Dal Martino cartaceo n. 23 del 21.12.2015
” Difficile da dir che cosa sia: / Tale è, che anche solo/ Narrarne il natalizio è già poesia”. Versi tratti dalla Stella del mattino di Riccardo Bacchelli.
Lo spirito natalizio è sempre un’attesa, anche se spesso scade nella retorica di chi tende a declassificare questa festività. Esso avvolge ancora oggi la mente e il cuore delle genti. Si avverte; è nell’aria. E’ quel brivido che s’innesca a fior di pelle all’idea che ancora una volta sta per accadere qualcosa di grande e di unico, che suscita in noi profonda commozione e inspiegabile bellezza: ” La Natività “. La bellezza, infatti non si spiega. Crederci per molti è una questione di fede.
La Natività è famiglia, prima di tutto, ed essa ci appartiene da sempre. Non è la festa di una ricorrenza, ma uno stato d’animo che ci portiamo dentro fin dalla nascita. Non lo abbiamo dimenticato o ripudiato come qualcuno vuol farci credere.
La Natività ha ispirato in passato e ispira ancora oggi pittori, scrittori e poeti i quali, con colori, poesie e pensieri hanno lasciato un segno indelebile e significativo sull’importanza del Natale.
Esso , al di là delle luci, degli addobbi, della corsa ai regali, è sempre stato in noi; è più che una tradizione o una ricorrenza che siamo costretti a trascinarci dietro. E’ il più bel regalo che sia stato fatto all’uomo, quello di un Dio che si fa bambino e guarda il mondo con gli occhi di un bambino. Il ripetersi del Natale ci da ogni volta l’opportunità di guardarci dentro, di scavare in fondo alla nostra anima per riconciliarci con noi stessi e con il mondo intero.
L’umanità è in possesso di un patrimonio culturale artistico che nonostante la smemoratezza degli uomini, testimonia ogni anno il miracolo che si ripete.
Scriveva Rainer Maria Rilke in una sua poesia : ” Se in Te semplicità non fosse, come T’accadrebbe il miracolo di questa notte lucente? Quel Dio, vedi che sopra i popoli tuonava si fa mansueto e viene al mondo in te”.
Tutto il significato del Natale è racchiuso in questi pochi versi. L’immagine che ne viene fuori è quella di un Dio che si fa mansueto, umile, e decide di nascere per poterci incontrare . L’incontro è sempre un conoscersi , un lasciapassare che c’invita all’accoglienza dell’altro senza pregiudizi.
Anche Salvatore Quasimodo scrive sul Natale e si suoi versi ci fanno riflettere sullo spettro della guerra, che proprio in questi giorni è tornata ad insidiare la pace forse in nome di una religione o forse in nome di un altro dio che non assolve, ma condanna e vuole sempre di più: ” il denaro”.
Scriveva Quasimodo: ” Pace nel cuore di Cristo; ma non v’è pace nel cuore dell’uomo. Anche con Cristo , e sono venti secoli, il fratello si scaglia sul fratello. Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino che morirà poi in croce fra due ladri?”
E come dimenticare la poesia di Saba quando in alcuni versi scrive: ” Fa che il tuo dono s’accresca in me ogni giorno e intorno lo diffonda nel tuo nome”.
Il Natale è un dono. E’ una storia d’amore, di nascita, di vita e di morte. E’ la nostra storia. E la poesia, a differenza dell’arte, spesso ci parla con toni più crudi perché il Cristo non nasce in un mondo fiabesco ma nella vita reale; una vita che ci tocca tutti da vicino, fatta di stenti, di dolori , di perdite, ma anche di gioia e di speranza.
Come non ricordare poi quella di Ungaretti che racconta del congedo natalizio di un soldato che ha visto troppa distruzione e non riesce a tuffarsi nella città in festa fatta di luci, di rumori, ma preferisce rimanere al caldo del suo focolare: ” la Famiglia” che è ” Natività “. E’ una delle più belle e significative poesie sul Natale scritte con la semplicità di una penna stanca di rivivere orrori. Forse è anche la più conosciuta e quella che secondo me rappresenta il vero spirito natalizio. Ungaretti è disarmante nel suo scrivere e rifiuta un linguaggio da decifrare o artefatto. La sua poesia si spiega da sola. E’ semplice, non viene abbellita da aggettivi o vocaboli tecnici che pur conosceva. La sua è una poesia nuda, senza nessun ornamento. E’ così anche il Natale . Il Natale è come quello che porta il titolo di questa sua poesia che io andrò a riportare tutta:
” Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.
Quello di Ungaretti è il caldo buono della casa e della famiglia dove il Natale ha radici profonde e ci parla con un linguaggio che non abbiamo smarrito completamente e l’anima, per chi ci crede, ne conserva ancora i suoi ” echi”.
C’è un’altra poetessa forse poco conosciuta : Anna Maria Canapi che ci spiega il suo Natale in questo modo: ” Altro Natale senza compassione dove Tu , Dio, vuoi nascere ancora per amare con cuore d’oro. Vieni, non mancare”.
In quel ” Vieni, non mancare” c’è un’attesa e non una dimenticanza.
Suggestionati dall’atmosfera natalizia hanno scritto sul Natale anche i russi Tolstòj, Dostoevskij, Puskin, Gogol (La notte prima di Natale), Cechov, Turgenev. Il russo Tolstòj narra del ciabattino Martin che dà da mangiare agli affamati, da bere agli assetati e accoglie i forestieri, e riconosce tutti dalle scarpe. L’espediente sarà utilizzato da Alfred Hitchcock in un suo film, in cui la signora dell’ascensore riconosce le persone dalle scarpe. Dostoevskij ci commuove con la descrizione del “cantuccio” nel quale dorme l’orfanello che vede l’albero di Gesù, dopo aver vagato in cerca di cibo nella tentacolare Pietroburgo.
Gianni Rodari ci racconta di un allarme nel presepe perché c’è un pellerossa con l’ascia di guerra in mano, che viene posto in fondo al gregge, dietro la coda dell’ultima pecora, perché sicuramente è un terrorista che vuole fare una strage! Rodari, attraverso le sue famose filastrocche , ha cercato di racchiudere concetti importanti come il terrorismo che rifiuta l’anima del Natale; ma soprattutto , attraverso di esse, fa sì che tutti e non solo i bambini non manchino di sorridere.
Questi poeti e scrittori hanno tradotto il Natale dal punto di vista cristiano oppure in maniera un po’ umoristica. Ma ognuno di essi ci ha lasciato qualcosa, che ha messo radici profonde in noi che nulla riesce a cancellare e, ci provoca ancora quel brivido a fior di pelle di cui ho scritto all’inizio. Un brivido che ci accomuna tutti. Non a caso esso è il periodo della riconciliazione. Io amo questa parola. E’ la più difficile da mettere in atto ma è anche la più seducente. Qualcosa che seduce è qualcosa di cui non si può fare a meno e ci permette di guardare il Natale con occhi nuovi, estasiati , come se fossimo innamorati di qualcuno di cui non si può fare a meno, fissi in quell’unica immagine che è parte di noi, così come il Natale è fisso in ogni cuore; ed è da lì che si ricomincia. Sempre!