Avvio che non t’aspetti per una squadra, come quella scozzese, reduce da diversi patimenti e su più fronti. I ragazzi di Lennon si presentano alla Scala del calcio pimpanti, freschi e desiderosi di giocare. Vogliono mostrare al loro mister, il quale aveva detto che i suoi giocatori gli avevano regalato sostegno dopo l’eliminazione dalla coppa di Lega, che sono con lui, che magari le cose possono cambiare, a cominciare da questa tappa di lusso.
Certo, sono già eliminati, ma vuoi mettere uscire di scena a testa alta? Infatti si prendono subito la palla e nessuno riesce più a togliergliela. Krunic in giornata no, ci mette del suo e con un disimpegno maldestro, regala una palla al lungagnone australiano Rogic, per il quale, è un gioco da ragazzi mettere dentro di sinistro. Cala il gelo su un san Siro già freddo di suo. Donnarumma, le cui grida rimbombano e fanno eco in uno stadio vuoto, evita la seconda capitolazione, respingendo un tiro potente di Frimpong.
Ma, il portierone non può nulla su un’elegante e veloce giocate della punta francese Adsonne Edouard, tocco sotto e, in rapidissima successione, si porta due volti avanti aumentando i propri rimpianti: se avesse giocato così anche le altre gare ora non sarebbe già tagliata fuori. Ed accrescendo i decibel del gelo della stampa e del dedalo di steward presente a san Siro, increduli per questo avvio di gara da tregenda dei rossoneri. Sembra di rivedere lo strano copione con il Lille, che qui poche settimane mise a ferro e fuoco tutto con la tripletta del turco Yazici. Sembra.
Il Milan, dopo aver subito questa doccia fredda, inizia a scaldarsi. Ci mette una ventina di minuti per entrare in partita, ma poi ci entra. Le cose cambiano per la squadra che oggi ritrovava Pioli e Murelli, guariti dal virus, quando alza il baricentro e quando Hakan Calhanoglu decide, da una mattonella invitante, di dar sfogo al suo destro magico. Distanze ridotte. Nel momento in cui si scalda il diavolo si raffredda il Celtic. Castillejo è bravo a depositare, col tocco sotto, un’azione corale: 2 a 2. Si, il Milan l’ha ripresa.
Evitando di fatto di regalarla al Lille. Nel secondo tempo, che si pare con una consistente novità: l’ingresso di Tonali al posto di Bennacer, cioè giocate veloci e spesso verticali invece che tocchi laterali, c’è tutta l’aria che i padroni di casa possano vincerla, anche perché il Celtic piano piano fa come quei topolini che dopo il formaggio del doppio vantaggio rintana un pochino. Hauge, si beve mezza difesa e sulla mancina, appena entrato in area, lascia partire un destro angolato e vincente: seconda rete del norvegese agli scozzesi dopo quella della gara d’andata.
Il Celtic però prova a tessere altre improvvise trame tecniche, specie sulla destra dove Elhamed e Frimpong corrono per quattro. Al centro, da apprezzare la prestazione di Scotto Brown, l’anima e il capitano della ciurma, il più anziano della compagnia, classe 85. Inserimenti ragionati, tocchi smarcanti e mai paura nelle giocate, prestazione che con tutte le proporzioni del caso ha ricordato, anche per il numero 8, vagamente quelle che sfoggiava don Andres Iniesta.
Infatti, quando Lennon rinuncia a lui, facendolo uscire, gli scozzesi si consegnano al Milan. Hauge è in serata calda. Serve un pallone col contagiri per Brahim Diaz, che con un tocco sotto, il terzo della serata, buca Barkas. Il Milan fa quattro, il Celtic si è arreso definitivamente. La società scozzese valuti questa prestazione prima di privarsi di Lennon. Il Milan approda con una gara d’anticipo ai sedicesimi. Ma, l’ultima gara in terra ceca contro lo Sparta Praga, dirà se da seconda o da prima.
Il migliore: Hauge. Signor giocatore, freddo di etnia e di tempra. Un gol da crack, un assist da maestro. Il Milan ha trovato un tesoretto tra la trequarti e l’attacco
Il peggiore: Rebic. Ante, non si vede mai. Tocca pochi palloni, sbaglia tante letture.
Di Luca Savarese