L’indagine è stata coordinata dal procuratore nazionale antiterrorismo, Giovanni Melillo. Secondo le accuse, i tre stavano progettando attentati anche suicidi, in Israele e Cisgiordania, ma gli inquirenti non escludono che volessero colpire nel nostro Paese.
L’AQUILA – «Soddisfazione per la cattura all’Aquila di tre pericolosi terroristi, operazione che conferma il continuo impegno e la grande capacità investigativa delle nostre Forze dell’ordine, che ringrazio per questo importante risultato». Con queste parole il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato l’arresto di tre uomini palestinesi accusati di pianificare attentati terroristici all’estero e in patria.
Gli arrestati sono Anan Kamal Afif Yaeesh, 36 anni, Ali Saji Ribhi Irar, 30 anni e Mansour Doghmosh, 29 anni. Ci sono soprattutto intercettazioni di telefonate e chat alla base dell’inchiesta che ha portato la Procura a formulare le accuse contro di loro. Secondo gli inquirenti, progettavano attentati, anche suicidi, in Israele e Cisgiordania. Secondo le accuse però, non è escluso che potessero colpire anche nel nostro Paese.
I tre risiedevano a L’Aquila da diversi anni, formalmente per trovare lavori nell’edilizia durante le fasi di ricostruzione post sisma. Secondo gli inquirenti invece, avrebbero scelto L’Aquila per avere la base operativa in una provincia tutto sommato lontana dai radar.
In Italia avrebbero organizzato un’unità militare chiamata “Gruppo di risposta rapida- Brigata Tulkarem”, di ispirazione dei Martiri di Al-Aqsa, l’ala armata del partito Fatah riconosciuta come organizzazione terroristica dall’Ue e dagli Usa.
In base a quanto ricostruito da Digos e Antiterrorismo, dopo aver gestito per anni i flussi di denaro per finanziare l’attività del gruppo, n seguito all’attentato dello scorso 7 ottobre avrebbero deciso di alzare la posta e di passare alla fase esecutiva.
I tre presunti terroristi arrestati a L’Aquila avrebbero tenuto in considerazione anche l’attività propagandistica: si erano procurati telecamere per filmare e trasmettere le loro gesta, riprendendo una tattica già sperimentata dall’Isis.
Non mancano però reazioni contrastanti alla notizia dei tre arresti. La lista della destra radicale Forza Nuova ad esempio, chiede il rilascio dei tre palestinesi, considerati prigionieri politici: «Più che terroristi sembrano rappresentanti delle Autorità Palestinesi. – dichiara il segretario Roberto Fiore – L’arresto arrivato dopo la richiesta di Israele, che ne richiede l’estradizione, con i solerti agenti italiani che eseguono gli ordini di Netanyahu, lo stesso che si è macchiato di atti di genocidio in Palestina. – conclude Fiore – Se i tre Palestinesi non sono indiziati per reati commessi in Italia vengano rilasciati immediatamente».