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Teramo

Teramo, gli ruba gli attrezzi e chiede un riscatto: arrestato

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TERAMO – Furto della serie “cavallo di ritorno” sventato dai carabinieri teramani, che hanno arrestato in fragranza di reato un uomo per cui è scattata la custodia cautelare in carcere. Questi, un soggetto di 34 anni, aveva sottratto da un cantiere della zona alcuni strumenti edili indispensabili per i lavori di una ditta di Teramo gestita da un piccolo imprenditore, ed aveva chiesto una somma in contanti per restituire gli attrezzi rubati.

Dopo il furto infatti, aveva contattato il legittimo proprietario degli attrezzi rubati a Teramo, offrendosi di restituire il maltolto, previo il pagamento di un “risarcimento” pari a 700 euro. L’imprenditore ha accettato, ma contemporaneamente ha allertato i carabinieri, i quali hanno allestito e fatto scattare la loro trappola.

Si sono travestiti da operai e si sono messi all’opera nel cantiere, in attesa che l’autore dell’estorsione tornasse. L’uomo infatti, aveva scelto come luogo dello scambio, proprio il luogo da cui aveva fatto sparire gli attrezzi.

Dopo qualche ora di attesa, l’uomo si è presentato a bordo della sua auto, si è fermato di fronte all’ingresso del cantiere ed ha scaricato a terra tutta la refurtiva sottratta. Quando l’imprenditore teramano ha tirato fuori la somma in contanti pattuita, i carabinieri hanno tirato giù la maschera ed hanno fatto scattare le manette intorno ai polsi dell’uomo, accusato di estorsione. Sia gli attrezzi, che il denaro, sono stati riconsegnati al proprietario vittima di estorsione.

Per il trentaquattrenne arrestato invece, dopo un breve periodo trascorso ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida, si sono aperte le porte del carcere.

Teramo

I dipendenti del comune di Alba Adriatica proclamano lo stato d’agitazione

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I dipendenti comunali del comune di Alba Adriatica lamentano una cronica assenza di personale e proclamano lo stato d’agitazione «propedeutico ad azioni più eclatanti».

TERAMO – Ancora uno stato d’agitazione proclamato in Val Vibrata, ma questa volta non sono i lavoratori di un’azienda a protestare, ma gli impiegati di un Ente pubblico. Nonostante i concorsi emanati, l’amministrazione albense non è riuscita a sopperire all’assenza di personale ed i dipendenti del comune di Alba Adriatica hanno dunque proclamato lo stato d’agitazione, nel corso dell’assemblea CSA RAL (Regioni Autonomie Locali) dello scorso 1 giugno.

Molti dei neo assunti, hanno in fretta rassegnato dimissioni per migrare verso Enti e posizioni lavorative più remunerative. Al di là dell’assenza di personale,, sono anche altri i fattoi per i quali i dipendenti del comune di Alba Adriatica hanno proclamato lo stato d’agitazione, come la mancata erogazione delle indennità di risultato, la mancanza di un programma dedicato alla formazione del personale e, più in generale, di benessere lavorativo.

«Da anni i servizi comunali vengono garantiti, con fatica, dall’abnegazione dei dipendenti del
Comune di Alba Adriatica – dichiara la RSU – che, in cambio, vedono disconosciuti i diritti più
elementari, non vedendosi erogati gli incentivi salariali previsti dal contratto, subendo ritardi e disservizi che non possono essere imputati al personale stesso».

«Il clima che si respira negli uffici comunali – sostengono i lavoratori – dà il senso di una misura ormai colma, con una situazione lavorativa non più sostenibile anche da un punto di vista del benessere psicofisico dei lavoratori. Attendiamo risposte immediate, come dipendenti e come cittadini, affinché la macchina amministrativa possa assicurare un funzionamento efficace ed efficiente e si possa lavorare in serenità».

Nei prossimi giorni, alla presenza del Prefetto di Teramo Fabrizio Stelo, si terrà un incontro tra l’amministrazione e le rappresentanze sindacali nel tentativo di trovare un punto di conciliazione. Qualora non arrivasse la fumata bianca, avvisa CSA RAL, seguiranno azioni di protesta più radicali. Nel frattempo Cgil e Cisl hanno lanciato un ultimatum al Comune: o la situazione si sblocca entro il 15 giugno, o anche loro proclameranno l’agitazione.

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A Martinsicuro una passeggiata per la parità di genere con la campionessa Simona Di Eugenio

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Raccontare il cammino della donna attraverso le diseguaglianze: questo il focus della passeggiata organizzata dalla Cpo di Martinsicuro per sabato 17 giugno in compagnia della campionessa mondiale di pattinaggio Simona Di Eugenio. L’iniziativa sarà seguita da altri eventi simili.

TERAMO – La Commissione Pari Opportunità del Comune di Martinsicuro ha organizzato per sabato 17 giugno un’iniziativa dedicata parità di genere: “Camminiamo Insieme”, una passeggiata ludico-motoria non competitiva, in compagnia della campionessa mondiale di pattinaggio Simona Di Eugenio.

L’iniziativa è promossa dalla presidente della Cpo martinsicurese Isabel Marchegiani, in collaborazione con il delegato allo Sport Alessandro Casmirri e il presidente del Consiglio Comunale Umberto Tassoni. La passeggiata, che nelle mire degli organizzatori sarà seguita da altri eventi simili, ha una duplice valenza: promuovere la funzione educativa e formativa dell’attività fisico-motoria-ricreativa e illustrare esempi virtuosi di affermazione femminile.

Simona Di Eugenio a Martinsicuro racconterà la propria esperienza di vita e le asperità che ha incontrato lungo il cammino che l’ha portata ad eccellere nel suo sport. L’appuntamento è fissato per le 18:30 alla Rotonda Las Palmas.

Isabel Marchegiani ed Umberto Tassoni

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Ancona

Controlli dei Nas in macellerie e ristoranti etnici: sequestrati 150 kg di carne

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In un anno sono state più di otto mila tonnellate di alimenti irregolari sequestrati dai Carabinieri in Italia. Nelle ultime settimane in Abruzzo sono stati eseguiti diversi controlli in macellerie e ristoranti etnici, culminati con sanzioni e con una sospensione di attività. A Macerata pesanti sanzioni ad un deposito alimentare che custodiva bevande non conformi.

PESCARA – Nella Giornata mondiale della sicurezza alimentare, che ricorre ogni 7 giugno, il Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute illustra le attività svolte dai Nas in Abruzzo e nelle Marche, soffermandosi in particolare si controlli svolti all’interno di macellerie o ristoranti etnici.

Nelle ultime settimane in Abruzzo sono stati controllati 40 esercizi commerciali, tra alimentari, macellai e rivenditori di kebab. In 30 sono emerse irregolarità di varia natura. La situazione più critica in provincia di Teramo, dove è arrivata la sospensione di attività per un alimentari etnico. Mancavano i requisiti minimi igienico sanitari e nei locali è stata appurata la necessità di alcuni interventi di manutenzione straordinaria, sia a livello strutturale, che per dal punto di vista della sanificazione. Molte derrate alimentari poi, erano conservate sul pavimento o in celle frigorifere che non consentivano le adeguate operazioni di polizia. Nel maggio scorso invece, sempre nel teramano, a Martinsicuro è stato chiuso un rivenditore di kebab. Oltre a queste operazioni, sono stati sequestrati 15 chili di carne di suino e agnello privi di ogni forma di tracciabilità.

A L’Aquila i Carabinieri hanno trovato 100 chili di merce scaduta e non tracciata in vendita in una macelleria, in particolare vegetali in salamoia, legumi e spezie. Qui oltretutto era esposta anche altra merce, come calzature e pentolame. La Asl ha disposto la distruzione del cibo.- Stesso discorso in un’altra macelleria etnica dell’aquilano dove 13 chili di carne erano conservati in maniera non conforme ed erano privi delle corrette etichette. La Asl ha disposto la sospensione dell’attività e la distruzione degli alimenti.

A Pescara invece, sono stati sequestrati 20 chili di pane prodotto artigianalmente: era stato congelato senza l’impiego di un idoneo abbattitore. Più tranquilla la situazione nel chietino, dove comunque sono stati effettuati diversi controlli dei Nas in macellerie e ristoranti etnici.

A Macerata infine sono state elevate sanzioni per due mila euro al titolare di origine pakistana di un deposito di alimenti e bevande nel quale erano conservate 402 bottiglie da un litro e mezzo di una bevanda alla pera denominata strumka, le cui etichette erano prive delle indicazioni obbligatorie.

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