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L'Aquila

Due ragazze rapinano un pensionato e gli scippano una catenina d’oro e mille euro

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Estate Sicura 22 nuovi carabinieri in arrivo nella provincia di Teramo

L’episodio si è verificato martedì scorso. I passanti, richiamati dalle grida del pensionato rapinato a L’Aquila in pieno centro, hanno inseguito le ladre. Una è stata presa, l’altra è riuscita a scappare col bottino.

L’AQUILA – Hanno avvicinato una anziano con un pretesto, nei pressi di Piazza Duomo, e poi gli hanno strappato la catenina dal collo, dopo avergli soffiato mille euro che il signore custodiva nel taschino interno della giacca. Nonostante la destrezza però, il pensionato rapinato in pieno centro a L’Aquila lo scorso martedì 7 marzo, si è accorto del furto ed ha richiamato l’attenzione dei passanti, i quali, una volta allertato il 112, hanno rincorso le due malviventi.

Quando i carabinieri sono arrivati, hanno bloccato una delle due, che era stata raggiunta dal pensionato, il quale la stava trattenendo a fatica. L’altra invece è riuscita a dileguarsi, con il bottino.

La donna fermata, una trentunenne proveniente da un’altra regione, ritenuta l’autrice dei furti, è stata arrestata in flagranza di reato per rapina. E’ emerso che era stata condannata a più di un anno di reclusione per reati analoghi, con pena sospesa. E’ stata dunque trattenuta in camera di sicurezza, in attesa dell’udienza di convalida, mentre i militi sono all’opera per risalire alla complice ed intercettarla.

L'Aquila

Marsilio sull’attacco hacker all’Asl di L’Aquila: «guerra cibernetica internazionale»

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marsilio attacco hacker l'aquila

Parlando dell’attacco hacker subito dall’Asl aquilana, il Presidente di Regione Abruzzo Marco Marsilio si sofferma sulle presunte origini russe degli autori e si concentra sulle possibili connessioni con le tensioni tra Russia e Occidente in seguito all’invasione di Ucraina: «terrorismo internazionale che tende a destabilizzare le istituzione pubbliche nei paesi occidentali».

L’AQUILA – Il presidente di Regione Abruzzo Marco Marsilio fa il punto sulla situazione dell’Asl1, dopo il pesante attacco hacker subito. Soltanto in questi giorni l’operatività dei sistemi informatici della sanità aquilana è stata, parzialmente, ripristinata. «Un livello inedito con modalità mai viste prima, comprese quelle successive all’attacco di comunicazione e polemica – commenta Marsilio – Nessuno peraltro è in grado di stabilire se i responsabili sono le stesse persone che poi nei giorni successivi hanno alimentato attacchi personali, polemiche e sollecitazioni popolari alla rivolta e alla sedizione».

Per definire l’aggressione subita, Marsilio utilizza termini che rimandano ai primi anni duemila e alle definizioni che George W. Bush dava dei terroristi islamici: «Questi criminali informatici sono protetti dall’oscurità e dall’anonimato e quasi mai vengono scoperti. Quando si individua un server di origine, spesso è ospitato da uno Stato canaglia, che non collabora e quindi non permette alle indagini di arrivare a conclusione. L’origine di questa gang sarebbe russa ed è facile associare l’attacco hacker all’Asl di L’Aquila alle tensioni in corso tra Russia e l’Occidente per il sostengo all’Ucraina. Magari è parte di una guerra cibernetica internazionale, del terrorismo internazionale che tende a destabilizzare le istituzione pubbliche nei paesi occidentali. Di questi attacchi se ne stanno registrando molti e tra il 2021 e il 2022 c’è stato un incremento del 169%. Necessario innalzare i livelli di attenzione e sicurezza».

In merito ai livelli di sicrezza e al riprisitino dei sistemi infromatici, il presidente di Regione afferma: «Questo virus non era individuabile e nessuno era in grado di fermarlo. Tutte le aziende di sicurezza sono al lavoro per innalzare gli standard di protezione e noi facciamo parte di questo sforzo. L’Asl di L’aquila ha riattivato le sue strutture sul polo strategico nazionale e se non altro abbiamo anticipato di tre anni la trasmigrazione verso questo struttura dello Stato molto elevata in termini di sicurezza e tecnologia. I tecnici ci dicono che entro la settimana la funzionalità dell’Asl arriverà al 100%. Ma anche quando si è lavorato col cartaceo, i primari ci hanno assicurato che le attività di emergenza ed urgenza sono state sempre assicurate. Alcuni lievi ritardi nella somministrazione delle cure sono già stati recuperati. Ovviamente siamo tutti costernati per l’aggressione subita e i disagi che questa ha creato».

L’ultima battuta di Marsilio in merito all’attacco hacker, è a proposito della pubblicazione di diversi dati sensibili trafugati dai server dell’Asl1 di L’aquila: «Sul dark web sono finiti molti dati e noi ricordiamo che chi vi attinge commette un reato. Non per voglia di censura, ma perché si tratta di dati sensibili e riservati che un giornalista non pubblicherebbe mai, mentre ci sono persone però che per voglia di scandalismo e malinteso senso di trasparenza l’hanno fatto e noi le abbiamo dovute bloccare».

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L'Aquila

Tensioni in Kosovo, feriti 14 militari del 9° Reggimento Alpini di L’Aquila

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Immagini d'archivio (fonte Ministero della Difesa)

Le tensioni crescenti tra le popolazioni che abitano il nord del Kosovo ed il sud della Serbia, sono nuovamente sfociate in scontri e proteste, in seguito ai quali sono rimasti feriti 34 soldati delle forze Nato, tra i quali 14 italiani del 9° Reggimento Alpini di L’Aquila.

L’AQUILA – La frontiera tra il sud della Serbia e il nord del Kosovo torna a farsi caldo. Le tensioni sono tornate a palesarsi già alla fine dello scorso anno e nei giorni scorsi sono tornati ad acuirsi in seguito alle elezioni dello scorso 26 aprile. La popolazione serba che vive in Kosovo, che a dicembre ha paralizzato le arterie del Paese con barricate e blocchi stradali per protestare contro il divieto di circolazione di targhe serbe, ha manifestato violentemente contro l’elezione dei sindaci kosovari-albanesi, la cui elezione è stata da loro boicottata: hanno tentato di impedire ai nuovi sindaci di insediarsi presso le sedi di competenza. Ne sono nati disordini, sfociati in scontri con le forze di peace keeping della Nato (Kfor, Kosovo Force): lancio di oggetti, pietre e perfino bombe molotov. 34 soldati ungheresi, moldavi e italiani sono rimasti feriti negli scontri in Kosovo: 14 i connazionali, appartenenti al 9° Reggimento Alpini di L’Aquila. Quattro di essi sono abruzzesi.

Tre dei soldati italiani feriti hanno riportato ustioni e fratture, ma le loro condizioni non destano preoccupazioni. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto è in contatto con il Comando Operativo di Vertice Interforze, con il Comandante della Kfor e con le autorità di Serbia e Kosovo ed ha parlato con il Ministro della Difesa del Kosovo Armend Mehaj, sottolineando che: «in questo momento è di vitale importanza porre in essere tutte le azioni necessarie per mitigare le tensioni e scongiurare ogni possibile escalation tra le parti». Poi, facendo gli auguri di pronta guarigione ai militi feriti, Crosetto ha puntualizzato: «I nostri militari continuano a impegnarsi per la pace».

«Auguro a tutti i militari Kfor della Nato che sono rimasti feriti oggi in Kosovo una pronta guarigione, in particolare ai tre alpini del “9° Reggimento L’Aquila”, impegnati con i loro colleghi nelle operazioni di pace dall’altra parte del mare Adriatico. Ho avuto modo di sentire il loro comandante, il colonnello Mario Bozzi, che mi ha rassicurato sulle loro condizioni. Le ferite sono lievi e spero che potranno tornare al più presto ad abbracciare i loro familiari» il commento del presidente di Ragione Abruzzo Marco Marsilio.

Il Ministero della Difesa rende noto che le proteste contro i sindaci kosovari-albanesi sono avvenute nelle città di Mitrovica NordZvecan, Zubin Potok Leposavic. La Kfor (Kosovo Force) è intervenuta come forza d’interposizione tra la popolazione serbo kosovara e la Kosovo Police, giunta sul posto per consentire l’insediamento dei sindaci. Nel pomeriggio di ieri, lunedì 30 maggio, le proteste a Zvecan sono diventate violente e intorno alle 16:50 si è verificato il lancio di molotov, con all’interno chiodi, petardi e pietre, ha provocato feriti tra le forze militari della Kfor.

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Ascoli Piceno

Tragedie in montagna nel weekend: tre escursionisti morti e due soccorsi

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due escursionisti morti sul gran sasso

Due escursionisti sono stati soccorsi sui Monti Sibillini, dove erano rimasti bloccati, altri due invece, una guida alpina ed un appassionato di alpinismo, sono morti dopo essere precipitati mentre si arrampicavano sul Gran Sasso. Un terzo escursionista è stato stroncato da un malore nella valle dell’Ambro.

TERAMO – Le montagne marchigiane ed abruzzesi sono tate teatro di due tragedie durante il weekend appena trascorso. Sabato 27 maggio, due escursionisti, alpinisti in cordata, sono morti mentre si arrampicavano sul Gran Sasso, mentre il giorno successivo, domenica 28, un uomo è stato trovato senza vita tra Montefortino ed Amandola, nella valle dell’Ambro, probabilmente stroncato da un malore.

La prima tragedia si è verificata nel canale Sivitilli del Corno Piccolo, sul versante che si affaccia su Prati di Tivo, ad un’altitudine di 2.500 metri sul livello del mare. LE vittime sono una guida alpinista di 48 anni di Spoltore ed un appassionato di cordata di 51 anni di Pescara.

Era abruzzese, originaria di Sulmona, anche la persona di 49 anni che ieri è stato ritrovato privo di vita nel fermano. molto probabilmente, a risultar fatale è stato un malore. A trovare il suo corpo, altre persone che percorrevano lo stesso tragitto.

Altri due escursionisti invece, sono rimasti bloccati sui Monti Sibillini, nella provincia ascolana. n località Lago di Pilato, due giovani sono rimasti bloccati a causa dal maltempo e non erano in grado di comunicare con i soccorsi, dal momento che si erano scaricati i loro telefoni cellulari. Il soccorso alpino ha fatto immediatamente scattare le ricerche, per le quali si è avvalso anche di un drone con sistema termografico per l’individuazione di fonte di calore. Alle operazioni, che si sono concluse intorno alle ore 2:00 quando i ragazzi sono stati individuati, hanno preso parte anche i Vigili del Fuco.

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