TERAMO – Sarà una Pasqua da ricordare, quella di questo anno difficile tormentato dalla guerra e dalle incertezze, nella piccola vita quotidiana della Casa di Riposo “G. De Benedictis”. Da ricordare perché proprio nella struttura teramana dell’Asp1 sono stati accolti per alcune settimane due ospiti “di passaggio” sulla tratta della loro fuga dal conflitto.
Le immagini scattate possono solo in minima parte raccontare l’emozione vissuta incrociando la storia di Raissa e Vladimir, due coniugi ucraini ospitati per questo breve arco di tempo in città, nella Casa di riposo cittadina. Un incontro di vite che, per quanto breve sia stata l’esperienza umana condivisa, ha lasciato molto in eredità. Raissa e Vladimir sono ripartiti ieri, diretti in un Comune del torinese, dopo essersi ricongiunti con la loro nipote di 14 anni anche lei fuggita dagli orrori della guerra.
La mamma della ragazza, figlia della coppia ucraina, è morta e c’è quindi un legame fortissimo tra i due nonni e la ragazza che, in questo periodo, è stata invece ospite all’ Istituto “Castorani” di Giulianova. Chiaramente la scelta più felice dal punto di vista degli affetti e dei sentimenti era che Raissa e Vladimir, messi così a dura prova dalla devastazione di quanto hanno visto e vissuto, potessero tornare ad avere al loro fianco la nipote e iniziare così, tutti e tre insieme, un nuovo percorso di vita.
Raissa e Vladimisr, a cui la struttura ha cercato di attutire nel modo migliore possibile le piccole criticità concrete che dovranno affrontare in questa fase, sono quindi ripartiti per il Piemonte portandosi dietro anche il ricordo – una piccola condivisione di una diversa cultura – dei dolci tipici della Pasqua teramana, la tradizionale pizza all’anice e la “pizza cola”. Perché un altro aspetto della struttura è quello fatto di umanità e condivisione. Così, le parole dei due coniugi ucraini, hanno piacevolmente sorpreso i sanitari: “Siamo molto grati per la calorosa accoglienza e attitudine di tutto lo staff del Centro sotto la guida di Roberto. Ci hanno visto partire come una famiglia anche se siamo stati lì per tre settimane. Grazie mille per averci ospitato, ma abbiamo dovuto lasciare il centro per stare finalmente con la nostra nipotina”.