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Ancona

Premi e riconoscimenti per le studentesse di Jesi al concorso della fondazione KSCPP sulla “Luce Eterna della Corea”

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All’Iis Galilei di Jesi proseguono sempre più proficuamente le attività inerenti il progetto Kiss (Korea and Italy Schools and Students), nato dall’interessamento e dalla passione delle professoresse Monica Ferretti ed Alessia Colasanti. Nicole Giambenedetti, studentessa delle Galilei di Jesi, ha vinto il primo premio al concorso nazionale della fondazione interazionale KSCPP. Vasilica Apucaloaei e Melanie Nunnari si sono segnalate, ricevendo una menzione d’onore e pure loro un premio in denaro.

Nicole Giambenedetti della IV A les dell’Istituto Galilei di Jesi ha da poco vinto il primo premio al secondo Concorso Nazionale in Italia della Fondazione internazionale KSCPP (Korean Spirit & Culture Promotion Project), organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 2005 da Kim Jae Woong e con sedi a Seoul, New York e Kaufering (Baviera), che ha visto menzini anche per altre studentesse jesine. Il concorso, aperto a studenti delle scuole medie inferiori e superiori, ha previsto l’obbligatoria lettura preliminare del libro Re Sejong il Grande, la Luce della Corea, pubblicato da KSCPP e scaricabile direttamente dal sito della fondazione .

Anche le studentesse Vasilica Apucaloaei della III A les e Melanie Nunnari della IV C les si sono segnalate, ricevendo una menzione d’onore e pure loro un premio in denaro, per un elaborato stendibile su una traccia a scelta relativa alla figura del saggio re Sejong il Grande. Il sovrano sudcoreano nei suoi trentadue anni di regno (1418 – 1450) dimostrò un profondo spirito di servizio ed un reale interessamento al benessere di tutte le categorie sociali del suo popolo, convinto giustamente che la stabilità e la prosperità del Paese dipendessero da questo. Quello che si verificò sotto di lui fu un vero e proprio Rinascimento. Dai Sillok, gli Annali della Dinastia Choson cui apparteneva, si apprende che in periodo di grave carestia era molto in ansia e ordinava di portare aiuto a tutti, verificando le condizioni della gente di villaggio in villaggio, anche in quelli più nascosti nelle colline e nelle montagne. La priorità era data ai malati e ai disabili. Se anche una sola persona fosse morta per gli stenti, ne sarebbe stato considerato responsabile l’ufficiale provinciale, condannato per tale crimine. Sejong fu umile ed aperto alle critiche della corte, pur di migliorare il suo governo. Per la prima volta nella storia del Paese invitò al Palazzo Reale gente comune – i più anziani – impedendo loro di inchinarsi al suo cospetto e banchettando in loro compagnia. Considerava importantissimo il rispetto per i più vecchi e decretò che andassero a processo i magistrati che non lo dimostrassero concretamente.

Dopo la perdita di un figlio ventenne a causa di un ascesso, si rifiutò di far processare il medico di corte, sostenendo si trattasse di un destino ineluttabile. Similmente all’imperatore romano Antonino Pio, che nel II sec. d.C. aveva stabilito che fosse da considerarsi reato l’uccisione di uno schiavo, anche lui mandò a giudizio un padrone che aveva percosso a morte il suo servo.

Alle impiegate governative riconobbe trenta giorni di permesso prima del parto e cento dopo, ed anche i loro mariti godevano di trenta giorni di ferie per paternità. Sejong migliorò il servizio sanitario nazionale ed ebbe attenzione per le condizioni igieniche e fisiche dei prigionieri, garantendo loro un bagno a settimana. Avrebbe desiderato avere le prigioni vuote, ma di fronte alla realtà, provò comunque ad alleggerire le pene, dove possibile, evitando la condanna a morte. Impose di non incarcerare individui di meno di dieci anni o di più di ottanta. Questo re modello fu una rarità, tanto più spiccata a confronto con i governanti della stessa epoca. Molto frugale, usava carta riciclata per scrivere i suoi ordini e nei momenti non ufficiali si accontentava di vestiti rammendati e consumati. Proibì che dalle autorità regionali gli arrivassero regali, nel timore che gravassero sulle tasche dei cittadini e fu la stessa considerazione che lo spinse al risparmio e alla semplicità di ambienti a lui destinati nel Palazzo Reale.

Fin dalla giovinezza Sejong amava molto la lettura, cui si dedicava fino a notte inoltrata ritenendo che risvegliasse i pensieri. Rilesse alcuni libri per così tante volte da impararli a memoria. In Corea la stampa con blocchi di legno era iniziata già nell’ottavo secolo, e la stampa a caratteri mobili e in metallo venne utilizzata per la prima volta nel 1234, circa duecento anni prima di Gutemberg. La scoperta poi passò in Cina, nel mondo arabo ed infine in Europa. Sejong migliorò la funzionalità e l’estetica dei caratteri tipografici, velocizzando la produzione dei testi stampati. Connessa al miglioramento della stampa fu l’uso di una carta di alta qualità. Sejong sostenne la coltivazione degli alberi di gelso e sperimentò altri materiali, come il cotone, i gambi di riso, il bambù e la canapa; prescrisse punizioni per chi commetteva errori durante il processo di stampa e questo contribuì a far sì che i libri pubblicati sotto il suo regno risultino i migliori dell’antichità. Analizzandone i titoli, si nota la sollecitudine di Sejong verso il suo popolo. Vi troviamo infatti una guida pratica alla coltivazione, un dizionario per la pronuncia corretta del coreano ed una collezione di rimedi nativi della Corea. Ritenendo che ogni individuo possedesse un potenziale infinito di trasformazione per elevarsi ad un livello culturale e spirituale superiore, il re in persona creò e poi promosse la diffusione del nuovo, elegante alfabeto di ventotto lettere detto Hangul, la cui rielaborazione durò più di dieci anni, contribuendo notevolmente alla cecità che afflisse Sejong.

Fu il più grande successo scientifico del sovrano, perché rappresentò la base per la diffusione della conoscenza. Viene attualmente celebrato, il 9 ottobre, con una festa nazionale. I cinque principali segni consonantici furono creati osservando gli organi vocali nel momento dell’emissione dei suoni; gli altri derivarono dall’aggiunta, a questi, di linee. Le vocali invece derivarono dai simboli usati nella filosofia orientale per indicare i Cieli, la Terra e l’uomo. Sejong incontrò però l’ostilità della corte, perché il nuovo alfabeto fu considerato pericoloso nelle mani del popolo, e così semplice da imparare, che “avrebbe fatto cadere la gente nell’ozio, escludendo lunghe esercitazioni nello studio”. La corte, quindi, continuò ad utilizzare i caratteri cinesi per altri quattrocento anni, mentre Sejong cercò di istruire il popolo sulle sue leggi, in modo che potesse appellarsi contro decisioni ritenute ingiuste. I dibattiti con la corte avvenivano almeno una volta alla settimana, prova concreta delle tendenze democratiche del sovrano. In questo modo Sejong fu in grado di individuare e risolvere problemi rilevanti e nel 1420 creò un istituto di ricerca all’interno del Palazzo Reale, così fu notevole il progresso culturale, tecnologico e lo sviluppo delle scienze, in particolare quelle agrarie, mediche ed astronomiche.

Di tutte le conquiste scientifiche del XV secolo, ben 29 furono coreane e 31 del resto del mondo. Questo si spiega con il fatto che Sejong promosse talenti a prescindere dalla classe sociale. Il risultato fu il miglioramento dello stile di vita del popolo coreano. Appassionato di musica, dall’amicizia di Sejong con il più grande talento musicale della dinastia di Choson, Pak Yon, derivarono notevoli avanzamenti in questo settore. Sejong spinse Pak ad inventare un sistema per accordare qualsiasi strumento musicale. Questo permise il perfezionamento di cinquantasei strumenti e l’invenzione di altri nove. Sejong fu anche un compositore ed alcuni titoli dei suoi brani ci dischiudono il suo animo, ad esempio “Preservare la Pace” e “La Gioia da Condividere con il Popolo”. Ideò una forma di scrittura musicale in cui le note erano rappresentate da quadratini capaci di indicare sia il tono che la durata. Niente del genere esisteva a quell’epoca neanche in Cina.

Il sistema inventato da Sejong è ancora ampiamente in uso in Corea accanto al moderno pentagramma. Anche la scienza medica progredì in questo periodo, perché Sejong organizzò un’opera completa sulla medicina coreana, mandando scienziati locali all’estero per studiare i trattati stranieri sulle piante medicinali, in modo che potessero iniziare ricerche dotati di tutte le conoscenze dell’epoca. In un periodo in cui in Europa venivano utilizzati solo medicinali a base di erbe, l’opera, pubblicata nel 1433, descriveva il trattamento di 959 malattie, e tra i principi attivi inseriva anche 109 minerali e 220 prodotti di origine animale. Seguirà nel 1445 la pubblicazione di un’enciclopedia medica in 365 volumi, preziosa anche per lo studio della medicina orientale, perché includente 40 trattati medici provenienti dalla Cina che altrimenti sarebbero andati persi. Sejong fece pubblicare il primo manuale di medicina investigativa coreana con dettagli scientifici considerati all’avanguardia dagli odierni scienziati forensi. Per sviluppare l’agricoltura Sejong avviò ricerche sui metodi di aratura, semina, diserbatura, raccolto e produzione adoperati dai contadini con più esperienza e ne fece pubblicazioni. La Corea di Sejong vanta un ulteriore primato: la creazione nel 1441 del primo pluviometro al mondo, duecento anni prima di quello inventato da un allievo di Galilei, Benedetto Castelli. Gli studi astronomici condotti sotto Sejong furono stimolati dalla volontà di determinare la latitudine di Seoul. Nel 1434 venne così costruito sulla proprietà del Palazzo Reale il più grande osservatorio astronomico dell’Asia. Sejong fece costruire anche orologi solari e notturni con diverse funzioni e versioni portatili per le guardie di frontiera. Un famoso orologio ad acqua del 1434, presente sulle banconote da 10.000 won, visualizzava ed annunciava l’ora a quanti erano nelle vicinanze con suoni prodotti da campane, piatti e percussioni, ed una bambola meccanica che emergeva per annunciare l’ora. Sejong inviò studiosi sulle montagne perché osservassero, tra l’altro, tutti i fenomeni connessi al Sole, le eclissi dei pianeti e delle stelle e scoprissero la latitudine della stella Polare. Con il miglioramento della strumentazione, riuscirono a predire in grande anticipo eclissi lunari e solari, con una precisione calibrata al secondo. Calcoli astronomici così precisi all’epoca erano in grado di produrli solo la Cina e l’Arabia.

Tutto finora sembra un’agiografia, ma i biografi reali registravano con fedeltà quanto diceva Sejong, che non poteva accedere ai loro testi per non influenzarli. A buon titolo, dunque, un pianeta porta oggi il nome di questo sovrano, ancora un astro che illumina e guida il popolo coreano.

Cristina Franco

Ancona

Levante in concerto ad Ancona: ultimi biglietti disponibili

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ANCONA – Si esibirà questa sera sul palco del Teatro delle Muse Levante, cantante, autrice e scrittrice, che sta portando avanti il suo tour “Live nei Teatri”, prodotto e distribuito da Vivo Concerti.

I biglietti del concerto, organizzato da Best Eventi, sono disponibili sui circuiti TicketOne (www.ticketone.it) e Vivaticket (www.vivaticket.com), online e punti vendita. Gli ultimi saranno in vendita prima del concerto, dalle 20, al botteghino del teatro. Info: 085.9047726 www.besteventi.it

Dopo il grande successo dello show unico all’Arena di Verona dello scorso settembre, Levante ha modo di salire ogni sera sul palco accompagnata dalla sua band di sempre (Alessio Sanfilippo alla batteria, Alessandro Orefice alle tastiere, Matteo Giai al basso, Eugenio Odasso alla chitarra, Lorenza Giusiano e Elisa Semprini ai cori) offrendo al suo pubblico uno spettacolo inedito che sceglie di sviluppare alcune suggestioni visive e musicali dell’Arena in un abito rinnovato che, come solo in teatro può accadere, offre un contatto più stretto, intimo e accogliente. 

Insieme alle immancabili hit live, vengono proposte alcune perle che mancano in scaletta da tanto. Alcune canzoni sono state rivisitate grazie all’aggiunta di strumenti come il violino e il contrabbasso elettrico che le portano su tappeti armonici più vicini al trip-hop che al sound originale. 

Il teatro è la casa dove Claudia Lagona (questo il vero nome di Levante) dà voce all’ultimo album “Opera Futura” e ripercorre insieme al pubblico anni di costruzione, anni che coincidono con la pubblicazione dei suoi 5 dischi (“Manuale di distruzione” del 2014, “Abbi cura di te” del 2015, “Nel caos di stanze stupefacenti” del 2017 e “Magamemoria” 2019), canzoni che hanno costellato la sua strada alternandosi alla scrittura dei suoi 3 libri (“Se non ti vedo non esisti” del 2017, “Questa è l’ultima volta che ti dimentico” pubblicato nel 2018 e “E questo cuore non mente” del 2021), colonne sonore, concerti in Italia e all’estero e molto altro.

In scaletta ad Ancona anche l’ultimo singolo di Levante, “Mi Manchi”, appena pubblicato in versione live dall’Arena di Verona.

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Ancona

Completato lo sbarco della Ocean Viking ad Ancona, non si pacano le polemiche

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Dopo 5 giorni di navigazione e 1450 chilometri percorsi, la Ocean Viking ha raggiunto Ancona, dove sono sbarcate 336 persone recuperate in quattro salvataggi. 60 persone sono morte prima del soccorso in mare, una dopo.

ANCONA – E’ avvenuto ieri pomeriggio, martedì 19 marzo, lo sbarco dei 336 migranti a bordo della Ocean Viking. La nave della Ong Sos Mediterranee ha recuperato le persone nel corso di quattro differenti salvataggi. I primi 25 sono stati recuperati lo scorso 13 marzo al largo delle coste libiche, gli altri “strada” facendo.

Il porto assegnato all’Ocean Viking infatti è stato fin da subito quello di Ancona, a 1450 chilometri circa dal punto in cui il salvataggio è avvenuto. A più riprese la Ong ed altre associazioni hanno chiesto un porto più vicino, ma la richiesta non è stata accolta dalle autorità italiane. Solo i superstiti del primo salvataggio, in condizioni di salute precaria, sono stati fatti sbarcare a Catania. Gli altri hanno raggiunto il porto dorico.

Già prima del salvataggio 60 persone erano morte. I 25 superstiti recuperati a bordo di un gommone alla deriva hanno raccontato di essere rimasti in mezzo al mare con il motore in panne, senza acqua né cibo, per sette giorni prima di essere avvistati dalla nave dell’organizzazione umanitaria.

Erano tutti provati ed in condizioni di salute precarie. Il giorno successivo, il 14 marzo, due di loro si sono aggravati e sono svenuti, pertanto si è resa necessaria l’evacuazione da parte della Guardia Costiera con l’elicottero. Purtroppo, una delle due persone è morta il giorno successivo.

Sempre il 14 marzo, mentre la Ocean Viking stava già facendo rotta verso Ancona, altri due salvataggi: 113 persone, tra cui 6 donne e 2 bambini, nel primo, ed altri 88 nel secondo. Il giorno seguente, altri 135 migranti, tra cui una donna incinta ed 8 bambini, sono stati accolti a bordo della nave.

Dopo diverse richieste, l’MRCC italiano ha accettato di trasbordare a Catania i 23 sopravvissuti del primo salvataggio che avevano trascorso 7 giorni in mare. Gli altri hanno raggiunto Ancona ieri.

Le operazioni di sbarco sono durate circa dodici ore e si sono svolte senza incidenti. Durante i controlli, è emerso che due migranti, di origine tunisina e pakistana, erano gravati da un decreto di espulsione, pertanto sono stati arrestati. dopo l’udienza di convalida sono stati sottoposti all’obbligo di firma.

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Ancona

A Castelfidardo “Il Condominio Sogni” con Neri Marcorè, promosso dalla Lega del Filo d’Oro

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IL CONDOMINIO SOGNI

ANCONA – Il 13 marzo 2024 alle ore 21, presso il Teatro Astra di Castelfidardo, va in scena lo spettacolo “Il Condominio Sogni”, una produzione della compagnia Il Cantiere dei Sogni, per la regia di Gianni Giorgetti e Marinella Sbiroli, con l’adattamento testi di Francesco Mercurio, l’arrangiamento musicale di Alberto Bodini, i costumi di Fiorisa Bonifazi e le coreografie di Alessia Piscini.

La pièce teatrale, promossa dalla Fondazione Lega del Filo d’Oro E.T.S. – Ente Filantropico e patrocinata dal Comune di Castelfidardo, con il contributo di Neri Marcorè e il Maestro Leonardo De Amicis – rispettivamente testimonial e ambassador della Fondazione – rappresenta un viaggio emozionante che attraverso il potere dei sogni abbraccia un forte messaggio di inclusione.

La compagnia teatrale “Il Cantiere dei Sogni” è composta da ragazzi e ragazze con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale, volontari e attori amatoriali. Grazie alla forza creativa dell’immaginazione, i ragazzi della compagnia riescono a valicare i limiti imposti dalla disabilità: l’attività teatrale rappresenta la possibilità di andare oltre se stessi, oltre il buio e il silenzio, permettendo loro di esprimersi sviluppando le proprie capacità. Sul palcoscenico, infatti, va in scena l’attore, non la sua disabilità e con questo approccio positivo ed inclusivo la compagnia intende mettere sempre al centro la persona, valorizzandola nel suo percorso creativo, che trova espressione nel corpo e quindi nel movimento. Ecco che ogni gesto si trasforma in un potente strumento di comunicazione e autentica espressione, aiutando chi non vede e non sente ad uscire dall’isolamento imposto dalla propria condizione.

“Il lavoro della Lega del Filo d’Oro è da sempre orientato a valorizzare le potenzialità di ciascuna persona, andando oltre i limiti tracciati dalla minorazione – dichiara Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Questo stesso approccio inclusivo accomuna la compagnia teatrale Il Cantiere dei Sogni, che porterà in scena un sogno diventato realtà: quello dei nostri ragazzi, che tutti i giorni affrontano la complessa sfida di andare oltre il buio e il silenzio facendoci emozionare per ogni traguardo raggiunto, come questo spettacolo che li vede protagonisti di una importante iniziativa di inclusione”.

“Il Condominio Sogni” è uno spettacolo che con la sua semplicità tocca nel profondo il cuore del pubblico. La trama, ambientata in un condominio, fa riferimento ad un tempo passato, in cui persino sognare era diventato difficile, fino a quando il divino Morfeo, accompagnato dai suoi fratelli Fantaso e Fobetore, decide di intervenire rivoluzionando le vite dei protagonisti, aprendo loro le porte dell’immaginazione onirica e della speranza. L’opera è, di fatto, un’allegoria: racconta dell’isolamento vissuto dalle persone sordocieche durante il lockdown e di quella luce di speranza, rappresentata dalla Lega del Filo d’Oro, che a sua volta è nata da un sogno ambizioso, ovvero quello di portare la luce del sogno a chi, vivendo isolato, non aveva il diritto di sognare. L’opera intende diffondere un forte messaggio di speranza sottolineando che “se puoi sognarlo, allora puoi farlo”. Lo spettacolo è ad ingresso libero.

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