Anversa degli Abruzzi è un comune italiano di 321 abitanti della provincia dell’Aquila in Abruzzo. Fa parte della Comunità montana Peligna e fa parte del circuito dei i borghi più belli d’Italia.
Anversa degli Abruzzi
STORIA
La storia di Anversa inizia molto tempo fa, già dall’ età del Bronzo, come testimoniano le necropoli che sono state rinvenute nella zona. Nel periodo preromano, compreso tra il IX ed il IV secolo a.C., nell’area dell’attuale centro storico sorgeva un centro fortificato peligno con necropoli a S. Carlo – Fonte Curzio e a Coccitelle. Le necropoli testimoniano l’assetto sparso dei villaggi, che sono posti a diretto contatto con i campi coltivati. In particolare, la necropoli di Coccitelle si trova su una collina, oggi coltivata ad uliveti. Il nome della zona riassume la lunga esperienza dei contadini nello scoprire i resti umani sepolti.
Nel successivo periodo italico-romano, compreso tra il III ed il I secolo a.C., due piccoli villaggi sono ubicabili a S.Maria delle Fornaci (alla base del paese attuale) e sul Colle Arenale – Fonte del Biancone, con necropoli alla Cava di Rena.
Nell’Alto Medioevo, a partire dall’VIII – IX secolo d.C., l’area è interessata dalla presenza de monaci benedettini cassinesi e volturnesi con le loro “celle” di S. Cesidio in Bonaria a Valle Donica di Castrovalva, S. Maria in Flaturno ad Anversa (ora S. Maria ad Nives) e S. Mercurio in Flaturno verso Casale di Cocullo.
Nel periodo rinascimentale dei Belprato – Orsini e, poi, dei Di Capua, Anversa fu sede di abili ceramisti (gentili, Di Cola, Ranalli, Pompei e Marcelli), che diedero vita a raffinate produzioni di ceramica invetriata a rilievo. Successivamente, i ceramisti anversani si dedicarono alla ceramica semplice di uso domestico, alla produzione di laterizi (pinciarie) con botteghe a S. Maria delle Fornaci e S. Vittoria.
Oggi, Anversa degli Abruzzi è Comune indipendente della Provincia di L’Aquila ed è entrato a far parte della selezione dei “Borghi più belli d’Italia”. Con il suo fascino, i suoi monumenti la sua natura, il paese attrae ogni anno numerosi turisti, stupendoli con una sensazione di “paura e selvaggio piacere” (secondo le parole pronunciate da Anne Macdonnel nel 1908).
D’ANNUNZIO E ANVERSA DEGLI ABRUZZO
Nel 1896 il poeta pescarese Gabriele d’Annunzio compì un viaggio a Scanno insieme all’amico archeologico Antonio De Nino di Sulmona, che in quel periodo stava riscoprendo l’antica civiltà dei Peligni e della Marsica. Con la consulenza del De Nino, d’Annunzio ebbe modo di approfondire alcune usanze tipiche abruzzesi, che già aveva sperimentato nelle novelle, e che volle riproporre nella fase matura del teatro. Dopo il successo de La figlia di Jorio (1904) con ambientazione nelle grotte del Cavallone della Majella, nel 1905 il poeta portò a termine La fiaccola sotto il moggio, tragedia ambientata nel castello dei De Sangro di Anversa. La storia ha ambientazione all’epoca di Ferdinando I delle Due Sicilie, quindi tra il 1814 e il 1825, e perla delle vicende degli ultimi componenti della famiglia De Sangro, costretti a vivere in estrema povertà nel castello diroccato. La contessina Gigliola vuole vendicare la morte della madre uccidendo la matrigna Angizia, una volgare contadina serpara marsicana che ha ingannato il padre Tibaldo, che ha ucciso sua moglie. Nel contesto familiare di grave disgrazia e di follia di alcuni membri, temi cari a D’Annunzio, la vendetta si compirà, ma sarà una sorta di catarsi totale che vedrà distrutta tutta la famiglia, e il castello stesso, che crolla definitivamente.
D’Annunzio la figlia di Jorio
MONUMENTI E LUOGHI D’INTERESSE
Il borgo ancora oggi è perfettamente conservato nello stile medievale rinascimentale, eccettuato il perimetro murario con le torrette di guardia, che si è fuso con le case civili. Sorge adagiato su uno sperone in leggero declivio verso la forra del fiume Cavuto, mentre nella parte più alta si contraddistingue il recinto medievale del castello normanno dei Sangro, con la porzione della torre rompitratta, e la palazzina nobiliare ricavata dalle rovine del maniero dopo il sisma del 1706.
Il borgo è diviso in due dal Corso Raynaldo d’Anversa, che sfocia nella Piazza Belprato con la chiesa della Madonna delle Grazie. La porzione occidentale con la torre del castello è caratterizzata da casette, dalla chiesa di San Marcello, e dalle due porte Pazziana a San Nicola. La parte a sud è caratterizzata dal rione dei Ceramisti e dalle Case Lombardi di via Grotta, e dai resti dei mulini di via Santa Maria delle Fornaci, via Piagge e via Santa Vittoria.
Castrovalva
Nato come insediamento italico, fu ripopolato nell’epoca franco-normanna con la costruzione della cappella di San Michele sopra il Monte Sant’Angelo, in direzione della torre di guardia che da via Colle dà l’accesso al borgo. Nel XIV secolo si popolò come vero e proprio nico d’aquila fortificato da torri angolari, che successivamente sono state inglobate nelle case. Il paese nel 1930 fu visitato dal pittore Maurits Cornelis Scher che lo rappresentò in una litografia panoramica, e lasciò un ricordo: «Mi fermai su questa stretta mulattiera quasi un giorno intero e disegnai per tutto il tempo. Sopra di me c’era una scuola e sentivo le chiare voci dei bimbi che cantavano.»
Attraversato da via Colle, di interesse il palazzo signorile che sta a strapiombo verso il dirupo, ed è la struttura maggiore del tessuto urbano, con finestre bifore, poi la chiesa parrocchia della Madonna delle Grazie, l’eremo di San Michele e la chiesa di Santa Maria della Neve. A poca distanza si trova la Riserva naturale guidata Gole del Sagittario, che ospita le sorgenti del Cavuto e l’annesso giardino botanico del WWF.
Borgo di Castrovalva
- Necropoli di Coccitelle e Cava della Rena – Fonte Curato
- L’evidenza e la diffusione di reperti e strutture antiche d’epoca italica si fanno più consistenti, nella valle del Sagittario, a partire dal IV secolo a.C., quando gli Italici entrarono in contatto con i Romani. Le necropoli sorgono nella periferia anversana, nelle località Cava della Rena e Cimitero dei Pagani. Una necropoli indigena indagata di recente si estende sul declivio di fronte al cimitero nuovo, lungo la strada per Cocullo. La collina, oggi ricca di uliveti, si chiama volgarmente Coccitelle perché i contadini che lavoravano la terra, nello scroprire le tombe, trovavano crani umani. Nel 1996 durante la realizzazione di una galleria, gli archeologi scopersero 50 tombe a lastroni di pietra. Lo strato di conservazione delle lastre è buono, ed è possibile documentare l’ampliamento dello spazio sacro della zona più a monte, dove ci sono le tombe più antiche, del IV-III secolo a.C., fino all’area del pendio dove ci sono i corredi più tardi del II-I secolo a.C. La distribuzione die tumuli è uniforme, nella maggior parte il corredo è sepolto insieme al defunto, per i maschi il corredo è composto da armi e punte di lancia, per le donne ci sono ornamenti da toelettatura, ceramiche, anfore e vasellame. Il patrimonio rinvenuto è di grande importanza per scoprire lo stile di vita dei Peligni al confine con la Marsica, e gran parte di esso è conservato nella sezione archeologica dei Musei civici di Sulmona, e nel centro di documentazione archeologica ad Anversa stessa, in via della Grotta.
- Il giardino botanico Gole del Sagittario
L’ufficio della sede centrale per le visite è in Piazza Roma. Questo giardino si torva nella riserva delle Gole del Sagittario presso le sorgenti del Cavuti, ed è stato istituito nel 1996 con 6000 mq. Ospita gran parte delle piante della riserva, specie delle montagne e dell’Appennino centrale, e anche quelle rare ed endemiche che caratterizzano l’area. Delle circa 380 specie floristiche presenti, tutte identificabili con cartellini, 45 rientrano tra quelle di interesse conservazionistico. Il giardino è distribuito per ambienti tematici con le relative specie vegetali.
Gole del Sagittario