SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono sette i precedentiin casa Samb contro i leopardiani, tutti in campionato: uno in Terza Divisione e 6 in serie D.
Il primo incontro si perde nella “notte dei tempi” e viene giocato in Terza Divisione Marche (4° livello) il primo giorno del 1928: la gara termina in parità, 2-2.
Le due squadre si ritrovano dopo quasi settant’anni, due anni dopo il declassamento rossoblù a seguito del primo fallimento societario targato Venturato (estate 1994): si gioca in serie D il 15 settembre 1996 e la Samb vince 2-1 grazie alle reti del trentaseienne Giorgio Lunerti e, nella ripresa, dell’ex di turno Andrea Pantanetti; il gol della “bandiera” avversaria arriva a dieci minuti dal termine firmata da Lelli.
A fine campionato i giallorossi retrocedono in Eccellenza per rincontrarsi dopo quasi quindici anni, sempre in serie D, il 6 marzo 2011: al “Riviera” la Samb di mister Ottavio Palladini batte i giallorossi 3-0 grazie a una doppietta di Carlo Maria Caligiuri e un gol di Francesco Covelli. La gara è storica essendo la prima vittoria in serie D del mister sambenedettese.
Nel torneo successivo, il 6 maggio 2012, arriva un’altra vittoria, 3-2: è l’ultima giornata di campionato e la Samb di Palladini è già proiettata alla disputa dei play-off, poi persi ai rigori nella sfida contro il Legnago. La gara viene risolta ancora una volta da una doppietta, quella del rumeno Petrisor Voinea e da un gol di Giordano Napolano.
Il quinto scontro va in scena sabato 22 dicembre 2012, ultima gara di quell’anno solare: un’altra vittoria, 2-0, per i rossoblù di Mister Palladini e, per il terzo anno consecutivo grazie ad un’altra doppietta, quella di bomber Cristian Pazzi che realizza una rete per tempo. Quel sabato viene ricordato Tiziano Manfrin “il Principe”, sei giorni dopo la sua scomparsa a 58 anni d’età: rossoblù per tre stagioni in serie B dall’estate 1984 a quella del 1987, 90 presenze e 5 reti (è lui che il 5 gennaio 1987 si procura il calcio di punizione al limite dell’area che poi Sauro Fattori realizza sotto la Curva Nord del “Riviera” per il pareggio nell’ultimo Derby casalingo contro l’Ascoli, 1-1).
Anche l’ultima gara dell’anno 2014 si gioca al “Riviera” contro i leopardiani, il 21 dicembre, nel sesto scontro diretto casalingo: è la penultima giornata di andata, i rossoblù di Silvio Paolucci sono sesti in graduatoria e sono reduci da una settimana di forzato ritiro ad Apecchio dopo la sconfitta contro la capolista Maceratese, ormai avanti di otto punti, e dopo aver collezionato tre sconfitte nelle ultime quattro gare. C’è l’esordio del nuovo arrivato Paulis e la momentanea epurazione del portiere ungherese Fulop a favore di Cafagna. In settimana il DS Arcipreti dà il ben servito a sette rossoblù, tra cui l’attaccante Francesco Di Paola contro il volere di gran parte della tifoseria che, per tutto il primo tempo, rimane in silenzio riservandosi di contestare esclusivamente tramite eloquenti striscioni. La gara si risolve nella prima mezz’ora grazie alle reti di Carteri, Napolano, Tozzi Borsoi e Alessandro che fissano il risultato sul 4-0. La Samb batte la Recanatese dell’ex rossoblù Davide Traini e di mister Daniele Amaolo che all’indomani di questa sonora sconfitta verrà esonerato e sostituito in panca da Lamberto Magrini.
Il 29 novembre dell’anno successivo la capolista Samb di Ottavio Palladini rallenta la corsa: i rossoblu, passati in vantaggio alla mezzora della ripresa con Sabatino, falliscono il rigore del 2-0 con Barone al 38° e, tre minuti dopo, vengono puniti dall’unico tiro in porta degli ospiti. Il 10 aprile successivo la Samb potrà festeggiare il ritorno matematico in serie C dopo sette anni di attesa.
(29 novembre 2015 – Samb-Recanatese. Filmato di Matteo Bianchini)
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ANCONA – Prima di affrontare l’esame critico di un capolavoro che ha fatto molto discutere quale è lo ‘Stabat Mater’ di Pergolesi può sembrare opportuno cercare di comprendere quale fosse lo stato d’animo del compositore al momento della creazione dell’opera. Necessario anche, perché inevitabilmente l’arte è riflesso o riscatto di esperienze di vita.
Pergolesi aveva allora appena ventisei anni. La morte aveva già più volte visitato la sua famiglia e poteva essere temuta come una predestinazione. Contro di lei però egli aveva trovato riscatto nella musica. Ad essa si era dedicato instancabilmente bruciando energie, perché occorreva fare in fretta, molto in fretta prima che sopravvenisse. In soli cinque anni abbondantissima e stupefacente la sua produzione. Ne era stato gratificato, ma ne aveva tenuto un conto relativo, traendone soprattutto incitamento a continuare.
Non conobbe così la fama e la gloria che sarebbero venute solo a distanza di anni dopo la sua morte: non giustificate quindi, come i più diffidenti hanno ipotizzato, dalla commozione che la sua scomparsa precoce poteva aver suscitato. Oltre la musica però e a sostegno di questa Pergolesi era certo consapevole di aver avuto dal cielo un dono straordinario, testimonianza della grazia divina, sostegno e gioia per lui. Non poteva allora essere triste Pergolesi nemmeno in punto di morte, né inabissarsi nello sconforto né immaginare il dolore di Maria come uno strazio delirante. Più comprensibilmente pensò ad uno struggimento interiore, alle parole di profonda tenerezza da lei rivolte con trepidazione all’amoroso figlio, a lacrime silenziose, ad un abbandono totale alla volontà divina in cui fin dal suo primo ‘sì’ aveva creduto.
Da una fede assoluta come la sua non poteva derivare un assoluto, inestinguibile sconforto nemmeno di fronte alla prova estrema. Non poteva dunque essere umana disperazione quella di Maria, ‘figlia di suo figlio’. Fu attendibilmente questo dolore sublimato ad ispirare e a confortare il giovane musicista che si andava spegnendo. Pergolesi compose allora lo Stabat Mater liberamente, a cuore aperto, senza tenere conto di teorie contrappuntistiche e dello stile aulico a cui sembrava che la musica sacra dovesse allora obbligatoriamente attenersi, mentre anche gli attraversava la mente il ricordo di quella che in passato aveva felicemente composto: concludendo infine con un ‘Amen’ che è una fiduciosa, gloriosa, esultante ascensione al cielo. È stata giudicata da alcuni critici opera di ibrida ispirazione: secondo altri invece rivelatrice compiuta di tutta la sua arte.
L’ha definita «sintesi di tutte le passioni dell’uomo, credenti o no» Cristian Carrara, direttore artistico del Festival, presentando lo Stabat Mater di Pergolesi l’8 settembre nella Chiesa di S. Marco, gremita all’inverosimile da un pubblico che ha coronato di applausi il concerto atteso come evento clou della rassegna. Era annunciato che, nello stesso organico, avrebbe iniziato quale ambasciatore di pace un percorso in Europa partendo da Rodi, dove sarà accolto in ottobre per il ‘Terra Sancta Organ Festival’. Inizialmente altre due composizioni sono state pure ascoltate. Procedendo a ritroso nel tempo la prima è stata ‘O magnum misterium’ di un musicista contemporaneo, Morten Lauridsen, danese; opera, ispirata al mistero del Natale, trascritta sia per orchestra che per organo e coro. Di delicata ispirazione, conformata per scrittura ad un composto stile classico, è intima, serena contemplazione e commossa preghiera. Venne composto invece nel 1938 da Samuel Barber l’Adagio for strings’ su testo dell’Agnus Dei’, concepito inizialmente per coro, poi riportata per orchestra d’archi. Diretto in passato anche da A. Toscanini, ha tratti di un’ardente ispirazione che s’innalza fino a vette sublimi e poi gradualmente si stempera e si spegne. Ed ecco infine lo ‘Stabat’ nell’interpretazione densa di pathos del Time Machine Ensemble, del M° Marco Attura, direttore e compositore molto stimato più volte ospite del Festival Pergolesi Spontini e di due voci ben contrastate e incisivamente drammatiche: quella cristallina del soprano ucraino Nikoletta Hertsak e quella scura, singolarmente profonda del contralto cagliaritano Federica Moi. L’esaltazione di significati apparentemente antitetici ha rimandato non solo all’ universo di emozioni descritto da Pergolesi, ma anche all’autore del testo, Jacopone da Todi, al suo irruento, appassionato carattere e alla sua fervida fede investita di un potente, struggente afflato poetico. Forse all’esecuzione è venuta a mancare una patina di antico per il fatto che il Time Machine Ensemble non suona strumenti d’epoca, ma moderni. Non importa, poiché quella dello ‘Stabat’ di Pergolesi è musica senza tempo.
ANCONA – Ha confezionato il classico “pacco” all’ingenuo acquirente, ma è stato identificato dalla Polizia Locale di Jesi e denunciato per truffa all’autorità giudiziaria. Protagonista un campano di 42 anni, già noto alle forze dell’ordine per reati simili, che nei giorni scorsi ha ingannato un ragazzo extracomunitario di 24 anni regolarmente soggiornante in città nell’acquisto di uno smartphone nuovo. Il ragazzo vittima della truffa a Jesi, al posto del telefono ha trovato un sasso. L’indagine è stata condotta dal commissario dottoressa Anna Grasso.
I due si erano incontrati a Porta Valle per concordare l’acquisto del telefono che il campano gli ha proposto, mostrandolo direttamente così da fargli apprezzare la fattezza e le prestazioni. Dopo una lunga trattativa tra il prezzo di partenza – 500 euro – e quello finale spuntato – 100 euro – il giovane straniero si convinceva dell’affare, versando quanto pattuito e ricevendo in cambio la confezione del telefono. Una volta aperta, però, al posto del telefono, il ragazzo extracomunitario residente a Jesi si è ritrovato tra le mani un sasso ed ha capito di essere rimasto vittima di una truffa.
Fermata una pattuglia della Polizia Locale che si trovava a passare in zona, il giovane denunciava l’accaduto. Gli agenti, anche con l’ausilio delle telecamere presenti in zona e con successivi approfondimenti per il riconoscimento fotografico, riuscivano a risalire all’uomo che veniva pertanto identificato e deferito all’autorità giudiziaria.
Dopo che si è diffusa la notizia delle sanzioni giunte ad alcuni stabilimenti balneari di San Benedetto del Tronto, gli altri hanno fatto a gara a chi sgomberava la spiaggia per primo. Le sanzioni sono relative al servizio di salvataggio in mare, terminato, ed all’allungamento della stagione turistica al primo di ottobre.
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’allungamento della stagione turistica non sembra aver comportato grossi benefici per gli stabilimenti balneari: alcuni chalet hanno ricevuti sanzioni, altri hanno in fretta sgomberato ombrelloni e lettini dalla spiaggia poco dopo. In poche ore lo scenario del litorale sambenedettese è radicalmente cambiate e adesso ci sono ampie porzioni di spiaggia “libera”.
Il motivo per cui alcuni chalet hanno ricevuto le sanzioni della Capitaneria di Porto, è il mancato servizio di salvataggio in mare. Sebbene la stagione sia stata prorogata appunto fino al primo ottobre, a partire dagli inizi di settembre i bagnini hanno lasciato le spiagge. Alcuni stabilimenti hanno avvisato la clientela piazzando dei cartelloni informativi. Ma per la Capitaneria questo non basta: se sono presenti ombrelloni e lettini, è implicito che venga offerto il servizio di salvataggio in mare, indipendentemente da qualsiasi comunicazione.
Pertanto alcuni chalet di San Benedetto del Tronto, dopo aver ricevuto la visita degli ispettori, hanno ricevuto anche le sanzioni, mentre gli altri si sono affrettati ad anticipare la chiusura.
Sulla vicenda è intervenuto anche il primo cittadino Antonio Spazzafumo, ricordando che il Comune non ha competenze sulle questioni demaniali: «Apprendo che la Capitaneria di Porto sta adottando i provvedimenti di legge nei confronti dei concessionari di spiaggia che non hanno ottemperato all’obbligo di assicurare il servizio di salvataggio a mare alla luce della proroga al 1° ottobre del termine della stagione balneare disposta dalla Regione Marche.
Voglio ricordare che la materia, riguardando la tutela della pubblica incolumità, è di stretta competenza dell’Autorità Marittima. Quando si è trattato di intervenire per supportare i concessionari che richiedevano un ampliamento delle concessioni, il Comune si è messo a completa disposizione per far sì che tutti si potessero mettere in regola il più rapidamente possibile.
In questo caso, il Comune non svolge alcun ruolo e un consigliere comunale, a meno che non abbia solo il desiderio di apparire comunque sui giornali, avrebbe il dovere di saperlo».