A destra del Rio Arno, nella culla del Gran Sasso, al riparo caloroso dei roccioni di Prati di Tivo, trova il suo luogo naturale Pietracamela, borgo teramano di indubbia bellezza appenninica, unico della provincia teramana ad essere interamente compreso nell’area del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. In questo lembo di terra, tra pareti scoscese ricoperte da boschi di faggio e calde costruzioni in pietra locale, nasce la figura di Guido Montauti.
Figura umana e artistica che coincidono nei luoghi di provenienza, intensità, energia e tradizione. Pietracamela è non solo il luogo natio del pittore (cent’anni or sono), ma anche quel luogo dell’anima antico e mistico che tutti noi possediamo, chiaro in molte sue opere, quell’aspetto ancestrale possibile da ritrovare nella raffigurazione delle sue colline, dei rocciosi altipiani, delle pietre e delle abitazioni; il tutto innescato dalla voglia di oltrepassare questo unico aspetto viscerale per non porsi dei limiti artistici troppo ancorati alla sua storia personale. Una voglia, un bisogno, persino una necessità: affondare col pennello e col cuore le proprie tele di memoria, senza venire risucchiati dal proprio passato, compiendo una continua ricerca protesa al futuro, verso un’originalità di contenuti e concetti artistici che mai lo ponessero in una condizione di immobilità emotiva. Al contrario, di continuo movimento emozionale e pittorico.
Comincia a dipingere da autodidatta nella prima metà degli anni Trenta: nel ridotto del Teatro Comunale di Teramo, tiene la sua prima mostra personale. Un anno dopo le vicende belliche lo portano in Grecia, Albania, Austria, Germania e infine in Francia, dove dipinge olii di piccolo formato e numerosi acquarelli. A Milano incontra Carrà e tiene una personale alla “Casa d’artisti”; personale anche a Venezia, alla Galleria Sandri, presentato da Gastone Breddo e da Leone Minassian: in questo periodo la sua pittura presenta una personale vena espressionistica. A metà secolo soggiorna a Parigi dove espone presso la suggestiva Galleria Art Vivant. Tornato in Abruzzo fonda “il Pastore bianco”, un gruppo del quale fanno parte (assieme a lui) i pittori Alberto Chiarini, Diego Esposito, Piero Marcattilii e il pastore Bruno Bartolomei; insieme realizzano delle monumentali pitture rupestri nelle Grotte di Segaturo, nei pressi di Pietracamela, e decine di tele di grande formato che nel 1964 vengono esposte alla Galleria d’Arte del Palazzo delle Esposizioni, a Roma. Intanto il Corriere della Sera pubblica il manifesto del gruppo. L’immagine dell’uomo si fonde definitivamente con quella della natura, in un bisogno naturale di non definire le due diverse entità slegate, ma unirle per sempre in un’unica essenza.
Per celebrare la sua centenaria memoria, è stata ideata in provincia di Teramo una mostra itinerante assolutamente voluta dal sindaco di Fano Adriano, Adolfo Moriconi, e pienamente sposata dalla famiglia del maestro che ha messo a disposizione molte opere; l’intento include anche il recupero delle pitture rupestri realizzate nella grotta di Segaturo, sopra Pietracamela, dal gruppo “Il
Pastore Bianco” nel 1964, travolte nel 2011 da una frana. L’intera mostra “Un percorso di creatività”è già esposta da inizio giugno e fino al 6 luglio a Villa Paris, a Roseto (martedì al venerdì, 18.30-21.30). Esposizione che verrà separata successivamente in tre sezioni diverse e diffusa anche in altre sedi. A Villa Paris, dal 7 luglio al 31 agosto; a Palazzo Saliceti, a Ripattoni fino al 31 agosto (19.30-22). Altre tele saranno allestite dal 29 luglio a Fano Adriano, dove sarà possibile trovarle sino al 31 agosto (17.30-20).