Dopo il primo caso di vaiolo delle scimmie registrato in Abruzzo, il Dottor Pierluigi Tarquini, infettivologo e specialista di Medicina Interna e Gastroeneterologia\Epatologia, fa un po’ di chiarezza sul virus dichiarato “emergenza sanitaria globale” dall’OMS.
TERAMO – L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato lo scorso 23 luglio 2022 il vaiolo delle scimmie (Monkeypox) “emergenza sanitaria globale“. In Italia sono stati descritti circa 430 casi ed il primo paziente affetto da vaiolo delle scimmie è stato registrato anche in Abruzzo, un Teramano rientrato da un soggiorno all’estero, in Europa, dove era stato a contatto con dei casi accertati. Per capire un po’ meglio di cosa si tratta, abbiamo chiesto lumi al Dottor Pierluigi Tarquini, infettivologo e specialista di Medicina Interna e Gastroeneterologia\Epatologia, anche per sfatare miti e false credenze.
«Il vaiolo delle scimmie (Monkeypox, MPX) è una zoonosi virale (il virus è trasmesso all’uomo dagli animali) con sintomi simili a quelli osservati in passato nei pazienti con vaiolo, sebbene clinicamente sia meno grave. Il vaiolo, infatti, si trasmetteva più facilmente ed era più letale poiché circa il 30% dei pazienti decedeva. Con l’eradicazione del vaiolo nel 1980 e la successiva cessazione della vaccinazione, il vaiolo delle scimmie è emerso come il più importante orthopoxvirus per la salute pubblica.
Per la maggior parte delle persone, comunque, l’MPX è una malattia lieve-moderata e guarisce spontaneamente. Il vaiolo delle scimmie si trova principalmente nell’Africa centrale e occidentale, spesso in prossimità delle foreste pluviali tropicali, ed è apparso sempre più nelle aree urbane. Gli ospiti animali includono una serie di roditori e primati non umani.
I sintomi del vaiolo delle scimmie comprendono di solito: febbre, intenso mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e astenia. I segni più frequenti sono: linfonodi ingrossati ed eruzioni o lesioni cutanee. L’eruzione cutanea di solito inizia entro tre giorni dalla comparsa della febbre. Le lesioni, che all’inizio possono essere anche solo pochi elementi (scambiati per altro) possono essere piatte o leggermente rialzate, piene di liquido limpido o giallastro, possono formare croste, seccarsi e cadere. L’eruzione cutanea tende a concentrarsi sul viso, sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi. Può anche essere riscontrata sulla bocca, sulla zona perigenitale e sugli occhi.
I sintomi in genere durano da 2 a 4 settimane e scompaiono da soli senza trattamento. Il virus si trasmette attraverso un contatto stretto con un caso sintomatico. L’eruzione cutanea, i fluidi corporei (come liquido, pus o sangue da lesioni cutanee) e le croste sono particolarmente infettivi; il virus può diffondersi attraverso la saliva o attraverso droplet (goccioline respiratorie) in caso di contatto prolungato faccia a faccia (a maggior rischio gli operatori sanitari, i membri della stessa famiglia e altri contatti stretti dei casi confermati) ed anche con contatto diretto durante le attività sessuali. Anche indumenti, lenzuola, asciugamani o stoviglie contaminati dal virus di una persona infetta possono contagiare altre persone.
Attualmente poco o nulla può essere fatto in prevenzione con vaccinazioni e come terapia, per cui l’unica forma di tutela, soprattutto per i giovani, è rappresentata dalla conoscenza del problema che permetta di evitare contatti a rischio specie quando si viaggia all’estero in paesi in cui la malattia è presente».
Pierluigi Tarquini