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Chieti

In fiamme l’auto del sindaco di Vasto, indaga la polizia

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Il sindaco di Vasto Francesco Menna (Foto tratta da Facebook).

CHIETI – L’auto del sindaco di Vasto e presidente della Provincia di Chieti Francesco Menna è andata in fiamme nella tarda serata di domenica 4 dicembre. L’allarme è stato dato dai clienti di alcuni locali presenti nella zona, via Leopardi, dove l’auto, una Fiat 500 L, era parcheggiata.

Sul posto sono prontamente intervenuti i vigili del fuoco, che hanno domato il rogo, e la polizia scientifica, che ha provveduto ad eseguire i rilievi del caso. Gli accertamenti sono in corso e non si esclude nessuna ipotesi, sebbene non siano state trovate al momento taniche di liquidi infiammabili o inneschi di qualche tipo.

Nei giorni scorsi il primo cittadino si è espresso sulla necessità di contrastare le infiltrazioni criminali provenienti dalle Puglie, che starebbero cercando di insinuarsi nel chietino. Questo fatto rafforza la convinzione di chi crede possa trattarsi di un atto intimidatorio, anche se al momento non è certo cosa abbia dato origine alle fiamme che hanno avvolto e danneggiato gravemente l’auto del sindaco di Vasto.

Sono già giunti al primo cittadino Menna tuttavia messaggi di solidarietà da parte di amministratori locali preoccupati che possa trattarsi di un incendio doloso.

Chieti

Il generale Vannacci presenta il suo libro a Canosa Sannita, le sigle Lgbtqia+ chiedono la sospensione

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Il collettivo Zona Fucsia, insieme ad altre realtà associative, sindacali e politiche, si dissocia dalla presentazione del libro “Il mondo al contrario” del generale Vannacci a Canosa Sannita, in programma per il prossimo 14 ottobre.

CHETI – Il libro “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci ha sollevato un vespaio di polemiche ed ha portato alla destituzione del generale stesso dal ruolo di guida dell’Istituto geografico militare. Ha però infranto anche ogni record di vendita per quanto riguarda un’autopubblicazione ed ha portato l’autore a presentare la sua opera in molte piazze. In diverse tappe del tour promozionale però, si sono levati voci di protesta e di indignazione. Non fa eccezione Canosa Sannita, in cui la presentazione del libro del generale Vannacci è in programma per il prossimo 14 ottobre e dove il collettivo Zona Fucsia ha chiesto all’amministrazione comunale di sospendere l’evento.

La richiesta del collettivo ha raccolto l’adesione di diverse sigle associative, politiche e sindacali, ma anche di singoli esponenti politici: Presenza Femminista, Mazì- Arcigay Pescara, Patate Bollenti, Abruzzo Pride, Anpi Comitato Provinciale Pescara, Arci Comitato provinciale di Chieti, CGIL Chieti, Belle Ciao Chieti, La Formica Viola, PAS – Partecipazione Attiva studentesca, LAS – Libera Associazione studentesca, Sinistra Italiana Pescara, Sinistra Italiana Abruzzo, Partito Democratico Provincia Chieti, Circolo PD G. di Vittorio, Giovani Democratici Provincia Chieti, Giovani Democratici Provincia Pescara, Giovani Democratici Abruzzo, Coalizione Civica Pescara, Partito della Rifondazione Comunista Pescara, Partito della Rifondazione Comunista Abruzzo, Giovanni Di Iacovo – Consigliere Comunale Pescara, Okay!, Oltre il Ponte A.T.S. Unite si può (Centri Antiviolenza di Ortona “Non sei Sola” e “Donn.è”), Dafne ETS. Oltre a queste si attendono altre adesioni.

Queste le ragioni espresse dal Collettivo Zona Fucsia: «Le ragioni della richiesta riguardano i contenuti del libro inaccettabili e offensivi che vanno a discapito delle minoranze discriminate e appartenenti alle categorie più vulnerabili. Il generale Roberto Vannacci, celebre per il suo libro “Il Mondo al contrario”, in cui esprime opinioni contro persone Lgbtqia+, il mondo del femminismo e migranti è espressione del peggior populismo e qualunquismo del nostro Paese. Il suo lavoro, oltre a contenere un numero ampio di refusi ed errori grammaticali, è veicolo dei più violenti e futili stereotipi, nocivi per una società progressista e che aspira a garantire i diritti per tutte e per tutti».


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Chieti

Truffa milionaria sul fotovoltaico: sequestrati 10 impianti tra Chieti e Pescara

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7 indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato e sequestri preventivi per 24 milioni di euro, tra cui 58 immobili tra Pescara, Chieti, Lanciano, Mozzagrogna e Cepagatti. L’accusa è di artato frazionamento dei campi fotovoltaici.

CHIETI – All’operazione “Dirty Green” della Guardia di Finanza frentana, ha collaborato anche il Reparto Aeronavale di Pescara, che ha effettuato una serie di ricognizioni aeree. In seguito alle indagini disposte dal Sostituto Procuratore di Pescara Dottoressa Fabiana Rapiano, 10 impianti fotovoltaici e beni per oltre 24 milioni di euro, tra cui 58 immobili tra Chieti e Pescara, sono stati sequestrati dalle fiamme gialle di Lanciano, dirette dal Capitano Domenico Siravo. 7 persone sono state denunciate per truffa aggravata ai danni dello Stato.

I finanzieri hanno tracciato i contorni di un articolato sistema teso all’indebita percezione di incentivi statali, attraverso la prassi del cosiddetto “artato frazionamento dei campi fotovoltaici”. In sostanza, 4 società operanti su una medesima proprietà, hanno realizzato un parco fotovoltaico di potenza pari a 9,5 Megawatt, ma l’hanno frazionato in 10 piccoli impianti inferiori ad un Megawatt,. In questo modo, hanno potuto accedere agli incentivi GSE, Gestore dei Servizi Energetici, più del dovuto.

Oltre alle denunce per truffa aggravata, 4 persone sono state denunciate per l’illecito amministrativo previsto, Responsabilità amministrativa degli enti. Il Gip Francesco Marino, oltre ai 10 impianti fotovoltaici sequestrati, ha predisposto il sequestro preventivo di beni per oltre 24 milioni di euro: conti corrente, partecipazioni societarie e 58 immobili, tra cui ville, case di lusso e di interesse storico, ubicate a Pescara, Chieti, Lanciano, Mozzagrogna e Cepagatti.

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Chieti

L’esplosione alla Sabino Esplodenti è stata provocata da una granata d’artiglieria

La prima udienza del processo relativo all’incidente di tre anni fa, prevista oggi, è slittata al 3 ottobre.

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Recuperati i corpi delle vittime, tutti operai esperti. Un testimone: «boato fortissimo, non potevamo far nulla». Il titolare: «dopo l’incidente del 2020 avevamo preso precauzioni più severe, sono sgomento».

CHIETI – Il giorno dopo la forte esplosione che ha provocato la morte di tre persone alla Sabino Esplodenti di Casalbordino, non è ancora chiaro cosa abbia provocato la deflagrazione, ma si conosce cosa l’ha innescata: una granata d’artiglieria. La Procura indaga per omicidio colposo plurimo e disastro colposo.

L’azienda non riesce a spiegarsi l’accaduto e si dice sconcertata. Alle colonne de Il Centro, il titolare della ditta ha affermato che dopo il 2020, quando nello stesso sito si verificò un’altra esplosione che anche in quell’occasione costò la vita a tre persone, erano state prese precauzioni severissime. Per gli interventi e le contromisure messe in campo, sarebbe stata investita una cifra pari ad un milione di euro.

Cosa sia successo non è chiaro al momento e le indagini stabiliranno se lo scoppio sia dovuto ad un difetto della spoletta o ad un incidente durante la lavorazione. A perdere la vita tre operai esperti: Fernando Di Nella, 62 anni di Lanciano, Gianluca De Santis, 40 anni di Palata in provincia di Campobasso, e Giulio Romano, 52 anni di Casalbordino. Quest’ultimo, residente a poche decine di metri dalla fabbrica in cui ha perduto la vita, tre anni scampò all’altro incidente mortale a causa di un cambio turno: al suo posto infatti, prese servizio una delle vittime. Le salme delle vittime del tremendo incidente sul lavoro di ieri sono state recuperate e trasferite in obitorio a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Altre due persone sono rimaste ferite in seguito all’esplosione alla Sabino Esplodenti.

Uno degli operai che si trovava nella fabbrica in quel momento, ha affermato di aver udito un boato fortissimo e di essersi subito reso conto, non appena giunto nel punto in cui si è verificato lo scoppio, che per i suoi colleghi non ci fosse più nulla da fare. Nessuno dei presenti è stato in grado di indicare una possibile causa della deflagrazione.

Intanto, la prima udienza del processo relativo all’incidente di tre anni fa, nel quale morirono altri tre operai della Sabino Esplodenti, è cominciata ed è stata subito sospesa. E’ stata avanzata una richiesta di rinvio dovuta alla morte del legale della difesa, l’avvocato Barbetta, ed è stato nominato un nuovo difensore, che deve però ancora prendere visione dei fascicoli. Uno degli indagati poi, era assente per legittimo impedimento, avendo presentato un certificato di malattia. Ieri, quando ha appreso del nuovo scoppio, ha avvertito un malore. L’udienza dunque riprenderà il 3 ottobre. Sono nove gli indagati per omicidio colposo plurimo aggravato, mentre la Sabino Esplodenti è imputata per responsabilità amministrativa.

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