ANCONA – Il monte Cònero è un monte dell’Appennino umbro-marchigiano alto 572 metri situato sulla costa del mar Adriatico, nelle Marche. Il sinonimo monte d’Ancona, abbreviato comunemente in Monte, è storicamente il più usato. Solo dall’ultimo dopoguerra Conero, fino a quel momento usato solo a livello colto, si è diffuso anche popolarmente. Fa parte della provincia di Ancona e in particolare dei comuni di Ancona e Sirolo.
Costituisce il più importante promontorio italiano dell’Adriatico assieme a quello del Gargano ed ha le rupi marittime più alte di tutta la costa orientale italiana (più di 500 metri). Nonostante la sua limitata altitudine, merita appieno il nome di monte per l’aspetto maestoso che mostra a chi lo osserva dal mare, per i suoi sentieri alpestri, per gli strapiombi altissimi, per i vasti panorami e per le attività che vi si svolgono tipiche della montagna, come l’arrampicata libera.
Sul promontorio a cui dà il nome si estende il Parco regionale del Conero.
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Monte Conero visto dalla piazza principale di Sirolo
CONFORMAZIONE
Il monte Conero, unico tratto di costa rocciosa calcarea da Trieste al Gargano, spezza la lineare e sabbiosa costa adriatica in due tratti con orientamento diverso, meritando per questa ragione l’appellativo di “gomito d’Italia”, condiviso anche dalla città di Ancona.
La parte costiera è quella che presenta i pendii più ripidi, mentre scende assai più dolcemente verso l’entroterra. Su questo lato, il monte presenta dei canaloni, alcuni dei quali percorribili negli itinerari del Parco.
Il paesaggio spettacolare della costa alta è stato originato dalla millenaria azione erosiva delle onde; come tutte le coste alte, anche la riviera del Conero è infatti soggetta alle frane. La più nota è quella preistorica alla quale è dovuta la formazione di Portonovo.
Da tutta la montagna marchigiana il Monte spicca nel panorama come una cupola color verde scuro che si spinge nel mare.
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La baia di Portonovo. Ai piedi del Monte Conero
TERRITORIO
Il Conero propriamente detto è la parte centrale di un promontorio che da esso prende nome e che ha questi punti estremi:
- a nord la città di Ancona, e in particolare il suo golfo e il panoramico Colle Guasco sul quale sorge il Duomo della città;
- a sud la città di Numana, e in particolare l’altrettanto panoramico colle del Pincio, sul quale sorgono i resti dell’antica torre rappresentata nello stemma civico;
- a ovest la linea che parte dal Golfo di Ancona e, passando per la Palombella, Posatora, il Pinocchio, Montedago, Passo Varano, Ponterosso, segue la via Cameranense toccando gli Angeli di Varano, Camerano, il Coppo e infine Numana;
- a est le rupi che, con l’unica interruzione di Portonovo, bordano tutto il promontorio da Ancona a Numana. Esse sono calcaree nella parte centrale e marnoso-arenacee a nord e a sud.
Il promontorio si estende su territori dei seguenti comuni: Ancona, Sirolo, Camerano, Numana.
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Riviera del Conero
LEGGENDE E MISTERI
Il Conero ha la fama di essere un monte cavo. Questa voce è suffragata dal fatto che molti dei paesi e cittadine della zona come Varano, Camerano, Poggio e Osimo sorgono su colli ricchi di ambienti ipogei dalle funzioni idrauliche e difensive. Tali opere in alcuni casi collegano fra loro i rilievi, in altri è almeno credenza popolare che lo facciano. Secondo una leggenda, in particolare, su cinque colli ai piedi del monte sarebbero state fondate delle fortificazioni da dei giganti, in tempi antichissimi, che le avrebbero poi collegate con suddetti cunicoli. Si ritiene che sul Conero esistano circa 150 fra grotte e anfratti, alcuni naturali, altri artificiali o riadattati dall’uomo, ma molti nascosti da frane e vegetazione.
Buco del Diavolo o della paura
Uno di questi cunicoli è il Buco del Diavolo o della paura, un inquietante cammino sotterraneo nei pressi di Camerano, che forse è un tratto di un acquedotto romano. Si narra che, se chi vi addentra si trova di fronte una chioccia d’oro con dodici pulcini, egli non potrà uscirne, finché non scriverà sul muro il nome del diavolo col proprio sangue.
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Buco del Diavolo
Grotta del Mortarolo
Si dice che nella già citata grotta del Mortarolo fosse possibile trovare dei sassi disposti a forma di morto, e che se qualcuno li avesse spostati, nel giro di una notte sarebbero tornati al loro posto. In realtà si tratta di uno scherzo risalente a tempi recenti. Vero piuttosto è che veniva usata come rifugio dai mariti sirolesi nei litigi matrimoniali. Si ritiene che il nome della grotta possa derivare dalla testa da morto o teschio che gli eremiti conservavano nei loro romitori, o da mortis ara (altare della morte) che indicherebbe origini pagane. Un’altra teoria è che derivi dalla mortella o mirto, pianta sacra ad Afrodite e Apollo.
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Interno della Grotta del Montarolo
Grotta degli Schiavi
La Grotta degli Schiavi era una grotta marina profonda circa 70 metri che si apriva con due ingressi separati da un grande pilone naturale; l’accesso principale era sul mare ed era accessibile in barca, l’altro invece permetteva di entrare nella grotta a piedi; nel fondo della grotta si trovava una piccola spiaggia nella quale sgorgava una sorgente d’acqua.
La grotta era situata poco a nord degli scogli delle Due Sorelle, nella zona ancor oggi detta “Spiaggia degli schiavi”. Negli anni trenta l’ingresso è crollato, probabilmente a causa dell’attività della vicina cava. Lo studioso Francesco de Bosis la descrisse nel 1861, ritenendo che fosse stata formata dall’erosione marina e dal dissolvimento del calcare per le infiltrazioni. Il professor Luigi Paolucci, il grande studioso della natura del Monte, era solito recarsi con i suoi studenti in escursione alla grotta; un suo allievo riferì che nel 1913, nel corso di una di queste visite didattiche, uno strano anfibio cieco uscì dalla sorgente e che il professore subito lo identificò come un proteo, rarissimo abitante delle cavità carsiche.
Si ritiene che il nome della grotta si riferisca ai pirati schiavoni che la usavano come rifugio o per i prigionieri che facevano durante le scorrerie. Secondo una leggenda, la sorgente si sarebbe originata dalle lacrime di una principessa imprigionata lì, il cui riscatto non venne pagato. Altre voci riferiscono che questa grotta sarebbe la stanza in fondo al Buco del Diavolo, con chioccia e pulcini tesoro dei pirati. Si racconta anche che sulle pareti ci fossero ancora gli anelli a cui erano incatenati i prigionieri
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Sentieri del lavoro verso la grotta degli schiavi
Leggenda del Lago Profondo di Portonovo
Un’antica leggenda coinvolge il Lago Profondo di Portonovo, dal cui centro a volte si formerebbe un gorgo, originando sul fondo un inghiottitoio da cui partirebbe un torrente sotterraneo: il “Budello del Profondo”. Questo corso d’acqua, passerebbe sotto il Monte, poi sotto la Basilica della Santa Casa di Loreto e sfocerebbe in mare al largo di Porto Recanati. Alcune versioni di questa storia dicono che, poggiando l’orecchio sul pavimento della Santa Casa e ascoltando attentamente, sarebbe possibile sentire il gorgoglio delle acque che scorrono nelle profondità.
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Lago Profondo di Portonovo
Misteri del XX secolo
L’idea che il monte sia cavo e le fantasie su ciò che può contenere si sono fatte più forti con la militarizzazione di alcune aree del Conero, con una base distribuita fra l’area di vetta, un’ampia zona un centinaio di metri più in basso e presso il Poggio, e costruendo anche due tunnel.
Tuttora le voci popolari riferiscono di missili puntati verso la costa slava, aerei pronti a decollare, sommergibili e tunnel sottomarini che sbucano in acque internazionali. Le teorie più audaci parlano di una sorta di Area 51, per cui la base all’interno del monte avrebbe a che fare con forme di vita aliene e con gli avvistamenti di UFO che avvengono nella zona del Conero. Queste ipotesi hanno preso parte alla trasmissione Mistero nella puntata del 10 maggio 2012, in cui tra l’altro vengono visitati il Buco del Diavolo e il relitto del Potho, e si intervista Americo Zoia, che prese parte agli scavi del tunnel. Quest’ultima parte è rimasta localmente celebre per la schiettezza del pensionato.
Le teorie sulla cavità del monte Conero hanno anche ispirato due racconti: uno coinvolge Sherlock Holmes, un altro è ambientato in tempi più recenti.
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