La storia considerata da versanti opposti e Giuseppe Mandalà, professore di Storia all’Università di Milano, ha presentato le testimonianze di un evento storico epocale, l’incontro tra il Federico II e il Sultano Al Kamil, in una conferenza a Jesi dal titolo “La Crociata di Federico II vista dal mondo arabo-islamico”.
ANCONA – La storia scritta dai vincitori rischia inevitabilmente settarismi, faziosità, false interpretazioni. Ha tenuto conto di come sia opportuno non esaminarla da un solo punto di vista la Fondazione Federico II che il 27 maggio ha invitatoa Jesi Giuseppe Mandalà, Professore Associato di Storia dei paesi islamici presso l’ Università degli Studi di Milano, a presentare una conferenza su ‘La Crociata di Federico II vista dal mondo arabo-islamico’, incentrata sull’incontro epocale tra l’imperatore normanno e il Sultano Al Kamil del 1229.
Il relatore non è intervenuto personalmente a causa delle interruzioni di viabilità ferroviaria causate dal maltempo. È stato però ascoltato volentieri in videoconferenza dai numerosi presenti e da diversi studenti del Liceo Classico di Jesi. L’incontro è stato presentato dal presidente della Fondazione, Paolo Mariani. Ha ricordato che la conferenza era l’ultima in programma quest’anno, ma che altre attività proseguiranno a giugno.
Diversi quesiti sono stati messi in campo intorno all’argomento. Come e in quali termini si svolse il famoso incontro tra Federico II e il sultano Al Kamil? Quali le motivazioni, le trattative diplomatiche, gli eventi che avevano preparato la stipulazione degli accordi conclusivi? La prima prova della favorevole accoglienza ricevuta da Federico II – ha rilevato il relatore – è una iscrizione araba proveniente da Giaffa, oggi nel Museo Israelitico di Gerusalemme. Federico II è riconosciuto con tutti i suoi titoli e come ‘l’augusto Cesare imperatore di Roma, vittorioso per grazia di Dio, protettore della religione cristiana, sostegno dell’Iman di Roma’. Che fosse re di Gerusalemme era poi qualifica di diritto, avendo Federico II sposato, tre anni dopo la morte della prima moglie, la giovanissima Jolanda di Brienne, siriana, ultima erede legittima del titolo di regina di Gerusalemme che lei aveva ereditato da sua madre.
È accertato dunque che Federico II fu accolto con tutti gli onori. Testimonianze di cronaca riferiscono pure diffusamente ciò che avvenne durante l’ incontro con Al Kamil. Innanzi tutto fu apprezzato che la conversazione si svolgesse in arabo. La comunicazione multilingue era da tempo in uso nell’impero normanno e Federico II non ne ignorava nemmeno il linguaggio tecnico del protocollo cancellieresco. Contava poi in modo speciale il fatto che i due dialoganti avevano interessi simili per scienze, arti, matematica, filosofia, geografia. Su temi del genere si svolse anche la conversazione; amichevolmente, quindi, nella convinzione che politica e cultura fossero inscindibili. Tra l’altro Federico II espresse parole di ammirazione perché nel sultanato si teneva conto della nobiltà della dinastia nell’assegnazione del potere, diversamente da quanto invece avveniva a Roma per l’elezione del papa.
I due dialoganti si scambiarono doni: oltre a gioielli e animali di razza, anche astrolabi e altri oggetti legati allo studio del firmamento, compresi globi celesti, uno dei quali conservato oggi nel Museo Nazionale di Capodimonte, che riportavano distintamente le quarantotto costellazioni allora conosciute, o le stelle più importanti, o l’indicazione delle linee tropicali, polari, equatoriali. Accordi furono presi anche riguardo alla liberazione di prigionieri cristiani. Non accadeva per la prima volta che Al Kamil ne scambiasse o rilasciasse. Tutto sta ad indicare dunque che l’incontro si svolse nella massima cordialità. Dal fronte opposto però non sarebbero mancate le critiche. Al Kamil venne riguardato come un ‘alter ego’ di Federico II e biasimato per aver ‘venduto’ a lui Gerusalemme. Federico II, accusato di aver agito come un sultano musulmano, sarebbe incorso nelle ire del Papa.
È mancato il tempo per approfondire ulteriormente l’argomento: per chiedere, ad esempio, se e quanto possa aver inciso nelle trattative l’incontro avvenuto pochi anni prima tra Al Kamil e San Francesco. Anche in quella circostanza il colloquio non era stato formale. S. Francesco non aveva preteso conversioni. Non aveva nemmeno accettato doni e senz’altro anche per questo aveva lasciato ad Al Kamil un ricordo positivo. Si potrebbe dire che ancora persista a tener conto che ancora oggi a guardia e protezione dei luoghi santi sono i francescani. Mettendo a raffronto i due incontri di Al Kamil, con S. Francesco prima, con Federico II poi, non è da escludere che S. Francesco abbia dunque contribuito a preparare un terreno diplomatico favorevole alle trattative. Sta il fatto che, se pure per motivi diversi, i tre protagonisti di questo grande evento epocale aspiravano alla pace. Convinsero il dialogo e le accorte trattative. Un ammirevole esempio di alta diplomazia.
L’incontro si è concluso con un intervento musicale del Coro Federico II, questa volta essenzialmente ben rappresentato da quattro diversi solisti. Ai brani eseguiti, di diverse epoche, tradizionali o di autori noti, sono stati aggiunti, nell’elaborazione del M° Devito, uno struggente canto d’amore della tradizione sarda, ‘Ariosa’, e ‘Vedrai, vedrai’ di Luigi Tenco. Con gli applausi è stato dato un annuncio importante: il coro si esibirà, il 1° e il 2 luglio, all’Università Federico II di Napoli, dove porterà con la musica anche un messaggio di amicizia e di pace.
Augusta Franco Cardinali