– ANCONA – La statua del Fante di Morelli al momento non si muove. La decisione è emersa dall’incontro tenutosi lo scorso 22 febbraio tra il rettore dell’Università Politecnica delle Marche (Univpm), Sauro Longhi e il direttore del mensile gratuito Urlo, Giampaolo Milzi, il quale ha consegnato al prof. Longhi la petizione popolare, con circa 600 firme, promossa da Urlo e sostenuta da associazioni e cittadini nella quale si chiede all’università lo spostamento della preziosa opera in bronzo, realizzata nel 1929 dallo scultore Vittorio Morelli, per valorizzarne al massimo la pubblica fruibilità.
La statua è relegata infatti nel parcheggio retrostante dell’ex caserma Villarey, sede attuale della Facoltà di Economia. Perché un simile trattamento? Nel 2009 quando l’opera venne recuperata e rivide la luce dopo anni di abbandono i vertici d’ateneo decisero che “la sua presenza lì in bella vista, in qualità di simbolo di guerra, sarebbe stata inopportuna, latrice di un messaggio negativo agli studenti” si legge nel numero di novembre 2015 della rivista Urlo, che con il gruppo Urlo Indiana Jones Team ha sostenuto l’ipotesi di trasferire il monumento al Fante presso la Polveriera Castelfidardo (recentemente ristrutturata), al Cardeto, di proprietà del Comune di Ancona, opzione scartata dal rettore. In alternativa Giampaolo Milzi ha suggerito un ritorno della statua in bronzo nella sua posizione originaria, a margine del cortile dell’ex caserma Villarey, su questo punto il rettore Longhi è parso più possibilista.

Il rettore ha ringraziato Milzi “della sensibilità mostrata per il patrimonio storico-artistico di Ancona” dichiarando che l’opera farà parte di un progetto di restyling: “pensiamo di spostarla di pochi metri, riposizionandola nella stessa area, che intendiamo trasformare in un “corner”, inserito in un nuovo itinerario, che stiamo studiando, per valorizzare tutti gli eventi storici legati al sito dell’ex caserma, dalla necropoli con tombe greche e romane sotto il parcheggio, alla Settimana Rossa, passando per la prima guerra e seconda guerra mondiale, fino al periodo in cui l’edificio divenne centro di accoglienza per i profughi provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia”.
L’auspicio e le considerazioni di Milzi restano quelle di sempre: un’idonea collocazione per un riconoscimento che “sarebbe un atto di pace, cultura e civiltà“.
Nella foto: a sinistra il Rettore Longhi, a destra Giampaolo Milzi