Con oltre 47mila seguaci su Facebook, “Se li quadr putess parlà nu stassam zitt” è una delle pagine social più rappresentative dell’ironia abruzzese. Ce la illustra in esclusiva la creatrice Anna Di Giovanni.
Aperta nel 2014, poco dopo l’exploit del format capostipite (“Se i quadri potessero parlare” di Stefano Guerrera), la declinazione abruzzese dei quadri parlanti coinvolge da anni sempre più utenti, attraverso delle simpatiche frasi dialettali pronunciate da improbabili personaggi dipinti e disegnati. Per la prima volta la creatrice della pagina, Anna Di Giovanni, ha deciso di palesarsi concedendoci una piccola chiacchierata.
Ciao commà, innanzitutto: di chi si la fije? Da quale paese provieni?
Ciave so la fije di ‘Ntonio e Italia. Papà era nato a Vicoli, mamma a Città Sant’Angelo, si trasferirono entrambi a Pescara prima della nevicata del ’56, lo raccontavano sempre. Io sono nata a Pescara nel 1958 e ho vissuto sempre a Pescara: quasi sicuramente mi more pure a ecche!
Come ti venne in mente, nel lontano 2014, di aprire la pagina?
Era l’ottobre del 2014, non era un periodo felice per colpa di nu pare di stuppelle che m’hanne fatte arrajà in alcuni gruppi pescaresi! Già mettevo i quadri nel profilo personale così ho creato la pagina, più che altro per dare sfogo ai miei ricordi di quando stavo alla radio, perché io sono Zà Annina di Radio Aterno e Parsifal! Tineve vent’anne, raccontavo le barzellette come ai tempi in cui frequentavo il Liceo artistico Misticoni a Pescara: ecco perché conosco tanti quadri, ne ho anche dipinti alcuni. Adoravo i naïf di Ivan Generalić, che dipingeva su grandi spazi; io invece usavo i miei capelli a mo’ di pennelli, dipingendo dei fili d’erba sottilissimi.
Come selezioni i quadri da far parlare?
I quadri li guardo e mi ispirano diverse cose. Per esempio la donna che legge i fondi del caffè… per me la tazze o è sgrugnate o è zozze! Prendo ispirazione dalle facce dei personaggi e ci abbino barzellette e fatti accaduti realmente, ad esempio come quando mia zia (che ha 96 anni), sapendo che sarebbe andata mia sorella a prendere un caffè da lei, disse: “Eh miche ci sta lu bar a ecche!” Ne potrei raccontare tanti di fattarille ma dovresti fare un’altra puntata!
Che tipo di dialetto cerchi di utilizzare? Il tuo o un misto di dialetti abruzzesi?
Uso il dialetto che ho sentito e letto, papà scriveva poesie sia dialettali che italiane; lui sosteneva che le vocali che non si dicono, non si scrivono, ed io faccio così! Poi se a volte non ricordo qualcosa mi avvalgo delle varie fonti che trovo sul web, usando solo quelle che corrispondono ai miei ricordi.
Qual è stata la soddisfazione più bella che hai avuto grazie alla pagina?
Le soddisfazioni sono tante e me le danno coloro che mi seguono, tranne quando arrive chi dice di saperne di chiù, ultimamente è toste, nin va bbone ninde e la tentazione di lasciar perdere tutto è abbastanza forte; però ci sono tante signore che aspettano me per farsi due risate, così come io aspetto sempre qualcuno che mi faccia ridere; per questo vado avanti, fino a quando mi funzione la cocce.
Progetti per il futuro?
Progetti per il futuro… boh nin sacce che magne uoje, figurete dumane! Lu destine ni facem nu, a tre anne so remaste sorde pe la tosse cunvulse; beh, ije so bbinidette quel dono, perché così quande nin vuje aresponne facce finde ca ni so ‘ndese! Per il futuro vulesse la salute pi tutte quante e vorrei vedere crescere il mio nipotino, sperando che ne possano arrivare almeno ‘n atru pare!
Grazie assai.
Grazie a te e a tutta la redazione de “Il Martino”.