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L'Aquila

Il Gran Sasso non perdona, morto il teramano Pino Sabbatini esperta guida alpina e il pescarese David Remigio

Due persone sono morte domenica 14/12/2014: travolte da una valanga sul Gran Sasso, a quota 2.400 sul Corno Piccolo, in località Prati di Tivo. Si tratta di David Remigio, 43 anni, pescarese, appassionato di alpinismo e Pino Sabbatini, 50 anni, teramano esperta guida alpina. Fatale probabilmente il passaggio poco prima di una cordata di 4 ragazzi.

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L’arrampicata era la grande passione di Pino Sabbatini e di David Remigio, insieme affidati l’uno all’altro e la montagna era presente e viva nelle loro vite a tal punto che pochi minuti prima di mettersi in marcia, avevano postato un selfie sul loro profilo facebook, per immortalare gli istanti precedenti all’inizio della loro nuova avventura. Purtroppo però questa volta la montagna non è stata così altruista e li ha ingannati.

Pino Sabbatini, guida alpina molto conosciuta e volontario del Corpo Nazionale Soccorso Alpino (Cnsas) dell’Abruzzo, tecnico di elisoccorso e capostazione del Cnsas di Teramo e David Remigio erano partiti da Prati di Tivo e si stavano arrampicando a piedi lungo il Canale di mezzo, con piccozze e ramponi, in conserva, quando sono stati travolti dal distacco di una cornice di neve, provocato probabilmente dal passaggio, poco prima, di una cordata di quattro ragazzi.

A recuperare i corpi, in località Canale di Mezzo, il personale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino. Sul posto elicotteri del 118, del soccorso alpino della Forestale di Pescara e di Rieti con medici e unità cinofile.

Pino Sabbatini era molto conosciuto nell’ambiente, diplomato come perito chimico ha capito subito che quel percorso non gli apparteneva. Per questo ha svolto l’attività di guida alpina e maestro di alpinismo come professionista dal 1994 per vent’anni, ha lavorato anche per Pianeta Montagna per altri diciassette anni, ma la vera passione erano sempre e solo le montagne quelle più alte.

Era stato in Nuova Guinea dove aveva scalato la Piramide di Carstensz di 5.040 metri e in Nepal dove ha salito l’Ama Dablam di 6.854 metri, avventura condivisa con l’amico e collega Gaetano Di Blasio che lo ricorda con grande commozione e affetto. “La scalata all’Ama Dablam, è stata una esperienza unica nella quale è emersa ancor più la sua passione per la montagna, per le persone che la abitano. Sempre pronto a dare una mano, come soccorritore non si è mai tirato indietro. Aveva tanta voglia di fare, era uno dei membri certi del progetto -Everest 2016-: l’avremmo scalato insieme. E progettava di scendere in bici il Kilimangiaro”, ma beffa del destino a portare via lui e David è stata la montagna più vicina e più conosciuta!

L'Aquila

Pecora sgozzata, cotta e mangiata nel parco in pieno giorno: due arresti

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pecora sgozzata nel parco a pizzoli

I Carabinieri hanno prima trovato tracce di sangue e resti della sfortunata pecora, poi si sono imbattuti in un video sui social nel quale alcune persone trascinavano l’ovino nel parco. Due sono state identificate e sono finite in carcere.

L’AQUILA – Appesa ad un’altalena, dissanguata, scuoiata, cotta e mangiata, di pomeriggio, tra le altalene ed i giochi per i bambini, a Pizzoli. Per il triste epilogo riservato alla pecora sgozzata nel parco in pieno giorno due uomini di origine tunisina sono finiti in carcere, mentre proseguono gli accertamenti per identificare le altre persone che hanno preso parte al banchetto.

La vicenda è stata resa nota dall’agenzia di stampa Agi. Due giudici delle indagini preliminari, Guendalina Buccella e Giovanni Spagnoli, hanno emesso una severa ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Ghaddum Waddah, di 30 anni, e Wadia Mchirgi di 19. Il primo era già sottoposto all’obbligo di dimora, per via di una rissa. Il secondo invece era stato raggiunto da un divieto di dimora, per minacce e lesioni.

Insieme a loro c’erano altre persone ed i Carabinieri sono al lavoro per identificarli. Dovranno rispondere di uccisione di animale in luoghi pubblico e macellazione clandestina. Ad insospettire i militari della stazione di Pizzoli, alcune tracce di sangue. Seguendole, sono arrivati ad un cassonetto che conteneva le interiora della pecora sgozzata nel parco ed i resti della brace. Poco dopo sui social hanno visto un video, che aveva ricevuto anche diverse condivisioni, che mostrava un gruppetto di persone mentre trascinavano l’animale sul luogo del delitto.

Arrivati nell’area giochi, l’ovino è stato appeso ad un’altalena, dissanguato e scuoiato. Poi è stato acceso un fuoco ed è stato cotto. I due arrestati si trovano ora nel carcere di Preturo a causa, scrivono i Gip, di un «rischio di recidiva con riferimento alla commissione di reati commessi con violenza alle persone, un difetto di resipiscenza». Che denota «l’irrefrenabile pulsione alla commissione di reati commessi in particolare platealmente e con violenza».

Gli inquirenti cercheranno anche di stabilire se la pecora fosse stata rubata da qualche allevamento.

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L'Aquila

Azzannata dal suo pitbull a L’Aquila: si trova in condizioni gravissime

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donna aggredita dal suo pittbull a l'aquila

La padrona di un pitbull è stata aggredita insieme ad altre due persone dal suo stesso cane, a L’Aquila, per motivi ancora da chiarire.

L’AQUILA – E’ stata portata d’urgenza in ospedale e sottoposta ad un delicato intervento chirurgica, la donna aggredita la notte scorsa nella sua villetta a schiera dal suo stesso pitbull. Il suo cane infatti ha azzannato lei ed altre due persone, presenti in quel momento.

La padrona del cane è quella che ha avuto la paleggio. Le sue condizioni sarebbero molto gravi e la prognosi resta riservata. LE altre due persone, che non è chiaro se siano parenti conviventi o semplici ospiti della donna, se la sono cavata con una trentina di giorni di prognosi.

Non è chiaro cosa abbia acceso la scintilla di violenza nel pitbull che ha azzannato tre persone, tra le quali la sua padrona, a L’Aquila. Il cane è stato portato via dal servizio veterinario della Asl presso il canile comunale. Sul posto sono intervenute tre ambulanze ed una pattuglia della Polizia Locale

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L'Aquila

Tragedia a Goriano Sicoli, anziano resta intrappolato nell’auto in fiamme

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Potrebbe essere stato un cortocircuito a far scoppiare l’incendio nell’auto dell’anziano morto carbonizzato nelle campagne di Goriano Sicoli. I Vigili del Fuoco sono intervenuti per contenere il rogo che ha coinvolto la vegetazione ed hanno fatto la macabra scoperta.

L’AQUILA – I Vigili del Fuoco sono intervenuti per circoscrivere e domare un incendio che si era sviluppato nelle campagne di Goriano Sicoli e quando hanno spento le fiamme hanno effettuato la macabra scoperta: un anziano di 93 anni originario di Cocullo è morto carbonizzato all’interno della sua auto.

Il rogo sarebbe divampato proprio all’interno dell’abitacolo della vecchia Panda, forse a causa di un cortocircuito. L’anziano non sarebbe riuscito ad uscire in tempo e sarebbe rimasto intrappolato all’interno dell’auto in fiamme.

Sulla vicenda indagano i Carabinieri della Compagnia di Lanciano, i quali hanno subito informato lam Procura.

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