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Chieti

Oggi i funerali della donna uccisa in casa ad Ortona, unico indagato resta il marito

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omicidio lorena paolini

Oggi alle 17 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Ortona, si celebreranno le esequie di Lorena Paolini, la donna strangolata e lasciata agonizzante nella sua casa, lo scorso 18 agosto. Sui manifesti funebri, tra gli «addolorati» il marito Andrea Cieri, che rimane per ora l’unico indagato.

CHIETI – Amici e parenti saluteranno Lorena Paolini, la donna uccisa nella sua casa di Contrada Casone, nelle vicinanze di Ortona, oggi alle 17:00, presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie. La cinquantatreenne casalinga è stata ritrovata agonizzante la mattina di domenica 18 agosto dal marito, Andrea Cieri, impresario di pompe funebri, che rimane l’unico indagato.

Fu lui quel giorno a chiamare i soccorsi, per un malore che avrebbe avvertito la moglie. Il personale sanitario però notò delle strane e sospette e chimosi sul collo della donna, poi deceduta. L’autopsia un paio di settimane più tardi avrebbe chiarito le cause del decesso: è stata strangolata.

La Procura di Chieti ha aperto un fascicolo per omicidio ed ha già interrogato due volte il marito, che però respinge con forza ogni accusa.

Chieti

Acqua dall’Abruzzo alla Puglia: «la Giunta si opponga al progetto»

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studio captazione acqua da abruzzo a puglia sorgente bussi sul tirino

La vicenda è stata resa nota dal Forum H2O e poco dopo è arrivata la presa di posizione del vicepresidente del Consiglio Regionale Antonio Blasioli, che ha presentato «una risoluzione a tutela della falda acquifera delle sorgenti del Tirino», per fermare il trasferimento di acqua dall’Abruzzo alla Puglia.

CHIETI – Una struttura in grado di captare fino a 5 mila litri al secondo dalla sorgente “Basso Tirino” e di trasferire l’acqua dall’Abruzzo alla Puglia per mezzo di lunghissime tubature. Questo il focus dello studio realizzato da Politecnico di Bari e da Università di Chieti, sulla base di una convenzione stipulata nel 2022 con Azienda acquedottistica pugliese. Una convenzione di cui, afferma in vicepresidente del Consiglio Regionale Antonio Blasioli, «il Consiglio regionale non era stato informato».

La vicenda è stata resa nota nel corso di una conferenza stampa ieri, lunedì 2 settembre, dal Forum H2O Abruzzo, che chiede alla Giunta provvedimenti per fermare il progetto. I rappresentanti del forum svelano che la relazione tecnica si concentra sulla sorgente «”Basso Tirino”, posta pochi metri a valle dell’abitato di Bussi. Gli universitari hanno proceduto ad effettuare il rilievo geologico e idrogeologico di dettaglio, il rilievo LIDAR  e le analisi geochimiche e isotopiche dell’acqua. Nelle Conclusioni si può leggere testualmente “Gli elementi di conoscenza aggiuntivi hanno permesso, altresì, di fornire indicazioni circa la configurazione ottimale dell’opera di captazione”. Evidenziano poi che “Le acque della sorgente del Basso Tirino presentano interessanti prospettive di sfruttamento ad uso idropotabile, sia per la buona qualità delle acque che per la quota della sorgente” e che appunto “la capacità di captazione stimata è di almeno 4-5 mc/s”».

A stretto giro è arrivata una replica da parte del vicepresidente del Consiglio Regionale Antonio Blasioli, che ha reso noto di aver presentato una risoluzione affinché la Giunta si opponga «fermamente a qualsiasi ipotesi di captazione con un atto votato a tutela dell’acqua sia per uso potabile che idroelettrico». Blasioli afferma: «Considerata la crisi idrica senza precedenti che sta provocando infiniti disagi nelle province di Pescara e Chieti, causata da una dispersione che tocca punte del 60%, riteniamo quantomeno inopportuna qualsiasi ipotesi di riduzione della portata del fiume Tirino, in quanto metterebbe ulteriormente a rischio il rifornimento di acqua per il territorio. Il rischio però non riguarda solo l’acqua potabile, ma anche l’uso idroelettrico e conseguentemente il lavoro nella valle del Tirino. Sulle grandi derivazioni idroelettriche la Regione Abruzzo è oltretutto in ritardo. Occorrono una modifica alla legge e un tavolo interistituzionale come richiesto dalla Società Chimica Bussi e dalla Burgo Group. Leggendo sulla stampa della rinnovata volontà di captare acqua abruzzese per alleviare la sete pugliese, mi sorge il dubbio che l’ateneo teatino non abbia valutato fino in fondo le ricadute economiche dell’operazione».

studio captazione acqua da abruzzo a puglia sorgente bussi sul tirino  2

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Chieti

6 salvataggi in mare in un giorno da parte degli Angeli del Mare

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6 salvataggi in mare in un giorno bagnini

8 persone, tra cui 2 ragazzine ed una bambina, sono state soccorse nel corso di 6 diversi salvataggi in mare avvenuti ieri, martedì 30 luglio, a Francavilla al Mare, Ortona, Pescara e Montesilvano.

PESCARA – Quella di ieri è stata una giornata impegnativa per i bagnini degli Angeli del mare, che hanno effettuato 6 salvataggi in un solo giorno al largo delle coste pescarese e chietina. I bagnanti che si sono ritrovati in difficoltà sono stati sorpresi dal mare grosso. Ad ogni salvataggio, la Guardia Costiera ha fornito il proprio supporto.

Il primo intervento si è verificato ad Ortona, intorno alle 12:45, quando una bambina è stata travolta dalle onde, mentre si trovava al largo insieme alla nonna. La corrente le aveva portate a 70 metri dalla battigia esattamente all’apertura della scogliera. La bagnina Lucia De Felice, che le stava tenendo d’occhio con il binocolo, si è tuffata in acqua con il baywatch e le riportate a riva.

Poco dopo, intorno alle 14:00, a Pescara la forte corrente di risacca ha sorpreso un uomo ed una bambina di 8 anni, stranieri, che non riuscivano più a far ritorno a riva. I due hanno potuto aggrapparsi alle tavole da sup di due surfisti che si trovavno nei paraggi, in attesa dell’arriva del bagnino Francesco Scaglione, che li ha recuperati e riportati a riva. Dinamica simile a Francavilla, dove una ragazza non riusciva a ritornare a terra, per via della forte corrente, ad una cinquantina di metri dalla riva. Diego Santone l’ha raggiunta e soccorsa.

A Montesilvano invece, il mare grosso ha gettato nel panico una signora di sessant’anni, a circa 60 metri dalla riva. Soccorsa da Emanuele Sciancalepore, è stata poi affidata alle cure del 118, ma non aveva riportato grosse conseguenze.

Sempre a Montesilvano, si sono poi verificati altri due salvataggi in mare, a distanza di pochi minuti. Intorno alle 13:45 un uomo in difficoltà a causa delle forti correnti è stato raggiunto al largo da Davide Finocchio, si è aggrappato al suo pattino ed ha fatto ritorno sulla terra ferma. Nemmeno il tempo di tirare il fiato e dare il cambio al collega Emanuele, intorno alle 14, che i due bagnini vengono richiamati in acqua: due ragazzine si trovavano in difficoltà oltre il limite delle acque sicure. Entrambe sono state riportate a riva sane e salve.

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Chieti

Situazione esplosiva nelle carceri abruzzesi: 2 agenti feriti in 2 giorni a Pescara e Chieti

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A Chieti un agente intervenuto per sedare una rissa in cella ha ricevuto un violento colpo al volto, mentre a Pescara un collega è stato colpito da una testata da un detenuto che aveva appiccato un fuoco.

PESCARA – Due agenti di Polizia Penitenziaria feriti in due giorni, nel carcere di Chieti e in quello di Pescara. Nel primo, si tratta della seconda aggressione ad un agente avvenuta nel giro di due settimane. Ed i sindacati continuano a lamentare sovraffollamento delle strutture, carenze di organico, personale costretto a turni massacranti e continui trasferimenti in Abruzzo di detenuti violenti e facinorosi.

Lunedì 29 luglio un poliziotto è rimasto ferito in seguito ad una rissa tra detenuti nel carcere di Chieti. Due gruppi di italiani e magrebini della sezione riservata ai detenuti comuni sono venuti alle mani. Per riportare l’ordine sono intervenuti l’Ispettore di Polizia Penitenziaria addetto alla sorveglianza generale ed il Sovrintendente di preposto. I riottosi hanno acconsentito a far ritorno nelle proprie celle, ad eccezione di due. Uno di loro brandiva una lama, minacciando di morte chi si avvicinava.

Quando sembrava che si fosse calmato, ha scagliato improvvisamente un violento colpo al volto di un poliziotto, che lo ha scaraventato a terra. «A Chieti è la seconda aggressione in due settimane: lo scorso 15 luglio una collega è stata aggredita da una detenuta, riportando una prognosi di 10gg, con problemi psichici come il detenuto magrebino», spiega Giuseppe Ninu, segretario per l’Abruzzo del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe. «La casa circondariale di Chieti, che è a trattamento intensificato, ha una capienza di 90 detenuti e ad oggi ne contiene 140 circa. Il PRAP Lazio Abruzzo e Molise di Roma continua ad inviarvi detenuti facinorosi e violenti spesso psichiatrici e che nulla hanno a che fare con il trattamento intensificato».

Il giorno successivo ai disordini verificatisi a Chieti, a Pescara la conta degli agenti rimasti feriti in carcere è salita a due: il personale di Polizia Penitenziaria è intervenuto nella cella dove un detenuto albanese aveva appena appiccato un fuoco, dopo un colloquio con il magistrato di Sorveglianza. Il detenuto è stato portato in infermeria e qui ha prima cercato di aggredire un agente, poi ha scagliato una potente testata ad un altro, il quale ha riportato un trauma cranico ed un’intossicazione da monossido di carbonio dovuta all’incendio. Fortunatamente, i colleghi hanno spento le fiamme prima che potessero propagarsi.

«Bisogna intervenire con celerità, a tutela dei poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del Sappe e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione» afferma il segretario generale del Sappe Donato Capece. «Nel Distretto penitenziario Lazio-Abruzzo-Molise, nel solo primo quadrimestre del 2024, sono stati registrati una marea di eventi critici tra le sbarre delle carceri: 254 resistenze ed ingiurie, 23 proteste collettive rumorose con battitura, 5 rifiuti di rientro in cella. Ben 91 i poliziotti feriti con prognosi fino a 7 giorni, ai quali bisogna aggiungerne 20 con prognosi fino a 20 giorni. 

Capece spiega di aver avuto lunedì un colloquio a Roma con il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, al quale ha evidenziato le problematiche che attanagliano il Corpo di Polizia Penitenziaria: carenza di organico; aggressioni al personale di Polizia penitenziaria; adeguamento delle risorse contrattuali; dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza.

Il leader del Sappe ha evidenziato i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri («da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate: «La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento». 

Infine, Capece ha ribadito la necessità «di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato». «Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati», conclude.

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