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Abruzzo

Nereto, colto in flagranza di reato mentre spacciava cocaina: arrestato dalla Finanza

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NERETO – La scorsa notte i finanzieri di Nereto, nel corso di un blitz volto a combattere lo spaccio di droga, hanno arrestato un albanese di 22 anni; il giovane aveva precedenti. Lo hanno sorpreso mentre consegnava un ”incarto” ad un cliente, anche lui residente in Val Vibrata. I Carabinieri hanno inoltre effettuato una perquisizione in casa dell’uomo, assieme all’aiuto di due unità della compagnia di Giulianova, Durante la perquisizione sono stati rinvenuti 25 grammi di cocaina e 19 di marijuana, due bilancini di precisione, 2800 euro in contanti e 4 telefoni cellulari. L’operazione rientra tra le attività predisposte dal Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Teramo, il colonnello Paolo Balzano, al fine di intensificare la prevenzione di attività illecite nell’intero territorio provinciale.

Teramo

Ufficio postale di Martinsicuro ancora chiuso, il sindaco diffida Poste Italiane

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L’ufficio postale temporaneo installato in via Napoli risulta inadeguato, mentre ancora nulla si sa circa la riapertura della sede di via Piemonte.

TERAMO – Dopo la rapina di 7 mesi fa, Martinsicuro si trova ancora sprovvista di Ufficio Postale ed il sindaco Massimo Vagnoni, che lamenta assenza di comunicazioni da parte dei responsabili, diffida Poste Italiane.

Due in particolare le missive rimaste senza riscontri. La prima risale al 21 agosto quando il sindaco aveva manifestato il disappunto di un’intera città per l’ufficio postale provvisorio di via Napoli giudicato inadeguato per una centro di oltre 16mila abitanti. Vagnoni era tornato a chiedere chiarimenti e informazioni anche sulla riapertura dell’ufficio di via Piemonte rimasto chiuso dopo l’evento delittuoso dello scorso febbraio, ma da Poste Italiane nessuna risposta.

«Nonostante i reiterati solleciti, non si è avuto alcun riscontro formale alla richiesta di informazioni sui tempi e sulle modalità di ripristino dell’Ufficio postale di Via Piemonte inoltrata lo scorso mese di agosto – le parole del sindaco, Massimo Vagnoni – Non solo, ma il servizio erogato all’interno della postazione mobile installata in Via Napoli, è da ritenersi del tutto inadeguato rispetto alle richieste dell’utenza che non vengono evase in tempistiche adeguate; in particolare il personale impiegato è assolutamente insufficiente rispetto al numero degli utenti costretti ad attese lunghissime all’esterno della struttura con inevitabili disagi. L’amministrazione comunale, ha già provveduto a proprie spese ad installare da mesi dei gazebo all’esterno della struttura per mettere a disposizione dell’utenza un riparo e un posto dove sedersi, ma tale situazione non può protrarsi a tempo indeterminato e, soprattutto, non è ammissibile che un ufficio postale di una città di oltre 16 mila abitanti possa avere un servizio in una sede provvisoria e con solo due addetti allo sportello».

Vagnoni conclude: «L’amministrazione si rende ancora una volta disponibile a supportare Poste Italiane nell’eventuale ricerca di altro locale a Martinsicuro dove posizionare gli uffici postali in modo da ridurre al massimo i disagi degli utenti nel doversi recare presso un container, ma non possiamo aspettare ancora, serve subito una soluzione».

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Abruzzo

Sanità in Abruzzo sotto la lente di La7, Marsilio: «se fosse vero sarei in galera», il PD: «figuraccia»

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“L’Aria che tira”, programma di approfondimento di La7, ha dedicato un servizio sulla sanità abruzzese che ha fatto infuriare il presidente di Regione Abruzzo Marco Marsilio, che ieri, ospite della stessa trasmissione, ha fornito la sua versione. La replica del Partito Democratico: «l’esempio di come non dovrebbe comportarsi un amministratore».

L’AQUILA – Carenze di farmaci, pazienti che devono portarsi da casa le pile per far funzionare i macchinari e medici che ammettono che in queste condizioni non si farebbero curare. Non emerge un quadro particolarmente confortante dello stato della sanità abruzzese dall’inchiesta che Isabella Ciotti ha confezionato per “L’Aria che Tira” trasmissione di La7 condotta da David Parenzo. L’inchiesta sulla sanità in Abruzzo di La7 non è stata particolarmente gradita dal presidente di Regione Marco Marsilio, non ha particolarmente gradito.

L’inchiesta muove i propri passi da una comunicazione della Procura della Corte dei Conti dell’Abruzzo: «Da altre fonti questa Procura è stata informata che in alcuni nosocomi la carenza di particolari farmaci costosi è ovviata chiedendo ai pazienti stessi di procurarseli acquistandoli all’esterno della struttura in cui sono ricoverati». Da qui parte l’inchiesta: «perché quando un organo dello Stato scrive cose di questo tipo, è giusto capire».

Secondo il servizio «Il peso del debito sanitario della Regione Abruzzo è sulle spalle dei pazienti». L’esposizione debitoria delle quattro Asl sfiorerebbe i 200 milioni di euro. Una situazione che avrebbe richiesto pesanti tagli «che si concentrano sulla spesa farmaceutica». Il servizio raccoglie alcune testimonianze: «La prima cosa che hanno chiesto è stata di portare i farmaci per la mia terapia. Si sono presi un blister per ogni farmaco» afferma un paziente cardiopatico. Un’altra paziente racconta: «Domani mattina mio marito ha una visita e mi hanno detto di portare due pile AA per un apparecchio che deve indossare per 24 ore». Un medico che ha preferito restare anonimo (tacciato poi di vigliaccheria da Marsilio) afferma: «Qualche mese fa per alcuni giorni è mancata l’Aspirina in vena. È una situazione brutta per chi lavora da decenni in questi termini, veramente difficile da immaginare».

Il presidente della Regione non ha particolarmente gradito l’inchiesta sulla sanità in Abruzzo e si è recato negli studi televisivi per replicare. Il conduttore ha reso noto di essere stato definito al telefono «irresponsabile» per aver «creato allarmismo sociale» e Marsilio ha spiegato il perché: «Se fosse vero quello che si dice io starei in galera, perché se si negano farmaci ai malati negli ospedali qualcuno va in galera. Riconosco che c’è un testo scritto da un procuratore della Corte dei Conti. Ma il peso che la Corte ha dato a questa accusa generica infondata ed anche grave è stato tale che non ne ha tenuto conto».

Rispondendo alle testimonianze ha spiegato che nel primo caso si è trattato di un «un disservizio momentaneo di fornitura», mentre per le altre vicende ha risposto: «Verificheremo i singoli episodi, non mancheremo di andare fino in fondo. Quello che voglio chiarire è che quando si risparmia sui farmaci, si risparmia sul costo e non sulla quantità. Abbiamo avuto casi di farmaci acquistati male con procedure sbagliate».

In merito alla situazione debitoria delle Asl ed al problema degli aumenti del costo dei farmaci Marsilio replica: «Le posso raccontare come ho trovato la sanità 5 anni fa, non esisteva una centrale unica di committenza. Ho messo in piedi il sistema che permette di acquistare i farmaci nella condizione migliore per abbattere il costo. Problema che c’è in tutta Italia, ora c’è però particolare attenzione sull’Abruzzo. Forse qualcuno, come Elly Schlein, ce l’ha con noi perché abbiamo vinto le elezioni e, nonostante la sua campagna elettorale, gli abruzzesi non hanno creduto a questa rappresentazione drammatica. Non c’è una sola Regione che non ha sfiorato il tetto della spesa farmaceutica, ci sarà un problema generale di incremento costi?».

Risposte che non hanno convito il Pd abruzzese, che in una nota ha definito la prestazione di Marsilio una «figuraccia». «Ha dato l’esempio di come non dovrebbe comportarsi un amministratore davanti alla denuncia di un problema ormai conclamato». La nota prosegue «Se Marsilio pensa di rappresentare così l’Abruzzo, dobbiamo solo auspicare che non venga più invitato in alcuna trasmissione. Quanto alla sanità, ci auguriamo che la figuraccia rimediata oggi a La7 lo faccia riflettere sulla pessima qualità del suo operato. Quello che è emerso dall’inchiesta è di una gravità inaudita: basta con la propaganda e con affermazioni del tipo “abbiamo fatto anche cose buone” (ripetuta persino stamattina). La destra prenda atto della realtà e smetta di dire bugie. Siamo in una condizione drammatica: quando si chiede ai pazienti di comprare i farmaci e portare le pile da casa per le apparecchiature medicali, si sta andando dritti verso il baratro».

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L'Aquila

Il tar rigetta il ricorso delle associazioni, via libera alla caccia al cervo in Abruzzo

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caccia al cervo in abruzzo

Dal 14 ottobre al 15 marzo sarà possibile abbattere 469 cervi in due aree dell’aquilano. Per i giudici amministrativi la delibera di giunta dello scorso 8 agosto è legittima.

L’AQUILA – La caccia al cervo in Abruzzo, più precisamente in due aree dell’aquilano, sta per cominciare, dopo che la sentenza del Tar dell’Abruzzo di ieri, mercoledì 9 ottobre, ha rigettato il ricorso presentato da diverse associazioni ambientaliste. Appare dunque segnata la sorte di 469 mammiferi che tra ottobre e marzo saranno abbattuti. I contrari tenteranno la strada dell’appello al Consiglio di Stato, ma l’ordinanza è immediatamente esecutiva.

Lo scorso 8 agosto la Giunta regionale ha deliberato l’abbattimento di 469 esemplari di cervo in due comprensori in provincia di L’Aquila, per proteggere le colture e prevenire pericoli agli automobilisti. La decisione ha subito scatenato una mobilitazione da parte degli animalisti, che ha superato i confini regionali e che ha attratto anche volti noti e celebrità.

Il Tar dell’Abruzzo ha però rigettato il ricorso presentato e riconosciuto valida la delibera della Giunta regionale. Secondo i giudici i cervi sono una specie cacciabile, in base alla legge 157/92 e non c’è un pericolo di estinzione dell’animale, anzi, «il numero ottenuto è certamente una sottostima del numero di cervi attualmente presenti». Dunque, secondo il Tribunale, la Regione è legittimata ad intraprendere azioni per contenere il loro numero.

Soddisfatto il presidente Marco Marsilio: «L’ordinanza del Tar riporta la corretta gestione avviata dall’assessorato all’agricoltura e alla caccia, confermando la necessità di contenere il numero dei cervi e tutelare il lavoro degli agricoltori e conferma la legittimità delle nostre decisioni. Ringrazio il personale dell’assessorato e l’avvocatura regionale per il prezioso lavoro preparatorio che hanno svolto in queste settimane e l’importante conferma ottenuta davanti al tribunale amministrativo. La Regione riconosce l’importanza della tutela delle specie protette ma ribadisce la necessità di un giusto equilibrio sul territorio».

Le associazioni che hanno presentato il ricorso rigettato dal Tar dell’Abruzzo cercheranno di fermare, o quantomeno sospendere, la caccia al cervo appellandosi al Consiglio di Stato. In linea teorica hanno 30 giorni di tempo per impugnare l’ordinanza in fase cautelare o chiedere la fissazione di un’udienza di merito, ma in realtà sanno che devono anticipare i tempi: dal 14 ottobre, si comincia a sparare.

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