fbpx
Connect with us

Focus

Quei reperti bellici di Campo Casone: quando a Villa Rosa c'era il campo di aviazione.

Durante l’ultimo conflitto mondiale, Martinsicuro rivesti’ una posizione strategica: nelle campagne del quartiere Casone fu realizzata, infatti, una pista di atterraggio per aerei militari. A distanza di quasi settant’anni continuano a riaffiorare, dalla terra, reperti bellici che ci raccontano di quel tempo.

Pubblicato

il

1945-2014. Quasi settant’anni fa terminava il Secondo Conflitto mondiale, lasciando dietro di sé una lunga scia di morte e distruzione. Si trattò di una guerra “nuova”, diversa da quella che l’aveva preceduta nemmeno 20 anni prima,in cui i carri armati sostituirono la guerra di trincea e i cacciabombardieri facevano tabula rasa di tutto quello che si trovava sotto al loro passaggio.

Fu un conflitto che interessò tutti, indistintamente, coinvolgendo in maniera trasversale tutte le fasce della società, da quelle più modeste, ai borghesi e agli “intoccabili” aristocratici.  E, ancora una volta, furono le zone di confine a pagare lo scotto maggiore in termini di vite umane e devastazione: lo stesso comune di Martinsicuro, insignito in seguito della medaglia di bronzo al valor civile, pagò il tributo di venti cittadini morti sotto ai bombardamenti alleati .

Ma fu anche un importante sito strategico, infatti la foce del Vibrata, nel nostro territorio, possedeva caratteristiche morfologiche tali da prestarsi in maniera perfetta alla realizzazione di una pista per l’atterraggio degli aerei militari. Furono dunque requisite le proprietà agricole e gli appezzamenti terrieri delle  famiglie residenti e, da un giorno all’altro, queste ultime furono obbligate e spostarsi altrove.

Il nuovo campo di aviazione, che ne derivò, ricopriva un’estensione di 25000 mq, compresi tra via Balbo, via Baracca, via de Pinedo e l’attuale via Roma, ex statale, fu definito “Campo di fortuna di Tortoreto Stazione in agro di Colonnella”. I terreni espropriati, le case coloniche ivi costruite abbattute e le coltivazioni, per lo più uliveti e vigneti, furono distrutte per realizzare canali di drenaggio per evitare che l’acqua piovana ristagnasse, rendendo inagibile il campo di atterraggio.Inoltre, lungo la foce del Vibrata stesso, furono realizzate opere di fortificazione e postazioni antiaeree per difendere la zona da tentativi di sbarco nemico e da incursioni via cielo.

Alcuni anziani oggi raccontano delle due “colline” artificiali innalzate nei pressi degli attuali hotel Olimpic e San Remo, che avevano il compito di nascondere i cannoni da eventuali incursioni dal mare. Nel giugno del 1944, i tedeschi in ritirata, pressati dall’avanzata degli alleati, ordinarono ai contadini del luogo di scavare, per tutta la superficie del campo di atterraggio, numerose buche che, riempite poi con spezzoni di aereo, vennero fatte brillare tramite cavi elettrici, a gruppi di venticinque. Al termine di questa operazione non esisteva un solo metro quadro che non fosse stato dissestato dalle esplosioni.

I tedeschi lasciarono dietro di sé un territorio minato, ordigni spesso non visibili e pronti ad esplodere, che continuarono a seminare morte anche a conflitto finito. Con l’avanzata   della VII armata degli Alleati, il campo venne spianato da giganteschi bulldozer, riuscendo cosi a ricavare dalle buche e dalle trincee, una pista di fortuna larga 300 metri e che percorreva , da nord a sud, tutta la lunghezza.

La guerra, però, non era ancora finita. Al nord si continuava a combattere e per gli aerei provenienti da quelle zone, era impossibile raggiungere gli aeroporti di Pescara e Foggia: ecco perché molti di essi erano costretti ad atterraggi di fortuna a Campo Casone. Oggi gli anziani ancora raccontano di un bimotore atterrato fortunosamente e abbandonato dal suo pilota, che divenne una preziosa risorsa per gli abitanti del luogo, stremati dalla guerra, e per quali tutto era utile alla sopravvivenza, anche le parti metalliche di un aereo, da poter riutilizzare.

A guerra terminata, abbandonato dai militari e ormai dismesso, il campo divenne nuovamente appetibile per i contadini della zona che, con aratri tirati da due o più paia di buoi, dissodavano e ripianavano i solchi, i crateri e le devastazioni che la guerra aveva prodotto, per poter ricavare, così, terreno coltivabile e fertile. Alcuni anni dopo, con la riforma agricola, quegli stessi terreni furono assegnati legalmente ad alcune famiglie del luogo, le quali vi costruirono le proprie abitazioni e nuovi sistemi di irrigazione dando nuova vita a coltivazioni e impianti agricoli.

Nel corso dei decenni successivi, la Storia tornava a far capolino sotto forma di reperti e ritrovati bellici. Non era inusuale, infatti, che qualche contadino si imbattesse in bossoli di fucili, armi sepolte e ormai arrugginite e granate che affioravano dai terreni. E, purtroppo, molti erano i casi di persone dilaniate dalle esplosioni delle mine disseminate nei campi e sulla spiaggia. Ed incidenti di questo tipo si verificarono anche tra i pescatori che incappavano negli ordigni pescati dalle loro reti che, esplodendo, facevano affondare le barche con tutto il loro equipaggio. Fino a qualche periodo recente, i contadini di zona Casone , durante i loro lavori agricoli, continuavano a ritrovare reperti bellici abbandonati.

Malauguratamente, anche a distanza di tanto tempo, gli ordigni, conservando comunque il loro pericoloso potenziale, hanno continuato a provocare incidenti e gravi lesioni a chi li maneggiava in modo incauto. Un anno fa, a Roseto degli Abruzzi, un uomo riportò gravissime ferite in seguito allo spostamento di una mina risalente al secondo conflitto mondiale.

I nostri territori, a ridosso della linea Gustav, sono stati scenario e protagonista di attacchi e offensive cruente e devastanti e conservano ancora oggi le tracce di quegli avvenimenti ma nessuno, allora, e men che meno ora, ha proceduto ad un’opera di seria bonifica dalle mine e dagli ordigni inesplosi. Le campagne di campo Casone custodiscono tuttora cimeli e reperti che, disinnescati, costituirebbero dell’interessante materiale da esporre in un potenziale museo.

Focus

70 anni dalla scoperta del mammut di Scoppito: gli eventi in programma

Pubblicato

il

mammut 70 anni l'aquila scoppito

Il Museo Nazionale d’Abruzzo a 70 anni dall’eccezionale ritrovamento del fossile nella cava Santarelli di Madonna della Strada, località del Comune di Scoppito, ha organizzato una serie di eventi per celebrare la scoperta.

L’AQUILA – Nel marzo del 1954, presso la cava Santarelli, ubicata in località Madonna della Strada nel Comune di Scoppito, è stato portato alla luce un eccezionale ritrovamento: il mammut oggi esposto al Munda, Museo nazionale d’Abruzzo. Per celebrare i 70 anni della scoperta del mammut di Scoppito, il Munda ha organizzato una serie di eventi.

Il fossile, di 1.300.000 anni, reperto importantissimo della preistoria italiana, fra i più completi d’Europa, ha arricchito enormemente la conoscenza del Patrimonio paleontologico dei grandi mammiferi nel Quaternario sul suolo italiano.

La Mostra documentaria

Le recenti ricerche d’archivio impongono la revisione della data della scoperta. È infatti del 17 marzo 1954 l’informativa dell’Anonima Materiali Argillosi alla Soprintendenza alle Antichità degli Abruzzi e del Molise con la quale si comunicava il ritrovamento, da parte degli operai della fornace, dei primi resti. La notizia fu poi diffusa qualche giorno dopo, il 25 marzo, dal Corriere della Sera e ripreso da altre testate i giorni successivi.

Questi passaggi, oltre alle recenti donazioni di foto inedite, oggetto di una mostra documentaria visitabile dal 19 aprile nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco, permettono di ripercorrere le fasi della scoperta, recupero e studio dell’esemplare sotto la direzione della professoressa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma, con la collaborazione di Antonio Ferri nel restauro.

È del 15 novembre 1957 l’importante documento del Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, Guglielmo de Angelis d’Ossat, per conto del Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro, che dichiara il suo interessamento nel garantire l’allestimento di una sezione di paleontologia presso il Museo Nazionale d’Abruzzo con il Mammut, poi esposto al pubblico dal 1960 nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco.

L’accessibilità inclusiva

Grazie ad una consolidata collaborazione con l’Accademia di Belle Arti è in corso la realizzazione di due prototipi 3D: uno con  il particolare del cranio e della zanna e l’altro è un modellino di 30 cm del Mammut che vanno ad integrare il disegno in braille già presente nell’attuale allestimento. La progettazione è a cura dei docenti dell’ABAQ Simone Rasetti, Tecniche di modellazione digitale, e Marco Cortopassi, Scenotecnica. È stato effettuato, durante la conferenza stampa, un test di leggibilità con le tecniche di esplorazione tattile di un modellino di prova del cranio e della zanna del Mammut condotte dalla tiflologa non vedente Deborah Tramentozzi. Questa attività di ricerca sulle modalità di apprendimento dell’immagine e dei processi cognitivi nelle persone non vedenti e ipovedenti si avvale della professionalità accademiche del laboratorio di modellazione dell’Accademia di Belle Arti e della tiflodidattica, tramite le tecniche di percezione tattile del rilievo operate dalla tiflologa,  volte a verificare il grado di acquisizione e restituzione dell’immagine, esperita al tatto e successivamente ricostruita nella mente dell’utente.

I modelli 3D tattili potranno essere fruiti anche dai visitatori normovedenti, preziosa opportunità per attivare una sensorialità troppo spesso inibita, anche per la consapevolezza dell’impossibilità di toccare le opere d’arte nel contesto di una visita museale.

Video

Due documenti storici del 1954 appartenenti all’Archivio Luce Cinecittà, che si ringrazia per la concessione di utilizzo: Uscito dalla preistoria, durata 55’’e Lo scheletro di un grosso mammuth trovato presso L’Aquila, segnalato dal Presidente del CdA di Abruzzo film Commission Piercesare Stagni, Rep. Incom. senza sonoro, durata 3’, completano la suggestiva ricostruzione animata del Mammut già in proiezione nel Bastione realizzata dal Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo.

Tecnologia realtà aumentata

È stata possibile la produzione di contenuti digitali 3D fruibili con tecnologia AR core per la ricostruzione 1:1 del Mammuthus Meridionalis. Tramite un QR code sulla pedana, i visitatori potranno avere un’esperienza di visita più dinamica ammirando il Mammut nelle affascinanti forme che aveva quando era in vita. RUP Maria Rita Copersino – Segretariato Regionale MiC -Abruzzo

Convegno scientifico

Nel mese di ottobre avrà luogo un convegno scientifico di rilevanza nazionale “Il Mammut del Castello – Settant’anni dalla sua scoperta. Nuovi dati nel quadro dell’evoluzione ambientale del Pleistocene” per condividere i risultati acquisiti attraverso nuove metodologie di indagine e  restauro. Verranno affrontati diversi aspetti scientifici quali l’evoluzione geologica del bacino aquilano, la paleobotanica e paleoclima; il confronto tra il Mammut meridionalis di Madonna della Strada con gli altri elefanti del Pleistocene; lo stato dell’arte della diagnostica e del restauro; l’esemplare nella realtà aumentata 3D e bodymass; i primi risultati della paleopatologia, nonché il tema del ruolo sociale attuale della divulgazione scientifica.

Annullo filatelico

Per rafforzare il potenziale narrativo è stato previsto un annullo filatelico dedicato al Mammut

Accompagnamento didattico

Si sta provvedendo, tramite formazione del personale AFAV curata dai funzionari del Museo, a fornire un servizio di accompagnamento  ai visitatori per una maggiore conoscenza del Mammut.

Premio Fossili regionali

Nel corso della conferenza stampa la direttrice del MuNDA Federica Zalabra ha ricevuto la targa di riconoscimento del Premio Fossili Regionali 2023 al Mammut per la Regione Abruzzo consegnata da due membri del comitato regionale della Società Paleontologica Italiana e la paleonotologa Maria Adelaide Rossi e Marco Romano dell’Università degli Studi della Sapienza. L’iniziativa è nata dalla sinergia tra il gruppo dei giovani della società Palaeontologist in Progress e il Consiglio SPI per favorire la divulgazione e la conoscenza delle ricchezze del patrimonio paleontologico italiano.

Continue Reading

Ancona

A Castelfidardo “Il Condominio Sogni” con Neri Marcorè, promosso dalla Lega del Filo d’Oro

Pubblicato

il

IL CONDOMINIO SOGNI

ANCONA – Il 13 marzo 2024 alle ore 21, presso il Teatro Astra di Castelfidardo, va in scena lo spettacolo “Il Condominio Sogni”, una produzione della compagnia Il Cantiere dei Sogni, per la regia di Gianni Giorgetti e Marinella Sbiroli, con l’adattamento testi di Francesco Mercurio, l’arrangiamento musicale di Alberto Bodini, i costumi di Fiorisa Bonifazi e le coreografie di Alessia Piscini.

La pièce teatrale, promossa dalla Fondazione Lega del Filo d’Oro E.T.S. – Ente Filantropico e patrocinata dal Comune di Castelfidardo, con il contributo di Neri Marcorè e il Maestro Leonardo De Amicis – rispettivamente testimonial e ambassador della Fondazione – rappresenta un viaggio emozionante che attraverso il potere dei sogni abbraccia un forte messaggio di inclusione.

La compagnia teatrale “Il Cantiere dei Sogni” è composta da ragazzi e ragazze con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale, volontari e attori amatoriali. Grazie alla forza creativa dell’immaginazione, i ragazzi della compagnia riescono a valicare i limiti imposti dalla disabilità: l’attività teatrale rappresenta la possibilità di andare oltre se stessi, oltre il buio e il silenzio, permettendo loro di esprimersi sviluppando le proprie capacità. Sul palcoscenico, infatti, va in scena l’attore, non la sua disabilità e con questo approccio positivo ed inclusivo la compagnia intende mettere sempre al centro la persona, valorizzandola nel suo percorso creativo, che trova espressione nel corpo e quindi nel movimento. Ecco che ogni gesto si trasforma in un potente strumento di comunicazione e autentica espressione, aiutando chi non vede e non sente ad uscire dall’isolamento imposto dalla propria condizione.

“Il lavoro della Lega del Filo d’Oro è da sempre orientato a valorizzare le potenzialità di ciascuna persona, andando oltre i limiti tracciati dalla minorazione – dichiara Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Questo stesso approccio inclusivo accomuna la compagnia teatrale Il Cantiere dei Sogni, che porterà in scena un sogno diventato realtà: quello dei nostri ragazzi, che tutti i giorni affrontano la complessa sfida di andare oltre il buio e il silenzio facendoci emozionare per ogni traguardo raggiunto, come questo spettacolo che li vede protagonisti di una importante iniziativa di inclusione”.

“Il Condominio Sogni” è uno spettacolo che con la sua semplicità tocca nel profondo il cuore del pubblico. La trama, ambientata in un condominio, fa riferimento ad un tempo passato, in cui persino sognare era diventato difficile, fino a quando il divino Morfeo, accompagnato dai suoi fratelli Fantaso e Fobetore, decide di intervenire rivoluzionando le vite dei protagonisti, aprendo loro le porte dell’immaginazione onirica e della speranza. L’opera è, di fatto, un’allegoria: racconta dell’isolamento vissuto dalle persone sordocieche durante il lockdown e di quella luce di speranza, rappresentata dalla Lega del Filo d’Oro, che a sua volta è nata da un sogno ambizioso, ovvero quello di portare la luce del sogno a chi, vivendo isolato, non aveva il diritto di sognare. L’opera intende diffondere un forte messaggio di speranza sottolineando che “se puoi sognarlo, allora puoi farlo”. Lo spettacolo è ad ingresso libero.

Continue Reading

Abruzzo

Il New York Times celebra i vini abruzzesi: «scena vitivinicola entusiasmante»

Pubblicato

il

articolo del new york times sui vini abruzzesi

Eric Asimov, uno dei più importanti scrittori enoici del panorama statunitense, ha dedicato un articolo del New York Times ai vini abruzzesi: «L’Abruzzo produce tra i migliori vini bianchi d’Italia e i suoi Cerasuolo d’Abruzzo hanno grande personalità».

TERAMO – Cerasuolo e Montepulciano fanno girare la testa anche oltreoceano. Il New York Times ha dedicato un articolo entusiasta ai vini abruzzesi. La penna che l’ha firmato è quella di Eric Asimov, uno dei più celebri e stimati critici enoici a livello globale.

Il suo articolo intitolato “To Find Great Values in Italian Wine, Look to Abruzzo” (Per trovare grandi valori nel vino italiano, guarda all’Abruzzo, ndr) così comincia: «Ciò che sta succedendo nella scena vitivinicola abruzzese è entusiasmante e non solo per quanto riguarda i vini rossi. L’Abruzzo produce tra i migliori vini bianchi d’Italia e i suoi Cerasuolo d’Abruzzo hanno grande personalità».

Nel suo articolo celebra alcune delle tante famiglie che, con grande coraggio e innovazione, stanno apportando un cambiamento all’interno del panorama enologico della regione, esprimendo – al contempo – identità e coerenza con quelle che sono la storia e le tradizioni.

Un ritratto che esprime tenacia ma anche attaccamento al territorio e la voglia di emergere con vini che possono esprimere il carattere delle uve autoctone, dal Montepulciano D’Abruzzo al Trebbiano D’Abruzzo, con vini moderni e profondamente identitari.

“Questo genere di endorsement conferma che stiamo andando nella giusta direzione – dichiara Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo – la spinta verso la qualità, la definizione delle sottozone e la revisione dei disciplinari con l’introduzione della menzione superiore aiuteranno i nostri produttori a specializzarsi sempre di più. Auspichiamo una grande crescita per il nostro territorio e siamo contenti che anche Oltreoceano si stiano sempre più interessando ai nostri progetti vitivinicoli.”

Continue Reading

Più letti

Copyright © 2020 by Iseini Group | Il Martino.it iscritto al tribunale di Teramo con il n. 668 del 26 aprile 2013 | R.O.C. n.32701 del 08 Marzo 2019 | Direttore: Antonio Villella | ISEINI GROUP S.R.L - Sede Legale: Martinsicuro, Via Gabriele D'annunzio 37, Cap 64014 - Sede Operativa: Alba Adriatica (TE) via Vibrata snc, 64011 - P.Iva 01972630675 - PEC: iseinigroup@pec.it - Numero REA: TE-168559 - Capitale Sociale: 1.000,00€ | Alcune delle immagini interamente o parzialmente riprodotte in questo sito sono reperite in internet. Qualora violino eventuali diritti d'autore, verranno rimosse su richiesta dell'autore o detentore dei diritti di riproduzione.