La rinascita del Mercato delle Erbe di Ancona sulla scia del Mercato Centrale di Firenze, non per imitarlo ma per prenderne spunto contestualizzandolo alla realtà anconetana.
Su queste basi si è svolto ieri, presso la facoltà di Economia, l’incontro,organizzato dall’associazione Vista Mare, dal titolo “I protagonisti del Restauro del Mercato Centrale di Firenze raccontano la loro esperienza ai cittadini di Ancona“. Presenti oltre al presidente dell’associazione Marco Morico, l’arch. Paolo Pasquini, l’ing. Antonio Roversi e l’architetto Laura Andreini. L’incontro è cominciato con i saluti del Preside della Facoltà, Francesco Maria Chelli.
L’architetto Andreini che ha partecipato al progetto di restauro del Mercato di Firenze (situato nel quartiere San Lorenzo), inaugurato ad Aprile del 2014, ha parlato di come la straordinaria esperienza fiorentina sia stata resa possibile da una forte sinergia tra l’amministrazione e gli imprenditori.

Ma cosa hanno in comune i due mercati tanto da voler “imitare” il progetto di Firenze?
Innanzitutto lo stile liberty della struttura e il fatto che il mercato si sviluppi su due piani. A Firenze il piano inferiore è caratterizzato dal mercato ortofrutticolo, nella parte superiore, oggetto della riqualificazione, protagoniste sono 12 botteghe di qualità.
La situazione di degrado e criticità del complesso ha accompagnato anche il mercato di Firenze.. “Il piano superiore è stato abbandonato per anni. Il comune aveva questo spazio inutilizzato e ha spinto per trovare soggetti privati che fossero interessati” ha dichiarato la Andreini. E di questo ne ha beneficiato l’intero quartiere (comprese le attività attorno al mercato), anche coloro che inizialmente erano scettici sono ora entusiasti.
Una piazza viva e sociale
Per il recupero delle parte superiore non vi era una finalità d’uso specifica quando è stato indetto il bando, si è creato un binomio vincente tra cibo e cultura, un contenitore che ha ricreato socialità perché c’è stata la volontà di creare un ambiente legato alla tradizione, intimo, con una grande attenzione verso la scelta dei materiali, il pavimento ad esempio trattiene il calore. Eccellenza e unicità contraddistinguono quella che è una vera è propria piazza: “le botteghe dovevano essere tutte uniche, ogni bottega ha la sua identità ed oggi abbiamo un luogo che attrae e risponde alle esigenze di ogni età” afferma la Andreini.
Una realtà che non dorme mai, è sempre aperto (dalle 10 alle 24), ad eccezione del giorno di Natale. Nei primi sei mesi lo spazio ha visto raggiungere 1 milione di visitatori (ben al di sopra come tempistica delle loro aspettative) e l’attività va sempre meglio grazie anche a una significativa campagna di marketing. Un luogo fruito non solo dai turisti ma dagli stessi fiorentini.
La parte centrale è dedicata al beveraggio con le botteghe situate negli angoli, si organizzano varie attività collaterali, come corsi di cucina. Vi è inoltre un soppalco dove sono situati una pizzeria e un ristorante per chi vuole mangiar con più comodità.
Perché è un modello vincente
Il tutto si basa su un sistema di business che pone il rapporto di fiducia tra i soggetti in campo al primo posto (paghi al gestore in percentuale a quanto rendi). Il gestore mette a disposizione dell’imprenditore tutto ciò di cui ha bisogno, questi poi deve rispondere altrimenti può essere sostituito (è il caso di due botteghe che non ottenevano risultati).
“Se hai un prodotto che eccelle e un servizio all’altezza non puoi sbagliare” il pensiero di Antonio Roversi, residente ad Ancona e protagonista a Firenze con una bottega della pasta.
“Si dirà che il modello nella città toscana è riuscito perché Firenze è Firenze, e una cosa del genere non è replicabile ad Ancona” continua Roversi, che ribadisce come la vittoria di Firenze sia riuscita grazie al grandissimo gioco di squadra tra amministratori e privati, ognuno ha fatto la sua parte. “Si sono inventati un modello, hanno ricostruito una piazza che è un meccanismo di food-socializzazione, i tavoli sono condivisi, si mangia tutti insieme; il tutto poi con un rapporto qualità prezzo eccezionale. Nel nostro negozio vendiamo un piatto di pasta a otto/nove euro, questo si abbina a dei particolari che fanno la differenza: il piatto non è di carta, non fa passare il calore ed è recuperabile ecologicamente, tutti poi hanno raddoppiato il fatturato”.
Roversi si dice convinto che con le dovute proporzioni la cosa sia fattibile e potrebbe funzionare anche per il contesto anconetano.
Gli sviluppi ad Ancona
Negli scorsi mesi l’amministrazione anconetana ha avviato una discussione sulla riqualificazione e su un miglior utilizzato del mercato. L’attuale maggioranza da settembre ha istituito un gruppo di lavoro in tal senso e lo scorso 6 novembre c’è stata una visita a Firenze per studiarne la fattibilità, soprattutto dal punto di vista economico. Dalle parole di Giordani, rappresentante per l’amministrazione, la posizione del Comune appare al momento molto cauta.
Paolo Pasquini invita però questa amministrazione a non esser titubante: “bisogna capirne il beneficio seguendo un progetto basato sulla molteplicità delle attività, è una sfida che va giocata“.
Anche Rodolfo Giampieri, Presidente dell’Autorità Portuale di Ancona, ha insistito su come l’esperienza concreta di Firenze sia un modello di business vincente da perseguire realizzato dentro un contenitore fantastico.
Un mercato funzionale e attrativo situato nel pieno centro città sarebbe un valore aggiunto per Ancona e darebbe beneficio a un’intera zona, comprese le attività presenti e gli spazi che da troppo tempo sono dimenticati (Galleria Dorica).
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