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Cronaca

Paesaggi marchigiani: l’incantevole Moresco

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Moresco è un comune italiano di 573 abitanti della provincia di Fermo nelle Marche.

STORIA

Delle origini di Moresco si sa poco. Quel che è certo è che sul suo territorio in età romana sorgevano importanti insediamenti e successivamente, in età longobarda, curtes e castra (centri fortificati) monastici e feudali, uno dei quali poi affermatosi su tutti diventando unico luogo di residenza della popolazione sparsa.

L’origine del nome non è certo se derivi da un signore, di nome Morico o della famiglia dei Mori, oppure dal toponimo morro, morrecine, che sta per luogo sassoso. Vi sono poi altre due teorie, in netta contrapposizione l’una all’altra: la prima vuole che un gruppo di mori, nelle loro scorrerie lungo la costa adriatica, si sia spinto un po’ più all’interno per edificarvi una roccaforte; la seconda afferma invece che il Castrum Morisci sia stato costruito vicino al mare proprio per respingere gli assalti dei Saraceni.

Le prime notizie del castello risalgono al 1083 e documenti risalenti al XII secolo testimoniano la reggenza di Tebaldo, conte di Moresco.

Nel XIII secolo il castello passa in proprietà alla città di Fermo. Una prima volta per mano di Federico II, poi per volere di re Manfredi e definitivamente, nel 1266, quando i signori di Moresco vendono la fortezza del castello al doge di Venezia, e podestà di Fermo, Lorenzo Tiepolo. Da allora resterà castello di Fermo fino all’unità d’Italia.

Liberati gli abitanti dai vincoli feudali, Moresco diventa comune ed è retto da un consiglio di Massari e da un Vicario nominato da Fermo. Nel 1868 perde l’autonomia comunale e diventa frazione di Monterubbiano. Ritorna ad essere comune autonomo, con regio decreto, il 26 giugno 1910, anche su iniziativa di Arturo Vecchini.

Castello moresco

MONUMENTI E LUOGHI D’INTERESSE

La sua caratteristica Torre eptagonale (XII secolo) a merlatura ghibellina alta 25 metri domina dall’alto la valle dell’Aso. Costruita originariamente come torre di avvistamento e di difesa, ha subito nel corso dei secoli numerose e profonde modifiche strutturali. Al suo interno è stata costruita una moderna scala per salire sulla sua sommità dalla quale godere una stupenda veduta dell’intero paesaggio delle colline, delle valli e dei paesi picentini.

La Torre dell’orologio (XIV secolo) sovrasta la porta d’accesso al paese.

Nel ‘500, periodo di suo massimo splendore, Moresco si arricchisce di molte chiese (soprattutto extraurbane) e di opere d’arte. Meritano di essere citate la chiesa parrocchiale di San Lorenzo che conserva tele dei secoli XVII e XVIII, la chiesa della Madonna dell’Olmo, con un grande affresco di Vincenzo Pagani, la ex chiesetta di Santa Sofia e la chiesa della Madonna della Salute.

Il centro storico a struttura ellissoidale, con le sue strette vie, la piazza triangolare con il portico (già navata sinistra della Chiesa di Santa Maria di Castro demolita agli inizi del XIX secolo), gli affreschi. Nel Palazzo comunale è conservata una grande pala d’altare, opera anch’essa del Pagani.

Moresco dall’alto

Ancona

Montemarciano, false fatture ed evasione da oltre 1 milione di euro: nei guai un imprenditore

Evasione da oltre 1 milione fra redditi non dichiarati e Iva non versata. Nel 2017 l’uomo, un imprenditore di Montemarciano, figurava come “evasore totale”

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guardia di finanza pesaro evasione fiscale tassa di soggiorno non pagata

ANCONA – Elementi positivi di reddito non dichiarati e false fatture per ottenere credito dagli istituti bancari. Con queste ragioni il tribunale di Ancona ha emesso un decreto di sequestro preventivo di circa mezzo milione di euro a carico di un imprenditore di Montemarciano, accusato di evasione fiscale.

La misura, che è stata notificata dalla Guardia di Finanza di Falconara, è stata disposta nell’ambito di un ‘operazione di verifica fiscale condotta su una ditta individuale operante nel commercio all’ingrosso di macchine per le cave e l’edilizia.

Attraverso i controlli i militari hanno accertato l’omesso adempimento, da parte del titolare della ditta, della dichiarazione annuale ai fini delle imposte dirette e dell’Iva con riferimento al 2017, annualità in cui lo stesso è stato dichiarato “evasore totale“.

Inoltre, con riferimento al periodo compreso tra il 2016 e il 2018, l’imprenditore avrebbe emesso delle fatture per generiche operazioni di prestazione manodopera, movimentazione terra ed allestimento di attrezzature, in realtà mai oggettivamente avvenute. Fatture false che poi, stando alla ricostruzione dei militari, sarebbero servite per ottenere linee di credito presso diversi istituti bancari della zona , avvalendosi anche di falsi dati sulla situazione patrimoniale, finanziaria ed economica della propria ditta.

Diversi i reati contestati all’imprenditore: si va dall’omessa dichiarazione di elementi positivi del reddito per oltre 1 milione di euro, l’illegittima deduzione di elementi negativi di reddito pari a 340 mila euro, fino al reato di mendacio bancario nei confronti degli istituti creditizi. L’importo complessivamente evaso a fini Irpef risale ad oltre mezzo milione di euro a cui si aggiunge il mancato versamento dell’Iva dovuta per più di 400 mila euro.

Al termine delle operazioni di accertamento e controllo dell’evasione fiscale commessa a Montemarciano, il Tribunale di Ancona ha quindi sancito il sequestro di 500.745 mila euro, somma parzialmente soddisfatta dalla disponibilità finanziarie e quote d’immobili nella disponibilità dell’imprenditore.

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Cronaca

Allevava ovini senza autorizzazione: nei guai un allevatore di Treia

Intensificati i controlli negli allevamenti in vista della Pasqua: multa da 13 mila euro per un allevatore di Treia. Contestata anche la realizzazione di una gabbia trappola

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Forestale, allevamento abusivo a Treia ovini senza autorizzazione

TREIA – Deteneva ovini, agnelli e capre, senza autorizzazione e senza regolare denuncia. Per questo è avvenuto il maxi sequestro di un allevamento, nel piccolo comune marchigiano di Treia, in provincia di Macerata. Il Gruppo Carabinieri Forestale di Macerata infatti, analogamente a quanto avvenuto negli anni scorsi, nel periodo precedente le festività pasquali ha intensificato i controlli sugli allevamenti zootecnici, al fine di monitorare il commercio di ovini e reprimere eventuali immissioni sul mercato locale di carni di provenienza illecita.

Nel caso di specie la compagnia dei Carabinieri Forestale di San Severino Marche, coadiuvati dal personale veterinario dell’Asur Marche, ha individuato un allevamento ubicato nel territorio di Treia. Diverse le irregolarità riscontrate dai militari e il personale specializzato: dalla mancata denuncia dell’attività alle autorità competenti, la non tenuta dei registri di stalla, fino alla mancata profilazione e indicazione della provenienza del bestiame.

I militari hanno quindi disposto l’immediato sequestro dell’allevamento e contestato all’allevatore di Treia che deteneva ovini senza autorizzazione, sanzioni amministrative complessivamente pari a 13.000 euro.

Da ulteriori controlli infatti è emersa anche la presenza, in luogo adiacente all’allevamento, di una gabbia trappola a scatto, con all’interno un’esca costituita da carcassa di agnello, presumibilmente collocata per catturare predatori selvatici (lupi, volpi, faine). Lo strumento in questione è però considerato dalla normativa vigente “mezzo di caccia non consentito“, motivo per cui il presunto utilizzatore è stato denunciato all’autorità giudiziaria che dovrà accertare la sussistenza o meno di un reato e il mezzo sottoposto a sequestro penale.

Il Gruppo Carabinieri Forestale ricorda in una nota che le carni poste in commercio o prodotte per autoconsumo familiare devono provenire da animali “di origine certa“, correttamente profilati, e che gli stessi devono essere detenuti in allevamenti autorizzati e rispettosi delle normative igienico – sanitarie e del benessere del bestiame.

Al riguardo si mette in evidenza che la macellazione domestica è consentita solamente per i suini per i mesi di dicembre e gennaio destinati all’autoconsumo, salvo comunque la previa ordinanza del Sindaco competente e che, perciò, ogni altra forma di macellazione è vietata dalla normativa vigente, che prevede delle severe sanzioni penali sia a carico dell’acquirente che dell’esecutore materiale.

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Ancona

Ancona, schianto fatale per un 24enne: sognava di fare l’avvocato

Il 24 enne anconetano si è schiantato a bordo del suo scooter contro un Suv in zona Porta Romana a Milano, La procura ha aperto un’indagine per omicidio stradale. Sognava di diventare avvocato come suo padre.

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ncona, schianto fatale per Alessandro Egidi

ANCONA – Si era laureato in giurisprudenza lo scorso ottobre e sognava di diventare avvocato, come il padre. I sogni di Alessandro Egidi, 24enne originario di Ancona, si sono invece spezzati tragicamente nella serata di martedì poco prima dell’ora cena, in zona Porta Romana a Milano.

Il 24enne stava infatti tornando a casa dal lavoro quando, per cause ancora in corso di accertamento, la sua moto si è scontrata contro un suv Volvo all’altezza di via Bergamo, presso il capoluogo meneghino. A Causa del forte impatto il giovane è stato sbalzato prima contro un auto in sosta e poi su un marciapiede.

Immediatamente si è mossa la macchina dei soccorsi con l’arrivo delle ambulanze del 118 e della Polizia Locale. Le condizioni di Alessandro sono apparse però fin da subito molto gravi. Trasportato in codice rosso al Policlinico, il ragazzo è deceduto poco più tardi a causa dei traumi riportati.

Nel frattempo sia l’auto che lo scooter sono stati posti sotto sequestro, mentre la procura milanese ha aperto un indagine per omicidio stradale.

Alessandro, dopo gli studi al liceo classico Rinaldini, si era laureato da poco più di cinque mesi all’Università di Bologna. Da qui l’approdo nel capoluogo lombardo per iniziare il praticantato in un prestigioso studio legale. Sognava come suo padre, stimato civilista anconetano, di intraprendere la professione forense.

La famiglia, informata immediatamente dell’accaduto, si è recata a Milano per il riconoscimento della salma. Per i funerali del giovane Alessandro Egidi si dovrà attendere però il nulla osta del magistrato per liberare la salma e riconsegnarla alla famiglia.

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