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Pesaro-Urbino

Pesaro, al via la coppa del mondo di ginnastica ritmica

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Al via a Pesaro la Coppa del Mondo 2022 di Ginnastica Ritmica

PESARO – Ha avvio oggi la fase finale della Coppa del Mondo di Ginnastica Ritmica 2022. Fino a domenica 5 giugno, centinaia di atlete provenienti da 31 Paesi, si sfideranno a colpi di palla, cerchio, clavette e nastri. Si riforma il binomio vincente che lega questa disciplina alla città di Pesaro, dopo la fortunata edizione andata in scena nel 2017. Si torna a gareggiare sulla pedana della Vitrifrigo Arena dunque, dove si concluderà il percorso della Word Cup 2022, dopo gli appuntamenti di Atene, Sofia, Tashkent e Baku.

Si torna a gareggiare sotto gli occhi del pubblico, dopo che le ultime edizioni sono andate in scena a porte chiuse, a causa delle restrizioni anti Covid. Prevista grande affluenza, specie per per la cerimonia di premiazione, in programma domenica alle 18:30.

L’edizione di quest’anno si arricchisce di maggior significato, dal momento che in gara c’è anche il team Ucraina. Da quando è scoppiato il conflitto, è la prima volta che una delegazione giallo-blu esce dal Paese per partecipare ad una manifestazione sportiva. Uno sforzo organizzativo immenso, reso possibile dalla mobilitazione di organizzatori e istituzioni che hanno cooperato al fine di permettere alla squadra ucraina di scendere in pedana.

Sul sito dedicato, sarà possibile seguire i risultati delle competizioni in tempo reale, mentre domenica a partire dalle ore 14, le finali di specialità saranno trasmesse in diretta televisiva su La7. Per chi volesse seguire anche le altre gare, è attivo un servizio di streaming su YouTube, con camera fissa e senza commento tecnico.

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Ascoltati i minori che hanno assistito al femminicidio della madre a Saltara

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femminicidio saltara

Ana Cristina Duarte Correia, la vittima del femminicidio avvenuto venerdì notte a Saltara, nel comune di Colli al Metauro in provincia di Pesaro e Urbino, aveva fatto ritorno nella casa in cui è stata uccisa proprio quella sera. Si era allontanata qualche giorno prima proprio a causa del comportamento violento del coniuge, ma era tornata senza avvisare le forze dell’ordine.

PESARO – Quando ha fatto rientro a casa, a Saltara nel comune di Colli al Metauro, nella notte tra venerdì 6 settembre e sabato 7, è scoppiata l’ultima furiosa lite, culminata in femminicidio. Ana Cristina Duarte Correia, 38 anni, di origine brasiliana, è stata uccisa a coltellate dal marito Ezio Di Levrano, 54 anni, brindisino.

Alla raccapricciante scena hanno assistito i loro figli di 14, 11 e 6 anni. La donna è stata lasciato in fin di vita in un lago di sangue. L’uomo, dopo averla ripetutamente colpita all’addome, è fuggito e si è nascosto nell’ombra. E’ stato trovato poco dopo, poco distante. A chiamare per primo i soccorsi è stato il più grande dei tra minori.

Oggi i minori sono stati ascoltati in ambiente protetto sostituto procuratore Irene Lilliu. Hanno passato la notte con i nonni. In base a quanto ricostruito fino ad ora, intorno alle 2:30 sono stati svegliati dalle grida. Durante una lite, il padre ha estratto un coltello a serramanico ed ha sferrato diversi fendenti all’addome della donna. «Cinque colpi» ripeterà quasi ossessivamente il più piccolo, testimone dell’orrenda scena. Il marito, dopo aver colpito a morte la moglie, si è allontanato da casa.

Si è nascosto in un campo sportivo poco distante. Quando è stato rintracciato, poco dopo, si è consegnato. Oggi si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto. Rischia l’ergastolo. Le grida disperate della donna hanno attirato anche una coppia di vicini di casa, che si è imbattuta nel figlio maggiore. Il quattordicenne ha prima cercato di tamponare le ferite della madre, poi è sceso in strada per cercare aiuto. Aveva già chiamato il 118. «Mettete uno specchio sotto il naso della mamma per vedere se è ancora viva poi correte e venite via». Ha detto ai fratelli minori. I soccorsi si sono precipitati sul posto, ma per la donna non c’è stato nulla da fare ed è deceduta prima di arrivare all’ospedale regionale di Torrette.

La donna vittima di femminicidio a Saltara, recentemente si era allontanata da casa, proprio a causa del comportamento violento del marito, il quale ne aveva denunciato la scomparsa. La donna si era rifugiata per qualche giorno da alcune amiche, ma non aveva voluto denunciare l’uomo. I Carabinieri l’avevano comunque già ascoltata ed avevano deciso di attivare il codice rosso. Lei però lo scorso venerdì notte ha deciso di tornare a casa, senza avvisare le forze dell’ordine. I vicini hanno riferito di aver già udito la coppia litigare violentemente in passato. Tra le frasi captate «mi fai male» e «se mi lasci ti porto via i figli».

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Ristorante invaso dalle cavallette a Cagli, il titolare: «sono milioni»

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ristorante invaso dalle cavallette a cagli
Foto di Amedeo Pisciolini - Il Resto del Carlino

Da sabato scorso l’Hostaria del Vigno, ristorante al centro di Naro, frazione di Cagli, è invaso da «almeno 10 milioni» di cavallette. Il titolare: «mancato incasso e danni alle coltivazioni. Mia madre è chiusa in casa da giorni».

PESARO-URBINO – Sono comparse quasi all’improvviso ed hanno deciso di restare. «Almeno 10 milioni» di cavallette alo scorso sabato 6 luglio hanno invaso il ristorante Hostaria del Vigno, al centro di Naro, frazione di Cagli, e da allora stazionano lì nei pressi.

Il titolare della struttura, Gianluca Rossi, 57 anni, ha raccontato la sua disavventura ad Amedeo Pisciolini de Il Resto del Carlino. «Sono tre giorni che almeno dieci milioni di questi insetti stazionano attorno al mio ristorante. A causa loro domenica non ho potuto servire i clienti come faccio solitamente con chi vuol mangiare all’aperto, all’ombra e al fresco. Oltre al mancato incasso ci sono i danni, la parte superiore della siepe che recinta il locale è stata divorata per non parlare del mio orto, non c’è più un ceppo di insalata, hanno mangiato di tutto, dalle zucchine alla salvia, i cocomeri e i meloni, per adesso si sono salvati solo i pomodori perché non sono maturi e quindi acidi, ora qualche migliaio di cavallette si sono spostate sulla vigna, mangeranno anche quella se nessuno interviene».

Il ristoratore ha proseguito come la madre novantenne, terrorizzata, sia rimasta chiusa in casa fin da quando le cavallette hanno invaso il suo ristorante. Ha anche raccontato di aver provato a chiamare i Vigili del Fuoco, che però gli avrebbero risposto di esere impegnati in altri servizi. Anche la telefonata all’Ast servizio veterinaria non avrebbe avuto molto successo. Gli avrebbero consigliato di rivolgersi al sindaco, o a una disinfestazione privata. «Per la cronaca tra giovedì 20 e venerdì 21 giugno il Comune di Cagli aveva disinfestato il centro di Naro, ma allora non c’erano le cavallette».

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Marche

Caporalato, estorsione, sfruttamento e truffa nei distributori di carburante nelle Marche: 3 arresti e sequestri per 2 milioni

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caporalato distributori carburante marche

In seguito ad un’operazione congiunta di Guardia di Finanza e Nucleo Ispettorato del Lavoro, i titolari e gestori di una rete nazionale di distributori di carburante sono stati arrestati. Sequestrati quattro impianti presenti in territorio marchigiano.

PESARO-URBINO – Su richiesta del Gip di Pesaro i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, in collaborazione con i colleghi di Ancona e Macerata, hanno arrestato tre persone, titolari e gestori di una rete nazionale di distributori di carburante, ed hanno sequestrato quattro impianti presenti nelle Marche, per un valore di oltre 2 milioni di euro, per caporalato, truffa, estorsione e sfruttamwento dei lavoratori.

L’operazione denominata “Manda foto” ha preso avvio all’inizio dello scorso anno in seguito alle verifiche fiscali in materia di accise ed altre imposte dirette sui consumi, eseguite dalle fiamme gialle in un distributore della categoria “pompe bianche”, detta anche “no logo”, ovvero non appartenente alle grandi compagnie petrolifere. In quell’occasione i finanzieri sorpresero un lavoratore in nero e palesi condizioni di sfruttamento del lavoro. Gli approfondimenti hanno portato a scoperchiare un sistema di caporalato, sfruttamento ed estorsione.

I responsabili individuati dagli inquirenti sono gli amministratori di un gruppo societario campano ed un referente di zona, che fungeva da “caporale”. I dipendenti erano costretti a turni massacranti, senza pause, ferie o permessi, con paghe di gran lunga inferiori al minimo salariale previsto, spesso elargite con fatica.

Carabinieri e Finanzieri hanno documentato, grazie ad intercettazioni e pedinamenti, lo sfruttamento dei lavoratori, i quali vivevano all’interno di sgabuzzini presenti nei distributori nei quali lavoravano, in condizioni igienico-sanitarie precarie.

I lavoratori, tutti extracomunitari, erano costretti a provare la propria presenza sul posto di lavoro con foto e video, che i datori di lavoro chiedevano quotidianamente. Da qui il nome dell’operazione: “Manda foto”. In caso contrario i lavoratori venivano minacciati di sospensione dello stipendio, licenziamento, ma anche botte o infortuni.

In alcune conversazioni intercettate, gli indagati fornivano al personale le istruzioni per manomettere la corretta funzionalità degli impianti o come procedere alla mescola dei vari prodotti petroliferi. Ad esempio, i filtri intasati non andavano sostituiti, ma forati, oppure il carburante di scarsa qualità doveva essere camuffato allungandolo con prodotti migliori.

Due degli arrestati per il caporalato ai distributori di carburante nelle Marche sono finiti in carcere, mentre uno è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

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