Da Il Martino n. 27 del 22.02.2016
Aldo, un nome che, almeno a Martinsicuro, non ha mai conosciuto un cognome. Difficile, quasi impossibile, non accostarlo all’idea di una bicicletta, tanto da essere ribattezzato con ‘Aldo delle biciclette’ o ‘Aldo il ciclista’.
A narrarci la storia di questa attività che, nonostante la concorrenza della grande distribuzione, ha resistito bene, rimanendo negli anni punto di riferimento per tutti i martinsicuresi possessori di una bicicletta, sarà proprio il suo protagonista che, per la prima volta, vogliamo presentare con il suo nome e cognome: Aldo Consorti.
L’officina, fu fondata dal padre di Aldo, Remo Consorti (detto Mario il ciclista), “all’incirca dopo la seconda guerra mondiale – spiega Aldo – intorno al 1945”. Grande appassionato di ciclismo e organizzatore di gare ciclistiche, “fu Lui – prosegue – ad iniziarmi a questo lavoro ed è solo grazie a lui se ho imparato tutti i trucchi del mestiere”.
L’officina, nel tempo, ha cambiato molte sedi. Inizialmente era ubicata nella zona dove adesso sorge la Banca Tercas, per poi risorgere vicino ad un’altra storica attività martinsicurese: la merceria di Gino. “Proprio qui – dice Aldo – la nostra attività è cresciuta ed è andata avanti per parecchi anni, prima con mio padre e poi con me. Iniziai a lavorare da piccolo e contemporaneamente andavo a scuola. Poi, mio padre morì all’improvviso d’infarto alla giovane età di 56 anni”. Questo fu un duro colpo per Aldo che, non solo fu costretto a lasciare la scuola per mettersi subito a lavoro, ma dovette abbandonare anche la sua passione più grande: il calcio. Infatti, nonostante fosse figlio di un ciclista, il suo cuore batteva per il pallone. A tal proposito ci racconta quando, poco prima che il padre morisse, venne contattato dalla Sambenedettese per il ruolo di portiere. “Purtroppo, dovetti rifiutare questa grande opportunità – dice Aldo. Dovevo aiutare la mia famiglia ad andare avanti. Tuttavia, continuai a giocare nella Martinsicurese. L’offerta che la Sambenedettese Calcio mi aveva fatto all’epoca, era davvero allettante. Avrebbero pagato loro il trasporto per potermi recare agli allenamenti ed avrei potuto continuare a studiare. Ripensandoci, ciò avrebbe reso la mia vita completamente diversa”. E ancora: “Invece, dovetti abbandonare i miei sogni calcistici. Da un giorno all’altro, mi ritrovai immerso nei difficili meccanismi del mondo lavorativo che, nonostante aiutassi già mio padre, mi erano del tutto sconosciuti. Dovetti imparare ad occuparmi della contabilità e cominciare a contattare ditte e fornitori. Anche dal punto di vista manuale, l’assenza di mio padre si faceva sentire. Senza i suoi consigli e il suo aiuto, era dura”.
Quando poi la casa, sopra la quale sorgeva il negozio, fu demolita, Aldo spostò nuovamente la sua officina laddove le giovani generazioni martinsicuresi lo ricordano. Venendo da mare potevi trovarlo all’angolo sulla destra in Piazza Cavour.
Qui Aldo ha esercitato per circa trent’anni ed è qui che l’attività ha conosciuto il suo vero decollo. Infatti, come ci racconta, “incominciai a vendere, non solo biciclette. Estesi la mia attività anche al mondo dei motori, diventando concessionario ufficiale della ‘Piaggio’. Ricordo ancora quando arrivavano i tir con gli indimenticabili ‘Ciao’ ma anche ‘Boxer’ e ‘Vespe 50 e 125’. Ho anche venduto la mitica Ape a tre ruote”. E non finisce qui, perché quando la moglie divenne collaboratrice, l’attività si estese anche a giocattoli, carrozzine e culle. “Era Lei, infatti, che si occupava di questo settore mentre io gestivo il mondo delle due ruote”.
Rispetto ai grandi centri di distribuzione che ora hanno messo in crisi molte di queste piccole attività, dobbiamo dire che Aldo ha sempre e coraggiosamente portato avanti il made in Italy, puntando su prodotti medio-alti. Dunque, nonostante le difficoltà, non ha mai voluto rinunciare alla qualità.
Il prossimo 27 Marzo ‘Aldo il ciclista’ compirà 70 anni ma di chiuder bottega non ne vuol sapere. “Io continuo – afferma con determinazione. Ho sempre lavorato e questa è la mia passione, la mia vita”.
Purtroppo però, un giorno quest’attività dovrà chiudere e nessuno prenderà le sue redini. Infatti: “entrambi i miei figli hanno studiato ed intrapreso carriere differenti. Una volta chiusa la serranda nessuno riaprirà”.