Le fiamme gialle hanno fatto luce su un sodalizio criminale dedito all’individuazione sistematica di aziende in crisi da rilevare e condurre, per mezzo di teste di legno, al graduale fallimento: false fatturazioni per 1,1, milioni di euro ed evasone dell’Iva per 230 mila euro. Contemporaneamente, ha attuato una truffa ad un’agenzia del lavoro: faceva assumeva lavoratori per lavori inesistenti. 37 mila euro mai corrisposti. I lavoratori fantasma, al termine dei falsi periodi di lavoro, chiedevano addirittura la disoccupazione.
CHIETI – La Tenenza della Guardia di Finanza di Ortona, sotto il coordinamento della Procura di Lanciano, ha denunciato 16 persone ritenute responsabili a vario titolo di bancarotta fraudolenta, frode fiscale , truffa aggravata, false comunicazioni ed emissione di false fatture. Il gruppo era dedito alla ricerca sistematica di società in crisi delle quali, per mezzo di teste di legno, ne acquisivano quote e controllo e, cambiandone sede, oggetto e capitale sociale, le conducevano gradualmente al fallimento. Contemporaneamente, il gruppo ha attuato una truffa ad un’agenzia del lavoro.
Nel 2018 il sodalizio criminale si è insinuato in un’a ditta ormai priva di struttura aziendale e ne ha spostato la sede a San Vito Chietino, dove, attraverso false manovre di bilancio ed il fittizio aumento di capitale sociale da 3 a 45 mila euro, ne deva un’immagine di azienda solida ed idonea a riscuotere credibilità finanziaria e sul mercato.
La ditta in realtà operava da società cartiera per l’emissione di fatture relative ad operazioni inesistenti ad un gruppo di imprese riconducibile al medesimo imprenditore. Lo stesso modus operandi è stato impiegato in altre due società ed in una ditta individuale, prive nella realtà di struttura aziendale, dai capitali sociali fittizi, con operatività limitata nel tempo e dal mancato assolvimento degli obblighi tributari.
In questo modo le società cartiere, poi indotte al fallimento, sono state utilizzate per l’emissione di fatture per operazioni inesitenti da 1,1 milioni di euro, che hanno consentito a terzi di evadere l’Iva per 240 mila euro.
Contemporaneamente, il sodalizio criminale ha attuato anche una truffa nei confronti di un’agenzia del lavoro, alla quale si appoggiavano per le assunzioni “scelte” di lavoratori, che in realtà non effettuavano nessuna operazione. Al termine dei finti periodi di lavoro, gli assunti fantasma chiedevano perfino la disoccupazione. L’agenzia del lavoro si è ritrovata con con 37 mila euro di compensi mai corrisposti.
Dopo l’incendio sviluppatosi un paio di settimane fa, nuove fiamme si levano dagli stabilimenti della MagMa di Chieti Scalo.
CHIETI – Nella tarda mattinata di oggi, lunedì 14 ottobre, i Vigili del Fuoco sono nuovamente intervenuti presso la MagMa di Chieti Scalo per domare un nuovo incendio. L’azienda di materiale plastico infatti era già stata interessata da un altro rogo nella serata del 30 settembre scorso. Anche in questo caso, si è levata un’alta colonna di denso fumo nero.
Al momento non si conoscono molte informazioni, né si sa da che cosa abbiano avuto origine le fiamme. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco.
Alessio Consorte afferma di aver avuto accesso ad un documento che dimostrerebbe che il Guerriero di Capestrano, simbolo regionale, sarebbe in realtà un falso creato ad hoc. Ha anche chiesto di poter analizzare il manufatto a sue spese, ma finora tale richiesta non è stata soddisfatta.
CHIETI – Il Guerriero di Capestrano, il manufatto esposto al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Chieti raffigurante «un guerriero dell’antico popolo italico dei Vestini, datata al VI secolo a.c» rinvenuto nel 1934, potrebbe essere un falso creato ad hoc. E’ quanto sostiene Alessio Consorte, regista pescarese che a riguardo ha girato un documentario intotlato “Il Guerriero mi Pare Strano”, che ha provocato anche una diatriba con la Regione.
La vicenda ha avuto inizio nel 2022, quando Consorte ha dichiarato di «aver avuto modo di prendere visione di una lettera pubblicata da un archeologo del Vaticano, padre Antonio Ferrua, che riporta la notizia circa la falsità del Guerriero di Capestrano, il quale sarebbe stato fabbricato ad hoc da un antiquario». Nello stesso anno, il Guerriero entra nello stemma e nel gonfalone della Regione, in seguito all’approvazione di una legge secondo la quale l’opera «valorizza la storia e la cultura regionali, costituendo la sintesi delle culture imperanti nel territorio della Regione Abruzzo».
Lo scorso anno, ad ottobre, Consorte ha chiestodi effettuare l’esame non invasivo XRF cioè la fluorescenza dei raggi X, «da effettuarsi a sue spese e a cura di una ditta specializzata». La richiesta non è stata accolta perché, ha spiegato il Ministero, tali esami erano già stati condotti. Il regista ha chiesto allora di poter prendere visione dei referti. Anche in questo caso non è stato accontentato.
Proseguendo la sua battaglia, Consorte si +è rivolto al Tar, che gli ha dato ragione: «il Ministero della Cultura deve rilasciare al ricorrente copia delle risultanze dell’esame XRF già effettuato sui manufatti in questione, nel termine di 30 giorni dalla notifica o comunicazione della presente sentenza». La Soprintendenza, per conto del Ministero, ha fornito la documentazione, che però, secondo il filmmaker, «non corrisponde a quella di cui il Tar ha ordinato l’esibizione». Da qui una nuova richiesta, sempre al Tar: «un commissario ad acta, al fine di far rispettare la sentenza e ottenere finalmente le prove richieste che il ministero ha dichiarato di possedere».
Sulla vicenda si è espresso anche il Presidente di Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che a Chieti lo scorso 28 settembre, in occasione delle Giornate europee del Patrimonio 2024, ha affermato: «Sono stupito di quanto leggo sulle cronache locali secondo cui qualcuno sostiene che il ministero nasconderebbe addirittura le prove dell’autenticità del Guerriero o non vorrebbe mostrarle. Ritengo davvero molto curioso che qualcuno nel ‘34 potesse aver realizzato un monumento, una statua di quelle dimensioni, di quello stile, di quell’altezza, l’abbia sepolta a Capestrano chissà perché e poi l’abbia tirata fuori inscenando la sceneggiata di un falso ritrovamento. Ovviamente, non sono un archeologo, ma penso che la caratura scientifica, accademica e professionale di chi ha curato e continua tuttora a curare tutti gli aspetti legati ai ritrovamenti archeologici – ha proseguito – ci possa fornire ampie garanzie sull’autenticità di quest’opera e sul fatto che sia giusto assumerla come elemento identificante della nostra regione».
Le analisi dell’ARTA hanno rilevato la presenza di sostanze potenzialmente pericolose solo nelle aree immediatamente circostanti la Kemipol. I valori nell’area metropolitana di Chieti-Pescara non hanno superato i limiti. Riaprono scuole ed attività produttive.
PESCARA – Le aziende riprendono le attività e gli studenti tornano in classe a Scerne di Pineto, Chieti e negli altri comuni interessati dai fumi provenienti dagli incendi della Kemipol e della MagMa: i timori relativi alla nube tossica si stanno dissipando in seguito ai risultati delle analisi effettuate da ARTA, l’Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale.
La rete di monitoraggio della qualità dell’aria nell’area metropolitana di Chieti-Pescara non ha registrato superamenti dei valori limite. L’agenzia ha comunicato che le prime analisi, effettuate a poche ore dall’incidente alla Kemipol, hanno rivelato «concentrazioni significative di sostanze chimiche organiche potenzialmente dannose per la salute umana, limitate però all’area immediatamente circostante il capannone incendiato. Già a un chilometro di distanza dal rogo, la situazione appare meno critica, con livelli di contaminazione decisamente inferiori».
A Scerne di Pineto, l’incendio è stato domato, ma i Vigili del Fuoco e il personale di Kemipol e del Gruppo Innocenti sono ancora impegnati nella messa in sicurezza dell’area. L’azienda, che l’anno prossimo celebrerà il suo cinquantesimo anniversario, ha espresso il desiderio di riprendere le operazioni nel più breve tempo possibile. «Nonostante i nostri sforzi per contenere le fiamme e limitarne gli effetti, siamo stati costretti a evacuare l’azienda in attesa dell’intervento immediato delle forze dell’ordine», si legge in una nota.
«Fortunatamente, nessuno dei nostri collaboratori ha riportato ferite. Desideriamo ringraziare tutti coloro che ci hanno supportato in questi momenti difficili, in particolare i Vigili del Fuoco di Teramo, L’Aquila, Roseto, Pescara, Chieti e Avezzano, i Carabinieri di Pineto e Atri, la Polizia Stradale di Pineto, il Sindaco di Pineto, i tecnici comunali e la Polizia Municipale. Siamo grati per il loro intervento, che ci dà sicurezza per una pronta ripartenza. Un ringraziamento speciale va anche ai nostri competitor, che ci hanno offerto aiuto mettendo a disposizione i loro impianti per evadere gli ordini. In un mercato competitivo come il nostro, questo gesto è un grande esempio di fair play. Un ulteriore ringraziamento va ai nostri clienti per il loro supporto e comprensione».
Le analisi e i monitoraggi di ARTA dunque, non hanno rivelato situazioni di particolare criticità dopo gli incendi verificatisi a Scerne di Pineto e Chieti Scalo. In Abruzzo, sono installate 16 stazioni fisse di monitoraggio dell’aria, i cui dati, validati dagli operatori dell’agenzia, sono consultabili sul sito dedicato.
Anche se scuole e attività produttive oggi hanno ripreso il loro regolare corso, i divieti legati alla raccolta e al consumo di prodotti ortofrutticoli e foraggio per animali, all’utilizzo delle acque dei laghi ad uso irriguo e al pascolo e razzolamento degli animali restano in vigore fino a domani.