Dal Martino cartaceo n. 25 del 27.01.2016
Grande sinergia e passione sono senza dubbio gli elementi che hanno permesso alla Tribù di coltivare un progetto che dal 2002 li vede protagonisti in numerosi contesti musicali, dove si propongono con un vasto repertorio che coniuga musica folk, d’autore e rock.
Il progetto di La Grande Tribù, infatti, nasce nel marzo del 2002 nella fascia di terra fra le Marche e l’Abruzzo e continua, ancora oggi, con proposte che trovano un bel riscontro positivo nel pubblico.
L’idea che sostiene il gruppo è stata da subito quella di esprimere in musica tutte quelle emozioni, sia di carattere sociale o culturale e dare loro un colore ben definito, con l’uso di strumenti come fiati, corde, tamburi percussioni…che hanno caratterizzato la musica fin dai tempi più antichi, interpretando il tutto con una chiave di lettura contemporanea.
La loro musica può definirsi popolare ma allo stesso tempo moderna, una sorta di New-Folk, dove ritmi moderni trovano il giusto connubio con atmosfere d’altri tempi, dove i valori della canzone si conservano e si miscelano con melodie rurali, che profumano di un passato legato alla terra, e con sonorità particolari, arricchendo il tutto con contaminazioni di vario genere.
La loro avventura, intrapresa nel 2002, inizia a prendere forma e, pian piano con l’avvicendarsi di musicisti provenienti da ogni genere di esperienza musicale, si consolida fino ad arrivare all’attuale formazione.
Grazie ad un’inarrestabile attività live, in giro tra Marche e Abruzzo, La Tribù si afferma rapidamente sul territorio, attraverso concerti pieni di entusiasmo e calore che avvolgono il pubblico: archi, fiati, corde, tamburi e percussioni, non possono fare a meno di trascinarti in un sound coinvolgente che, in modo contagioso, si trasmette di concerto in concerto. É un bel traguardo, per gli artisti della Tribù, essere riusciti a far crescere, nella propria terra, un progetto musicale così particolare, rendendolo sempre più riconoscibile e apprezzato.
In breve tempo il loro stile, sapientemente miscelato tra tradizione e modernità, li ha consacrati come una valida e peculiare realtà folk del Piceno.
I musicisti della Tribù, in questi anni, sono riusciti a convincere il pubblico con la loro proposta musicale, molto apprezzata a livello locale. I loro testi e il loro sound, impreziosito dall’uso di strumenti popolari, simbolo di una tradizione che sembrava ormai perduta, suscitano immagini permeate da suoni particolari che riportano alla mente le lontane tradizioni rurali, gli odori, i colori della vendemmia, tutte memorie di un tempo che la società contemporanea sembrava aver spazzato via.
La Tribù è in continuo movimento, non facendo distinzione tra palchi e strade. Prende parte anche a diverse manifestazioni canore, l’ultima delle quali risale al settembre 2015: la band partecipa al “The Rabbit’s Hole Fest” di Monteprandone, un grande evento musicale, organizzato dall’associazione culturale “Pink Rabbits”, che rivolge l’attenzione alla musica indipendente, emergente.
Per quanto riguarda le produzioni, la band ha all’attivo due album. É del 2003 il primo mini-cd autoprodotto, La Grande Tribù; poi a distanza di un anno segue il primo album Sogni di una notte da 1/2 litro, con l’etichetta indipendente Ideasuoni. Nel 2008 dopo un periodo di produttiva riflessione, la band torna alla ribalta con l’ultima fatica: Abracadabra, album ricco in cui passato e presente si abbracciano.
Il disco, infatti, carico di emozioni, suoni e sensazioni, affonda certamente le radici nel passato ma allo stesso tempo si apre al futuro, segnando ufficialmente una nuova stagione musicale per La Grande Tribù.
In La festa di paese, uno dei brani più rappresentativi dell’album, si viaggia nel tempo attraverso un sound che riporta alla memoria le notti d’estate, durante le lunghe feste di paese, quelle atmosfere, spesso dimenticate e tipiche delle tradizioni popolari. Nell’album però non mancano testi che affrontano i malesseri della società attuale: in Raccomandati, ad esempio, si punta il dito contro la raccomandazione, in un mondo, come canta La Tribù, fatto spesso di “Eroi senza pazienza e un po’ raccomandati”.