fbpx
Connect with us

Focus

Intervista al filosofo Filomeno Lopes: “L’immigrazione come conditio umana”

Ogni volta che si cerca di leggere ed interpretare la realtà del fenomeno migratorio, tramite le categorie di un pensiero occidentale, risuta sempre più chiara ed evidente la loro estrema fragilità, che frena e cade tra due fuochi: il silenzio e l’indifferenza da una parte e i facili populismi xenofobi dall’altra. Di qui, risulta chiara la necessità di andare alla ricerca di nuove categorie di pensiero, che ci consentano di poter leggere e riflettere sui dettagli di un’epoca sempre più complessa. A guidarci in questo nostro tentativo di ricerca, sarà il più illustre studioso di filosofia africana al mondo: Filomeno Lopes

Pubblicato

il

Come ricorderanno bene i nostri lettori, in diversi editoriali ci siamo occupati del problema dell’immigrazione e dell’indifferenza dell’Europa che aleggia intorno ad esso. Sembrava che qualcosa si stesse muovendo nelle coscienze dei nostri governati per poter inaugurare una nuova stagione dell’accoglienza. Sembrava che, finalmente, il dictat imposto dal Regolamento di Dublino, che obbliga le persone a chiedere asilo e rimanere tutta la vita nel Paese di primo approdo, lo stessimo superando, per far posto ad una politica di redistribuzione di quote di migranti tra tutti i Paesi Europei. Ma non né così. Già la Francia, che se la memoria non ci inganna, va considerata la diretta responsabile della destabilizzazione del Nord Africa, avendo spinto per una guerra contro Gheddafi, si è sfilata dall’accettare questa risoluzione, rifiutandosi di accogliere quei migranti che vorrebbero tornare ad essere liberi di poter iniziare una nuova vita.
A fronte di ciò, risulta chiara la fragilità delle categorie del pensiero occidentale il quale, ogni volta che cerca di leggere ed interpretare la realtà del fenomeno migratorio, frena e cade tra due fuochi: il silenzio e l’indifferenza da una parte e i facili populismi xenofobi dall’altra. Di qui risulta chiara la necessità di ricercare nuove categorie di pensiero, che ci consentano di poter leggere e riflettere sui dettagli di un’epoca sempre più complessa. A guidarci in questo nostro tentativo di ricerca, sarà il più illustre studioso di filosofia africana al mondo: Filomeno Lopes.
Originario della Guinea Bissau, attualmente è scrittore e giornalista di Radio Vaticana. Ha studiato a Roma presso le Pontificie Università Urbaniana e Gregoriana. Nella prima ha conseguito il Baccalaureato in Missiologia e Catechesi Missionaria e nella seconda la Licenza in Teologia Fondamentale e il Dottorato in Filosofia e Comunicazione Sociale.

La prima questione che desideriamo porgli dinanzi porta con se tutto il disagio di un’epoca caratterizzata dall’indifferenza e dal rifiuto dell’Altro. Dunque cerchiamo di capire, in quali termini il pensiero africano potrebbe contribuire a riscoprire un nuovo approccio all’Altro e quale chiave di lettura per la realtà può offrirci. “Quella che possiamo definire con Antropologia della collera non è iniziata oggi – spiega Lopes. Essa è iniziata quando gli africani, che hanno vissuto sempre secondo una filosofia per cui l’Altro è necessariamente un fratello o una sorella, sono stati costretti ad entrare dentro una logica in cui la figura dell’Homo oeconomicus comincia a fare il suo trionfo. A questo punto, l’elemento essenziale diventa la ricerca di soldi”. E ancora: “Da quando il denaro è entrato a regolare i rapporti tra le persone, come fosse un Vangelo, ecco che ha avuto inizio il fenomeno della destrutturazione della società africana a partire dai valori tradizionali quali: la famiglia, la scuola e la sanità. Oggi, in Africa solo se hai disponibilità economica puoi permetterti di essere malato e di mandare i tuoi figli a scuola”. Ne consegue che, la domanda sulla quale il filosofo ci invita a riflettere è: “perché la società africana è diventata così e cosa si dovrebbe fare per uscire dalla crisi dei valori tradizionali che il mio popolo sta vivendo, per garantire quel canto del trionfo della Vita sulla Morte, che è stato sempre alle fondamenta di ogni cultura africana?”.

Anche il pensiero africano, quindi, sta attraversando un momento di crisi e di incertezza. Un’instabilità che porta la sua gente a scappare dai propri luoghi d’origine per fuggire dal rischio che essi diventino tombe per i loro corpi e le loro anime. Arrivano a preferire una morte incerta, tentando un viaggio su un barcone della speranza, ad una morte certa. A questo punto, chiediamo come si possa affrontare il problema dell’immigrazione e allo stesso tempo dare una speranza a queste persone, di fronte all’egoismo dell’Europa. La risposta di Lopes è sorprendente in quanto afferma che: “Quello che mi preoccupa oggi, non è il silenzio dell’Europa ma quello della classe dirigente africana, sia dal punto di vista politico che religioso. Questo è un dramma che ha le sue origini all’interno del continente africano. Dunque, la mia domanda come africano è: dov’è la nostra responsabilità di fronte a tutto questo?”. E prosegue: “L’Africa potrà dare qualcosa dal momento in cui riconosce in se stessa una crisi dei valori tradizionali e principalmente quello del culto alla Vita. Inoltre l’Occidente deve sapere, che per noi africani la parola ‘immigrazione’ non è mai esistita. Esiste solo il concetto dell’ospitalità. L’ospitalità per Noi è sacra e differisce dalla solidarietà. Quest’ultima infatti, è qualcosa che facciamo tra Noi che viviamo all’interno dello stesso villaggio o Paese, come fosse una sorta di previdenza sociale”. Ed è con una bellissima immagine che corona la sua spiegazione: “L’ospitalità, invece, ti ricorda che quando sei nato, sei caduto nelle mani degli Altri. Il giorno del nostro arrivo sulla faccia della Terra c’erano già le mani degli Altri pronte ad accoglierci e ad accompagnare la nostra esistenza. Per cui, mai dire che questi sono solo problemi dell’Altro. Dobbiamo cominciare a desiderare anche il benessere del nostro vicino più lontano”.
Questi sono i valori tradizionali che, secondo Lopes, la nostra epoca deve riscoprire. E dunque, la domanda profonda che muove la sua riflessione, non è perché l’Europa non accoglie ma: “perché il continente africano sta costringendo la propria gente a questo esodo?”.
“La Vita – afferma Lopes – è per Noi necessariamente un’immigrazione nella Storia. L’unica vera Terra per un migrante nella Storia è il Mondo. Ecco perché da sempre gli africani non hanno mai avuto problemi di andare ovunque, pur di rendere ragione alla speranza di vivere e testimoniare il canto del trionfo della Vita sulla Morte. L’immigrazione è un modo di essere, uomo o donna; è una conditio umana”. Eppure, di fronte ad un’Italia ed un’Europa, dove tutto ha il suo inizio su un versante politico, risulta complesso concepire che l’immigrazione come una condizione pre-politica. Infatti Lopes continua affermando che: “Il concetto di immigrazione, oggi, dovrebbe essere secondo me ripensato, in quanto conditio umana, proprio perché si è prepotentemente insediata l’idea del ‘questa Terra’ è mia o ‘questo Paese’ è mio e nessuno invece pensa di essere solo un ospite sulla Terra”.
Insomma, secondo Lopes, i primi responsabili del grande esodo sono prima di tutto gli africani, i quali hanno dimenticato il valore ed il significato profondo della parola ospitalità. I castelli di carta costruiti nel periodo dello ius migrandi hanno permesso, non solo alle grandi potenze di arricchirsi ma anche di costringere gli Altri ad essere esclusivamente cittadini del loro Paese, negando a tutti il poter essere cittadini del mondo. Per cui Lopes, si e ci domanda: “Fino a quando il mondo euro-nord occidentale avrà il diritto di impedire che gli Altri possano esercitare il loro dovere di essere cittadini del mondo?”.

Andando più nello specifico sulla situazione italiana e guardando i risultati ottenuti dalla propaganda fascio-leghista, risulta possibile constatare che l’italiano è sempre meno disposto all’accoglienza e all’ospitalità. Guarda l’immigrato sempre con l’occhio del sospetto, mai con quello della risorsa. Infatti, anche Lopes ci conferma che: “In Italia, mentre un 61% della popolazione si dice disponibile all’accoglienza, per l’altro 31%, i migranti sono un pericolo sociale e per la propria identità”. La questione risulta essere, prima di tutto, culturale: “In Italia bisognerebbe gettare le basi culturali e interculturali per riconoscere che queste persone sono anche degli esseri umani – dice Lopes. La maggior sfida qui è quella culturale. Questo Paese deve sapere che vive del lavoro dei migranti e quindi deve necessariamente aprire un dibattito culturale e interculturale, anche a costo di mettere in discussione le proprie radici”.
In un Paese nel quale, all’indomani delle stragi del Mediterraneo, un Ministro dell’Interno dichiara di voler accogliere migranti per utilizzarli come forza lavoro a costo zero, non ha certo con una coscienza protesa all’accoglienza. Lopes ci offre una buona chiave di lettura per interpretare le parole di Alfano, affermando che: “L’Italia è ancora un Paese in cui l’immigrazione è collegata al Ministero dell’Interno, facendone così una questione di sicurezza. Questo perché l’immigrato è ancora considerato un problema, un potenziale assassino e dunque è il Ministero dell’Interno che se ne deve occupare”. E ancora: “Per quanto riguarda Alfano, Egli parla in quanto garante di un simbolo. Per cui, il problema non è ciò che Ministro ha affermato ma di una struttura culturale italiana che è ancora incapace di avere un Ministero dell’immigrazione. Se ci fosse, sarebbe possibile riflettere in maniera distaccata e obiettiva su chi sono realmente queste persone; al contrario ne faremo sempre un problema di sicurezza. La sicuritas oggi viene considerata solo in termini militareschi e non in funzione della dignità umana, atta a promuovere la solidarietà. Noi stiamo ripetendo, a distanza di anni, lo stesso percorso della schiavitù della tratta Atlantica, con la differenza che oggi non c’è lavoro da dare a questa gente. Credo che Alfano sia, in qualche modo, legittimato a dire ciò che ha affermato, su due fronti: da una parte l’effettiva mancanza di lavoro e dall’altra, il mancato riconoscimento della dignità dell’Altro”.

Giunti alla fine di questo viaggio, Filomeno Lopes, ci svela la domanda che farà da mantra al percorso che i lettori saranno pronti ad intraprendere con la lettura del suo ultimo libro, in uscita a breve e che infondo ha accompagnato anche la nostra conversazione: “Se fossi chiamato ad un tavolo per cercare risposte (e non soluzioni) a questi problemi, da filosofo, – dice – quali potrebbe offrire la mia cultura africana?”.

Ancona

A Castelfidardo “Il Condominio Sogni” con Neri Marcorè, promosso dalla Lega del Filo d’Oro

Pubblicato

il

IL CONDOMINIO SOGNI

ANCONA – Il 13 marzo 2024 alle ore 21, presso il Teatro Astra di Castelfidardo, va in scena lo spettacolo “Il Condominio Sogni”, una produzione della compagnia Il Cantiere dei Sogni, per la regia di Gianni Giorgetti e Marinella Sbiroli, con l’adattamento testi di Francesco Mercurio, l’arrangiamento musicale di Alberto Bodini, i costumi di Fiorisa Bonifazi e le coreografie di Alessia Piscini.

La pièce teatrale, promossa dalla Fondazione Lega del Filo d’Oro E.T.S. – Ente Filantropico e patrocinata dal Comune di Castelfidardo, con il contributo di Neri Marcorè e il Maestro Leonardo De Amicis – rispettivamente testimonial e ambassador della Fondazione – rappresenta un viaggio emozionante che attraverso il potere dei sogni abbraccia un forte messaggio di inclusione.

La compagnia teatrale “Il Cantiere dei Sogni” è composta da ragazzi e ragazze con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale, volontari e attori amatoriali. Grazie alla forza creativa dell’immaginazione, i ragazzi della compagnia riescono a valicare i limiti imposti dalla disabilità: l’attività teatrale rappresenta la possibilità di andare oltre se stessi, oltre il buio e il silenzio, permettendo loro di esprimersi sviluppando le proprie capacità. Sul palcoscenico, infatti, va in scena l’attore, non la sua disabilità e con questo approccio positivo ed inclusivo la compagnia intende mettere sempre al centro la persona, valorizzandola nel suo percorso creativo, che trova espressione nel corpo e quindi nel movimento. Ecco che ogni gesto si trasforma in un potente strumento di comunicazione e autentica espressione, aiutando chi non vede e non sente ad uscire dall’isolamento imposto dalla propria condizione.

“Il lavoro della Lega del Filo d’Oro è da sempre orientato a valorizzare le potenzialità di ciascuna persona, andando oltre i limiti tracciati dalla minorazione – dichiara Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Questo stesso approccio inclusivo accomuna la compagnia teatrale Il Cantiere dei Sogni, che porterà in scena un sogno diventato realtà: quello dei nostri ragazzi, che tutti i giorni affrontano la complessa sfida di andare oltre il buio e il silenzio facendoci emozionare per ogni traguardo raggiunto, come questo spettacolo che li vede protagonisti di una importante iniziativa di inclusione”.

“Il Condominio Sogni” è uno spettacolo che con la sua semplicità tocca nel profondo il cuore del pubblico. La trama, ambientata in un condominio, fa riferimento ad un tempo passato, in cui persino sognare era diventato difficile, fino a quando il divino Morfeo, accompagnato dai suoi fratelli Fantaso e Fobetore, decide di intervenire rivoluzionando le vite dei protagonisti, aprendo loro le porte dell’immaginazione onirica e della speranza. L’opera è, di fatto, un’allegoria: racconta dell’isolamento vissuto dalle persone sordocieche durante il lockdown e di quella luce di speranza, rappresentata dalla Lega del Filo d’Oro, che a sua volta è nata da un sogno ambizioso, ovvero quello di portare la luce del sogno a chi, vivendo isolato, non aveva il diritto di sognare. L’opera intende diffondere un forte messaggio di speranza sottolineando che “se puoi sognarlo, allora puoi farlo”. Lo spettacolo è ad ingresso libero.

Continue Reading

Abruzzo

Il New York Times celebra i vini abruzzesi: «scena vitivinicola entusiasmante»

Pubblicato

il

articolo del new york times sui vini abruzzesi

Eric Asimov, uno dei più importanti scrittori enoici del panorama statunitense, ha dedicato un articolo del New York Times ai vini abruzzesi: «L’Abruzzo produce tra i migliori vini bianchi d’Italia e i suoi Cerasuolo d’Abruzzo hanno grande personalità».

TERAMO – Cerasuolo e Montepulciano fanno girare la testa anche oltreoceano. Il New York Times ha dedicato un articolo entusiasta ai vini abruzzesi. La penna che l’ha firmato è quella di Eric Asimov, uno dei più celebri e stimati critici enoici a livello globale.

Il suo articolo intitolato “To Find Great Values in Italian Wine, Look to Abruzzo” (Per trovare grandi valori nel vino italiano, guarda all’Abruzzo, ndr) così comincia: «Ciò che sta succedendo nella scena vitivinicola abruzzese è entusiasmante e non solo per quanto riguarda i vini rossi. L’Abruzzo produce tra i migliori vini bianchi d’Italia e i suoi Cerasuolo d’Abruzzo hanno grande personalità».

Nel suo articolo celebra alcune delle tante famiglie che, con grande coraggio e innovazione, stanno apportando un cambiamento all’interno del panorama enologico della regione, esprimendo – al contempo – identità e coerenza con quelle che sono la storia e le tradizioni.

Un ritratto che esprime tenacia ma anche attaccamento al territorio e la voglia di emergere con vini che possono esprimere il carattere delle uve autoctone, dal Montepulciano D’Abruzzo al Trebbiano D’Abruzzo, con vini moderni e profondamente identitari.

“Questo genere di endorsement conferma che stiamo andando nella giusta direzione – dichiara Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo – la spinta verso la qualità, la definizione delle sottozone e la revisione dei disciplinari con l’introduzione della menzione superiore aiuteranno i nostri produttori a specializzarsi sempre di più. Auspichiamo una grande crescita per il nostro territorio e siamo contenti che anche Oltreoceano si stiano sempre più interessando ai nostri progetti vitivinicoli.”

Continue Reading

Ancona

Giornata delle Malattie Rare, Lega del Filo d’Oro: «casi in aumento, importante l’intervento precoce nei bambini»

Pubblicato

il

lega filo d'oro giornata malattie rare

Nel 2023, il Centro Diagnostico della Lega del Filo d’Oro ha trattato 145 utenti, erogando 90 valutazioni psicodiagnostiche e 55 interventi precoci, e quasi la metà, 44%, delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali arrivate da tutta Italia presentava malattie rare, registrando un +13% dal 2010.

ANCONA – Il 29 febbraio ricorre la Giornata mondiale delle Malattie Rare (Rare Disease Day), un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie accomunate da una bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 individui su 10mila), ma che in realtà sono molto più diffuse di quanto si immagini. Nel loro insieme, infatti, le oltre 6.000 patologie conosciute ad oggi colpiscono 300 milioni di persone in tutto il mondo. Soltanto in Italia si stima siano oltre un milione le persone che ne sono colpite. Inoltre, determinate malattie rare, come la Sindrome di Usher, di Charge, di Norrie e di Goldenhar sono tra le principali cause di sordocecità. La Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Ente Filantropico è punto di riferimento in Italia in campo educativo riabilitativo per le patologie che danno problematiche sensoriali. Nel 2023, infatti, il Centro Diagnostico della Lega del Filo d’Oro ha trattato 145 utenti, erogando 90 valutazioni psicodiagnostiche e 55 interventi precoci, e quasi la metà, 44%, delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali arrivate da tutta Italia presentava malattie rare, registrando un +13% dal 2010.

Le persone con malattia rara e le loro famiglie affrontano quotidianamente sfide durissime per la complessità dei loro bisogni e la carenza di cure risolutive: per questo motivo un percorso educativo riabilitativo specifico per lo sviluppo dei sensi residui e non solo, rappresenta per loro l’unica via in grado di garantire il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile. Nella presa in carico di un bambino con malattia rara l’intervento precoce diventa fondamentale e necessita di percorso interdisciplinare e multiprofessionale.Negli ultimi anni, inoltre, grazie all’introduzione dello screening prenatale e neonatale è stato possibile diagnosticare un numero sempre maggiore di patologie dismorfiche/malformative o patologie metaboliche.

«I dati degli accessi al nostro Centro Diagnostico ci mostrano, di anno in anno, come la percentuale di persone con malattia rara sia sempre molto alta: oggi le malattie rare sono diventate tra le prime cause di sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale. In molti casi, si tratta di situazioni complesse da affrontare, perché avere a che fare con una malattia rara può generare in chi ne è colpito e nei suoi familiari insicurezza e senso di smarrimento, a causa della carenza di cure risolutive e in alcuni casi delle difficoltà per il raggiungimento di una diagnosi definitiva – dichiara Patrizia Ceccarani, Direttore Tecnico Scientifico della Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Per rispondere ai bisogni di salute dei nostri utenti, la metodologia adottata può fare la differenza: il metodo educativo riabilitativo della Lega del Filo d’Oro si basa su un approccio specifico per insegnare ai bambini ad utilizzare al meglio le loro potenzialità e abilità residue. Inoltre, i nostri operatori lavorano per facilitare l’autonomia, l’inclusione, l’utilizzo delle tecnologie assistive e l’interazione con l’ambiente, e mettono l’esperienza della Fondazione anche al servizio delle famiglie che, in questo percorso, svolgono un ruolo cruciale. Da un lato, infatti, sono parte integrante del percorso di educazione e riabilitazione dei loro figli, dall’altro hanno bisogno loro stesse di aiuto, sostegno e vicinanza per potersi orientare nella complessa condizione di dover prendersi cura di una persona con pluridisabilità».

Quella delle malattie rare è una sfida articolata che coinvolge l’intera comunità nazionale ed internazionale. Molto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare. Sono stati raggiunti traguardi molto importanti tra cui, a livello internazionale, la Risoluzione ONU sulle Malattie Rare e, a livello nazionale, l’entrata in vigore della Legge 175/2021, che punta a garantire cure innovative e screening attraverso l’uniformità dell’erogazione di prestazioni e medicinali; ad aggiornare costantemente l’elenco delle malattie rare e dei livelli essenziali di assistenza; a riordinare e potenziare la “Rete nazionale per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare”; e a sostenere la ricerca scientifica.

Per agire tempestivamente e prevenire gli eventuali effetti secondari della pluriminorazione psicosensoriale, alla Lega del Filo d’Oro, con i bambini al di sotto dei 6 anni, si opera attraverso l’intervento precoce che ha una durata di tre settimane. Perché è proprio dalle prime fasi dello sviluppo del bambino che si possono ottenere le migliori risposte, identificando e valorizzando tempestivamente le potenzialità e le abilità residue. Una volta giunti al Centro Diagnostico della Fondazione, un’équipe interdisciplinare effettua un’approfondita valutazione delle abilità, potenzialità e caratteristiche di ogni bambino/a ed imposta un progetto di vita affinché sia in grado di trarre il meglio da ogni elemento e da ogni risorsa a sua disposizione. Fondamentale è il lavoro sui prerequisiti, che permette di costruire una serie di abilità, lavorando sul fronte sensoriale, cognitivo e motorio, ovvero su tutte le tappe dello sviluppo. Al termine delle settimane di soggiorno vengono restituiti una diagnosi funzionale e il programma educativo-riabilitativo personalizzato che proseguirà a casa, in collaborazione con la famiglia. Il trattamento viene poi ripetuto periodicamente. I metodi e gli strumenti utilizzati sono studiati e adattati caso per caso e fra questi non mancano le tecnologie assistive, ausili tecnologici a supporto dell’intervento educativo-riabilitativo che ampliano le possibilità e le potenzialità della persona offrendo, ad esempio, l’opportunità di apprendere un sistema comunicativo (attraverso comunicatori e switches).

L’autorevolezza e l’esperienza della Lega del Filo d’Oro sono riconosciute a livello nazionale ed internazionale e sono frutto della sinergia continua fra know how acquisito nel tempo e costante attività di ricerca scientifica in campo educativo riabilitativo e sociale. La ricerca e la sperimentazione sono aree di grande importanza per la Lega del Filo d’Oro, e lo testimonia la presenza presso la Sede nazionale di Osimo di un Centro di Ricerca per l’area psicopedagogica e tecnologico-riabilitativa che, su richiesta dei servizi riabilitativi e in base alle esigenze degli utenti, progetta, costruisce e sperimenta metodologie e strumenti di supporto alle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali per permettere loro di interagire con l’ambiente circostante e acquisire la maggiore autonomia possibile. Intensa e costante è anche la collaborazione e il dialogo con il mondo scientifico e universitario, fondamentale nel campo delle malattie rare, con il quale il Comitato Tecnico Scientifico ed Etico lavora da oltre 40 anni per definire le linee di ricerca in campo biomedico, psicopedagogico e tecnologico-riabilitativo e per promuovere una cultura scientifica che si traduca in approcci operativi omogenei e coerenti.

Con l’obiettivo di rispondere in maniera sempre più adeguata ai bisogni di salute dei propri utenti affetti da malattie rare, la Lega del Filo d’Oro dal 2022 ha rafforzato la collaborazione con la Scuola di Pediatria dell’Università Politecnica delle Marche: gli specializzandi prestano la loro attività per un mese al Centro Nazionale di Osimo, immergendosi anche negli aspetti infermieristici, educativi e riabilitativi del percorso. Inoltre il 7 e 8 giugno 2024 giunge alla sua terza edizione il convegno “Il bambino con malattia rara e disabilità” – organizzato in collaborazione con la Clinica Pediatrica di Ancona, a conferma di quanto sia importante fare rete per garantire una maggiore conoscenza e promuovere modelli di intervento corrispondenti alle esigenze reali delle persone con malattia rara. A livello nazionale la Lega del Filo d’Oro è un Ente affiliato ad UNIAMO F.I.M.R. (Federazione Italiana Malattie Rare) e il Direttore Tecnico Scientifico della Fondazione, Patrizia Ceccarani, è membro del Comitato Scientifico del progetto di comunicazione sulle malattie rare “Scienza partecipata” promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, volto a diffondere la conoscenza delle malattie rare e raccogliere idee concrete per migliorare la vita quotidiana di chi ne è affetto. Da giugno 2023, la dott.ssa Ceccarani è anche ambasciatrice dell’iniziativa e questo importante ruolo permette alla Fondazione di organizzare, in raccordo con il Centro Nazionale Malattie Rare, eventi dedicati a queste patologie sempre più diffuse.

Continue Reading

Più letti

Copyright © 2020 by Iseini Group | Il Martino.it iscritto al tribunale di Teramo con il n. 668 del 26 aprile 2013 | R.O.C. n.32701 del 08 Marzo 2019 | Direttore: Antonio Villella | ISEINI GROUP S.R.L - Sede Legale: Martinsicuro, Via Gabriele D'annunzio 37, Cap 64014 - Sede Operativa: Alba Adriatica (TE) via Vibrata snc, 64011 - P.Iva 01972630675 - PEC: iseinigroup@pec.it - Numero REA: TE-168559 - Capitale Sociale: 1.000,00€ | Alcune delle immagini interamente o parzialmente riprodotte in questo sito sono reperite in internet. Qualora violino eventuali diritti d'autore, verranno rimosse su richiesta dell'autore o detentore dei diritti di riproduzione.