Come negli ultimi 25 anni, l’ex manicomio di Teramo rimane oggetto di dibattito politico: l’ultima diatriba sull’argomento ha diviso Paolo Gatti e Luciano D’Alfonso.
TERAMO – L’ospedale Psichiatrico Sant’Antonio abate ha chiuso ufficialmente i battenti nel 1998. Da allora sono cominciati i discorsi relativi alla riqualificazione della struttura ed oggi, a ridosso della campagna elettorale per le Regionali 2024, il tema è tornato di stringente attualità. Gli ultimi a confrontarsi nel dibattito ultraventennale sull’ex manicomio di Teramo sono stati Paolo Gatti, ex consigliere regionale rientrato recentemente tra le fila di Fratelli d’Italia, e l’ex presidente di Regione Abruzzo e sindaco di Pescara, onorevole Luciano D’Alfonso, del Partito Democratico.
Il primo ha annunciato lo sblocco dei fondi, auspicando un imminente avvio dei lavori, il secondo ha invece rivendicato la paternità dello stanziamento.
Gatti, ricordando che le risorse per l’ex manicomio di Teramo furono tra quelle dirottate verso il sistema sanitario durante i mesi più duri della pandemia, ha spiegato che l’Università di Teramo ha completato la fase progettuale dell’intervento e che dunque può cominciare il negoziato con il governo per l’attribuzione delle risorse. «Al momento, essendo conclusa la fase di progettazione e la relativa validazione, si potrà procedere per assicurare le risorse necessarie a questo importante intervento, che certamente contribuirà a risollevare il centro storico della città di Teramo dalla surreale condizione in cui è piombato negli ultimi anni. Confido che ciò possa accadere, con piena soddisfazione di tutti, anche prima della scadenza elettorale del 10 marzo».
Una ricostruzione che suscita la perplessità e le ironie di D’Alfonso che sostiene: «Occorre rinfrescare la memoria all’ex assessore regionale: la riqualificazione della struttura è stata già finanziata con 35 milioni di euro nel Masterplan approvato nel maggio 2016 grazie a un accordo tra la giunta regionale che ho presieduto e il governo nazionale. Due anni fa mi sentii persino costretto a scrivere al vescovo di Teramo, monsignor Lorenzo Leuzzi, per invocare la celebrazione di una messa per far partire i lavori. Bisogna infatti ricorrere all’aiuto divino per capire quali siano i motivi che non permettono l’avvio del cantiere, considerato che le risorse sono pronte da ben 90 mesi e la progettazione è stata elaborata».
Non manca una stoccata: «Certo, ormai siamo in campagna elettorale e ogni occasione è buona per il neo-iscritto a Fratelli d’Italia, in cerca di visibilità per rafforzare una candidatura il cui esito è quantomai incerto. A Gatti vorremmo rivolgere una domanda: che fine ha fatto il proposito, da lui annunciato su Facebook nel giugno 2018, di ritirarsi dalla politica? All’epoca disse: “La politica non mi piace più” perché in essa “regnano arrivismo, incompetenza, ipocrisia, violenza verbale e scorrettezza”. E ora? E’ cambiato qualcosa? L’arrivo di Giorgia Meloni al governo lo ha illuminato sulla via di Damasco, o meglio dell’Aquila? Attendiamo risposte, nel frattempo Gatti può documentarsi sull’iter dell’ex manicomio di Teramo, di cui finalmente (bontà sua) ha preso coscienza. Meglio tardi che mai».