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La mostra “Constancia – Donne e potere nell’Impero mediterraneo di Federico II” sbarca a New York

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mostra Constancia - Donne e potere nell'Impero mediterraneo di Federico II

JESI – L’Istituto italiano di cultura a New York ha organizzato, con la collaborazione dell’Università degli studi di Palermo, una splendida mostra intitolata “Constancia – Donne e potere nell’Impero mediterraneo di Federico II”. Fino a venerdì 8 aprile, presso la sede dell’istituto, al 686 di Park Avenue nella Grande Mela, sarà possibile ammirare la splendida mostra dedicata al rapporto tra donne e potere, e a quello tra l’area italo-europea e lo spazio Mediterraneo, rappresentato dal mondo di Federico II e Costanza d’Aragona.

Attraverso le quattro donne dall’identico nome – la madre, la moglie, la figlia e la nipote – vengono sviluppate evocative tematiche del “nostro” imperatore. Il Presidente della Fondazione, Paolo Mariani, è stato inserito nel Comitato d’Onore e in questo modo anche la città di Jesi ha avuto la piena visibilità.

«Sono orgoglioso di portare Palermo e la Sicilia a New York – dichiara Fabio Finotti, direttore dell’IIC – La civiltà di Federico II è straordinaria, ed ha un rilievo fondamentale nello sviluppo della nostra storia non solo politica ma culturale. Non dimentichiamo infatti che l’Italia si è fatta prima con la lingua e la poesia che con le armi, e Dante nel De Vulgari Eloquentia mette i poeti siciliani della corte di Federico II alle origini stesse della lirica “italiana”. Centrale nel progetto è anche la valorizzazione della civiltà mediterranea, non solo per la nostra storia ma per il nostro futuro. E in primo luogo la mostra richiama al rapporto tra donne e potere che va certamente affrontato in modo nuovo. L’iniziativa non vuole essere un punto d’arrivo, ma la prima tappa di un lungo viaggio che continuerà nei prossimi mesi».

Dalla Sicilia, arriva in esclusiva una preziosa e variegata raccolta di beni custoditi nelle Cattedrali e nelle collezioni diocesane di Palermo e di Monreale, nella Biblioteca comunale e nella Cappella Palatina, nel Museo archeologico Salinas e nella Galleria di Palazzo Abatellis di Palermo, ed altri facenti parte delle collezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana e di collezioni private.

Da notare che sarà esposto al pubblico per la prima volta, dopo essere rimasto per decenni in cassaforte, il quarzo taglio cabochon che adornava la fibula del mantello con cui Federico II venne deposto nel sarcofago di porfido rosso nel 1251,  nella Cattedrale di Palermo.

Realizzata con rigore filologico da Maria Concetta Di Natale, Pierfrancesco Palazzotto e Giovanni Travagliato dell’Università di Palermo, attraverso gli straordinari reperti, alcuni dei quali mai fino ad ora prestati dalle sedi che li conservano, la mostra racconta anche la storia di quattro potenti donne vissute tra il XII e il XIV secolo, tutte legate a Federico II e tutte battezzate con il nome di Costanza: madre, moglie, figlia e nipote dell’imperatore. Costanza d’Altavilla, regina e imperatrice (1154-1198), madre di Federico II; della prima moglie dello “Stupor mundi” (“Meraviglia del mondo”), l’imperatrice Costanza d’Aragona (1184 c.-1222), di cui quest’anno cade l’800° anniversario della morte e di cui saranno esposti gli anelli funebri; dell’imperatrice Costanza (1231c.-1307 /13) figlia naturale di Federico II e Bianca Lancia e sposa bambina di Giovanni III Ducas Vatatzes, imperatore d’Oriente a Nicea; e della regina Costanza (1249-1300), figlia di Manfredi, altro figlio naturale di Federico II.

Fruibile anche online, la mostra sarà arricchita da un ciclo di video-lezioni dedicate alla civiltà federiciana nella duplice prospettiva della presenza femminile e del mondo mediterraneo, curate da Francesco Somaini, coordinatore del nuovo Centro Studi Medievali dell’Università del Salento.

La mostra “Constancia – Donne e potere nell’Impero mediterraneo di Federico II” rimane aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16. Per partecipare è necessario prenotare. È possibile richiedere maggiori informazioni all’indirizzo: iicnewyork@esteri.it.

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Carica sui social un video in cui deride la Polizia: denunciato per vilipendio

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polizia 113 squadra mobile

Ha filmato alcuni agenti di polizia impegnati nei controlli, ad Ancona, ed ha caricato sui social il video in cui li offende. Rintracciato in breve tempo, è stato denunciato.

ANCONA – E’ proprio vero che a volte la celebrità è un peso difficile da sostenere: nemmeno il tempo di esultare per aver realizzato un video virale, che si è trovato tra le mani una denuncia per vilipendio. E’ quanto accaduto ad un ragazzo di 25 anni di Ancona che ha registrato un video nel quale derideva ed insultava alcuni agenti di polizia impegnati nei controlli nel capoluogo dorico. Ha poi caricato tutto sui social ed il video è diventato in fretta virale, finendo però anche sui dispositivi degli agenti di Polizia, che non l’hanno presa benissimo: dopo le rapide ricerche, il giovane è stato denunciato per vilipendio della Repubblica.

Il filmato è stato caricato nel pomeriggio di venerdì scorso, 22 settembre, e la sera i poliziotti si sono presentati presso la sua abitazione. Sul suo dispositivo era ancora presente il filmato originale. Il video oltretutto è stato caricato sul suo profilo Instagram, che porta il suo nome. Difficile quindi per il ragazzo sostenere che non si trattasse di una sua opera.

Nel video deride gli agenti e li apostrofa con epiteti poco carini, «bxxxxxxi», oppure «mxxxe», arrivando perfino a ipotizzare gesti eclatanti, come urinare sulle volanti. Adesso il ragazzo denunciato per vilipendio dopo che ha caricato sui social il video nel quale deride la polizia rischia un’ammenda, non una contravvenzione, fino a 5 mila euro.

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Stabat Mater, il dolore struggente di Maria nell’opera di Giovanni Battista Pergolesi

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visita scuole teatro pergolesi

ANCONA – Prima di affrontare l’esame critico di un capolavoro che ha fatto molto discutere quale è lo ‘Stabat Mater’ di Pergolesi può sembrare opportuno cercare di comprendere quale fosse lo stato d’animo del compositore al momento della creazione dell’opera. Necessario anche, perché inevitabilmente l’arte è riflesso o riscatto di esperienze di vita.

Pergolesi aveva allora appena ventisei anni. La morte aveva già più volte visitato la sua famiglia e poteva essere temuta come una predestinazione. Contro di lei però egli aveva trovato riscatto nella musica. Ad essa si era dedicato instancabilmente bruciando energie, perché occorreva fare in fretta, molto in fretta prima che sopravvenisse. In soli cinque anni abbondantissima e stupefacente la sua produzione. Ne era stato gratificato, ma ne aveva tenuto un conto relativo, traendone soprattutto  incitamento a continuare.

Non conobbe così la fama e la gloria che sarebbero venute solo a distanza di anni dopo la sua morte: non giustificate quindi, come i più diffidenti hanno ipotizzato, dalla commozione che la sua scomparsa precoce poteva aver suscitato. Oltre la musica però e a sostegno di questa Pergolesi era certo consapevole di aver avuto dal cielo un dono straordinario, testimonianza della grazia divina, sostegno e gioia per lui. Non poteva allora essere triste Pergolesi nemmeno in punto di morte, né inabissarsi nello sconforto né  immaginare il dolore di Maria come uno strazio delirante. Più comprensibilmente pensò ad uno struggimento interiore, alle parole di profonda tenerezza da lei rivolte con trepidazione all’amoroso figlio, a lacrime silenziose, ad un abbandono totale alla volontà divina in cui  fin dal suo primo ‘sì’ aveva creduto.

Da una fede assoluta come la sua non poteva derivare un assoluto, inestinguibile sconforto nemmeno di fronte alla prova estrema. Non poteva dunque essere umana disperazione quella di Maria, ‘figlia di suo figlio’. Fu attendibilmente questo dolore sublimato ad ispirare e a confortare il giovane musicista che si andava spegnendo. Pergolesi compose allora lo Stabat Mater liberamente, a cuore aperto, senza tenere conto di teorie contrappuntistiche e dello stile aulico a cui sembrava che la musica sacra dovesse allora obbligatoriamente attenersi, mentre anche gli attraversava la mente il ricordo di quella che in passato aveva felicemente composto: concludendo infine con un ‘Amen’ che è una fiduciosa, gloriosa, esultante ascensione al cielo. È stata giudicata da alcuni critici opera di ibrida ispirazione: secondo altri invece rivelatrice compiuta di tutta la sua arte.

L’ha definita «sintesi di tutte le passioni dell’uomo, credenti o no» Cristian Carrara,  direttore artistico del Festival, presentando lo Stabat Mater di Pergolesi l’8 settembre nella Chiesa di S. Marco, gremita all’inverosimile da un pubblico che ha coronato di applausi il concerto atteso come evento clou della rassegna. Era annunciato che, nello stesso organico, avrebbe iniziato quale ambasciatore di pace un percorso in Europa partendo da Rodi, dove sarà accolto in ottobre per il ‘Terra Sancta Organ Festival’. Inizialmente altre due composizioni sono state pure ascoltate. Procedendo a ritroso nel tempo la prima è stata ‘O magnum misterium’ di un musicista contemporaneo, Morten Lauridsen, danese; opera, ispirata al mistero del Natale, trascritta sia per orchestra che per organo e coro. Di delicata ispirazione, conformata per scrittura ad un composto stile classico, è intima, serena contemplazione e commossa preghiera. Venne composto invece nel 1938 da Samuel Barber l’Adagio for strings’ su testo dell’Agnus Dei’, concepito inizialmente per coro, poi riportata per orchestra d’archi. Diretto in passato anche da A. Toscanini, ha tratti di un’ardente ispirazione che s’innalza fino a vette sublimi e poi gradualmente si stempera e si spegne. Ed ecco infine lo ‘Stabat’ nell’interpretazione densa di pathos del Time Machine Ensemble, del M° Marco Attura, direttore e compositore molto stimato più volte ospite del Festival Pergolesi Spontini e di due voci ben contrastate e incisivamente drammatiche: quella cristallina del soprano ucraino Nikoletta Hertsak e quella scura, singolarmente profonda del contralto cagliaritano Federica Moi. L’esaltazione di significati apparentemente antitetici ha rimandato non solo all’ universo di emozioni descritto da Pergolesi, ma anche all’autore del testo, Jacopone da Todi, al suo irruento, appassionato carattere e alla sua fervida fede investita di un potente, struggente afflato poetico. Forse all’esecuzione è venuta a mancare una patina di antico per il fatto che il Time Machine Ensemble non suona strumenti d’epoca, ma moderni. Non importa, poiché quella dello ‘Stabat’ di Pergolesi è musica senza tempo.

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Jesi, compra un telefono, si ritrova con un sasso: denunciato 42enne

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polizia locale

ANCONA – Ha confezionato il classico “pacco” all’ingenuo acquirente, ma è stato identificato dalla Polizia Locale di Jesi e denunciato per truffa all’autorità giudiziaria. Protagonista un campano di 42 anni, già noto alle forze dell’ordine per reati simili, che nei giorni scorsi ha ingannato un ragazzo extracomunitario di 24 anni regolarmente soggiornante in città nell’acquisto di uno smartphone nuovo. Il ragazzo vittima della truffa a Jesi, al posto del telefono ha trovato un sasso. L’indagine è stata condotta dal commissario dottoressa Anna Grasso.

I due si erano incontrati a Porta Valle per concordare l’acquisto del telefono che il campano gli ha proposto, mostrandolo direttamente così da fargli apprezzare la fattezza e le prestazioni. Dopo una lunga trattativa tra il prezzo di partenza – 500 euro – e quello finale spuntato – 100 euro – il giovane straniero si convinceva dell’affare, versando quanto pattuito e ricevendo in cambio la confezione del telefono. Una volta aperta, però, al posto del telefono, il ragazzo extracomunitario residente a Jesi si è ritrovato tra le mani un sasso ed ha capito di essere rimasto vittima di una truffa.

Fermata una pattuglia della Polizia Locale che si trovava a passare in zona, il giovane denunciava l’accaduto. Gli agenti, anche con l’ausilio delle telecamere presenti in zona e con successivi approfondimenti per il riconoscimento fotografico, riuscivano a risalire all’uomo che veniva pertanto identificato e deferito all’autorità giudiziaria.

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