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Ancona

Storie di filande e filandaie in un convegno promosso a Jesi

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ANCONA – Lunghissime ore di fatica, in piedi, in ambienti poco salutari, ma tutto per amore della propria famiglia, con il pensiero sempre rivolto ai figli piccoli: la vita delle prime sedarole, le donne che lavoravano nelle tante filande di Jesi dalla seconda metà dell’Ottocento, è stata ricordata e raccontata al convegno promosso dalla sezione jesina di Italia Nostra nel pomeriggio dell’8 marzo. È stata scelta la data simbolica della Giornata Internazionale della Donna per rendere omaggio alle donne lavoratrici, a coloro che hanno lottato per i propri diritti e per condizioni di lavoro più dignitose, a quanti hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo della società.

Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi Paolo Morosetti, nel salutare le tante persone presenti, ha desiderato ricordare la storia della città, collegandola alla storia delle filande e delle donne che ci lavoravano ed ha accennato ai problemi di salute causati da quel tipo di impiego tanto da rendere necessaria la costruzione del sanatorio per curare le tubercolosi.

La presidente di Italia Nostra, sezione di Jesi, Costantina Marchegiani, ha ringraziato la Fondazione Carisj per aver accolto il convegno ed ha citato la ricerca della scuola secondaria di primo grado Federico II di Jesi, nell’anno scolastico 2017-18, sulle vie della città dove erano attive le filande e sulla vita delle operaie. Il progetto di Italia Nostra è “La città si racconta” e nel 2018 era dedicato alle vie presenti vicino alle scuole, in particolare via Setificio e via del Cascamificio vicino alla Federico II.

La presidente del comitato Abitanti del Centro Storico di Jesi, Francesca Albanesi, ha collaborato nell’organizzazione dell’incontro che ha visto la partecipazione emozionata di persone che hanno ricordato le loro madri e nonne, operaie delle filande, e che, con la loro presenza, hanno testimoniato un legame molto forte con la loro storia familiare e di appartenenza alla città.

Beatrice Testadiferro ha coordinato il pomeriggio che ha offerto una panoramica su un lavoro manuale, quello delle sedarole o filandaie, molto faticoso e usurante per tutto il corpo a causa del contatto con acqua bollente e delle tante ore trascorse in ambienti umidi e maleodoranti, ma affrontato con tanta dignità e con la consapevolezza che era un modo per contribuire a rendere più accettabili le misere condizioni di vita della famiglia.

Dettagliata e molto apprezzata la relazione di Maria Cristina Zanotti, esperta di storia locale e vice-presidente di Italia Nostra che ha mostrato immagini delle filande collocate in diverse parti della città, documenti storici che testimoniavano la lotta per ottenere condizioni di lavoro migliori ed ha raccontato la vicenda di Gemma Perchi che è riuscita a convincere tutte le operaie ad attuare delle agitazioni e scioperi che, dopo tante lotte sindacali, portarono alla riduzione dell’orario di lavoro giornaliero fino alle otto ore del 1919. Maria Cristina Zanotti ha mostrato le foto attuali di quello che resta delle filande, ora trasformate in abitazioni private o in negozi o laboratori, ma che conservano ancora tracce del loro passato, soprattutto nelle dimensioni delle finestre, più grandi rispetto agli altri edifici, per permettere di lavorare con maggiore luce nel trasformare i bozzoli del baco in matasse di seta.

Emozionante la testimonianza di Serenella Olivieri, nel presentare il filmato di Geniale Olivieri, suo padre: «Mia madre era una sedarola e lavorava, già dall’età di 8 anni, sulle bacinelle di acqua bollente e, con mio padre, raccontava che Jesi era un brulichio di queste sedarole che correvano per andare a lavoro. In cambio di un misero salario, erano capaci di lavorare più di dieci ore, erano energiche ma sempre felici e con il canto cercavano di alleviare la fatica e, al suono delle sirene per l’inizio o le pause del pranzo, correvano per la strada, con il sinale alla vita, con un boccone in bocca e molto spesso con un bambino che allattavano al seno. Sono immagini che ci fanno sentire tanta tenerezza e tanta ammirazione per queste donne che erano capaci di fatica, come ha scritto Giuseppe Luconi nel commento al filmato, e che sono state le protagoniste dello sviluppo industriale della città».

I presenti, in maggioranza donne, hanno guardato con commozione il filmato e poi alcuni hanno desiderato condividere i ricordi dei loro familiari impegnati nell’allevamento dei bachi nelle case e poi nella contrattazione per venderli, del lavoro in filanda, delle diminuzioni del salario in caso di errori. A Jesi in tutte le famiglie c’è stato un legame con le filande e quel sottile filo di seta unisce ancora le generazioni e continua a raccontare pagine di vita e di umanità.

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Attestazioni irregolari sui veicoli: denunciato funzionario della Motorizzazione di Ancona

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Segnalazione partita dalla Motorizzazione Civile stessa: alcuni veicoli non idonei alla certificazione, hanno ottenuto i certificati di omologazione. Indagando su un funzionario della Motorizzazione, i poliziotti hanno scoperto anche altre false attestazioni, relative al trasporto di bombole di gas metano: denunciati lui e due dipendenti delle aziende nei quali gli illeciti venivano commessi.

ANCONA – Rilasciava attestati e certificazioni per veicoli che in realtà non ne possedevano i requisiti, il funzionario della Motorizzazione Civile denunciato dalla Polizia Stradale. In base ai riscontri degli agenti, l’uomo avrebbe rilasciato al titolare di una ditta, certificati di omologazione per alcuni veicoli che non avrebbero potuto circolare, perché non rispettavano i requisiti di sicurezza. Stesso discorso per una ditta che trasporta bombole di gas metano: avrebbe rilasciato falsi verbali di controllo e certificazione.

Le indagini sul funzionario sono partite da una segnalazione della Motorizzazione Civile stessa, relativamente al primo capo d’accusa. Indagando, la polstrada ha scoperto anche i fatti relativi alle bombole del metano.

Il funzionario della Motorizzazione di Ancona è stato denunciato e sottoposto alla misura cautelare dell’interdizione dalle funzioni per tre mesi. I dipendenti delle ditte coinvolte sono stati a loro volta denunciati. I veicoli che hanno ottenuto le certificazioni in maniera irregolare, sono stati invece richiamati in Motorizzazione per i dovuti controlli.

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Le esercitazioni dei Vigili del Fuoco al “ModEx Arcevia 2023”

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I pompieri hanno preso parte all’esercitazione internazionale “ModEx Arcevia 2023”, simulando tre scenari emergenziali, che prevedevano il recupero di un infortunato da punti difficilmente accessibili.

ANCONA – I Vigili del Fuoco ieri, mercoledì 7 giugno, hanno simulato tre scenari emergenziali di ricerca e recupero di feriti al “ModEx Arcevia 2023”, la grande esercitazione internazionale tesa a migliorare la cooperazione tra gli operatori del soccorso e di protezione civile apertasi lo scorso 6 giugno. Le attività si concluderanno il 9, mentre il 10 si terrà la cerimonia conclusiva e a consegna degli attestati.

Nel primo scenario, i Vigili del fuoco hanno simulato il recupero di un infortunato che, a causa di un incidente stradale, è stato sbalzato dal suo veicolo, finendo in un punto che richiedeva tecniche speleo alpinistiche fluviali (SAF). Nel secondo, un uomo era rimasto intrappolato sotto le macerie di un fabbricato, nel quale si è verificato un cedimento strutturale, ed è stato liberato mediante le tecniche di ricerca e soccorso in ambiente urbano (USAR). Nel terzo infine, i pompieri hanno assicurato un’auto finita fuori strada e rimasta in bilico in precarie condizioni di sanità, prima di estrarre l’occupante del veicolo.

Alle simulazioni hanno preso parte i team sanitari di Malta, Romania, Francia, Spagna e Andorra. 25 le unità e 9 gli automezzi del Comando dei Vigili del fuoco di Ancona intervenute.

“ModEx Arcevia 2023” è parte di un progetto finanziato dalla Commissione Europea teso a migliorare la cooperazione fra i vari protagonisti del soccorso, a livello internazionale. E’ la seconda volta che viene scelta Arcevia come sede della grande esercitazione, dopo l’edizione del 2015.

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Controlli dei Nas in macellerie e ristoranti etnici: sequestrati 150 kg di carne

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In un anno sono state più di otto mila tonnellate di alimenti irregolari sequestrati dai Carabinieri in Italia. Nelle ultime settimane in Abruzzo sono stati eseguiti diversi controlli in macellerie e ristoranti etnici, culminati con sanzioni e con una sospensione di attività. A Macerata pesanti sanzioni ad un deposito alimentare che custodiva bevande non conformi.

PESCARA – Nella Giornata mondiale della sicurezza alimentare, che ricorre ogni 7 giugno, il Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute illustra le attività svolte dai Nas in Abruzzo e nelle Marche, soffermandosi in particolare si controlli svolti all’interno di macellerie o ristoranti etnici.

Nelle ultime settimane in Abruzzo sono stati controllati 40 esercizi commerciali, tra alimentari, macellai e rivenditori di kebab. In 30 sono emerse irregolarità di varia natura. La situazione più critica in provincia di Teramo, dove è arrivata la sospensione di attività per un alimentari etnico. Mancavano i requisiti minimi igienico sanitari e nei locali è stata appurata la necessità di alcuni interventi di manutenzione straordinaria, sia a livello strutturale, che per dal punto di vista della sanificazione. Molte derrate alimentari poi, erano conservate sul pavimento o in celle frigorifere che non consentivano le adeguate operazioni di polizia. Nel maggio scorso invece, sempre nel teramano, a Martinsicuro è stato chiuso un rivenditore di kebab. Oltre a queste operazioni, sono stati sequestrati 15 chili di carne di suino e agnello privi di ogni forma di tracciabilità.

A L’Aquila i Carabinieri hanno trovato 100 chili di merce scaduta e non tracciata in vendita in una macelleria, in particolare vegetali in salamoia, legumi e spezie. Qui oltretutto era esposta anche altra merce, come calzature e pentolame. La Asl ha disposto la distruzione del cibo.- Stesso discorso in un’altra macelleria etnica dell’aquilano dove 13 chili di carne erano conservati in maniera non conforme ed erano privi delle corrette etichette. La Asl ha disposto la sospensione dell’attività e la distruzione degli alimenti.

A Pescara invece, sono stati sequestrati 20 chili di pane prodotto artigianalmente: era stato congelato senza l’impiego di un idoneo abbattitore. Più tranquilla la situazione nel chietino, dove comunque sono stati effettuati diversi controlli dei Nas in macellerie e ristoranti etnici.

A Macerata infine sono state elevate sanzioni per due mila euro al titolare di origine pakistana di un deposito di alimenti e bevande nel quale erano conservate 402 bottiglie da un litro e mezzo di una bevanda alla pera denominata strumka, le cui etichette erano prive delle indicazioni obbligatorie.

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