per quanto ne sappiamo soltanto 2 o 3, una molto grande si trova al vivaio Marconi accanto al cimitero ed è formata da circa 30-40 gatti che sono ancora da sterilizzare, un’altra di almeno una ventina di gatti si trova a Villa Rosa tra una traversa di via Capri e il campo di calcetto, ed un’altra che comprende circa 20 gatti si trova nei pressi di Piazza delle Cooperative.
E qual è l’iter da seguire per diventare responsabile di colonia felina?
Un privato cittadino oppure enti o associazioni protezionistiche possono fare richiesta al Comune inoltrando un apposito modulo che si può trovare presso una delle strutture del servizio veterinario Asl alla Polizia Municipale, il quale dovrà essere riempito in parte dal “gattaro” che chiede la gestione della colonia, in parte dal Sindaco ed in parte dal servizio veterinario Asl competente.
A quali controlli periodici sono sottoposte le colonie per valutare le condizioni e lo stato di cura dei gatti ospitati?
Secondo la più recente normativa regionale LR 18 dicembre 2013 n. 47 Norme sul controllo del randagismo, anagrafe canina e protezione degli animali da affezione, “le Asl prescrivono i trattamenti di profilassi e di cura che dovessero rendersi necessari”, in realtà probabilmente per questioni legate alla mancanza di fondi le Asl si limitano alle sterilizzazioni dei felini ed al servizio di pronto intervento nel caso un gatto randagio o di colonia sia gravemente malato o ferito. Non è nemmeno ancora attuata l’identificazione elettronica e relativa registrazione in anagrafe dei gatti delle colonie, cosa obbligatoria già da tempo per i cani.
Cosa è tenuto a fare un responsabile di colonia (gattaro) ?
Il gattaro ossia il gestore della colonia felina deve rispettare le norme per l’igiene del suolo pubblico evitando la dispersione di alimenti e provvedendo costantemente alla pulizia della zona dove i gatti sono alimentati. Inoltre chi chiede di gestire una colonia felina deve sapere che la cattura dei gatti e il traporto presso l’ambulatorio Asl per la sterilizzazione sono a suo carico.
Che ruolo hanno nella gestione della colonia il Sindaco, la ASL e gli enti protezionistici come l’OIPA?
Il Sindaco e quindi il Comune identifica, d’intesa con il servizio veterinario della Asl competente le colonie feline autorizzandone la gestione a privati o associazioni che ne facciano richiesta. La Asl come si diceva già sopra effettua il controllo demografico della popolazione felina, dovrebbe identificare elettronicamente e registrare all’anagrafe i gatti delle colonie, vigilare sulla corretta gestione di queste e prescrivere trattamenti di profilassi e cura eventualmente necessari. Gli enti protezionistici possono gestire direttamente una o più colonie feline, noi dell’Oipa facciamo informazione nei confronti dei privati cittadini che non sono a conoscenza di queste normative e se si tratta di un gattaro che sfama una colonia lo invitiamo ad avviare la procedura di riconoscimento per avere garantite le sterilizzazioni, dando supporto alle persone per i passaggi necessari. Inoltre quando possiamo, diamo un aiuto in termini di alimentazione dei gatti facendo delle donazioni di crocchette o addirittura creando eventi di raccolta cibo o ancora nella cattura dei gatti da sterilizzare. Infatti in alcuni casi, come per la colonia del vivaio Marconi a Martinsicuro che stiamo seguendo da poco, i gatti non hanno sempre da mangiare purtroppo perché non c’è un gattaro fisso e l’unica persona che sta sempre lì è un senza tetto che ha bisogno anch’egli di aiuto.
I fondi per la colonia sono derivati dalla regione nell’ambito della legge quadro sul randagismo e suoi recepimenti?
La legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo del 14 agosto 1991 n. 281 prevede che a partire dal 1991 sia istituito presso il Ministero della sanità un fondo per l’attuazione della stessa e che il Ministro della sanità, con proprio decreto, ripartisca annualmente tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano le disponibilità del fondo. Anche nella Legge Regionale 18 dicembre 2013 n. 47 Norme sul controllo del randagismo, anagrafe canina e protezione degli animali da affezione, è previsto che i comuni istituiscano un fondo speciale, vincolato al finanziamento della lotta al randagismo, nel quale confluiscono anche i proventi derivanti dalle sanzioni previste dalla stessa. Tuttavia nella realtà si riscontra una carenza o nella maggior parte dei casi un’assenza di tali fondi per lo meno per ciò che riguarda le colonie feline. Nel corso della nostra esperienza di Guardie zoofile e volontari Oipa abbiamo constatato che il comune di Martinsicuro nel teramano fa eccezione, infatti abbiamo saputo dal Sindaco in persona che un piccolo fondo di 500 euro annui (che in precedenza era stato di 1000 euro) viene concesso ad una gattara “storica” la signora Anna che da molti anni si occupa di gatti randagi a Martinsicuro, gestendo una colonia di circa 20 gatti attualmente. La nota negativa è stato sapere che non c’è attualmente possibilità di concedere almeno un altro piccolo fondo per la colonia del vivaio e l’altra di Villa Rosa, entrambe intestate a Marina una signora di origini rumene, che con molta fatica sfama circa 60 gatti in totale, di recente con l’aiuto saltuario dell’Oipa.
Come si diventa guardia zoofila e/o volontario OIPA e quali sono i compiti della guardia zoofila?
Per diventare volontario Oipa basta semplicemente contattare la delegazione Oipa della propria Provincia (se presente) e chiedere di voler collaborare nelle attività che svolge la sezione (banchetti, recupero di animali in difficoltà, stalli, adozioni ecc). Per diventare Guardia zoofila Oipa è necessario associarsi all’Oipa Italia Onlus versando una piccola quota come socio ordinario e frequentare il corso organizzato a livello provinciale, al termine del quale si acquisirà un decreto rilasciato dalla Prefettura. Le Gez Oipa sono infatti Guardie Particolari Giurate in possesso di decreto prefettizio nominate ai sensi del TULPS, della Legge 611/1913 e con qualifica di Polizia Giudiziaria ai sensi della Legge 189/2004. La Guardia Zoofila vigila sul rispetto delle Leggi, Regolamenti locali nazionali ed internazionali in difesa degli animali, della fauna selvatica e dell’ambiente, il suo compito è di accertare gli illeciti amministrativi (funzione tipicamente preventiva) ma anche accertare e reprimere i reati contro gli animali d’affezione (funzione repressiva).
Un po’ di riferimenti personali: come ti è nata l’idea di diventare guardia zoofila? Come mai hai scelto proprio l’ OIPA come ente animalista? Credi che si stia facendo abbastanza a tutela degli animali, randagi e non? Cosa auspichi per il futuro?
Alla base della mia scelta ci sono sicuramente un grande amore e rispetto per tutti gli animali ed ho voluto fortemente fare questa cosa perché nella Provincia di Teramo non esistevano praticamente Guardie Zoofile e nemmeno una delegazione Oipa. Inoltre notavo che quando c’era bisogno di un intervento di tutela di un animale d’affezione gli organi preposti come Polizia Municipale o altre forze dell’ordine non erano così competenti in materia. Ho scelto l’Oipa perché ricordo che cercando in internet anni fa, intorno al 2008/2009, mi sono imbattuta nel sito nazionale dell’associazione e vidi che erano molto attivi in altre parti d’Italia anche come Guardie Zoofile e quindi con un piccolo gruppo di altre persone abbiamo messo su la prima delegazione ed il primo Nucleo di Guardie zoofile Oipa, visto che nel teramano c’era un vero e proprio vuoto da questo punto di vista. A tutela degli animali si sono fatti sicuramente grandi passi avanti rispetto al passato, soprattutto a livello legislativo come ad esempio con la Legge 189/2004 che ha introdotto un nuovo Titolo il IX bis nel Codice Penale intitolato “Delitti contro il sentimento degli animali” e con il quale il maltrattamento degli animali da semplice contravvenzione diventa un delitto. Anche per gli animali randagi i Comuni, almeno nelle nostre zone, rispettano le normative anche se non si fa quasi per nulla prevenzione sul randagismo e a nostro avviso quello felino raggiunge livelli molto più alti rispetto a quello canino. Di sicuro si può e si deve fare ancora molto, a cominciare dal fatto che le normative esistenti andrebbero di fatto applicate e fatte rispettare maggiormente dagli organi competenti. Anche l’informazione alla popolazione è molto importante ed è quello che cerchiamo di fare quotidianamente.