ANCONA – L’Amerigo Vespucci ha attraccato ieri mattina, martedì 11 ottobre, alla banchina San Francesco, nel porto Antico, con la prora rigorosamente volta in direzione di San Ciriaco. Per la decima volta la nave scuola ha gettato le ancore nel porto anconetano.
Il veliero della Marina militare Italiana, la cui costruzione è iniziata nel 1930, è stato varato il 22 febbraio 1931, presso il Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia. Fu progettato dall’ingegnere tenente colonnello del genio navale e direttore dei Regi cantieri navali di Castellammare di Stabia Francesco Rotundi. Trialbero di 101 metri di lunghezza, 15,56 metri di larghezza, ha un pescaggio di 7,3 metri e un baglio massimo di 16 metri. La Vespucci è nata come nave scuola per l’addestramento degli allievi Ufficiali dei ruoli normali dell’Accademia navale di Livorno.
I primi a salire a bordo dell’Amerigo Vespucci sono stati gli studenti di Ancona, accolti dal Comandante, Capitano di Vascello Luigi Romagnoli che ha voluto salutarli personalmente e a nome della Marina militare. Nel mentre iniziava a formarsi un serpentone di visitatori, sotto un sole autunnale tiepido e piacevole, provenienti non solo da tutta la regione Marche, ma anche dal centro Italia. Otto famiglie sono giunte perfino dalla Valle D Aosta.
«Siamo stati fortunati, come si dice due piccioni con una fava – dice Katiuscia –da anni che volevamo visitare il Conero. Poi prima di partire abbiamo saputo che ad Ancona avrebbe attraccato la perla della Marina Italiana. Oggi avevamo inizialmente in programma di andare a visitare le grotte di Frasassi, ma abbiamo felicemente rinviato a domani».
«Sono entrata in marina nel settembre del 2017. Dopo cinque anni di accademia ad aprile di quest’anno sono stata assegnata come sottotenente di Vascello e Ufficiale di rotta all’Amerigo Vespucci – racconta con orgoglio Aurora Esposito – la nostra giornata a bordo cambia se siamo in porto o in navigazione. Quando siamo in porto, accogliamo i visitatori e siamo felici di far da Ciceroni e di rispondere alle loro domande. Mentre quando siamo in navigazione, la giornata ruota intorno ai turni di guardia in base alle proprie competenze – continua la sottotenente – io per esempio lavoro in plancia, finito il mio turno di guardia, dedico il tempo a mansioni secondarie, mentre nei ritagli di tempo mi piace dedicarmi ai miei interessi. Qui ho modo di crescere. Il comandante si fida di noi e ci dice sempre che siamo i suoi occhi, le sue braccia e la sua testa quando è assente. Io a mia volta ho la massima fiducia nei miei collaboratori, siamo una grande famiglia» conclude Esposito.
«Ho fatto domanda per entrare nelle forze armate della marina militare. Mi fu assegnata una categoria, quella da Nocchiere, ed ho avuto la fortuna di essere imbarcato in questa meravigliosa nave – le parole di Matteo Caro – sono a bordo dell’Amerigo Vespucci da due anni. Sono addetto all’ “Alberato” e sono tra i pochi fortunati che operano in alta quota. Grazie ai “lupi di mare” che sono a bordo, sto imparando tutti i segreti nello stare sugli alberi del veliero. Passo da una quota di 43 metri (albero di Mezzana) a 54 metri (albero di Maestra). Certo, la prima volta che sono salito in quota è stato emozionante e adrenalinico: solo da lassù si può godere di spettacoli unici, tramonti e albe da sogno. Poi in ogni porto in cui approdiamo, sentire il calore e l’affetto dei visitatori mi rassicura sempre più della scelta di vita che ho fatto».
«Stare a bordo della Vespucci è un privilegio, sono in marina da sette anni, da giugno a bordo di questo meraviglioso veliero – afferma il sottocapo di terza classe Cosimo, addetto alle telecomunicazioni e alla condotta nave – con il mio team pianifichiamo le rotte e le navigazioni in acque ristrette. Condurre questa nave per me equivale a condurre una Gran Dama al ballo: tanta responsabilità, ma tanto orgoglio».
A bordo anche una folta delegazione dell’associazione sportiva dilettantistica “Liberi nel Vento” che riunisce persone con disabilità appassionate di vela: «il personale di bordo ci h messo in condizioni di poter salire e coronare un nostro sogno».
Ieri è stato possibile salire gratuitamente a bordo e ammirare il veliero della nave scuola della Marina militare italiana Amerigo Vespucci, che lascerà il porto di Ancona in serata.
I pompieri hanno preso parte all’esercitazione internazionale “ModEx Arcevia 2023”, simulando tre scenari emergenziali, che prevedevano il recupero di un infortunato da punti difficilmente accessibili.
ANCONA – I Vigili del Fuoco ieri, mercoledì 7 giugno, hanno simulato tre scenari emergenziali di ricerca e recupero di feriti al “ModEx Arcevia 2023”, la grande esercitazione internazionale tesa a migliorare la cooperazione tra gli operatori del soccorso e di protezione civile apertasi lo scorso 6 giugno. Le attività si concluderanno il 9, mentre il 10 si terrà la cerimonia conclusiva e a consegna degli attestati.
Nel primo scenario, i Vigili del fuoco hanno simulato il recupero di un infortunato che, a causa di un incidente stradale, è stato sbalzato dal suo veicolo, finendo in un punto che richiedeva tecniche speleo alpinistiche fluviali (SAF). Nel secondo, un uomo era rimasto intrappolato sotto le macerie di un fabbricato, nel quale si è verificato un cedimento strutturale, ed è stato liberato mediante le tecniche di ricerca e soccorso in ambiente urbano (USAR). Nel terzo infine, i pompieri hanno assicurato un’auto finita fuori strada e rimasta in bilico in precarie condizioni di sanità, prima di estrarre l’occupante del veicolo.
Alle simulazioni hanno preso parte i team sanitari di Malta, Romania, Francia, Spagna e Andorra. 25 le unità e 9 gli automezzi del Comando dei Vigili del fuoco di Ancona intervenute.
“ModEx Arcevia 2023” è parte di un progetto finanziato dalla Commissione Europea teso a migliorare la cooperazione fra i vari protagonisti del soccorso, a livello internazionale. E’ la seconda volta che viene scelta Arcevia come sede della grande esercitazione, dopo l’edizione del 2015.
In un anno sono state più di otto mila tonnellate di alimenti irregolari sequestrati dai Carabinieri in Italia. Nelle ultime settimane in Abruzzo sono stati eseguiti diversi controlli in macellerie e ristoranti etnici, culminati con sanzioni e con una sospensione di attività. A Macerata pesanti sanzioni ad un deposito alimentare che custodiva bevande non conformi.
PESCARA – Nella Giornata mondiale della sicurezza alimentare, che ricorre ogni 7 giugno, il Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute illustra le attività svolte dai Nas in Abruzzo e nelle Marche, soffermandosi in particolare si controlli svolti all’interno di macellerie o ristoranti etnici.
Nelle ultime settimane in Abruzzo sono stati controllati 40 esercizi commerciali, tra alimentari, macellai e rivenditori di kebab. In 30 sono emerse irregolarità di varia natura. La situazione più critica in provincia di Teramo, dove è arrivata la sospensione di attività per un alimentari etnico. Mancavano i requisiti minimi igienico sanitari e nei locali è stata appurata la necessità di alcuni interventi di manutenzione straordinaria, sia a livello strutturale, che per dal punto di vista della sanificazione. Molte derrate alimentari poi, erano conservate sul pavimento o in celle frigorifere che non consentivano le adeguate operazioni di polizia. Nel maggio scorso invece, sempre nel teramano, a Martinsicuro è stato chiuso un rivenditore di kebab. Oltre a queste operazioni, sono stati sequestrati 15 chili di carne di suino e agnello privi di ogni forma di tracciabilità.
A L’Aquila i Carabinieri hanno trovato 100 chili di merce scaduta e non tracciata in vendita in una macelleria, in particolare vegetali in salamoia, legumi e spezie. Qui oltretutto era esposta anche altra merce, come calzature e pentolame. La Asl ha disposto la distruzione del cibo.- Stesso discorso in un’altra macelleria etnica dell’aquilano dove 13 chili di carne erano conservati in maniera non conforme ed erano privi delle corrette etichette. La Asl ha disposto la sospensione dell’attività e la distruzione degli alimenti.
A Pescara invece, sono stati sequestrati 20 chili di pane prodotto artigianalmente: era stato congelato senza l’impiego di un idoneo abbattitore. Più tranquilla la situazione nel chietino, dove comunque sono stati effettuati diversi controlli dei Nas in macellerie e ristoranti etnici.
A Macerata infine sono state elevate sanzioni per due mila euro al titolare di origine pakistana di un deposito di alimenti e bevande nel quale erano conservate 402 bottiglie da un litro e mezzo di una bevanda alla pera denominata strumka, le cui etichette erano prive delle indicazioni obbligatorie.
La piazza del comune di Fabriano (Foto Wikimedia CC).
La donna che secondo gli inquirenti ha ucciso a colpi d’abatjour il proprio compagno e convivente, sostiene di essersi difesa da un tentativo di abuso, ma la sua versione non convince fino in fondo chi indaga sull’omicidio di Fabriano.
ANCONA – Non un’aggressione al culmine di una lite con un’abatjour in mano, bensì la difesa da un tentativo di abuso, a mani nude. Questa la versione di Alessandra Galea, 50enne accusata dell’omicidio del convivente Fausto Baldoni di 63 anni avvenuto a Fabriano lo scorso sabato 3 giugno. La donna resta in carcere in custodia cautelare, sebbene non sia stato convalidato il fermo. Durante l’udienza di convalida sono stati ritenuti fondati i pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. L’accusa rimane dunque quella di omicidio volontario, sebbene la donna fornisca un’altra versione: «Ho reagito a un approccio sessuale non gradito, ma non ho impugnato nessuna arma».
La donna sostiene di essersi difesa da un approccio non voluto. Stessa tesi già avanzata dal suo legale all’indomani dell’arresto. Eppure gli inquirenti non sembrano molto persuasi da questa ricostruzione. A pesare è soprattutto, il mancato soccorso all’uomo. Subito dopo la colluttazione, Galea ha lasciato l’appartamento. «Avevo già in programma di andare a trovare i miei due figli» ha raccontato agli inquirenti. Ma perché non chiamare aiuto? Perché non allertare i soccorsi? E come mai ha mantenuto un atteggiamento sospetto ed evasivo una volta ritornata sul posto?
La vittima è stata ritrovata in corridoio immersa in un lago di sangue. Al momento del ritrovamento indossava solo la biancheria intima e presentava due ferite sulla testa. Ieri, l’autopsia ha indicato come probabile causa della morte una grave lesione cerebrale.