Le terapie anti epatite C sono oramai molto efficaci e i tassi di completa guarigione altissimi, ma la pandemia da Covid-19 ha frenato l’accesso alle cure. Nella provincia di Teramo sono numerosi i pazienti affetti da epatite C.<<Nasce l’esigenza di avviare una collaborazione tra Medici di Medicina generale, Epatologi del territorio ed Epatologi Ospedalieri, tesa a semplificare le operazioni che portano i pazienti ad essere avviati a questa, formidabile, terapia>>, propone il Dottor Tarquini, noto Epatologo della provincia.
<<Oggi in Italia sono stati curati meno della metà di tutti i malati di epatite C, che si calcola potrebbero esser più di 600.000. È necessario far emergere il sommerso per arrivare in un prossimo futuro alla eliminazione di tale malattia>>. Così il dottor Pierluigi Tarquini, epatologo di grande esperienza, già membro del Comitato tecnico-scientifico per la gestione della Pandemia da Covid-19 per la Regione Abruzzo, al quale abbiamo chiesto qualche commento in merito allo stato attuale delle terapie anti epatite C.
La Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ha dato il via libera all’avvio di programmi di screening per un piano nazionale di contrasto dell’epatite C, ma la diffusione della pandemia ha segnato una rilevante frenata nell’avvio delle terapie anti-HCV. <<Nella provincia di Teramo i pazienti con epatite C cronica sono numerosi – continua il Dottor Tarquini – nasce quindi l’esigenza di avviare una collaborazione tra Medici di Medicina generale, Epatologi del territorio ed Epatologi Ospedalieri, tesa a semplificare le operazioni che portano i pazienti ad essere avviati a questa, formidabile, terapia>>.
Le terapie attuali sono molto più economiche rispetto a pochi anni fa. Il loro costo medio si aggira tra i 5000 e i 6000 euro e ricade interamente sul Sistema Nazionale Sanitario. Prevedono l’assunzione di un solo farmaco, per bocca, una volta al giorno per un periodo che va dalle 8 alle 12 settimane e sono pan-genotipiche, ossia in grado di affrontare tutti i tipi di virus C.
<<La loro efficacia è dimostrata da una evidentissima riduzione dei ricoveri ospedalieri e dei casi di morte per Cirrosi. Infatti, l’epatite C, inizialmente asintomatica, può portare dopo 10-30 anni alla Cirrosi nel 25% dei casi, nel 10% all’epato-carcinoma. È necessario ricordare poi che l’infezione da HCV è una malattia sistemica, cioè interessa anche altri organi oltre al fegato. È nota, infatti, l’associazione con il Diabete, il linfoma, malattie neurologiche e psichiatriche>>.
La pandemia da Covid-19 ha reso evidente a tutti la necessità di evitare accessi di pazienti affetti da tali patologie in ospedale, se non quando indispensabile, e più in generale l’esigenza di decentrare sul territorio lal cura di alcune patologie quando possibile. Da qui la proposta di una connessione tra Medici di Medina Generale e specialisti Epatologi, sia del territorio che Ospedalieri, avanzata dal Dottor Tarquini.
<<È necessario recarsi a visita specialistica ospedaliera, per la prescrizione dei farmaci antivirali (DAAs), solo dopo aver già eseguito, rispettivamente: esami di laboratorio e virologici, Ecografia epatica ed Elastografia, quando occorra. In occasione della visita Epatologica sul territorio, oltre alla valutazione del paziente andrà anche studiata l’esistenza di possibili interazioni farmacologiche, ovvero valutare la compatibilità dei DAAs con altri farmaci che il paziente assume >>.
Le categorie a rischio infezione alla quale è raccomandato eseguire il test anti-HCV, anche di tipo rapido con risultati in 15 minuti, sono:
- Pazienti over-60
- Emodializzati
- Persone sottoposte a procedure invasive mediche, odontoiatriche o estetiche (tatuaggi) in ambienti a basso standard di sterilizzazione dello strumentario
- Personale sanitario
- Persone emotrasfuse o sottoposte a trapianto d’organo prima degli anni ‘90
- Emofilici che abbiano ricevuto emoderivati prima degli anni ‘90
- Familiari e partner sessuali di soggetti con infezione da HBV/HCV
- Bambini nati da madri con infezione da HBV o HCV
- Carcerati
- Soggetti con infezione da HIV
- Soggetti con attività sessuale promiscua o con precedenti malattie sessualmente trasmesse
- Immigrati provenienti da aree ad alta endemia di infezione da HBV/HCV
- Soggetti con Crioglobulinemia, linfomi, Malattie di Sjogren, Lichen planus, etc.