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L'Aquila

Matteo Messina Denaro trasferito in Abruzzo

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Il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro arrestato dopo trent’anni di latitanza ieri è stato trasferito in Abruzzo ed è atterrato all’aeroporto di Pescara, dove lo attendeva una folta schiera di forze dell’ordine. Il cordone di polizia e carabinieri si è poi mosso verso L’Aquila. Probabile che il boss possa scontare qui, almeno per il momento la sua pena: il carcere di Costarelle accoglie detenuti in regime di 41 bis.

L’AQUILA – Da Pescara a L’Aquila, dove potrebbe scontare la sua pena. Dopo l’arresto avvenuto ieri, lunedì 16 gennaio, nel pieno centro di Palermo, il boss di Cosa Nostra, stragista e pluriomicida Matteo Messina Denaro, preso dopo trent’anni di latitanza, è stato trasferito in Abruzzo. Probabile che possa scontare, almeno momentaneamente, la sua pena presso il carcere di Costarelle.

Il penitenziario infatti non permette solo rapidi spostamenti verso Roma, ma ospita detenuti in regime di 41bis. Tra i nomi eccellenti, passati o detenuti nel carcere, i mafiosi Leoluca Bagarella, Filippo Graviano e Carlo Geco, il boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, Francesco Schiavone detto Sandokan del clan dei Casalesi, Felice Maniero detto “faccia d’angelo” della mala del Brenta, ed alcuni brigatisti.

Matteo Messina Denaro è atterrato ieri sera in Abruzzo, all’aeroporto di Pescara, con un volo militare. A terra, schierato e pronte a prenderlo in consegna, numerose auto e pattuglie dei carabinieri. Poi il cordone s è mosso in direzione L’Aquila. Durante le operazioni di trasferimento, due voli sono stati messi in attesa sopra il polo pescarese e il loro atterraggio è stato sospeso fino a che non è stato completato il trasferimento del boss.

Il capo della mafia trapanese, considerato erede di Riina e Provenzano e custode di molti segreti di Cosa Nostra e della Repubblica, è stato arrestato in una clinica privata palermitana, dove si trovava ricoverato in day hospital sotto falso nome per la cura di un tumore. Subito dopo che la notizia è stata resa nota, non sono mancate ipotesi che hanno parlato di possibili trattative dietro al suo arresto. Tra gli altri, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo.

L'Aquila

Pecora sgozzata, cotta e mangiata nel parco in pieno giorno: due arresti

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pecora sgozzata nel parco a pizzoli

I Carabinieri hanno prima trovato tracce di sangue e resti della sfortunata pecora, poi si sono imbattuti in un video sui social nel quale alcune persone trascinavano l’ovino nel parco. Due sono state identificate e sono finite in carcere.

L’AQUILA – Appesa ad un’altalena, dissanguata, scuoiata, cotta e mangiata, di pomeriggio, tra le altalene ed i giochi per i bambini, a Pizzoli. Per il triste epilogo riservato alla pecora sgozzata nel parco in pieno giorno due uomini di origine tunisina sono finiti in carcere, mentre proseguono gli accertamenti per identificare le altre persone che hanno preso parte al banchetto.

La vicenda è stata resa nota dall’agenzia di stampa Agi. Due giudici delle indagini preliminari, Guendalina Buccella e Giovanni Spagnoli, hanno emesso una severa ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Ghaddum Waddah, di 30 anni, e Wadia Mchirgi di 19. Il primo era già sottoposto all’obbligo di dimora, per via di una rissa. Il secondo invece era stato raggiunto da un divieto di dimora, per minacce e lesioni.

Insieme a loro c’erano altre persone ed i Carabinieri sono al lavoro per identificarli. Dovranno rispondere di uccisione di animale in luoghi pubblico e macellazione clandestina. Ad insospettire i militari della stazione di Pizzoli, alcune tracce di sangue. Seguendole, sono arrivati ad un cassonetto che conteneva le interiora della pecora sgozzata nel parco ed i resti della brace. Poco dopo sui social hanno visto un video, che aveva ricevuto anche diverse condivisioni, che mostrava un gruppetto di persone mentre trascinavano l’animale sul luogo del delitto.

Arrivati nell’area giochi, l’ovino è stato appeso ad un’altalena, dissanguato e scuoiato. Poi è stato acceso un fuoco ed è stato cotto. I due arrestati si trovano ora nel carcere di Preturo a causa, scrivono i Gip, di un «rischio di recidiva con riferimento alla commissione di reati commessi con violenza alle persone, un difetto di resipiscenza». Che denota «l’irrefrenabile pulsione alla commissione di reati commessi in particolare platealmente e con violenza».

Gli inquirenti cercheranno anche di stabilire se la pecora fosse stata rubata da qualche allevamento.

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L'Aquila

Azzannata dal suo pitbull a L’Aquila: si trova in condizioni gravissime

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donna aggredita dal suo pittbull a l'aquila

La padrona di un pitbull è stata aggredita insieme ad altre due persone dal suo stesso cane, a L’Aquila, per motivi ancora da chiarire.

L’AQUILA – E’ stata portata d’urgenza in ospedale e sottoposta ad un delicato intervento chirurgica, la donna aggredita la notte scorsa nella sua villetta a schiera dal suo stesso pitbull. Il suo cane infatti ha azzannato lei ed altre due persone, presenti in quel momento.

La padrona del cane è quella che ha avuto la paleggio. Le sue condizioni sarebbero molto gravi e la prognosi resta riservata. LE altre due persone, che non è chiaro se siano parenti conviventi o semplici ospiti della donna, se la sono cavata con una trentina di giorni di prognosi.

Non è chiaro cosa abbia acceso la scintilla di violenza nel pitbull che ha azzannato tre persone, tra le quali la sua padrona, a L’Aquila. Il cane è stato portato via dal servizio veterinario della Asl presso il canile comunale. Sul posto sono intervenute tre ambulanze ed una pattuglia della Polizia Locale

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L'Aquila

Tragedia a Goriano Sicoli, anziano resta intrappolato nell’auto in fiamme

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Potrebbe essere stato un cortocircuito a far scoppiare l’incendio nell’auto dell’anziano morto carbonizzato nelle campagne di Goriano Sicoli. I Vigili del Fuoco sono intervenuti per contenere il rogo che ha coinvolto la vegetazione ed hanno fatto la macabra scoperta.

L’AQUILA – I Vigili del Fuoco sono intervenuti per circoscrivere e domare un incendio che si era sviluppato nelle campagne di Goriano Sicoli e quando hanno spento le fiamme hanno effettuato la macabra scoperta: un anziano di 93 anni originario di Cocullo è morto carbonizzato all’interno della sua auto.

Il rogo sarebbe divampato proprio all’interno dell’abitacolo della vecchia Panda, forse a causa di un cortocircuito. L’anziano non sarebbe riuscito ad uscire in tempo e sarebbe rimasto intrappolato all’interno dell’auto in fiamme.

Sulla vicenda indagano i Carabinieri della Compagnia di Lanciano, i quali hanno subito informato lam Procura.

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