Marketing territoriale, grafiche ardite, comunicazione fra il serio e il faceto: solo alcuni degli elementi del successo di L’A (L’Aquila), una delle realtà abruzzesi più divertenti e pregnanti degli ultimi anni.
Antonio Fruci e Stefania Gigante, puntando il focus sulla loro città (L’Aquila, ovviamente), sono riusciti a portare l’aquilanità in giro per l’Abruzzo e non solo. Con una pagina Facebook seguita da oltre 17mila persone e un negozio fisico non distante dal casello di L’Aquila Ovest, i due giovani aquilani – attraverso la realizzazione di gadget, magliette, poster e tutte cose a tema – hanno trovato il modo di far divenire la loro passione finanche un vero lavoro.
Abbiamo scambiato due parole con Antonio.
Come nasce L’A?
Quando da ragazzino ho comprato il cd “L.A. Woman” dei Doors ho pensato: prima o poi
farò un album che si chiamerà “L’A Quatrana”, ma non avendo né doti canore né musicali,
non l’ho mai realizzato.
Sarebbe d’uopo rispondere in maniera anche seria, grazie.
Tant’è! Quesso è.
Perché sei fissato con questa storia dell’apostrofo?
Nel 2009, quando sentivo in tv “sisma di Aquila” oppure “G8 a Aquila”, pensavo “Cavolo,
abbiamo nel nome della città una particolarità come l’articolo con l’apostrofo, mettiamola in
evidenza” e, per gioco, ho realizzato la mia t-shirt con stampato L’A, come se fosse un
simbolo di una metropoli, ad esempio, con i dovuti paragoni, come “LA” per Los
Angeles e come “NY” per New York.
Un noto intellettuale abruzzese, DDF, divulga a tutte le vie il seguente motto:
“L’Aquila non è Abruzzo”. Cosa rispondi?
L’aprutino DDF ha ragione: L’Aquila (o meglio Amiternum, Forcona e le altre città della
futura conca aquilana) non apparteneva al territorio Aprutium. Anche linguisticamente: il
dialetto aquilano non è meridionale come quelli del resto d’Abruzzo, ma appartiene all’area
mediana. Nonostante ciò, è un piacere essere il capoluogo della regione, oltre che faro e
guida culturale da secoli ormai. Non a caso il noto intellettuale citato, che saluto e
abbraccio, si è laureato all’Aquila.
Quando hai capito che L’A poteva diventare il tuo lavoro?
Nel 2016 abbiamo vinto il primo premio RestartApp della Fondazione Garrone di Genova,
come miglior start up dell’Appennino. Da quel momento le energie si sono dedicate quasi
esclusivamente a L’A e al nuovo progetto Big Stone, sostenuti anche dall’apprezzamento
per i nostri gadget non solo degli aquilani (e degli aquilani fuori regione), ma anche dei non
aquilani qui residenti o dei turisti.
Quanto è stato importante lavorare insieme alla tua compagna Stefania Gigante? Si dice in giro che, tendenzialmente, faccia tutto lei: è vero?
È fondamentale: Stefania, laureata all’Accademia delle Belle Arti, realizza i gadget più forti,
invece io realizzo solo i gadget pe’ pazzià o i post sui social. Diciamo che le due
competenze si integrano in questo modo.
La soddisfazione più bella che hai avuto grazie a L’A?
Oltre al premio già citato e ad altri riconoscimenti istituzionali ricevuti, oltre a fare un lavoro
che mi diverte e insieme alla mia compagna, oltre a interviste, citazioni in guide turistiche o
in manuali linguistici, devo dire che l’approvazione per il nostro lavoro, sui social o dalle
persone che vengono a trovarci nel nostro store, ci carica per continuare a divertirci
e a giocare con le nostre tradizioni, le nostre passioni e la bellezza di questa terra.
La letteratura, i libri sull’Aquila e sul suo dialetto. Perché? Come ti è calato in
mente?
Per passione: ho iniziato nel 2019 con “I love JU – L’Abc illustrato della grammatica
aquilana”, un simpatico libro per capire alcune regole del nostro dialetto, impreziosito dalla
prefazione di due linguisti come Francesco Avolio e Teresa Giammaria. Poi ci ho preso
gusto e abbiamo realizzato “Aquilaners” chiedendo ai nostri follower di inviarci dei racconti
pensando “e se Joyce fosse stato aquilano?”. E poi l’ultimo “Ammappate!” una raccolta di
mappe abruzzesi, vere, verosimili o di pura fantasia.
Sei Woody Allen steso su un divano con un registratore in mano; invece che a Manhattan ti trovi a Inciampa La Notte: elenca cinque cose per cui valga la pena vivere… a L’Aquila.
Molto banalmente spesso diamo per scontate alcune semplici cose come il fresco
dell’estate, la bellezza della città a misura d’uomo e la natura a pochi passi. Ah, e lo
magnà è bónu! E vabbè pure la genziana…
Progetti per il futuro?
Molte idee, ma non diciamo nulla per scaramanzia, però per la nuova rubrica “terriStories”,
durante la quale parlo di come vengono raccontati i territori sui social, lunedì 17 intervisterò una persona molto importante – tu la conosci bene – ma per il momento manteniamo il riserbo.
Ti ringrazio caramente.
Grazie a te e a tutta la redazione de Il Martino.