Lanciano. Auto riciclaggio per circa 2 milioni e 130mila euro e abuso d’ufficio. Con questa accusa questa mattina alle 6,30 la polizia ha arrestato, nella sua villa di via Don Minzoni a Lanciano, Antonio Colasante, noto imprenditore originario di Guardiagrele e residente a Lanciano.
All’imprenditore è stata sequestrata anche la villa di Porto Cervo, in Sardegna, che secondo l’accusa sarebbe stata acquistata con i soldi indebitamente presi dalla Asl. Con lui, ma ai domiciliari, è stata arrestata anche una funzionaria del settore economato della Asl, Tiziana Spadaccini, accusata di abuso di ufficio.
L’inchiesta è nata lo scorso anno e riguarda un giro di pagamenti non dovuti per il lavaggio delle divise del personale ospedaliero. In particolare sotto la lente di ingrandimento della procura di Lanciano e della polizia del commissariato frentano sarebbe finita una maxi fattura pagata dalla Asl e altre spese extra liquidate dal 2009 al 2015 alla società di Colasante Publiclean. L’inchiesta “Dati incrociati” vede la collaborazione del Commissariato di Polizia di Lanciano, della Squadra mobile di Chieti e del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, e sarebbe partita da un’intercettazione: “Se incrociano i dati sono guai”. E nei guai sono finiti Colasante, suo fratello Enio, il manager Flacco e alcuni dipendenti della Asl.
Le accuse:
Una villa acquistata a Porto Cervo, in Sardegna, con i soldi, oltre due milioni di euro, ottenuti indebitamente per prestazioni che dovevano essere gratuite nell’ambito di un servizio di lavanderia negli ospedali della Asl di Lanciano-Vasto-Chieti da parte della Publiclean srl: a scoprirlo la Procura di Lanciano che ha contestato i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e riciclaggio a nove persone, di cui due finite agli arresti. Si tratta del titolare della ditta Antonio Colasante, mentre la dirigente Asl, Tiziana Spadaccini, è finita ai domiciliari.
Tra gli indagati c’è anche il manager Asl Pasquale Flacco che ha firmato alcune delibere relative al servizio. L’inchiesta riguarda la liquidazione illecita effettuata dalla Asl alla Publiclean con l’indebita erogazione di 2 milioni e 130 mila euro. I funzionari della Asl indagati sono accusati di aver abusato del loro ufficio per favorire la Publiclean attraverso atti amministrativi illegittimi per liquidare somme non dovute per gli anni 2009-2015.
Le indagini – partite nel giugno 2016 e condotte dal commissariato di Lanciano, Squadra mobile di Chieti, con l’ausilio della Guardia di Finanza di Chieti, coordinati dal procuratore facente funzioni Rosaria Vecchi – hanno accertato che alla ditta venivano liquidate somme milionarie, mentre per contratto le spettavano zero euro, perché il contratto prevedeva che, a fronte del pagamento per la biancheria dei letti, la ditta si era impegnata a garantire due cambi di divise settimanali gratuitamente. In realtà questo non è mai avvenuto e le divise lavate avevano superato il numero di quelle che avrebbero dovuto essere garantite gratis. Inoltre le somme incassate dalla Publiclean venivano fatto oggetto di illecite movimentazioni: nel giro di pochi giorni transitando dal conto della Publiclean a quello della Hospitale Service facente parte della Colasante holding, poi girate ad altre società, sempre della stessa holding, prima alla Omnia Servitia poi alla Zaffiro srl. Infine utilizzate da Colasante per l’acquisto di una villa a Porto Cervo, posta sotto sequestro in via preventiva.
Ovviamente le indagini sono ancora in corso, e nei prossimi giorni ci saranno nuovi sviluppi.