Nell’anconetano al termine di un inseguimento, un pregiudicato ha tentato di investire un carabiniere, il quale ha esploso due colpi con la pistola d’ordinanza: uno ha raggiunto il conducente dell’auto, che non si troverebbe però in pericolo di vita dopo la sparatoria avvenuta a Posatora.
ANCONA – Scene da film dell’azione ieri notte a Posatora, dove un inseguimento tra un’auto sospetta e una pattuglia dei carabinieri è terminata con un tentativo di investimento e una sparatoria: un milite ha sparato in direzione dell’auto che voleva investirlo, colpendo il conducente. Non sarebbe in pericolo di vita l’uomo raggiunto dallo sparo.
Ieri notte, intorno alle 4:00, una pattuglia del Norm dei carabinieri ha intercettato, in via Castellano, un’auto sospetta, che montava targhe rubate. A bordo due pregiudicati, un uomo e una donna, di 53 anni e una donna di 51, residenti nell’anconetano. All’alt intimato dai carabinieri non si sono fermati, anzi, hanno ingranato la marcia e si sono dati alla fuga.
I militari si sono immediatamente lanciati al loro inseguimento e dopo qualche chilometro, li hanno speronati in via Madre Teresa di Calcutta. I carabinieri sono usciti con l’arma in pugno ed hanno intimato ai due occupanti del veicolo di scendere. Ma l’uomo alla guida ha ingranato la retromarcia e, nel tentativo di liberarsi, ha cercato di investire i due militari, che però hanno evitato l’impatto, colpendo l’auto di servizio.
Uno dei due militari ha aperto il fuoco in direzione delle gomme, ma un proiettile ha perforato il bagagliaio, ha perforato il sedile di guida e si è conficcato nella schiena del conducente, che però è ripartito non rinunciando alla fuga. Ma poco dopo, in via Fornetto, a causa di una gomma bucata, ha dovuto definitivamente arrendersi e fermare il mezzo su cui era a bordo. I due sono stati immediatamente arrestati e l’uomo è stato affidato alle cure del personale sanitario del 118, che lo ha trasferito d’urgenza all’ospedale regionale di Torrette, dove si trova ricoverato non in pericolo di vita, dopo un’operazione d’emergenza.
La collezione di opere dense di suggestioni dell’artista jesino Patrizio Di Massimo, che vive e lavora a Londra, resteranno in mostra fino al prossimo 3 settembre.
ANCONA – Realtà e irrealtà, fantasia e ragione, trascendenza e immanenza possono consapevolmente e inconsapevolmente coesistere. Immagini improvvise, ricordi e intuizioni, parole dette e non dette attraversano a volte in un baleno la mente, svaniscono in un attimo o lasciano una persistente, indelebile memoria. Il mondo interiore è immenso e libero, riteneva Byron, privo quindi di innate contraddizioni. È l’immediata considerazione che è possibile formulare visitando la mostra, allestita a Palazzo Bisaccioni e alla Galleria Pianetti e visitabile fino al 3 settembre, di Patrizio Di Massimo, artista jesino che vive e lavora a Londra, di cui è presentata una collezione di opere dense di significati e di suggestioni.
Patrizio di Massimo ha appunto dato forma a quanto di vero e assurdo, razionale e fantastico, sacro e profano, drammatico e bizzarro riconosce in lui o immagina sia negli altri. Già il manifesto della mostra ne rende idea. Lo strano personaggio raffigurato, ‘The Milliner’ (‘Il venditore di cappelli da donna’) richiama passato e presente. Appare subito come una reinterpretazione dell’angelo ritratto da Caravaggio nel ‘Riposo nella fuga in Egitto’. Simile è il panneggio, ma inversa è la torsione del dorso e del viso che ha tratti non più celestiali, pagani piuttosto e quasi fauneschi, riconoscibili come quelli dello stesso autore. Il vincastro è sostituito da una canna in parte nascosta tra variopinti cappelli, forse un simbolico riferimento alla ‘vetrina’ delle sue opere. Una dissacrazione? Piuttosto un gioco vagamente ironico, una combinazione libera di ricordi, rimandi, suggestioni.
Lungo il percorso della mostra ci si accorgerà che oltre a Caravaggio e al suo vivido colorismo sono evidenti richiami anche ad altri pittori: a Bosch, soprattutto, ma anche a Dalì, De Chirico, Kirkner, F. Kahlo e chissà quanti altri. Molte sono le opere in cui l’immagine dell’autore appare sotto specie, situazioni, travestimenti, metamorfosi diverse: in maschere enigmatiche, clownesche, in lotte furibonde contro demoni e animali fantastici che lo attanagliano per assimilarlo a loro; o come un ‘Caino’ che si accapiglia con un ‘Abele’ che è un altro se stesso; o stremato come un Ulisse naufrago su una remota scogliera; o, in immagini patinate, come un giovane cavaliere in armatura splendente che salva da un incantesimo una preziosa prigioniera: o in ambienti domestici, in riposo fra morbidi cuscini, travestito da fantasma o in costume da illusionista o da Dracula.
È così che Patrizio di Massimo vede se stesso e gli altri in una ironica e autoironica fantasmagoria di immagini. È così pure che riesce a trasformare in fiaba e magia anche le più semplici esperienze quotidiane. Una sezione della mostra riguarda ‘Baruffe e conflitti d’interesse’ con opere in cui inserisce amici e familiari che, sotto la sua regia, si contrastano umoristicamente in lotte ridicole. In tema di pandemia raffigura ancora demoni attorno a lui disteso sul letto di una sala operatoria, nascosti fra le lenzuola, insinuati in una ferita o nelle pieghe di un camice o trasformati nel sogno di una Medusa che incombe minacciosa su di lui addormentato. Orripilanti sono quelli di un grande trittico, ‘Alla rosa bianca e al pettirosso’, che allude alla ‘Deposizione’ di L. Lotto. La ‘rosa bianca’ è una ragazza ucraina pronta a difendersi con in braccio un fucile: il ‘pettirosso’ è, sulla destra, un ragazzo russo solo, triste, pensoso. Al centro, sul lenzuolo, invece del Cristo è distesa una donna in tuta militare che sta per essere gettata in una fossa da due ambigui personaggi. È palese che all’artista la donna appare come la più innocente, sacrificata vittima della guerra. Cornice alla scena è un recinto di lapidi abbattute, su una delle quali è posato un tenero pettirosso fra orribili mostri digrignanti che spuntano ovunque. In terra, solo qualche pallido, effimero petalo di rosa, memoria di una Bellezza perduta.
Preferibile forse lasciare la mostra di Patrizio Di Massimo con impressioni più serene; come le immagini della sua bambina ad occhi sgranati che fissa con stupore chi la guarda, che strilla alla disperata o sfoglia assorta un libro, o dorme placidamente nel lettone accanto alla mamma. Nella più poetica delle immagini, ‘On the rocks’ è ritratta sorridente, senza timori, distesa su uno sperone di roccia sospeso nel cielo notturno accanto alla mamma addormentata e al papà che guarda incantato la luna. Nell’immenso spazio celeste, il miracolo della vita.
Durante un volo di ricognizione, un elicottero della Guardia di Finanza ha individuato ad Ancona una discarica abusiva che ospitava oltre 35 tonnellate di rifiuti industriali di vario genere.
ANCONA – Dall’alto, tutti quei pneumatici sono saltati all’occhio in fretta. Sorvolando la zona con maggior attenzione, e fotografando quello che incontrava, un elicottero della Guardia di Finanza ha scoperto un’area adibita a discarica all’interno del piazzale di un’azienda. L’operazione di controllo è stata eseguita dal Reparto Operativo Aeronavale di Ancona, in collaborazione con la Sezione Aerea di Rimini, in seguito alla quale è stata sequestrata un’area in cui erano conservate 35 tonnellate di rifiuti.
In seguito alla segnalazione aerea, a terra sono entrati in azione le fiamme gialle, che hanno sequestrato l’area di 500 metri quadri adibita a discarica abusiva. Ad accompagnarle, il personale Arpam. Nell’officina meccanica dedita alla riparazione dei veicoli, erano conservati rifiuti pericolosi e non, quali pneumatici, parti di carrozzeria, accumulatori esausti al piombo e olio e filtri usati. Parte di questo materiale era depositato direttamente sul terreno.
35 le tonnellate di rifiuti conservati nel piazzale da 500 metri quadri sottoposto a sequestro. Il titolare della ditta è stato deferito per violazione della normativa ambientale.
ANCONA – Dopo un iter durato alcuni mesi, intervallato da diversi passaggi burocratici, ieri, mercoledì 24 maggio, è arrivata infine la posa della prima pietra del polo logistico Amazon che sorgerà a Jesi. Le previsioni stimano in mille i posti di lavori che verranno creati a tre anni dall’apertura dell’hub, oltre ad un incremento di occupazione e ordini da parte delle piccole e medie imprese che saranno compresi nel circuito del colosso delle vendite sul web.
Ricca e sorridente la schiera di autorità presenti. Il sindaco Lorenzo Fiordelmondo ha infatti accolto il Presidente di Regione Marche Francesco Acquaroli, il senatore e ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il Sottosegretario all’Economia e Finanze onorevole Lucia Albano. Presenti inoltre Stefano Perego, Vice Presidente di Amazon Customer Fullfillment & Global Procurement per il Nord America e l’Europa, Lorenzo Barbo, Regional Director Amazon Italia Logistica e Massimo Stronati, Presidente Interporto Marche.
Il sito Amazon che nascerà a Jesi si andrà ad aggiungere ai 60 già presenti in Italia, nei quali sono assunti 18 mila dipendenti. Negli ultimi 10 anni il colosso delle vendite sul web, secondo un’analisi di The European House – Ambrosetti, è stato quello che ha creato il maggior numero di posti di lavoro in Italia, con una media di 30 nuovi occupati alla settimana.
Ammontano a 20 mila invece le PMI che si affidano al marketplace per il commercio dei propri prodotti. In queste sono state assunte 60 mila persone per la migrazione digitale e poter essere on-line. Le vendite all’estero nel 2021hanno raggiunto quota 800 milioni. Nelle Marche sono 500 le piccole e medie imprese coinvolte nel circuito Amazon, per un giro d’affari di 25 milioni di euro l’anno, di cui circa la metà verso l’estero. Amazon dal canto suo, ricorda che a partire dal 2010, anno di approdo nel nostro Paese, ammontano a 12,6 i miliari di di euro investiti.
Il polo logistico Amazon che sorgerà a Jesi, del quale ieri è avvenuta la posa della prima pietra, sarà una struttura all’avanguardia dal punto di vista dell’impatto ambientale e dell’efficientamento energetico. Nell’ottica di raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 20240, la struttura non utilizzerà combustibili fossili, ma si affiderà ad un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, col quale alimenterà anche gli impianti di climatizzazione e illuminazione. Nel sito saranno presenti colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, un deposito per le bicilette ed una fermata dell’autobus.