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L'Aquila

L’Aquila, rapine alle gioiellerie: arrestata una coppia, un’altra ricercata

Avevano messo a punto un sistema ben collaudato: 3 i colpi a loro attribuiti dal luglio 2023 in tutta Italia.

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rapine gioiellerie l'aquila polizia arresti

Una coppia è finita in manette, mentre per l’altra le ricerche della Polizia sono ancora in corso. Tutti sudamericani i membri del sodalizio criminale. Ad ogni colpo una coppia distraeva il personale, mentre un uomo si introduceva nella stanza degli orologi e una donna restava all’esterno e faceva il palo.

L’AQUILA – Sono scattate ieri, su ordinanza del Gip, le manette per una coppia di sudamericani, un uomo ed una donna, ritenuti responsabili di diverse rapine alle gioiellerie commesse non solo a L’Aquila, ma anche in altre città del Paese. Insieme a loro, faceva parte della banda anche un’altra coppia, che però risulta irreperibile, sebbene le ricerche della Polizia siano ancora in corso.

Ben collaudato il sistema che i quattro avevano messo a punto: una coppia si fingeva interessata a qualche acquisto e distraeva il personale, mentre un uomo si introduceva repentinamente nella “stanza degli orologi”. L’latra donna restava all’esterno, pronta ad avvisare telefonicamente gli altri, qualora si fossero presentate le forze dell’ordine.

Diverse le rapine alle gioiellerie che la banda ha messo a segno da luglio 2023: lo scorso luglio hanno asportato sei orologi da un’attività del centro storico di L’Aquila, per un valore di 16.500 euro; il mese successivo si sono spostati ad Assisi ed hanno rubato 8 bracciali in oro per un valore complessivo di 7 mila euro; secondo il Gip di L’Aquila, due di loro, non domi, hanno messo a segno un altro colpo il giorno successivo a Spoleto, dove è sparito un orologio da 4 mila euro.

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Pecora sgozzata, cotta e mangiata nel parco in pieno giorno: due arresti

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pecora sgozzata nel parco a pizzoli

I Carabinieri hanno prima trovato tracce di sangue e resti della sfortunata pecora, poi si sono imbattuti in un video sui social nel quale alcune persone trascinavano l’ovino nel parco. Due sono state identificate e sono finite in carcere.

L’AQUILA – Appesa ad un’altalena, dissanguata, scuoiata, cotta e mangiata, di pomeriggio, tra le altalene ed i giochi per i bambini, a Pizzoli. Per il triste epilogo riservato alla pecora sgozzata nel parco in pieno giorno due uomini di origine tunisina sono finiti in carcere, mentre proseguono gli accertamenti per identificare le altre persone che hanno preso parte al banchetto.

La vicenda è stata resa nota dall’agenzia di stampa Agi. Due giudici delle indagini preliminari, Guendalina Buccella e Giovanni Spagnoli, hanno emesso una severa ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Ghaddum Waddah, di 30 anni, e Wadia Mchirgi di 19. Il primo era già sottoposto all’obbligo di dimora, per via di una rissa. Il secondo invece era stato raggiunto da un divieto di dimora, per minacce e lesioni.

Insieme a loro c’erano altre persone ed i Carabinieri sono al lavoro per identificarli. Dovranno rispondere di uccisione di animale in luoghi pubblico e macellazione clandestina. Ad insospettire i militari della stazione di Pizzoli, alcune tracce di sangue. Seguendole, sono arrivati ad un cassonetto che conteneva le interiora della pecora sgozzata nel parco ed i resti della brace. Poco dopo sui social hanno visto un video, che aveva ricevuto anche diverse condivisioni, che mostrava un gruppetto di persone mentre trascinavano l’animale sul luogo del delitto.

Arrivati nell’area giochi, l’ovino è stato appeso ad un’altalena, dissanguato e scuoiato. Poi è stato acceso un fuoco ed è stato cotto. I due arrestati si trovano ora nel carcere di Preturo a causa, scrivono i Gip, di un «rischio di recidiva con riferimento alla commissione di reati commessi con violenza alle persone, un difetto di resipiscenza». Che denota «l’irrefrenabile pulsione alla commissione di reati commessi in particolare platealmente e con violenza».

Gli inquirenti cercheranno anche di stabilire se la pecora fosse stata rubata da qualche allevamento.

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L'Aquila

Azzannata dal suo pitbull a L’Aquila: si trova in condizioni gravissime

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donna aggredita dal suo pittbull a l'aquila

La padrona di un pitbull è stata aggredita insieme ad altre due persone dal suo stesso cane, a L’Aquila, per motivi ancora da chiarire.

L’AQUILA – E’ stata portata d’urgenza in ospedale e sottoposta ad un delicato intervento chirurgica, la donna aggredita la notte scorsa nella sua villetta a schiera dal suo stesso pitbull. Il suo cane infatti ha azzannato lei ed altre due persone, presenti in quel momento.

La padrona del cane è quella che ha avuto la paleggio. Le sue condizioni sarebbero molto gravi e la prognosi resta riservata. LE altre due persone, che non è chiaro se siano parenti conviventi o semplici ospiti della donna, se la sono cavata con una trentina di giorni di prognosi.

Non è chiaro cosa abbia acceso la scintilla di violenza nel pitbull che ha azzannato tre persone, tra le quali la sua padrona, a L’Aquila. Il cane è stato portato via dal servizio veterinario della Asl presso il canile comunale. Sul posto sono intervenute tre ambulanze ed una pattuglia della Polizia Locale

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L'Aquila

Tragedia a Goriano Sicoli, anziano resta intrappolato nell’auto in fiamme

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Potrebbe essere stato un cortocircuito a far scoppiare l’incendio nell’auto dell’anziano morto carbonizzato nelle campagne di Goriano Sicoli. I Vigili del Fuoco sono intervenuti per contenere il rogo che ha coinvolto la vegetazione ed hanno fatto la macabra scoperta.

L’AQUILA – I Vigili del Fuoco sono intervenuti per circoscrivere e domare un incendio che si era sviluppato nelle campagne di Goriano Sicoli e quando hanno spento le fiamme hanno effettuato la macabra scoperta: un anziano di 93 anni originario di Cocullo è morto carbonizzato all’interno della sua auto.

Il rogo sarebbe divampato proprio all’interno dell’abitacolo della vecchia Panda, forse a causa di un cortocircuito. L’anziano non sarebbe riuscito ad uscire in tempo e sarebbe rimasto intrappolato all’interno dell’auto in fiamme.

Sulla vicenda indagano i Carabinieri della Compagnia di Lanciano, i quali hanno subito informato lam Procura.

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