(di Federico Principi)
Mauro Zironelli, tecnico della Sambenedettese, aveva avvertito ieri in conferenza stampa che “non è mai una situazione facile quella di affrontare una squadra che ha appena cambiato allenatore. Non sappiamo se loro cambieranno modulo o filosofia di gioco, ma dovremo concentrarci su noi stessi”. Un indizio per risolvere le perplessità di Zironelli lo aveva dato proprio Luciano Foschi in sede di presentazione come nuovo tecnico del Carpi: “Ho cercato di modificare poche cose, questa squadra giocava bene già prima. A mio modo di vedere c’è da sistemare solamente qualcosina”.
Il Carpi si è presentato al “Riviera delle Palme” con lo stesso modulo di sempre e sostanzialmente con gli stessi uomini: un 3-4-1-2 in cui tornava Marcellusi esterno destro a tutta fascia, in cui veniva confermata la coppia Fofana-Ghion a centrocampo e in cui il nuovo arrivato Mastour faceva da spalla a De Cenco e Giovannini, ancora una volta preferito a Ferretti. Ma non è nel modulo e nella scelta dei giocatori che Foschi ha impresso una svolta, quanto soprattutto nell’atteggiamento tattico: fin da subito il Carpi è parso più guardingo del solito in fase di recupero palla, con la squadra che difendeva con un baricentro più basso e con la Samb che poteva uscire abbastanza agevolmente coinvolgendo uno dei due braccetti di difesa, di centro-destra (Cristini) o di centro-sinistra (Enrici), ai lati del trequartista e delle due punte del Carpi in pressione.
Il Carpi è passato in vantaggio su una bellissima combinazione in spazi stretti che ha mandato in porta Mastour, al primo gol della carriera. Uno dei tratti più distintivi del progetto tattico di Pochesci che Foschi ha giustamente riciclato, grazie soprattutto alle grandi qualità nel fraseggio di Ghion e Mastour. Dopo la traversa colpita da De Cenco al 18′, però, il Carpi si è reso pericoloso soprattutto in ripartenze condotte quasi sempre da Mastour ma mal finalizzate. La Samb, guidata dal solito ispirato Ruben Botta, ha potuto prendere sempre più campo e sfruttare anche l’ampiezza con aperture o cambi di gioco verso Trillò e Masini rispettivamente, con l’esterno destro classe 2001 ormai lanciatissimo in grande spolvero.
La vittoria della Samb non è però nata da un dominio tattico, ma piuttosto sul piano tecnico (vedere il gol del 2-1 di Lescano) e soprattutto mentale. In parte per la capacità di sfruttare gli episodi, ma soprattutto perché il Carpi è sembrato completamente dissolversi fin dal fischio d’inizio del secondo tempo. L’obiettivo di Foschi di cercare una maggiore solidità grazie a un baricentro più basso era legittimo (il Carpi aveva incassato 9 gol nelle precedenti 6 partite), ma senza toccare troppi equilibri positivi raggiunti in fase di possesso forse questa squadra potrebbe fare a meno di un attaccante (Giovannini) per inserire un centrocampista in più. Già a Ravenna il 3-5-2 di Foschi era diventato un dogma: a Carpi verrebbe interpretato certamente con caratteristiche diverse, ma quest’oggi il campo ha comunque mostrato una squadra che ha anche sofferto la difesa dell’ampiezza se schierata con il 3-4-1-2.
Sambenedettese promossa ma con riserva per l’approccio alla partita: la costruzione dal basso resta abbastanza timida e fin troppo legata alla regia del portiere Nobile, che oggi in un paio di occasioni si è esposto a rischi eccessivi. La fase offensiva non può fare a meno di Botta, ma è anche normale se si dispone di un giocatore senza dubbio degno almeno della Serie B. Non eccezionali le prove di Trillò e Liporace a sinistra, notevole invece l’impatto di De Ciancio che, entrato a freddo al 7′ e con poco minutaggio in campionato, si è prodigato in un numero importante di palloni recuperati. Sambenedettese e Carpi proiettate verso il girone di ritorno con umori decisamente opposti, ma la strada è ancora lunga
Federico Principi