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L'Aquila

Marsilio sull’attacco hacker all’Asl di L’Aquila: «guerra cibernetica internazionale»

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Parlando dell’attacco hacker subito dall’Asl aquilana, il Presidente di Regione Abruzzo Marco Marsilio si sofferma sulle presunte origini russe degli autori e si concentra sulle possibili connessioni con le tensioni tra Russia e Occidente in seguito all’invasione di Ucraina: «terrorismo internazionale che tende a destabilizzare le istituzione pubbliche nei paesi occidentali».

L’AQUILA – Il presidente di Regione Abruzzo Marco Marsilio fa il punto sulla situazione dell’Asl1, dopo il pesante attacco hacker subito. Soltanto in questi giorni l’operatività dei sistemi informatici della sanità aquilana è stata, parzialmente, ripristinata. «Un livello inedito con modalità mai viste prima, comprese quelle successive all’attacco di comunicazione e polemica – commenta Marsilio – Nessuno peraltro è in grado di stabilire se i responsabili sono le stesse persone che poi nei giorni successivi hanno alimentato attacchi personali, polemiche e sollecitazioni popolari alla rivolta e alla sedizione».

Per definire l’aggressione subita, Marsilio utilizza termini che rimandano ai primi anni duemila e alle definizioni che George W. Bush dava dei terroristi islamici: «Questi criminali informatici sono protetti dall’oscurità e dall’anonimato e quasi mai vengono scoperti. Quando si individua un server di origine, spesso è ospitato da uno Stato canaglia, che non collabora e quindi non permette alle indagini di arrivare a conclusione. L’origine di questa gang sarebbe russa ed è facile associare l’attacco hacker all’Asl di L’Aquila alle tensioni in corso tra Russia e l’Occidente per il sostengo all’Ucraina. Magari è parte di una guerra cibernetica internazionale, del terrorismo internazionale che tende a destabilizzare le istituzione pubbliche nei paesi occidentali. Di questi attacchi se ne stanno registrando molti e tra il 2021 e il 2022 c’è stato un incremento del 169%. Necessario innalzare i livelli di attenzione e sicurezza».

In merito ai livelli di sicrezza e al riprisitino dei sistemi infromatici, il presidente di Regione afferma: «Questo virus non era individuabile e nessuno era in grado di fermarlo. Tutte le aziende di sicurezza sono al lavoro per innalzare gli standard di protezione e noi facciamo parte di questo sforzo. L’Asl di L’aquila ha riattivato le sue strutture sul polo strategico nazionale e se non altro abbiamo anticipato di tre anni la trasmigrazione verso questo struttura dello Stato molto elevata in termini di sicurezza e tecnologia. I tecnici ci dicono che entro la settimana la funzionalità dell’Asl arriverà al 100%. Ma anche quando si è lavorato col cartaceo, i primari ci hanno assicurato che le attività di emergenza ed urgenza sono state sempre assicurate. Alcuni lievi ritardi nella somministrazione delle cure sono già stati recuperati. Ovviamente siamo tutti costernati per l’aggressione subita e i disagi che questa ha creato».

L’ultima battuta di Marsilio in merito all’attacco hacker, è a proposito della pubblicazione di diversi dati sensibili trafugati dai server dell’Asl1 di L’aquila: «Sul dark web sono finiti molti dati e noi ricordiamo che chi vi attinge commette un reato. Non per voglia di censura, ma perché si tratta di dati sensibili e riservati che un giornalista non pubblicherebbe mai, mentre ci sono persone però che per voglia di scandalismo e malinteso senso di trasparenza l’hanno fatto e noi le abbiamo dovute bloccare».

L'Aquila

In attesa di un nuovo canile in Val Vibrata, i cani saranno trasferiti da Alba Adriatica

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Dopo la gara bandita dall’Unione dei Comuni, i cani ospitati nel rifugio Canalba di Alba Adriatica saranno trasferiti a Collelongo, in provincia di L’Aquila, in attesa che venga realizzato un nuovo canile in Val vibrata.

TERAMO – La situazione del canile di Alba Adriatica è giunta ad un punto di non ritorno: scadute tutte le proroghe, i cani ospitati al suo interno devono essere trasferiti, mentre ancora non si sa dove e quando verrà realizzata una struttura analoga in Val Vibrata.

L’Unione dei Comuni ha deciso il trasferimento dei cani ospitati nel “Rifugio Canalba” presso un nuovo sito. Dopo il bando di gara, questo è stato individuato in un canile di Collelongo, in provincia di L’Aquila. Già nel maggio scorso, questa decisione aveva provocato la rabbia degli animalisti, che hanno giudicato i provvedimenti intrapresi «di dubbia legittimità» e hanno protestato contro la decisione di togliere gli animali dalla protezione dell’organizzazione che «da 35 anni, senza scopo di lucro, conduce e gestisce il Canile di Alba Adriatica».

«Abbiamo adottato tutti i provvedimenti richiesti dall’Ente – dichiarò all’epoca l’attuale Presidente dell’associazione Elisa Pizzingrilli – abbiamo seguito le procedure consigliate, sia per quanto riguarda la richiesta di proroga, dalla scadenza naturale del 31 maggio 2023 e nel frattempo abbiamo acquisito il nuovo sito , ubicato tra Villa Rosa e Martinsicuro , risultato idoneo e autorizzato dal Comune di Martinsicuro e non ci aspettavamo questa decisione immotivata».

Nonostante le azioni di protesta di ambientalisti ed animalisti, che organizzarono an che un sit-in sotto al comune di Alba Adriatica, l’Unione dei Comuni non è tornata sulla sua decisione. Il delegato ai Lavori Pubblici e sindaco di Sant0Egidio alla Vibrata Elicio Romandini organizzerà nei prossimi giorni un sopralluogo nel sito in cui verranno trasferiti i cani del canile di ALba Adriatica, al fine di organizzare le operazioni.

Nel frattempo non è chiaro dove sorgerà il nuovo canile della Val Vibrata. Allo stato attuale, si stanno ancora vagliando le aree potenzialmente adeguate ad ospitarlo. L’indirizzo è quello di dotare il territorio di una struttura che possa fungere anche da pensione per animali, in ottica turistica. Pertanto, verranno valutate fasce costiere, oppure territori immediatamente a ridosso del mare. Sembrerebbe che un’area di Tortoreto Lido sarebbe n pole position, ma la momento non è ancora stata presa una decisione definitiva. Dopodiché bisognerà individuare le risorse e definire i tempi dell’intervento. Intanto, i cani del canile di alba Adriatica, nell’attesa di avere un nuovo rifugio in Val Vibrata, si apprestano a partire per la provincia di L’Aquila.

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L'Aquila

Pascoli fantasma gestiti dalla mafia foggiana: maxi truffa all’UE scoperta dalla GdF

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25 misure cautelari e 5 milioni di euro sequestrati. L’operazione “Transumanza” della Guardia di Finanza di Pescara è scattata all’alba. Indagini durate due anni e dirette dalla DDA di L’Aquila.

PESCARA – La maxi operazione “Transumanza” della Guardia di Finanza di Pescara, coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, è scattata all’alba . 16 perquisizioni a 75 enti e soggetti, tra tra Abruzzo, Puglia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania. 25 misure cautelari emesse e sequestri per 5 milioni di euro. In base alle indagini delle fiamme gialle, durate due anni, un sodalizio criminale su cui aleggia lo spettro della mafia foggiana, avrebbe perpetrato a partire dal 2014 una truffa milionaria all’Unione Europea, dalla quale avrebbe intascato fondi illecitamente per mezzo di pascoli fantasma.

Le indagini sono state svolte in collaborazione con il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo PEF di L’Aquila ed il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie. Al blitz di oggi invece ha preso parte anche il Reparto Aeronavale, che ha fatto levare in volo alcuni mezzi aerei.

Secondo gli inquirenti, le persone coinvolte avrebbero avuto accesso contributi per il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (F.E.A.GA) nel settore della Politica Agricola Comune (PAC) in maniera illecita. Producendo documentazioni false, a partire dal 2014, i 13 complici della truffa, tra cui vi sarebbero persone appartenenti alla mafia foggiana, avrebbero ottenuto la disponibilità di pascoli e di corrispondenti titoli PAC, rilasciati gratuitamente dalla Riserva Nazionale dei Titoli, presentandosi come nuovi giovani imprenditori agricoli. Al contempo, grazie all’aiuto di altrettante società cooperative agricole o associazioni temporanee di impresa, avrebbero fatto incetta di migliaia di ettari di terreni la cui concessione ad uso civico veniva messa a bando dai Comuni.

Le frodi ammonterebbero a 5 milioni di euro. Somme sequestrate a 24 imprese agricole e 38 soggetti, accusati, a vario titolo, di autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, truffa aggravata ai danni dello Stato e per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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L'Aquila

Morto Matteo Messina Denaro: la Procura ha disposto l’autopsia

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Il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso dicembre dopo trent’anni di latitanza, è morto nella notte nell’ospedale San Salvatore di L’Aquila. dopo nove mesi detenzione

L’AQUILA – Non ha trascorso in carcere gli ultimi minuti della sua vita, Matteo Messina Denaro, il boss stragista di Cosa Nostra condannato all’ergastolo al 41bis. Il super latitante arrestato dopo trent’anni di fuga, si è spento dopo nove mesi di prigionia la notte scorsa, lunedì 25 settembre, all’ospedale San Salvatore di L’Aquila, nel quale si trovava ricoverato già da diverso tempo. Negli ultimi giorni le sue condizioni si sono aggravate e il boss, che ha rifiutato l’accanimento terapeutico nel suo testamento biologico, è entrato in coma irreversibile. Dopo la cessazione dell’alimentazione assistita, Matteo Messina Denaro è morto e la Procura ha disposto l’autopsia per accertarne la causa del decesso.

Il boss si trovava in ospedale in seguito ad un’operazione chirurgica, le cui complicazioni si sono rivelate fatali. Messina Denaro era affetto da un tumore al colon che gli era stato diagnosticato durante la latitanza. La sua malattia avrebbe avuto un ruolo chiave nella sua cattura. Dopo l’arresto è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche: dalla prima si era ripreso, dopo la seconda non ha più lasciato l’ospedale, dove era stata allestita una stanza di massima sicurezza allestita apposta.

Al suo capezzale, nei giorni scorsi era arrivata anche la figlia naturale, Lorenza, riconosciuta solo pochi giorni fa. Durante la sua detenzione, avrebbe mantenuto un comportamento impeccabile senza mai creare disordini. E senza mai parlare: con lui, oltre ad un capitolo nero della storia della seconda Repubblica, se ne vanno tanti misteri sui quali bisogna ancora fare luce.

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