L’AQUILA – Scanno (Scannë in abruzzese) è un comune italiano di in provincia dell’Aquila, in Abruzzo. Conta mille abitanti e qualche altra manciata; il territorio comunale, circondato dai Monti Marsicani, è in parte compreso entro i confini del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e fa parte a sua volta della comunità montana Peligna.
Sconfinato tra le bellezze naturalistiche delle alture e dei boschi, lembi di terra abitati da animali caratteristici come l’orso: nella notte passata un esemplare è sceso nel cuore del paese dando spettacolo e chissà, paura.
L’orso bruno marsicano è un mammifero onnivoro della famiglia degli Ursidi. Si tratta di una sottospecie dell’orso bruno comune (Ursus arctos arctos) endemica dell’Italia centro-meridionale, nella regione storica della Marsica, dove, nell’areale centrale corrispondente al parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sopravvive una cinquantina di orsi per un totale oscillante fra i 55 e gli 85 orsi.
Presenta corporatura abbastanza tozza e tarchiata, anche se più slanciata rispetto a quella di altre sottospecie di orso bruno di maggiori dimensioni. La testa è grande e tondeggiante, con muso cilindrico e piuttosto schiacciato dotato di un grosso tartufo nerastro. Il pelo è bruno-fulvo uniforme su tutto il corpo, con tendenza all’inscurimento sulla parte distale degli arti, i quali sono grossi e forti. Gli occhi sono piccoli e di color nocciola, mentre le orecchie sono anch’esse piccole e di forma arrotondata, poste leggermente ai lati del cranio. La coda è ridotta a un moncherino di meno di 10 cm.
Si tratta di animali estremamente schivi e dalle abitudini quasi del tutto (probabilmente addirittura totalmente) notturne. I vari esemplari sono solitari e piuttosto territoriali: ciascun orso delimita un proprio territorio che si estende dai 10 ai 200 km², a seconda della disponibilità di cibo al suo interno. Spesso gli orsi marsicani (in particolare i maschi) compiono spostamenti anche di grossa entità (spesso nella stagione riproduttiva), che li portano in alcuni casi ad attraversare zone abitate e ad entrare involontariamente in conflitto con la popolazione locale, portando scompiglio nella comunità.
Durante l’inverno, questi animali si scavano una tana più o meno profonda oppure occupano delle cavità nella roccia nelle quali vanno in letargo per un periodo più o meno lungo a seconda delle condizioni climatiche: a tale scopo, fra l’estate e l’autunno si nutrono abbondantemente, immagazzinando grossi cuscinetti adiposi che sfrutteranno per sopravvivere durante il periodo di inattività.