Si sente spesso parlare di costruzione dal basso come di una moda del momento nel calcio. Molto spesso determinate critiche non sono supportate neanche da un abbozzo di analisi più o meno generale su come è diventato realmente il calcio degli anni 2020. Diventa quindi importante precisare una cosa: le dinamiche naturali del calcio contemporaneo, e non quelle indotte da indicazioni più artificiose degli allenatori, sono cambiate rispetto anche solo a dieci anni fa. Sono quindi le tattiche studiate dai tecnici a dover andare incontro alla mutazione naturale del calcio, e non viceversa.
Così molto spesso si fraintende la vera funzione della costruzione dal basso: e cioè uno strumento diventato ormai quasi necessario per impostare l’azione in modo pulito senza subire il crescente pressing delle squadre avversarie. Pressing che esso stesso non nasce principalmente dai dettami degli allenatori, ma anzi sono essi stessi ad aver capito che le sempre più elevate qualità atletiche dei calciatori permettono di poter aggredire in zone sempre più avanzate del campo.
Che cosa ha allora portato ai discussi errori, casualmente a pochissime ore di distanza l’uno dall’altro, di Tommaso Nobile contro l’Imolese e di Rodrigo Bentancur contro il Porto? Non è il concetto di costruzione dal basso che va messo in discussione, quanto piuttosto la sua applicazione pratica. Applicazione che può essere giusta o sbagliata sia da parte dei dettami degli allenatori, sia da parte delle letture individuali dei calciatori. Da una parte i tecnici hanno l’obbligo di proporre soluzioni che possano essere ambiziose ma comunque all’interno di un margine di comfort dei propri calciatori. Dall’altra parte questi ultimi devono saper leggere il gioco in molti suoi aspetti tra cui: il tipo di passaggio che arriva; la visione periferica dei movimenti dei compagni; la rapidità con cui l’avversario sta arrivando a pressare; il momento della partita e della stagione, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Nel caso di Nobile si può sicuramente parlare di un portiere che, ancora giovane, troppo spesso confida in modo eccessivo sulle sue comunque ottime doti con i piedi. Non è la prima volta che l’estremo difensore rossoblù rischia di concedere un’azione come quella che ha portato al primo gol dell’Imolese. Senza dubbio sia Montero che Zironelli sono ed erano consapevoli di non avere grandi registi tra il roster dei difensori e sono felici di aver lasciato al loro portiere libertà di rischiare. Ma al contempo questo errore servirà forse a Nobile per abbassare, anche se non di molto, la soglia dei rischi corsi, senza però dover rinunciare alle sue qualità tecniche con i piedi, senza dubbio eccezionali per un portiere di Serie C.
Il caso di Bentancur è forse più legato all’inesperienza del suo allenatore. Andrea Pirlo fa bene ad essere un tecnico ambizioso, ma nel calcio è fondamentale sapersi muovere nelle zone grigie tra teoria e pratica. Così, anche nel caso di Bentancur contro il Porto, l’errore era nell’aria già da tempo: va osservato soprattutto come, nell’occasione specifica, l’uruguayano esegua un retropassaggio con eccessiva leggerezza in una zona non coperta dalla sua visione periferica, orientata verso il lato opposto e verso Chiellini. Si tratta di un errore gravissimo che solo in parte è imputabile a una forse eccessiva ricerca della Juventus della costruzione pulita in qualsiasi situazione. Un errore che anch’esso può fungere da lezione sia a Bentancur che al suo tecnico, ma che non deve ingannarci su un assunto fondamentale: non è la costruzione dal basso che è un concetto sbagliato, ma è la sua applicazione che va studiata correttamente da tutti i protagonisti in questione.
La collezione di opere dense di suggestioni dell’artista jesino Patrizio Di Massimo, che vive e lavora a Londra, resteranno in mostra fino al prossimo 3 settembre.
ANCONA – Realtà e irrealtà, fantasia e ragione, trascendenza e immanenza possono consapevolmente e inconsapevolmente coesistere. Immagini improvvise, ricordi e intuizioni, parole dette e non dette attraversano a volte in un baleno la mente, svaniscono in un attimo o lasciano una persistente, indelebile memoria. Il mondo interiore è immenso e libero, riteneva Byron, privo quindi di innate contraddizioni. È l’immediata considerazione che è possibile formulare visitando la mostra, allestita a Palazzo Bisaccioni e alla Galleria Pianetti e visitabile fino al 3 settembre, di Patrizio Di Massimo, artista jesino che vive e lavora a Londra, di cui è presentata una collezione di opere dense di significati e di suggestioni.
Patrizio di Massimo ha appunto dato forma a quanto di vero e assurdo, razionale e fantastico, sacro e profano, drammatico e bizzarro riconosce in lui o immagina sia negli altri. Già il manifesto della mostra ne rende idea. Lo strano personaggio raffigurato, ‘The Milliner’ (‘Il venditore di cappelli da donna’) richiama passato e presente. Appare subito come una reinterpretazione dell’angelo ritratto da Caravaggio nel ‘Riposo nella fuga in Egitto’. Simile è il panneggio, ma inversa è la torsione del dorso e del viso che ha tratti non più celestiali, pagani piuttosto e quasi fauneschi, riconoscibili come quelli dello stesso autore. Il vincastro è sostituito da una canna in parte nascosta tra variopinti cappelli, forse un simbolico riferimento alla ‘vetrina’ delle sue opere. Una dissacrazione? Piuttosto un gioco vagamente ironico, una combinazione libera di ricordi, rimandi, suggestioni.
Lungo il percorso della mostra ci si accorgerà che oltre a Caravaggio e al suo vivido colorismo sono evidenti richiami anche ad altri pittori: a Bosch, soprattutto, ma anche a Dalì, De Chirico, Kirkner, F. Kahlo e chissà quanti altri. Molte sono le opere in cui l’immagine dell’autore appare sotto specie, situazioni, travestimenti, metamorfosi diverse: in maschere enigmatiche, clownesche, in lotte furibonde contro demoni e animali fantastici che lo attanagliano per assimilarlo a loro; o come un ‘Caino’ che si accapiglia con un ‘Abele’ che è un altro se stesso; o stremato come un Ulisse naufrago su una remota scogliera; o, in immagini patinate, come un giovane cavaliere in armatura splendente che salva da un incantesimo una preziosa prigioniera: o in ambienti domestici, in riposo fra morbidi cuscini, travestito da fantasma o in costume da illusionista o da Dracula.
È così che Patrizio di Massimo vede se stesso e gli altri in una ironica e autoironica fantasmagoria di immagini. È così pure che riesce a trasformare in fiaba e magia anche le più semplici esperienze quotidiane. Una sezione della mostra riguarda ‘Baruffe e conflitti d’interesse’ con opere in cui inserisce amici e familiari che, sotto la sua regia, si contrastano umoristicamente in lotte ridicole. In tema di pandemia raffigura ancora demoni attorno a lui disteso sul letto di una sala operatoria, nascosti fra le lenzuola, insinuati in una ferita o nelle pieghe di un camice o trasformati nel sogno di una Medusa che incombe minacciosa su di lui addormentato. Orripilanti sono quelli di un grande trittico, ‘Alla rosa bianca e al pettirosso’, che allude alla ‘Deposizione’ di L. Lotto. La ‘rosa bianca’ è una ragazza ucraina pronta a difendersi con in braccio un fucile: il ‘pettirosso’ è, sulla destra, un ragazzo russo solo, triste, pensoso. Al centro, sul lenzuolo, invece del Cristo è distesa una donna in tuta militare che sta per essere gettata in una fossa da due ambigui personaggi. È palese che all’artista la donna appare come la più innocente, sacrificata vittima della guerra. Cornice alla scena è un recinto di lapidi abbattute, su una delle quali è posato un tenero pettirosso fra orribili mostri digrignanti che spuntano ovunque. In terra, solo qualche pallido, effimero petalo di rosa, memoria di una Bellezza perduta.
Preferibile forse lasciare la mostra di Patrizio Di Massimo con impressioni più serene; come le immagini della sua bambina ad occhi sgranati che fissa con stupore chi la guarda, che strilla alla disperata o sfoglia assorta un libro, o dorme placidamente nel lettone accanto alla mamma. Nella più poetica delle immagini, ‘On the rocks’ è ritratta sorridente, senza timori, distesa su uno sperone di roccia sospeso nel cielo notturno accanto alla mamma addormentata e al papà che guarda incantato la luna. Nell’immenso spazio celeste, il miracolo della vita.
L’evento formativo organizzato da Anvu e dedicato alla Riforma Cartabia applicata alle attività di polizia giudiziaria, si terrà all’auditorium Tebaldini di San Benedetto alle 9 di sabato mattina.
ASCOLI PICENO – Il prossimo sabato 27 maggio, presso l’Auditorium Tebaldini di San Benedetto del Tronto si terrà convegno nazionale dedicato alla Riforma Cartabia applicata alle attività di polizia giudiziaria, organizzata da Anvu, l’Associazione Professionale delle Polizie Locali d’Italia.
All’evento formativo parteciperà anche il sindaco Antonio Spazzafumo, mentre i relatori saranno la presidente nazionale Anvu Silvana Paci e la presidente regionale Anna Grasso. Gli accreditamenti cominceranno a partire dalle ore 8:30, mentre, dopo i saluti istituzionali del primo cittadino, i lavori del convegno nazionale sulla Riforma Cartabia applicata alle attività di polizia giudiziaria che si terrà a San Benedetto del Tronto prenderanno avvio alle ore 9:00 per poi concludersi alle 13:20.
MACERATA – Ha conosciuto una ragazza su TikTok, nel 2019, e dopo averla convinta a inviarle foto intime, l’ha ricattata per 4 anni, chiedendole altre foto, costringendola ad atti di autolesionismo come tagli e incisioni con spilli, autoerotismo e comportamenti lesionisti, come docce fredde notturne e induzione al vomito. Ogni volta pretendeva video e foto dei gesti della ragazzina. Oggi, l’uomo che ha perseguitato per anni con ricatti e abusi una ragazzina minorenne è stato arrestato.
Le indagini sono partite in seguito alla segnalazione della scuola frequentata dalla ragazzina, che all’epoca in cui è stata irretita era minorenne ed aveva appena 14 anni. La giovane proviene dal Bangladesh, così come il suo persecutore.
In diverse occasioni l’uomo, residente in un’altra provincia fuori regione, la raggiungeva in treno a Recanati o a Porto Recanati, dove la costringeva a subire abusi sessuali in qualche posto isolato delle due località. La frequenza di questo tipo di incontri era di circa una volta al mese. Oggi però, ad attenderlo a Recanati c’erano anche i poliziotti.
In un episodio, il ragazzo avrebbe picchiato e minacciato con alcuni coltellini la sua giovane connazionale. L’intimidazione era sempre la stessa: se non faceva quello che le chiedeva, lui avrebbe pubblicato sul web tutto il materiale acquisito nel corso degli anni.
Il Gip di Macerata ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e questa mattina gli agenti della Mobile sono andati a prelevare l’autore dei ricatti e degli abusi sulla ragazzina minorenne e lo hanno condotto nel carcere di Pesaro.