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Paesaggi marchigiani: Corinaldo, uno dei Borghi più belli d’Italia

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CORINALDO – Corinaldo è un comune italiano di 4927 abitanti della provincia di Ancona. È una terra vinicola (noto il suo Verdicchio). Ha una ben mantenuta cinta muraria risalente al XIV secolo. Qui è nata santa Maria Goretti. Corinaldo, già da tempo inserito nel club “I borghi più belli d’Italia”, è stato ufficialmente denominato il Borgo più bello d’Italia nel 2007.

Corinaldo

Il nome di Corinaldo deriva probabilmente da “Curia di Rinaldo”, antico nome Longobardo che il primo nucleo abitato doveva avere in epoca altomedievale. Quest’ipotesi è stata avanzata solo recentemente, precedentemente si credeva che il nome Corinaldo derivasse da “Corri in alto“, ipotetica esclamazione che i cittadini romani superstiti dell’antica città romana di Suasa avrebbero pronunciato al momento di abbandonare la città romana distrutta, che si trova a fondovalle, per salire in una delle vicine colline, militarmente più difendibili, su cui poi avrebbero edificato il paese di Corinaldo. Altra ipotesi sull’origine del nome diffusa è che il nome derivi da “Cor in alto”. Queste due ipotesi, seppur suggestive, sono attualmente ritenute fantasiose e infondate.

La medievale Corinaldo vista dall’alto

STORIA

Arroccata tra i fiumi Cesano e Misa, tra Marca di Ancona e Stato di Urbino, si costituisce in Libero comune alla fine del XII secolo. Nel corso del Duecento vive alterne vicende nella lotta fra Guelfi e ghibellini. Per la sua posizione strategica, diviene presto un ambito avamposto conteso dai comuni limitrofi. Nel 1219 combatte contro Cagli, ma nel 1248 è costretta a sottomettersi alla potente vicina Città Regia di Jesi, entrando a far parte dei suoi Castelli.

Nel 1291 le viene di nuovo riconosciuta l’autonomia comunale da papa Nicolò IV. Dunque Guelfa fino ai primi del ‘300, Corinaldo subisce il fascino e poi la tirannia di un suo nobile concittadino di parte ghibellina, Nicolò Boscareto, vicario imperiale per nomina di Ludovico il Bavaro. La riconquista papale fu pesante, l’esercito pontificio di Innocenzo VI, guidato da Galeotto I Malatesta, la rade al suolo il 18 agosto 1360.

Corinaldo viene ricostruita letteralmente ex novo nel 1367, in seguito all’autorizzazione concessa da papa Urbano V, con l’attuale cinta muraria, nella quale figurano elementi fortificativi attribuiti al genio del celeberrimo architetto militare senese Francesco di Giorgio Martini. Ai Malatesta succedono gli Sforza, e agli Sforza i Della Rovere, che lo spodestato duca di Urbino, Francesco Maria, tenta nel 1517 di annettere Corinaldo e le terre limitrofe al suo diretto dominio. Ma in quell’epoca è scritta una delle pagine storiche più belle ed esaltanti della comunità corinaldese. Dopo ventitré giorni di assedio i corinaldesi costringono il duca alla ritirata e il papa dell’epoca, Leone X, per la fedeltà mostrata, eleva Corinaldo al rango di città. Dignità confermata con breve del 20 giugno 1786 da papa Pio VI.

Corinaldo, nelle Marche, è detto “il paese dei matti” per i personaggi “sui generis” che l’hanno abitato.

Ma è nel ‘600 che Corinaldo si ingentilisce nelle forme architettoniche e nel costume, arricchendosi dell’opera e dell’ingegno di pregevoli artisti. Le famiglie nobili erigono nuove ed eleganti dimore, segno di un accresciuto e diffuso benessere. Si sviluppano le arti e i mestieri, si stringono nuovi rapporti economici, politici e culturali. Ma non sono solamente i palazzi gentilizi a contrassegnare l’ordito architettonico della città, e in particolare del centro storico: vedono progressivamente la luce anche monumentali edifici civili e religiosi, ancora oggi visibili e perfettamente conservati, quali fra gli altri la chiesa del Suffragio dalla caratteristica pianta ottagonale, eretta sul vecchio mastio, la chiesa dell’Addolorata, quella di Sant’Anna (patrona di Corinaldo) e il santuario ora intestato a Santa Maria Goretti, che in questa città nacque il 16 ottobre 1890.

Palazzi e chiese, splendidi esempi di architettura civile e religiosa, costituiscono invitanti e preziosi contenitori di apprezzabili opere d’arte. Il Seicento e il Settecento, in particolare, sono secoli di intenso sviluppo artistico della città, grazie alla presenza e all’opera di ingegni quali fra gli altri il pittore Claudio Ridolfi che a Corinaldo visse lungamente e vi morì, l’organista Gaetano Callido che sempre a Corinaldo ha lasciato due strumenti di eccezionale fattura, uno dei quali funzionante e il secondo in restauro, dono del Callido alla figlia monaca di clausura proprio a Corinaldo, in quegli stessi ambienti che oggi accolgono la civica pinacoteca.

MONUMENTI E LUOGHI D’INTERESSE

  • Mura di Corinaldo sono riconosciute come le più intatte, imponenti, fortificate e lunghe (912 m ininterrotti) della regione Marche e tra le meglio conservate di tutto il centro Italia. Di per sé costituiscono già un monumento della città di Corinaldo e una delle bellezze storico-architettoniche più visitate delle Marche.

Le mura orientali

  • Palazzo Comunale, ricostruito nella seconda metà del XVIII secolo al posto del primitivo edificio rinascimentale, opera dell’architetto F. M. Ciaraffoni di Fano, con grandioso porticato e torre;
  • Chiesa già di Sant’Agostino (attuale Santuario di Santa Maria Goretti) ed ex convento, complesso del XVII-XVIII secolo dominante il nucleo cittadino; l’alto campanile ha la cuspide ispirata al campanile della chiesa del Santissimo Sacramento di Ancona, a loro volta mutuate dalla borrominiana lanterna di Sant’Ivo alla Sapienza di Roma;
  • Teatro Comunale “Carlo Goldoni” (sec. XIX);

teatro comunale Carlo Goldoni

  • Campanile della demolita chiesa di San Pietro (rimaneggiato nel XVIII secolo);
  • Chiesa parrocchiale di San Francesco (XVIII secolo), architetto Andrea Vici, fuori dal nucleo murato: facciata incompiuta, interno con cappelle laterali e cupola, due dipinti del veronese Claudio Ridolfi;
  • Chiesa del Suffragio, eretta sul Cassero Sforzesco della Rocca, interno a pianta ellittica e dipinto di Claudio Ridolfi all’altare principale;
  • Chiesa dell’Addolorata, a pochi metri dalla precedente, con facciata rifatta nel 1925 e sottostante cripta dedicata alla nativa santa Maria Goretti;
  • Chiesa di Madonna del Piano, nella località omonima: l’antico monastero di Santa Maria in Portuno
  • Casa natale di Santa Maria Goretti

Casa Natale Maria Goretti

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Al Teatro Cortesi di Sirolo la rivalità tra Mozart e Salieri va in scena con “Amadeus”

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amadeus di corrado d'elia al teatro cortesi di sirolo

Lo spettacolo “Amadeus”, scritta da Corrado d’Elia, non vuol essere solo un omaggio alla grande musica e al genio di Mozart, ma anche una riflessione sull’impossibilità di comprendere e spesso misurarci con chi è tanto diverso da noi.

ANCONA – Andrà in scena domani, giovedì 25 luglio, al Teatro Cortesi di Sirolo, lo spettacolo “Amadeus” scritto e interpretato da Corrado d’Elia. Presentato dal Centro Studi Franco Enriquez, lo spettacolo rivivrà la storica rivalità tra Antonio Salieri e Mozart.

Le accuse di plagio e di morte per mano sua del musicista viennese sono riproposte nel dramma del 1979 e poi dal regista Miloš Forman nel film omonimo del 1984. La riscrittura scenica di d’Elia è sia un omaggio alla grande musica e al genio di Mozart, sia una riflessione sull’impossibilità di comprendere chi è diverso da noi, ossia il genio che ci sorprende e ci confonde.

amadeus di corrado d'elia al teatro cortesi di sirolo 2

Dopo aver raccontato Beethoven, Van Gogh e Steve Jobs, l’attore milanese arriva ora ad approfondire la straordinaria figura di Mozart. Ciascuno di noi è alla ricerca della bellezza, ma il nostro rapporto con la genialità è conflittuale, foriero spesso più di umane invidie e gelosie e dunque non di un reale e profondo appagamento e di autentico piacere interiore.  Per questo, nel racconto appassionato di d’Elia, pur mostrando il lato struggente e umano di Mozart, si prova empatia per il semplice compositore di corte Antonio Salieri, suo avversario e poi assassino. Il quale è costretto per contrappasso a stare per tutta l’eternità in una stanza anecoica dove è impossibile udire alcun suono.  

Mozart possedeva una sensibilità innata e una capacità di comprendere l’essenza della musica in modo intuitivo. La sua creatività era un riflesso della sua profonda connessione con il linguaggio universale delle note. Non aveva bisogno di regole o formule complesse per comporre. La sua musica semplicemente fluiva attraverso di lui come se il suo spirito fosse in perfetta armonia con l’universo. Ecco dunque che lo spettacolo, attraverso il racconto di Salieri prova ad indagare e spiegare quell’enigma affascinante che è il “mondo di Mozart”, le molteplici sfaccettature della sua esistenza, le sue esperienze di bambino prodigio, le sue composizioni più intime e celebri, quel talento straordinario che ancora oggi sfida le convenzioni e incanta il mondo intero. Un nuovo “album” di Corrado d’Elia, sentito e profondo, uno spettacolo che, attraverso la musica, celebra il bisogno per ogni uomo dell’arte, in un rapporto quotidiano di necessità. 

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Dal 15 luglio al 30 agosto Premio Franco Enriquez – citta di Sirolo 2024

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presentazione premio franco enriquez 2024

Nel cartellone un repertorio di spettacoli classici che intendono ricordare il valore della poesia nel teatro.

ANCONA – Si è tenuta ieri, mercoledì 10 giugno, al Teatro Cortesi di Sirolo la presentazione della XX edizione del Premio Franco Enriquez – città di Sirolo 2024 che si svolgerà dal 15 luglio al 30 agosto. Nel cartellone un repertorio di spettacoli classici che intendono ricordare il valore della poesia nel teatro. Così la frase guida è stata estrapolata dall’Otello di W. Shakespeare: «È naturale quella morte che uccide perché ama».  

«Quest’anno un programma ricco che oramai da anni mantiene una costante che è quella di una comunicazione culturale a trecentosessanta gradi, ragion per cui ci è sembrato logico attribuire a questi eventi la denominazione di Festival. Un evento – dice il direttore artistico Paolo Larici – che raccoglie al suo interno tante facce di una stessa medaglia, tanti modi di comunicare cultura, dall’Archivio Enriquezlab dedicato alla memoria dell’opera di Franco Enriquez e di tutto il teatro Italiano, alle mostre d’arte, alle mostre o installazioni tematiche relative al teatro, o a personaggi di cui ricorre un anniversario, incontri letterari con presentazione di libri, incontri dedicati alla poesia, incontri con artisti e registi, spettacoli teatrali e musicali che avranno come tema la riscoperta e la rivisitazione dei grandi classici e che abbiamo pensato di chiamare “Classici Contemporanei”. Il motto di quest’anno: “È innaturale quella morte che uccide perché ama” dal quinto atto dell’Otello di William  Shakespeare, le parole di Desdemona sembrano cancellare i secoli e testimoniare una tremenda verità legata ai nostri giorni, in questo dramma dell’amore riviviamo il dramma quotidiano della violenza di genere, il fazzoletto di Desdemona, pegno d’amore perduto e incantamento come l’amore stesso, in virtù di un inganno ordito a loro insaputa di cui gli amanti diventano vittime e carnefici allo stesso tempo».

Il festival ospita una mostra dal titolo “Vestire il teatro” – omaggio alla costumista teatrale Elena Mannina allestita presso il Centro Studio Franco Enriquez di San Lorenzo e al Teatro Cortesi. Inoltre, tutti i documenti e gli oggetti in mostra sono stati restaurati dall’Archivio dall’Orto-Mannini e donati al Centro Studi Franco Enriquez. La curatela della mostra è di Paolo Larici, invece il montaggio e l’allestimento sono di Paolo Larici e Francesco Perozzi

«Il teatro – ha sottolineato il consigliere regionale Mirko Bilo’ – è un luogo importante di riscoperta della cultura italiana e internazionale che deve essere sostenuta dalle istituzioni. E il premio consente di riscoprire la figura di Franco Enriquez che fu un battitore libero e capace di spaziare tra i classici e i contemporanei». Anche il sindaco di Sirolo Filippo Moschella ha voluto evidenziare gli intenti della rassegna di proporre opere classiche con un linguaggio moderno.  

Anche la poetessa Nanda Anibaldi, a margine della conferenza stampa, ha commentato: «La poesia, traghettata dalla parola, veicolo del cuore e consapevolezza della mente, si fa teatro nella sinergia della voce e del gesto». Mentre lo scultore Massimo Ippoliti è intervenuto sul significato del teatro: «Dalla maschera greca all’imponente scenografia scultorea, il teatro prende forte e traspone la bellezza ancor più forte della realtà»; infine il fotografo Fabrizio Carotti: «A me interessa la fotografia come Epifania continua della realtà. La fotografia del teatro invece è assestante, rappresenta un mondo illusorio. L’immagine scattata ha un significato diverso, poiché è estranea alle dinamiche teatrali della messa in scena; l’uomo moderno è alla ricerca di certezze e la fotografia “teatrale” è in grado di fornire una rappresentazione del mondo rassicurante. Il teatro nella sua fisicità ispira il fotografo che però della vita restituisce una copia della copia della copia. Oggi, tuttavia, il teatro trova una via di riscoperta tra le giovani generazioni attraverso il mondo della scuola e la lettura delle classi. Su questo tema è intervenuta Ilaria Belletti dell’associazione no-profit “Common Bubble: «Letteratura e teatro non sono solo forme d’arte, ma anche un potente mezzo di educazione, consapevolezza sociale e attivismo. Promuovere la cultura tra i giovani e nelle comunità può portare a un cambiamento positivo, offrendo uno spazio sicuro per esprimere idee, esplorare identità e costruire relazioni significative».

Durante la presentazione sono stati annunciati i personaggi ed artisti ai quali il premio Franco Enriquez – città di Sirolo 2024 verrà assegnato: Geppy Gleijeses, Manuela Kustermann, Brunello Cucinelli, Luca Micheletti, Micol Pambieri, Chiara Salvucci, Teatro Basilica di Roma, Pino Strabioli, Fabio Masi, Luciano Violante, Viola Graziosi, Alberto Oliva, Federico Grassi, Giuseppe Dipasquale, «Hystrio», Giovanni Nuti, Grazia Di Michele, Vinicio Argirò, Giuseppe Argirò, Paola Fresa, Giuseppe Marini, Alberto Onofrietti, Francesco Giuffrè, Carlotta Proietti, Silvia Siravo, Federica Luna Vincenti, Archivio «Franco Basaglia».    

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Controlli da parte di GdF e GC di Ancona: sequestrati 7 quintali di vongole

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7 quintali di vongole sequestrati ad ancona da guardia di finanza e guardia costiera

Operazione congiunta di Guardia di Finanza e Guardia Costiera di Ancona. Il prodotto ittico, pescato illecitamente, è stato ributtato in mare.

ANCONA – Nuovo ingente sequestro al termine di un’operazione congiunta del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza ed il personale della Guardia Costiera: dopo gli oltre 4000 ricci di mare scoperti la scorsa settimana, sono stati sequestrati 700 chili di molluschi bivalve, vongole, irregolarmente pescati lungo il litorale dorico, tra Parco del Cardeto e il Passeto.

Sono stati i finanzieri, durante un pattugliamento anti bracconaggio via mare e a terra, ad individuare un natante con un uomo intento a pescare a bordo. La motovedetta delle fiamme gialle ha tenuto d’occhio il natante e quando questi si è mosso per far ritorno a terra, hanno allertato la Guardia Costiera.

La barca è stata dunque intercettata e sottoposta ad un controllo approfondito. Sono così stati scoperti i 7 quintali di vongole illecitamente pescati al largo di Ancona, già suddivisi in 70 sacchi da 10 chili cadauno, che sono stati sequestrati e ributtati in mare.

Al pescatore, risultato inoltre sprovvisto di licenza di pesca, sono state contestate diverse violazioni, tra cui detenzione abusiva di prodotto ittico, esercizio della pesca di vongole in tempo non consentito con attrezzature vietate ed il superamento del quantitativo consentito. Ha ricevuto sanzioni per oltre 21 mila euro e gli sono inoltre state sequestrate le attrezzature da pesca.

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