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Focus

Come eravamo: il lungomare Europa

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Da Il Martino cartaceo n. 32 del 2.5.2016

La piazza era bella e piena di vita, ma non per tutto l’anno, solo per dieci dei dodici mesi, perché a luglio e agosto i martinsicuresi si spostavano in massa sul lungomare e la piazza restava vuota; tornava a riempirsi solo nei giorni a cavallo di ferragosto durante la festa dedicata alla Madonna, quando fior di cantanti famosi si esibivano davanti a una folla straripante.

Mi sarebbe piaciuto assistere a una di queste feste, magari a quella con Pierangelo Bertoli, o quella con Iva Zanicchi, quando l’Aquila di Ligonchio (questa era il suo soprannome) vinceva i festival di Sanremo e non parlava di politica in TV, ma purtroppo la De Lorean ha qualche problema nel sistema di regolazione della data ed è praticamente impossibile tornare indietro nel tempo proprio in quel giorno, allora mi devo accontentare di impostare sul “navigatore temporale” un mese e un decennio, diciamo agosto, anni a cavallo tra la seconda metà dei 70 e la prima metà degli 80.

Eccoci in piazza, caldo asfissiante, non si muove una foglia..

Mi preoccupo; come mai la volta scorsa c’era così tanta gente mentre oggi non c’è anima viva?

Chiedo informazioni al bar dello sport, c’è un simpatico signore che non mi sembra, dall’accento, essere di queste parti. Si chiama Angelo, e infatti è friulano. È il proprietario del bar dello sport e mi racconta che ogni anno succede la stessa cosa, la piazza, e di conseguenza il suo bar, si svuotano, ma “ deve tornare settembre, e poi vedrai come tornano”, riferendosi agli ingrati clienti che ogni anno lo lasciano solo durante i due mesi più caldi dell’anno.

Mi dice inoltre che tutta la popolazione di Martinsicuro si è trasferita sul lungomare e che se cerco qualcuno lì lo troverò sicuramente.

Sono quasi le 21, mi avvio verso il lungomare .

Caspita! È proprio vero. Sono tutti qui.

Quasi non si riesce a camminare.

C’è già l’isola pedonale; in questi 3/400 metri di strada la densità sarà di almeno due/tre persone per

metro quadro

I locali sono pochi, ma tutti molto affollati.

Non c’è ancora il collegamento tra Martinsicuro e Villa Rosa e il lungomare comincia a sud con il bar di “Baliscio’ ”.  Ci sono tantissimi ragazzini tra i tredici e i diciotto anni  che si agitano al suono di un enorme juke box . Davanti al bar c’è una spiaggia molto ampia, almeno quattro o cinque volte più ampia di quella che c’è oggi.

Alle spalle del bar, verso sud, si estende una bellissima pineta, meta agognata di tanti giovani che si riparano tra gli alberi per restare lontano da occhi indiscreti .

Tornando verso nord, dopo un centinaio di metri di strada abbastanza libera, si entra nell’isola pedonale e comincia “lo struscio”.

Il primo locale che si incontra si chiama “Jacaranda”, è una pizzeria/bar frequentata quasi esclusivamente da turisti. Le cronache locali narrano di una fugace apparizione di questo locale, durato appena due o tre stagioni e poi sparito .

Facendosi largo tra la folla si arriva alla gelateria “Mango”.

Non c’è un tavolo vuoto. Al bancone i camerieri  non riescono a stare dietro alle richieste dei clienti desiderosi di gustare le prelibatezze create dalle mani di gelatai esperti. I gelati che vanno per la maggiore hanno strani nomi: spaghetti; uova al tegamino.

Tra i tavoli si muove agilmente e senza fermarsi un attimo una bella ragazza che mi sembra di conoscere, e intorno a lei gironzola un ragazzo che ha tutta l’aria di volerci provare.

Anche lui ha un aspetto vagamente familiare.

Ma questa è un’altra storia. Magari al prossimo giro con la macchina del tempo …

I proprietari del “Mango” mi raccontano di un altro locale che si trovava proprio lì dove ora si trova la loro gelateria una decina di anni prima.

Si chiamava “Giocolungo” ed è stata una vera e propria discoteca ante litteram.

Dall’ingresso, dove si trovava un piccolo bar, si accedeva al retro ; una pista da ballo all’aperto, dove i giovani si scatenavano al ritmo delle canzoni dei “complessi” (allora le band si chiamavano così) e dei cantanti che andavano per la maggiore: i Dik Dik, i Nomadi. Gianni Morandi e Celentano che correva a cento all’ora per raggiungere la sua ragazza (come cambiano i tempi! Oggi se vai a cento all’ora in autostrada i tir ti strombazzano dietro perché rallenti il traffico).

Quando il Giocolungo chiuse i battenti, al suo posto nacque un altro locale da ballo con le stesse caratteristiche, “il Sombrero”.

Infine il locale fu abbattuto e nell’immobile che prese il suo posto sorse la gelateria Mango .

Procedendo verso il Tronto incontriamo il bar pizzeria tabaccheria “La Cucala”, rimasta nella memoria di molti per le famose pizzette con i peperoni che i proprietari, Bettina e Damucc, distribuivano ai ragazzini che si presentavano davanti al loro bancone dopo aver fatto interminabili bagni, con le cinquanta lire necessarie per addentare quella pizza deliziosa.

Proseguendo verso nord ecco apparire nei campi, più o meno dove oggi si trova la pista di pattinaggio, l’immancabile circo Takimiri, con i suoi animali (spelacchiati) e i divertentissimi pagliacci (sempre le stesse battute, anno dopo anno). Il circo Takimiri è passato alla storia per aver riempito di bambole i letti di molti martinsicuresi.

Che avete capito, non in quel senso, maliziosi che non siete altro! Intendevo di bambole vere, quelle bambolone con quei vestiti svolazzanti che le mamme appoggiavano sul letto appena dopo averlo rifatto, a mo’ di soprammobile. Erano l’ambito primo premio della lotteria che si teneva ad ogni fine spettacolo del circo. Chi aveva la fortuna (?) di vincere aveva anche l’onore della passerella sul lungomare col bambolone in braccio a far morire d’invidia tutte le bambine .

Ecco, lo spettacolo del circo è terminato e il lungomare comincia a svuotarsi, restano solo i “viveurs”, i playboy che seduti sulle sedie dei bar ormai chiusi, fanno il resoconto della serata e, come il personaggio della barzalletta dell’anguilla (sempre eccessivamente lunga), spesso e volentieri narrano di conquiste favolose che il più delle volte sono solo frutto della loro fantasia.

Buonanotte.

Focus

70 anni dalla scoperta del mammut di Scoppito: gli eventi in programma

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mammut 70 anni l'aquila scoppito

Il Museo Nazionale d’Abruzzo a 70 anni dall’eccezionale ritrovamento del fossile nella cava Santarelli di Madonna della Strada, località del Comune di Scoppito, ha organizzato una serie di eventi per celebrare la scoperta.

L’AQUILA – Nel marzo del 1954, presso la cava Santarelli, ubicata in località Madonna della Strada nel Comune di Scoppito, è stato portato alla luce un eccezionale ritrovamento: il mammut oggi esposto al Munda, Museo nazionale d’Abruzzo. Per celebrare i 70 anni della scoperta del mammut di Scoppito, il Munda ha organizzato una serie di eventi.

Il fossile, di 1.300.000 anni, reperto importantissimo della preistoria italiana, fra i più completi d’Europa, ha arricchito enormemente la conoscenza del Patrimonio paleontologico dei grandi mammiferi nel Quaternario sul suolo italiano.

La Mostra documentaria

Le recenti ricerche d’archivio impongono la revisione della data della scoperta. È infatti del 17 marzo 1954 l’informativa dell’Anonima Materiali Argillosi alla Soprintendenza alle Antichità degli Abruzzi e del Molise con la quale si comunicava il ritrovamento, da parte degli operai della fornace, dei primi resti. La notizia fu poi diffusa qualche giorno dopo, il 25 marzo, dal Corriere della Sera e ripreso da altre testate i giorni successivi.

Questi passaggi, oltre alle recenti donazioni di foto inedite, oggetto di una mostra documentaria visitabile dal 19 aprile nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco, permettono di ripercorrere le fasi della scoperta, recupero e studio dell’esemplare sotto la direzione della professoressa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma, con la collaborazione di Antonio Ferri nel restauro.

È del 15 novembre 1957 l’importante documento del Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, Guglielmo de Angelis d’Ossat, per conto del Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro, che dichiara il suo interessamento nel garantire l’allestimento di una sezione di paleontologia presso il Museo Nazionale d’Abruzzo con il Mammut, poi esposto al pubblico dal 1960 nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco.

L’accessibilità inclusiva

Grazie ad una consolidata collaborazione con l’Accademia di Belle Arti è in corso la realizzazione di due prototipi 3D: uno con  il particolare del cranio e della zanna e l’altro è un modellino di 30 cm del Mammut che vanno ad integrare il disegno in braille già presente nell’attuale allestimento. La progettazione è a cura dei docenti dell’ABAQ Simone Rasetti, Tecniche di modellazione digitale, e Marco Cortopassi, Scenotecnica. È stato effettuato, durante la conferenza stampa, un test di leggibilità con le tecniche di esplorazione tattile di un modellino di prova del cranio e della zanna del Mammut condotte dalla tiflologa non vedente Deborah Tramentozzi. Questa attività di ricerca sulle modalità di apprendimento dell’immagine e dei processi cognitivi nelle persone non vedenti e ipovedenti si avvale della professionalità accademiche del laboratorio di modellazione dell’Accademia di Belle Arti e della tiflodidattica, tramite le tecniche di percezione tattile del rilievo operate dalla tiflologa,  volte a verificare il grado di acquisizione e restituzione dell’immagine, esperita al tatto e successivamente ricostruita nella mente dell’utente.

I modelli 3D tattili potranno essere fruiti anche dai visitatori normovedenti, preziosa opportunità per attivare una sensorialità troppo spesso inibita, anche per la consapevolezza dell’impossibilità di toccare le opere d’arte nel contesto di una visita museale.

Video

Due documenti storici del 1954 appartenenti all’Archivio Luce Cinecittà, che si ringrazia per la concessione di utilizzo: Uscito dalla preistoria, durata 55’’e Lo scheletro di un grosso mammuth trovato presso L’Aquila, segnalato dal Presidente del CdA di Abruzzo film Commission Piercesare Stagni, Rep. Incom. senza sonoro, durata 3’, completano la suggestiva ricostruzione animata del Mammut già in proiezione nel Bastione realizzata dal Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo.

Tecnologia realtà aumentata

È stata possibile la produzione di contenuti digitali 3D fruibili con tecnologia AR core per la ricostruzione 1:1 del Mammuthus Meridionalis. Tramite un QR code sulla pedana, i visitatori potranno avere un’esperienza di visita più dinamica ammirando il Mammut nelle affascinanti forme che aveva quando era in vita. RUP Maria Rita Copersino – Segretariato Regionale MiC -Abruzzo

Convegno scientifico

Nel mese di ottobre avrà luogo un convegno scientifico di rilevanza nazionale “Il Mammut del Castello – Settant’anni dalla sua scoperta. Nuovi dati nel quadro dell’evoluzione ambientale del Pleistocene” per condividere i risultati acquisiti attraverso nuove metodologie di indagine e  restauro. Verranno affrontati diversi aspetti scientifici quali l’evoluzione geologica del bacino aquilano, la paleobotanica e paleoclima; il confronto tra il Mammut meridionalis di Madonna della Strada con gli altri elefanti del Pleistocene; lo stato dell’arte della diagnostica e del restauro; l’esemplare nella realtà aumentata 3D e bodymass; i primi risultati della paleopatologia, nonché il tema del ruolo sociale attuale della divulgazione scientifica.

Annullo filatelico

Per rafforzare il potenziale narrativo è stato previsto un annullo filatelico dedicato al Mammut

Accompagnamento didattico

Si sta provvedendo, tramite formazione del personale AFAV curata dai funzionari del Museo, a fornire un servizio di accompagnamento  ai visitatori per una maggiore conoscenza del Mammut.

Premio Fossili regionali

Nel corso della conferenza stampa la direttrice del MuNDA Federica Zalabra ha ricevuto la targa di riconoscimento del Premio Fossili Regionali 2023 al Mammut per la Regione Abruzzo consegnata da due membri del comitato regionale della Società Paleontologica Italiana e la paleonotologa Maria Adelaide Rossi e Marco Romano dell’Università degli Studi della Sapienza. L’iniziativa è nata dalla sinergia tra il gruppo dei giovani della società Palaeontologist in Progress e il Consiglio SPI per favorire la divulgazione e la conoscenza delle ricchezze del patrimonio paleontologico italiano.

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Ancona

A Castelfidardo “Il Condominio Sogni” con Neri Marcorè, promosso dalla Lega del Filo d’Oro

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IL CONDOMINIO SOGNI

ANCONA – Il 13 marzo 2024 alle ore 21, presso il Teatro Astra di Castelfidardo, va in scena lo spettacolo “Il Condominio Sogni”, una produzione della compagnia Il Cantiere dei Sogni, per la regia di Gianni Giorgetti e Marinella Sbiroli, con l’adattamento testi di Francesco Mercurio, l’arrangiamento musicale di Alberto Bodini, i costumi di Fiorisa Bonifazi e le coreografie di Alessia Piscini.

La pièce teatrale, promossa dalla Fondazione Lega del Filo d’Oro E.T.S. – Ente Filantropico e patrocinata dal Comune di Castelfidardo, con il contributo di Neri Marcorè e il Maestro Leonardo De Amicis – rispettivamente testimonial e ambassador della Fondazione – rappresenta un viaggio emozionante che attraverso il potere dei sogni abbraccia un forte messaggio di inclusione.

La compagnia teatrale “Il Cantiere dei Sogni” è composta da ragazzi e ragazze con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale, volontari e attori amatoriali. Grazie alla forza creativa dell’immaginazione, i ragazzi della compagnia riescono a valicare i limiti imposti dalla disabilità: l’attività teatrale rappresenta la possibilità di andare oltre se stessi, oltre il buio e il silenzio, permettendo loro di esprimersi sviluppando le proprie capacità. Sul palcoscenico, infatti, va in scena l’attore, non la sua disabilità e con questo approccio positivo ed inclusivo la compagnia intende mettere sempre al centro la persona, valorizzandola nel suo percorso creativo, che trova espressione nel corpo e quindi nel movimento. Ecco che ogni gesto si trasforma in un potente strumento di comunicazione e autentica espressione, aiutando chi non vede e non sente ad uscire dall’isolamento imposto dalla propria condizione.

“Il lavoro della Lega del Filo d’Oro è da sempre orientato a valorizzare le potenzialità di ciascuna persona, andando oltre i limiti tracciati dalla minorazione – dichiara Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Questo stesso approccio inclusivo accomuna la compagnia teatrale Il Cantiere dei Sogni, che porterà in scena un sogno diventato realtà: quello dei nostri ragazzi, che tutti i giorni affrontano la complessa sfida di andare oltre il buio e il silenzio facendoci emozionare per ogni traguardo raggiunto, come questo spettacolo che li vede protagonisti di una importante iniziativa di inclusione”.

“Il Condominio Sogni” è uno spettacolo che con la sua semplicità tocca nel profondo il cuore del pubblico. La trama, ambientata in un condominio, fa riferimento ad un tempo passato, in cui persino sognare era diventato difficile, fino a quando il divino Morfeo, accompagnato dai suoi fratelli Fantaso e Fobetore, decide di intervenire rivoluzionando le vite dei protagonisti, aprendo loro le porte dell’immaginazione onirica e della speranza. L’opera è, di fatto, un’allegoria: racconta dell’isolamento vissuto dalle persone sordocieche durante il lockdown e di quella luce di speranza, rappresentata dalla Lega del Filo d’Oro, che a sua volta è nata da un sogno ambizioso, ovvero quello di portare la luce del sogno a chi, vivendo isolato, non aveva il diritto di sognare. L’opera intende diffondere un forte messaggio di speranza sottolineando che “se puoi sognarlo, allora puoi farlo”. Lo spettacolo è ad ingresso libero.

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Abruzzo

Il New York Times celebra i vini abruzzesi: «scena vitivinicola entusiasmante»

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articolo del new york times sui vini abruzzesi

Eric Asimov, uno dei più importanti scrittori enoici del panorama statunitense, ha dedicato un articolo del New York Times ai vini abruzzesi: «L’Abruzzo produce tra i migliori vini bianchi d’Italia e i suoi Cerasuolo d’Abruzzo hanno grande personalità».

TERAMO – Cerasuolo e Montepulciano fanno girare la testa anche oltreoceano. Il New York Times ha dedicato un articolo entusiasta ai vini abruzzesi. La penna che l’ha firmato è quella di Eric Asimov, uno dei più celebri e stimati critici enoici a livello globale.

Il suo articolo intitolato “To Find Great Values in Italian Wine, Look to Abruzzo” (Per trovare grandi valori nel vino italiano, guarda all’Abruzzo, ndr) così comincia: «Ciò che sta succedendo nella scena vitivinicola abruzzese è entusiasmante e non solo per quanto riguarda i vini rossi. L’Abruzzo produce tra i migliori vini bianchi d’Italia e i suoi Cerasuolo d’Abruzzo hanno grande personalità».

Nel suo articolo celebra alcune delle tante famiglie che, con grande coraggio e innovazione, stanno apportando un cambiamento all’interno del panorama enologico della regione, esprimendo – al contempo – identità e coerenza con quelle che sono la storia e le tradizioni.

Un ritratto che esprime tenacia ma anche attaccamento al territorio e la voglia di emergere con vini che possono esprimere il carattere delle uve autoctone, dal Montepulciano D’Abruzzo al Trebbiano D’Abruzzo, con vini moderni e profondamente identitari.

“Questo genere di endorsement conferma che stiamo andando nella giusta direzione – dichiara Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo – la spinta verso la qualità, la definizione delle sottozone e la revisione dei disciplinari con l’introduzione della menzione superiore aiuteranno i nostri produttori a specializzarsi sempre di più. Auspichiamo una grande crescita per il nostro territorio e siamo contenti che anche Oltreoceano si stiano sempre più interessando ai nostri progetti vitivinicoli.”

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