Da Il Martino n. 22 del 7.12.2015
Tutto iniziò a Pescara nell’ Aprile del 1956 nella casa di Bruno Sammaciccia, dove lo stesso Bruno e altri 2 amici cioè Giulio e Giancarlo si incontrarono per esaminare una pergamena che un loro amico aveva trovato in fondo ad un baule. Nonostante la pergamena fosse invecchiata, era abbastanza chiaro il contenuto, essa era una vera e propria mappa che li portò a recarsi al grande Castello di Rocca Pia, situato ad Ascoli Piceno. L’incontro con gli esseri non terrestri si verificò proprio vicino ad alcune mura esterne della struttura, in un sentiero sempre all’interno di questa fortezza. Stando alle descrizioni date dagli amici che vissero questa splendida esperienza, questi due esseri erano molto diversi dall’uomo terrestre esclusivamente dal punto di vista dell’altezza, ed identici per tutto il resto dei caratteri fisici. Il più alto misurava 2,50-3,00 metri, l’altro era alto solo 1,00.
Il primo incontro con questi esseri durò circa un ora e mezza, ma gli amici non sapevano che quello sarebbe stato il primo di tanti altri. Superato il momento di stupore ma mossi dalla curiosità come per chiunque, si sviscerarono argomenti di ogni genere. Queste entità riferirono di provenire da un pianeta che orbitava intorno ad una stella della nostra galassia con una vita ampiamente più longeva di quella terrestre. Esse potevano vivere dai 2000 ai 2100 anni, una vera eternità per noi umani! Le creature furono chiamate con l’acronimo W 56,questa sigla o qualunque modo si vuole chiamarla sta ad indicare l’anno dell’accaduto cioè il 56″ mentre la W indica la Vittoria. In realtà il loro vero nome è Acrij che in Sanscrito sta a significare proprio: I Saggi. E’ molto bello e raro perfino per i nostri giorni sentire che già nel 1956 ci sia stato un scambio di idee, una prima apertura mentale per l’uomo terrestre…..un contatto tra razze planetarie differenti e che si possa identificare in questo caso con il nome “Amicizia”.
“Il caso Amicizia” che comprende e racchiude tutti i cinque anni di contatti fu portato avanti dallo stesso Bruno Sammaciccia e Gaspare de Lama, quest’ultimo pittore e artista emerito conoscitore della razza aliena W56 e non solo.
Nei diversi incontri, le due creature riferirono di vivere in basi sotterranee temporanee che erano state create aprendo letteralmente il terreno.
Il sito in cui erano attualmente appostati abbracciava il territorio tra Ortona ed Ancona. Era la base più grande in d’Europa situata nell’ Adriatico, con 300 km di lunghezza e 150 km di larghezza.
Anche tra gli alieni esiste il bene ed esiste il male, gli antagonisti dei W56 sono i CTR, entità artificiali negative per l’uomo; l’acronimo CTR fu anch’esso dato dagli stessi amici che sintetizza la parola Contrari.
I W56 raccontarono che avevano creato i Contrari, questi però erano riusciti a sfuggire al loro controllo per operare proprio contro i propri creatori, allo scopo di influenzare lo sviluppo umano in Italia in una direzione totalmente tecnologica tralasciando quello etico e morale, non a caso dissero che in Italia si sarebbe verificato un potente scontro tra i W56 e gli Esseri CTR.
Nel 1978 gli alieni furono attaccati e la loro base distrutta dai Contrari, il fatto provocò anche delle vittime tra i terrestri …..in questo caso purtroppo i Contrari ebbero la meglio quindi i W56 si trovarono costretti ad abbandonare il Pianeta.
Nel 1978 il “Triangolo dell’Adriatico”, una zona triangolare di mare tra Ancona, il Gran Sasso e Pescara fece parlare di sé mezzo mondo. Dalle acque del mare, come raccontavano gli stessi pescatori, vennero fuori colonne d’acqua dal diametro di una decina di metri.
Il mare ribolliva in alcuni tratti, in particolare a nord di Martinsicuro e ci furono segnalazioni di corpi luminosi tra le onde. I marinai parlavano di bussole impazzite, di nebbie improvvise, di radar di bordo che localizzavano oggetti sconosciuti e tutte queste avarie rientravano nel momento in cui i fenomeni si esaurivano.
Secondo quanto descritto finora tali fenomeni erano in realtà la fuga dei W56 dalle basi terrestri collocate proprio nel Triangolo dell’Adriatico. Fuga che avrebbe mietuto anche delle vittime umane.
Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre del 1978 si consumò infatti una tragedia in mare, rimasta ancora oggi avvolta nel mistero al largo di San Benedetto del Tronto, quando morirono nel naufragio del loro peschereccio, due fratelli di Martinsicuro. “Una morte strana, troppo strana”, a detta degli altri marittimi! Il loro motopeschereccio ”Francesco Padre” affondò nelle acque di S. Benedetto.
Uno dei giovani fu ritrovato con il volto spaventato e senz’acqua nei polmoni. Da escludere quindi la morte per annegamento, come riferirono alcuni colleghi del posto che assieme ai familiari non hanno mai creduto che la causa di morte dei propri cari, fosse dovuta a circostanze “naturali”.
Di questo ne è convinto ancora oggi il sig. Antonio Pallesca, uno dei pescatori che a suo tempo fu “seguito in mare” da misteriose luci rosse. Anche qui torna a farsi sentire la presenza e testimonianza d’epoca di personaggi militari, o comunque adibiti alla pubblica sicurezza, che furono piuttosto solidali (certamente responsabilizzati, talvolta testimoni) e preoccupati per le sorti del Mare Adriatico e dei suoi “ospiti”. Inizialmente pensarono (o misero a credere) potesse trattarsi di qualche sottomarino–spia: ipotesi saltata per via del fondo troppo basso del Mar Adriatico. Poi, formularono problemi collegati alla Nato. Immancabile l’intervento della Capitaneria di Porto di Pescara. Ma anch’essa rimase coinvolta in un avvistamento.
Il 9 novembre del 1978, poco prima delle 21 sempre in mare cinque uomini, compreso il Comandante Nello Di Valentino riferirono di aver scorto a bordo della motovedetta “CP 2018” e durante una delle uscite di perlustrazione (proprio in cerca di eventuali risposte agli enigmi capitati in quei giorni) una luce luminosa di colore rosso, «simile ad un razzo», senza che i radar scorgessero alcuna presenza fisica nelle vicinanze.
Le conclusioni furono per alcuni il silenzio, per altri il negazionismo, per altri ancora “solo bolle di gas”. Secondo alcuni ufologi esisterebbe una specie di rotta degli ufo che sorvola il Gran Sasso e si dirige verso l’Adriatico, e in uno dei vertici del triangolo, il Conero ad Ancora, gli avvistamenti di ufo sono e sono stati sempre centinaia.
Dopo tanti anni, il Mistero del Triangolo dell’Adriatico continua ad affascinare e ad alimentare il dibattito. L’Abruzzo venne portato alla ribalta delle cronache nazionali ed internazionali. Chi ha vissuto quegli anni, racconta, ad esempio, di una diretta fiume da Pescara, da parte di Emilio Fede, allora in RAI. E i pescatori ricordano nitidamente quei mesi, in cui, raccontano, aveva timore a uscire in mare. Il mistero comunque resta. Vittorio d’Ascanio interpellato ci tiene a sottolineare che sono tanti i protagonisti di questa vicenda su uno scacchiere troppo ampio per far pensare ad una semplice serie di casi fortuiti e che, finora, le spiegazioni scientifiche possono bastarci perché “i militari tengono tutto per loro e fa comodo che le gente si convinca che siano solo fenomeni naturali spiegabili”. Allora gli chiedo: “ Se sono semplicemente fenomeni naturali spiegabili perché tutto questo mistero?” Lui al telefono fa una piccola pausa, ride e dice: “forse è meglio parlarne di persona…!”